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mercoledì 14 settembre 2022

Esaltazione della Croce. Il 14 Settembre la Chiesa propone ciò che potrebbe apparire un paradosso

Riflessione sulla scorta di un testo di 

Gianfranco Ravasi: "Fino a quando Signore?".

Sta a ciascuno di noi saper cogliere il dolore altrui,

piuttosto che starcene lontani e addirittura fuggire e

volgerci altrove..

  A primo approccio risulta difficile immaginare come si possa esaltare uno strumento di sofferenza e di morte, quale è sempre stata la Croce.

 Pare che secondo l'Antico Testamento esiste un collegamento -quasi meccanico- tra la sofferenza di ciascuno e la potenza del male che starebbe alla origine di quella sofferenza.

  Il Cristianesimo vuole di contro trasmettere il messaggio che sta proprio nella "via crucis", nell'esperienza della solitudine (gli amici che abbandonano: "non siete stati capaci di vegliare..."), nel silenzio del Padre (..perché mi hai abbandonato?), nella sofferenza massima della crocifissione e morte di quell'innocente, perche' lì sta invece la vittoria.

  Non v'è dubbio che c'è dell'assurdo nel vedere in queste situazioni apparentemente irragionevoli, la salvezza e che ci sia -persino- motivo di esaltarle. L'unica voce che si sente non è altro che il silenzio di Dio!

  Allora la processione o la meditazione per l'esaltazione della Croce che annualmente si sono  svolte per le vie di Contessa Entellina o in Chiesa il 14 Settembre ?

  La Chiesa, per quanto ci è dato di avere capito, vuole farci intendere che proprio in quel processo farsa ed ingiusto, in quella crocifissione, ed in quella morte va colto l'amore e la fraternità del Cristo per l'uomo e la natura stessa dell'uomo. Su questo proposito va ricordata quella frase evangelica: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti".

  Quindi?

  Il dolore di quell'uomo in croce diventa il "segno" supremo d'amore e di fraternità di Cristo nei confronti dell'uomo. 

  Giuseppe Ungaretti così interpreta quello che per tanti noi uomini continua ad essere un mistero:

Cristo pensoso palpito,

astro incarnato nell'umane tenebre

fratello che t'immoli

perennemente per riedificare

 umanamente l'uomo.

 Santo, Santo che soffri,

per liberare dalla morte i morti

 sorreggere noi infelici vivi,

d'un pianto solo io non piango più,

 ecco, ti chiamo Santo,

Santo, Santo che soffri!  

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