28 agosto, giornata in cui viene celebrata la festività di Sant'Agostino.
A Santa Maria del Bosco, nei resti di quella che fu una delle abbazie più prestigiose di Sicilia, si rinnova l'annuale pellegrinaggio dei fedeli provenienti dai paesi vicini. Paesi vicini non tutti, però.
Andiamo con ordine.
A) Nella mattinata si celebra in uno dei chioschi, ancora ben curati dai proprietari dell'antico monastero -la famiglia Inglese-, la liturgia in rito bizantino di San Giovanni Crisostomo. A celebrare ovviamente sono il clero ed i fedeli di Contessa Entellina, sul cui territorio comunale ricade l'abbazia.
L'evento trova origine e fonte nella bolla di Giovanni XXIII, “Orientalis Ecclesiae” dell’8 luglio 1960, con cui il Vescovo di Piana degli Albanesi consegue la giurisdizione sul territorio di Contessa Entellina e quindi anche su Santa Maria del Bosco.
La liturgia del 28 agosto è stata quasi sempre presieduta infatti da Mons. Sotir Ferrara, che tuttavia negli anni più recenti ha avuto più di qualche impedimento fisico e non sempre è riuscito a raggiungere i territori e le ricorrenze nel territorio dell'Eparchia.
B) Nel pomeriggio negli spazi pertinenti alla proprietà della famiglia Inglese da qualche tempo arriva pure il Vescovo di Monreale il quale celebra, pure lui, la santa messa con fedeli appositamente fatti arrivare da Bisacquino.
A che titolo ?
Il vescovo di Monreale è confratello di Mons. Sotir Ferrara e siede nel consesso della Conferenza Episcopale Siciliana. Se egli ha voglia di andare a "cantare messa" fuori dalla giurisdizione della sua diocesi, a rigore di buona creanza, potrebbe e dovrebbe fare una telefonata al confratello di Piana e dirgli "Che pensi se ci vediamo a Santa Maria del Bosco e concelebriamo assieme in onore del santo nostro padre Agostino ?".
Riteniamo che Mons. Sotir Ferrara sarebbe stato felicissimo di potere ospitare l'eccellentissimo prelato di Monreale. Con Sotir Ferrara sarebbero stati felici i fedeli di Contessa Entellina e di Bisacquino.
Tutto ciò non accade.
Non accade per confermare e trasmettere il messaggio ai sempre più disgustati credenti che i prelati sono tenuti a predicare la "fratellanza" ma, sbagliando riteniamo noi, non sono tenuti a manifestare al mondo la "fratellanza".
La prepotenza e l'arroganza infatti, per chi la vuole studiare (psicologi, sociologi etc.) è risaputo che la si ritrova più nelle pareti dei vescovati che nei palazzi dei politicanti.
I prelati si inchinano mille volte per mostrare riverenza al "Santo Padre" di Roma. Però poi con cavilli e pretesti arrivano a disattendere le Bolle pontificie; nello specifico quella di Giovanni XXIII del 1960.
Quale il pretesto ?
Negli anni '30 del Novecento il Vescovo di Monreale ottenne dal Demanio pubblico la concessione della Chiesa di Santa Maria del Bosco. Un gioiello architettonico e culturale. Lo ottenne perchè allora Monreale aveva giurisdizione sul territorio di Contessa Entellina.
Chi è animato da spirito "fraterno" non può che prendere atto che con la Bolla pontificia del 1960 è cessata -sul territorio di Contessa Entellina- la giurisdizione del Vescovo di Monreale. E' cessata quella giurisdizione per far subentrare quella dell'Eparchia di Piana degli Albanesi.
Così dovrebbe essere.
Ma così non si vuole che sia. Perchè ? Vallo a capire !
Qualcuno dice che il clero bisacquinese, molto radicato nella diocesi di Monreale, non vuole assistere all'allontanamento giurisdizionale da Santa Maria del Bosco. Come se si trattasse di una manifestazione di desiderio (... più o meno comprensibile) e non di una disposizione papale.
E' troppo attaccato a Santa Maria del Bosco ?
No, perchè se lo fosse stato avrebbe avuto cura della Chiesa, quel gioiello monumentale consegnato alla Diocesi di Monreale dal Demanio dello Stato in buone condizioni e che ha resistito pure al terremoto del 1968. Non ha infatti subito danni dal sisma.
Però Monreale, che mai ha voluto ubbedire alla Bolla pontificia del 1960, e tutto il suo clero, ha permesso che la Chiesa crollasse -ad anni dal terremoto (4 anni dopo)- perchè non venne mai curato il rimaneggiamento del tetto di copertura. Le infiltrazioni delle acque piovane hanno infatti prodotto il crollo di uno dei più pregiati monumenti della Sicilia Occidentale.
Il Vescovo di Monreale (che si fregia di Abate di Santa Maria del Bosco) pur non preoccupandosi della Chiesa crollata (proprietà demaniale, ... da ricordare) tuttavia anno dietro anno rimarca, con la sua "abusiva" presenza sul suolo di Santa Maria (dove ... canta messa), il dispregio del provvedimento papale.
Ci chiediamo, se a disattendere un provvedimento papale fosse stato l'Eparca di Piana degli Albanesi quanti Visitatori Apostolici, quanti Delegati Pontifici, quanti Mons. Tamburrini, avremmo avuto per i corridoi del Seminario di Piana degli Albanesi ?
Conclusione
Anche nella Santa Chiesa Romana valgono peso specifico ed influenza da arroganza e prepotenza. Bisogna avere "santi" in Paradiso (Giuriamo di non avere letto il libro di Nunzi).
Nulla di nuovo sotto il sole.