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mercoledì 30 novembre 2011

Mezzojuso. L'editoriale di Don Enzo Cosentino su ECO della BRIGNA n. 84/2011

ECO della BRIGNA edita a Mezzojuso a cura di Don Enzo Cosentino
n. 84 - Novembre 2011 
Editoriale
50° Anniversario dell'Ordinazione Sacerdotale di Mons. Sotir Ferrara
Ricerche di Archivio




(Continua)

Sicilia. Ultima per investimenti produttivi, prima nel parassitismo

La Sicilia da sempre, nei secoli, ha avuto una classe dirigente che punta ad autoconservarsi nel parassitismo.
Ieri erano i baroni, oggi sono i politicanti ignoranti, che più ignoranti non si può

Nella giornata di ieri la Commissione Affari Istituzionali dell’Assemblea Regionale Siciliana  ha approvato il disegno di legge per la riduzione dei deputati da 90 a 70 unità.
E’ stata persa così l’occasione degli attuali 90 parassiti di mostrare di essere persone serie. In tutta Italia le assemblee regionali, sin da ora (senza aver ancora completato l’iter di rispettiva riduzione) hanno un numero inferiore alle 70 unità, compresa la Lombardia che ha una popolazione più che doppia della Sicilia.
In Lombardia c’è un rapporto di un consigliere regionale ogni 118.440 abitanti, in Sicilia attualmente abbiamo un consigliere ogni 55.746 abitanti e passando a 70 deputati ne avremmo uno ogni 71.428 abitanti.
Quella di ieri è l’attestazione dell’inettitudine e del parassitismo della classe dirigente di questa Regione, iniziativa che non è ancora detto che vada in porto. Ci vuole ancora molto, ma molto, tempo per completare l’iter, visto che si tratta di un Disegno di legge-voto, nel senso che si tratta semplicemente di una proposta di modifica dello Statuto regionale, che, essendo legge costituzionale, deve avere anche l’approvazione del Parlamento nazionale.
Sarebbe cosa buona se la Camera ed il Senato potessero  ridurre a 20 o 25 il numero dei deputati regionali. Solamente così sarebbe prevedibile che ad essere eletti possano essere persone serie, oneste, impegnate e che sparissero finalmente gli affaristi, i parassiti e le mezze calzette, figure queste che oggi occupano i banchi di Palazzo dei Normanni.
La Sicilia sotto il governatorato di Raffaele Lombardo è la Regione col minor PIL pro-capite e tuttavia risulta essere la più sprecona dello stivale. Lo sostiene il deputato Barbagallo: “Le cifre del bilancio del consiglio regionale dell’Emilia Romagna ascendono a 56.604.601 euro, mentre il bilancio dell’Ars prevede uscite pari a 172.528.313 euro. Per le spese di rappresentanza l’Ars prevede 1.105.000 di euro l’Emilia soltanto 64.168 euro. In Emilia ci sono 50 consiglieri, in Sicilia 90”. Eppure l’Emilia ha una popolazione pressoché vicina nel numero a quella della Sicilia. “Per il vestiario dei commessi - ancora Barbagallo – in Emilia sono stati stanziati -per il 2011- 41.204 euro mentre all’Ars ben 400 mila euro”.

martedì 29 novembre 2011

Agricoltura. Svecchiamento a rilento

In base all’ultimo Censimento dell'Agricoltura (2010),  solo il 2,5% delle aziende italiane ha un conduttore di età inferiore ai 30 anni, ma il dato è in aumento rispetto a 10 anni fa e, soprattutto, la percentuale di conduttori sotto i 40 anni è rimasta stabile al 4% negli ultimi 30 anni (a fronte della riduzione della componente giovanile negli altri settori); quasi un giovane su dieci sceglie il settore agricolo (65 mila giovani sotto i 35 su un totale di 720 mila, in base ai dati Unioncamere).

Lucio Magri. La fine di un utopista

da LA REPUBBLICA
IL PERSONAGGIO
Il suicidio assistito di Lucio Magri
l'addio ai compagni: "Ho deciso di morire"
Il fondatore del Manifesto morto in Svizzera ha deciso tutto con lucidità; dalla fine alla sepoltura vicino alla sua Mara. Gli amici hanno tentato di dissuaderlo ma lui era depresso per la morte della moglie di SIMONETTA FIORI
E ALLA FINE la telefonata è arrivata. Sì, tutto finito. Ora si rientra in Italia. Alle pompe funebri aveva provveduto lo stesso Lucio Magri, poco prima di partire per la Svizzera. Era il suo ultimo viaggio, così voleva che fosse. Non ce la faceva a morire da solo, così il suo amico medico l'avrebbe aiutato. Là il suicidio assistito è una pratica lecita, anche se poi bisogna vedere nei dettagli, se ci sono proprio le condizioni. Ma ora che importa? Che volete sapere? Non fate troppi pettegolezzi, l'aveva già detto qualcun altro ma in questi casi non conta l'originalità.
S'era raccomandato con i suoi amici più cari, quelli d'una vita, i compagni del Manifesto. Non voglio funerali, per carità, tutte quelle inutili commemorazioni. Necrologi manco a parlarne. Luciana si occuperà della gestione editoriale dei miei scritti. Per gli amici e compagni lascio una lettera, ma dovete leggerla quando sarà tutto finito. Sì, ora è finito. La notizia può essere resa pubblica. Lucio Magri, fondatore del Manifesto, protagonista della sinistra eretica, è morto in Svizzera all'età di 79 anni. Morto per sua volontà, perché vivere gli era diventato intollerabile.
A casa di Lucio Magri, in attesa della telefonata decisiva. È tutto in ordine, in piazza del Grillo, nel cuore della Roma papalina e misteriosa, a due passi dalla magione dove morì Guttuso, pittore amatissimo ma anche avversario sentimentale. Niente sembra fuori posto, il parquet chiaro, i divani bianchi, i libri sulla scrivania Impero, la collezione del Manifesto vicina a quella dei fascicoli di cucina, si sa che Lucio è un cuoco raffinato. Intorno al tavolo di legno chiaro siede la sua famiglia allargata, Famiano Crucianelli e Filippo Maone, amici sin dai tempi del Manifesto, Luciana Castellina, compagna di sentimenti e di politica per un quarto di secolo. No, Valentino non c'è, Valentino Parlato lo stiamo cercando, ma presto ci raggiungerà. In cucina Lalla, la cameriera sudamericana, prepara il Martini con cura, il bicchiere giusto, quello a cono, con la scorza di limone. Cosa stiamo aspettando? Che qualcuno telefoni, e ci dica che Lucio non c'è più.
Da questa casa Magri s'è mosso venerdì sera diretto in Svizzera, dal suo amico medico. Non è la prima volta, l'aveva già fatto una volta, forse due. Però era sempre tornato, non convinto fino in fondo. Ora però è diverso. Domenica mattina rassicura gli amici: "Ma no, non preoccupatevi, torno domani". La sera il tono cambia, si fa più affannato, indecifrabile, chissà. Il lunedì mattina appare sereno, lucido, determinato. Ha scelto, e dunque il più è fatto. Bisogna solo decidere, e poi basta chiudere gli occhi. L'ultima telefonata nel pomeriggio, verso le sedici. Poi il silenzio.
Una depressione vera, incurabile. Un lento scivolare nel buio provocato da un intreccio di ragioni, pubbliche e private. Sul fallimento politico - conclamato, evidentissimo - s'era innestato il dolore privato per la perdita di una moglie molto amata, Mara, che era il suo filtro con il mondo. "Lucio non sapeva usare il bancomat né il cellulare", racconta una giovane amica. Mara che oggi sorride dalle tante fotografie sugli scaffali, vestita color ciclamino nel giorno delle nozze. Un vuoto che Magri riempie in questi anni con le ricerche per il suo ultimo libro, una possibile storia del Pci che certo non a caso titola Il sarto di Ulm, il sarto di Brecht che si sfracella a terra perché non sa volare. Ucciso da un'ambizione troppo grande, così almeno appare ai suoi contemporanei. Anche Magri voleva volare, voleva cambiare il mondo, e il mondo degli ultimi anni gli appariva un'insopportabile smentita della sua utopia, il segno intollerabile di un fallimento, la constatazione amarissima della separazione tra sé e la realtà. Così le ali ha deciso di tagliarsele da sé, ma evitando agli amici lo spettacolo del sangue sul selciato.
Aspettando l'ultima telefonata, a casa Magri. Lalla, la cameriera peruviana, va a fare la spesa per il pranzo, vi fermate vero a colazione? E' affettuosa, Lalla, ha ricevuto tutte le ultime disposizioni dal padrone di casa. No, non ha bisogno di soldi per il pranzo, ci sono ancora quelli vecchi che lui le ha lasciato. È stata lei ad assistere Mara nei tre anni di agonia per il brutto tumore, e poi ha visto spegnersi lui, sempre più malinconico, quasi blindato in casa. Ogni tanto qualche amico, compagno della prima ora. Ma dai, reagisci, che fai, ti lasci andare proprio ora? Ora che esce l'edizione inglese del tuo libro? E poi quella argentina, e quella spagnola? Dai, ripensaci, c'è ancora da fare. Ma lui non era convinto. Non poteva fare più nulla. Lucido e razionale, fino alla fine. E poi s'era spenta la sua stella, così scrive anche nell'ultima lettera ai compagni.
Sembra tutto surreale, qui in piazza del Grillo, tra squilli di telefono e porte che si aprono. Arriva Valentino, invecchiato improvvisamente di dieci anni. Lo accolgono con calore. No, non sappiamo ancora niente. Aspettiamo. Ricordi privati e ricordi pubblici, lui grande giocatore di scacchi, lui grande sciatore, lui politico generoso che preparava i documenti e nascondeva la sua firma. Ma attenzione a come ne scrivete, non era un vanesio, non era un mondano. Dalle fotografie sui ripiani occhieggia lui, bellissimo e ancora giovane, un'espressione tra il malinconico e il maledetto. Dietro la foto più seducente, una dedica asciutta. "A Emma, il suo nonno". Neppure Emma, la bambina di sua figlia Jessica, è riuscito a fermarlo.
Poi la telefonata, quella che nessuno avrebbe voluto mai ricevere. Ora davvero è finita. Le pompe funebri andranno a prelevarlo in Svizzera, tutto era stato deciso nel dettaglio. L'ultimo viaggio, questo sì davvero l'ultimo, è verso Recanati, dove sarà seppellito vicino alla sua Mara, nella tomba che lui con cura aveva predisposto dopo la morte della moglie. Luciana Castellina s'appoggia allo stipite della porta, tramortita: "Non avrei mai immaginato che finisse così". Il tempo dell'attesa è concluso, comincia quello del dolore.

Le pensioni. La Sicilia mondo.... a parte

Si lascia intendere dai media italiani che il cinque dicembre Mario Monti metterà sul tavolo le sue carte, o meglio le sue ricette, per salvare l'Italia dal baratro. Per la verità sul baratro ormai non c'è solo l'Italia, la Grecia, la Spagna o l'Irlanda ma l'Europa intera, se è vero (come è vero) che nei giorni scorsi nemmeno la precisa (meticolosa) Germania è riuscita a piazzare sul mercato buona parte dei Bond che erano andati in scadenza.
La paura ormai ha contaggiato tutti, anche i paesi virtuosi, ossia i paesi nordici (Filandia, Olanda, Germania) come i paesi, tradizionalmentre caotici, come Grecia e Italia.
Tutti si stanno adoperando per mettere a posto i propri conti ed i propri equilibri di bilancio, tranne -ovviamente- la Regione Sicilia. Qui si discute, si chiacchiera e si rinvia; i siciliani (è risaputo) si ritengono i più furbi di tutti, ma (lo insegna la Storia) sono il popolo che ama farsi da sè stesso male per poi poter incolpare gli altri, il mondo circostante.
Il caso delle pensioni.
Mario Monti sta per eliminare (ci sta provando) alcuni dei privilegi che esistono nel sistema previdenziale. La Sicilia, che di privilegi e di caste è la patria, invece chiacchiera, discute e rinvia. Una Sicilia senza privileggiati, senza mafiosi, senza politicanti in effetti perderebbe l'identità, si sentirebbe smarrita.
I dipendenti della Regione Sicilia ancora oggi possono andare in pensione 45 anni, basta che abbiano un parente infermo da assistere !
E' la Regione Sicilia, a statuto speciale, che decide in questo campo e non c' Mario Monti che possa intromettersi. Le altre Regioni hanno avviato il dimezzamento dei politicanti ? In Sicilia di dimezzamento nessuno ne parla; per lasciar intendere che da noi riusciamo ad essere sensibili si è avviato la discussione, la chiacchiera ed il rinvio per tagliare il numero dei parassiti-politicanti da 90 a 70. Noi in Sicilia se non abbiamo dei nullafacenti da mantenere infatti ci sentiremmo in colpa.
Nessuno immagini che all'Assemblea ci sia uno schieramento progressista che lotti contro i privilegi ed uno conservatore che li difenda. No ! Manco a pensarci !
In Sicilia destra e sinistra  sono l'una fotocopia dell'altra nell'obiettivo di autoconservare ogni possibile sistema di casta.
Gli stessi assessori (definiti tecnici, ma nessuno ha mai capito da quali scuole di pensiero provengano) si avvalgono delle leggi-privilegio.
C'è uno di costoro, un assessore, che lavorava (questo termine da noi ha un significato equivoco !) come alto burocrate della Regione (ne abbiamo oltre 2000 unità, infatti; però se c'è da lavorare vengono nominati decine e decine di consulenti) ed  è andato in pensione quarantenne (con un bel gruzzoletto di migliaia di euro mensili); ebbene è divenuto assessore regionale designato dal partito che nel 2008 aveva perso le elezioni (la sinistra fasulla) ma che è oggi la forza dominante del governo di Raffaele Lombardo, effige sicula per antonomasia.
Il discorso svolto -ne siamo consapevoli- è difficile da intendere per chi non è siciliano. Però in Sicilia per riuscire a dire tutto è davvero 'difficile'.

Ma torniamo ai privilegi nel sistema pensionistico siciliano.
Sembra che la Regione voglia porre fine a questo scandalo dei quarantenni in pensione, ma il solo annuncio, seguito -come sempre- da discussioni, chiacchiere e rinvio, ha scatenato una fuga dal lavoro di numerosi di 45-50enni.
Le baby pensioni non sono del tutto cessate dal 1992, quando la riforma di Giuliano Amato mise fine, nel resto della penisola, al privilegio dei dipendenti pubblici che potevano andare in pensione dopo 19 anni sei mesi e un giorno (addirittura 14 anni sei mesi e un giorno se donne con figli).
Nonostante quella riforma del 1992 ancora oggi -nell'intera Italia- ci trasciniamo più di mezzo milione di pensioni liquidate a lavoratori con meno di 50 anni d'età: 535.752 per la precisione, che costano allo Stato circa 9,5 miliardi di euro l'anno.

lunedì 28 novembre 2011

Sono meno di 90 gli studenti medi superiori in una comunità di 1800 abitanti


Sono 42 gli studenti della Scuola Media Superiore di Contessa Entellina che frequentano gli istituti di Bisacquino, mentre sono 33 quelli che frequentano quelli di Sciacca e solamente 11 quelli di Corleone.
Il trasporto degli studenti è  garantito dalla ditta Stassi Saverio  C. s.n.c.

La Sicilia e le feste patronali: nulla di religioso ma occasione di 'allegria'

E’ difficile che esista un popolo più ricco di fantasia di noi siciliani.
Secondo la Procura della Repubblica di Agrigento il sindaco di Licata, l’ex assessore ai servizi sociali ed il vice presidente del Consiglio Comunale avrebbero “arrotondato” a beneficio delle proprie tasche una tangente dal finanziamento concesso dal Comune in occasione della festa patronale locale.
Il sindaco è attualmente ancora in carica nonostante quando è esploso il caso sia stato arrestato e dopo essere stato scarcerato sia stato sottoposto al divieto di dimora a Licata. Dal 2009 amministra infatti il Comune risiedendo in una frazione di Agrigento, a San Leone.
Le feste patronali in Sicilia sono sempre state sotto l’occhio attento dei governanti e degli amministratori. Risale peraltro al periodo borbonico il famoso detto: Festa, Farina e Forca.
Eppure il periodo borbonico, quello della fase iniziale e riformista di fine settecento, ha mostrato segni di grande saggezza nel tentativo di ricondurre a ragionevolezza le costose festività patronali.
Il vicerè Domenico Caracciolo rimase sconcertato nel rilevare come a Palermo si festeggiasse per parecchi giorni e con  costi esorbitanti  per le casse dell’Erario e della Municipalità il cosiddetto festino dedicato a Santa Rosalia, nei mesi di luglio di ogni anno.
Ritenendo di fare cosa saggia dispose pertanto che dall'anno successivo al festino da lui partecipato venissero ridotte le giornate dei festeggiamenti e che con i risparmi realizzati dalle Casse Pubbliche venissero finanziate specifiche iniziative educative ed umanitarie per i quartieri più poveri della città.
Ebbene, Palermo, soprattutto  i quartieri più poveri della città insorsero e lanciarono la sfida al molto sorpreso Vicerè. “O la festa o la testa !” fu il grido che risuonò per le strade ed i quartieri di Palermo in quei giorni.

“dovunque dentro" di Pietro Gullo

Nel pomeriggio del 3 dicembre, nell'Aula Consiliare del Comune di Contessa Entellina, sarà presentato il libro di Pietro Gullo, dal titolodovunque dentro"  -sottotitolo Beatitudine della Verità per salvare Dio-; sarà presente l'Autore.
Pietro Gullo è il padre spirituale della Comunità Trinità della Pace di Pizzillo, borgo in territorio di Contessa Entellina.





domenica 27 novembre 2011

Sicilia, un mondo a parte.

C'è in libreria in questi giorni un bellissimo saggio di storia sugli ultimi secoli della Sicilia. E' di Pasquale Hamel, "Breve storia della società siciliana 1780-1990", Sellerio editore.
Si tratta di una chiara, anche se rapida, rilevazione (fotografia) della vicenda storica dell'isola, molto illuminante sul perchè dell'arretratezza socio-economico (ma anche culturale) della nostra terra; ne viene fuori infatti una immagine della Sicilia come di un "mondo a parte", sottoposto a leggi sociali tutte sue -ed esclusivamente sue- che alla fine sfocia nella rassegnazione generale.
Dalla veloce lettura del libretto si capisce con molta facilità, sia pure all'interno di un necessario schemismo, da dove sgorga l'arretratezza e la sua permanenza nell'isola.
Dall'esperimento di Domenico Caracciolo, vicerè illuminista di fine settecento, che si proponeva di rompere gli assetti di potere all'interno dell'isola per farne una realtà libera e moderna
(fallito perchè 
-si è dovuto scontrare con i baroni
-ed è stato lasciato solo dalle masse che egli si proponeva di far crescere) fino agli anni correnti di Autonomia Regionale, sempre qui da noi si ripete un copione che ha dell'incredibile: le classi subalterne di ieri e gli elettori di oggi accolgono e si legano all'egemonia di classi dirigenti il cui unico scopo è di curare i propri interessi di "casta" (ieri baroni, oggi politicanti); classi dirigenti che per i loro inevitabili insuccessi nel far crescere la Sicilia attribuiscono sistematicamente le colpe allo "Stato", ossia agli altri e non a sè stesse.
Riportiamo un breve stralcio ripreso da questo libretto:
"...un saggio che si sforza di confermare una tesi ...e cioè che il mancato sviluppo della Sicilia, oltre che effetto della scarsa responsabilità delle classi dirigenti siciliane, sia anche effetto di una mancata autonomia dei ceti subalterni appiattiti acriticamente a difesa delle ragioni dei ceti forti.".
La tesi di fondo del libro è incredibilmente fondata se si pensa a cosa succede, in Sicilia, nei periodi elettorali: il successo -massiccio con percentuali a volte bulgare- va ai Totò Cuffaro, che sono decine e decine, centinaia e centinaia in ogni angolo di Sicilia. 

sabato 26 novembre 2011

E se Mario Monti delude le attese degli Italiani ?

Mentre corrono le voci che i poteri forti del pianeta (grandi Banche, potenze di Wall Street etc.) stanno preparandosi all'eventualità dell'affondamento dell'euro, gli italiani si interrogano che fine abbia fatto il prof. Monti. 
Le manovre di bilancio restano avvolte nella nebbia, la nomina dei sottosegretari si sta rivelando un affare più grosso del debito pubblico e chi aveva riposto fiducia in lui, il prof. Monti, comincia a diventarer un po’ nervosi, dopo che l’agenda del Consiglio dei Ministri di ieri ha -niente di meno- trattato accordi bilaterali con le Mauritius e le Isole Cook ed una legge per fermare i dannosi sistemi antivegetativi sulle barche i cui effetti prevedono la crescita di organi genitali maschili sulle conchiglie di mare.
Il Financial Times ha scritto: “Mentre tutti aspettano di sapere dove cadrà la scure di bilancio, non c’è ancora chiarezza sulle misure di emergenza pianificate”.
Non vorremmo che i governi tecnici dopo appena pochi giorni di vita abbiano acquisito tutti i vizi del politichese !

Dopo due anni dall'alluvione, arrivano i finanziamenti a Gianpilieri

Per mesi, dopo la tragedia del 2009 di Giampilieri e la frana di qualche mese dopo di San Fratello nel cuore dei Nebrodi, si sono attesi i 160 milioni promessi da Berlusconi e stanziati dal governo, infilati in uno dei decreti Mille proroghe sottoposti all'approvazione del parlamento. Quei soldi sono rimasti finora vincolati al Patto di stabilità cui è tenuta a sottostare la Regione siciliana e sono quindi rimasti non spendibili.
Un vincolo inevitabile, avevano detto in tanti, vista la crisi economica e il traballare delle casse regionali e nazionali.
Il ministro per la Coesione, Fabrizio Barca, rispondendo due giorni fà ad una interrogazione parlamentare ha invece detto che «...abbiamo verificato oggi pomeriggio un primo provvedimento attuativo dell'ordinanza a suo tempo presa che, in realtà, è già operativo in termini di variazione di bilancio. Un secondo provvedimento, mi scuso - aggiungeva Barca nello stile rigoroso-sobrio-cortese della linea Monti - ma per essere qui non so dirvi esattamente la cifra, lo firmerò tra quindici minuti, appena rientro al Ministero».
Detto e fatto,  i comuni del Messinese che aspettavano da mesi, alcuni da anni, quei soldi da utilizzare per proseguire i lavori di sistemazione di ciò che era stato distrutto dai nubifragi e dalle frane, hanno avuto la buona notizia che la Regione potrà, finalmente, passare a sua volta all'incasso e mettere a disposizione le somme stanziate e già ripartite fra i comuni.
160 milioni di euro, 90,8 per S. Fratello e 70 per Giampilieri e Scaletta, attesi dagli amministratori, dalla Regione, dalla Protezione civile, dai cittadini, ma che si è scoperto dopo qualche mese, erano stati vincolati al Patto di Stabilità.
Adesso si tratta, per quelle sfortunate zone, di riuscire ad utilizzare al più presto e nel migliore dei modi le risorse che erano state reperite da una serie di fondi e di svariate destinazioni. In particolare 39 milioni dai fondi per gli «interventi infrastrutturali per emergenze ambientali, idrogeologiche»; 20 sulle risorse per i «collegamenti isole minori»; 6,8 milioni prelevati dai «progetti obiettivo in favore degli Enti locali per il consolidamento di contrada Sfaranda di Castell'Umberto»; 25 milioni prelevati dalle risorse «di cui all'articolo 72 della legge regionale n. 11 del 12 maggio 2010».

venerdì 25 novembre 2011

La Sicilia non ha un Mario Monti, bensì .... un Raffaele Lombardo

Mario Monti sta investendo la sua credibilità professionale e personale per tentare di evitare che il crollo dell'Italia porti con sè la fine dell'euro e quindi di una occasione sia politica che economica di dare visibilità all'Europa in un mondo che già mostra lo scenario dei prossimi decenni come di un gareggiare per il primato fra Stati Uniti e Cina.
Grossa è quindi la scommessa di Mario Monti. Se egli fallisce termina per l'Europa qualsiasi sogno di potere essere un protagonista; la Germania riavrà il suo 'marco', moneta forte, diventerà probabilmente una Svizzera a dimensioni più ampie, ma non avrà nulla da poter dire nella competizione che sarà solamente a due sullo scenario planetario: Cina ed Usa.
Se volgiamo lo sguardo sulla Sicilia, regno assoluto del malgoverno nel bacino Mediterraneo, ogni riflessione è molto più preoccupante.
La Regione ha problemi ben maggiori di quelli dello Stato italiano perchè appesantita molto di più dalla spesa improduttiva, parassitaria, e clientelare, rispetto alla media nazionale. Ciò per effetto dell'organico del personale, sei volte quello della Lombardia, dei relativi stipendi e assegni pensionistici più alti, quasi il doppio, di quelli della Lombardia. Una regione povera ma che spende e spande molto più della regione più ricca dello stivale, la Lombardia.
Qui, in Sicilia, le opere pubbliche sono state dimezzate, per non dire bloccate, per effetto dell’incapacità -meglio dire inettitudine- dei dirigenti regionali e locali di attivare i processi di spesa dei fondi europei-statali col cofinanziamento regionale. Le procedure amministrative, autorizzative e concessorie, sono ancora lunghissime, mentre il decreto legislativo 150/09 sulla responsabilità dei dirigenti è totalmente disatteso.
2.000 dirigenti superpagati, che però non sono all'altezza di un minimo di dignità professionale.
In Sicilia -a rimediare a tanto malgoverno- non c'è un Mario Monti, ci sono tantissimi parassiti che si gloriano di essere tali, perchè confondono la loro presunta furbizia con capacigtà di saper vivere.
Dovesse Mario Monte riuscire a salvare l'Italia e l'Europa, la Sicilia resterà sempre nelle mani dei Totò Cuffaro e dei Raffaele Lombardo perchè solo costoro rispecchiano, purtroppo, il vedere ed il sentire popolare.

Termini Imerese, addio alla Fiat

Dopo quarant'anni  di attività (spesso a singhiozzo) ieri lo stabilimento Fiat di Termini Imerese ha chiuso definitivamente i battenti.
I problemi di prospettiva di quell'area industriale su cui si sono spese risorse pubblicghhe, ossia della collettività, a non finirer restano tutti sul tavolo. La Fiat va via lasciando sul campo 600 lavoratori che dovrebbero essere incentivati al pensionamento con 10 milioni di euro e ad essa dovrebbe subentrare la Dr Motor, che senza l’”alleggerimento” del prepensionamento non intende assorbire  i  2200 lavoratori tra industria e indotto. 
Per la bonifica e ristrutturazione dell'area industriale  sono previsti investimenti per 178 milioni di fondi pubblici, ancora una volta a carico della collettività.
 La Fiat, ormai impresa sempre meno torinese e sempre più multinazionale, non ha alcuna intenzione di pagare quanto necessario per incentivare il pensionamento di 600 lavoratori. Il gruppo -già torinese- ritiene di aver fatto un “grande regalo” lasciando a costo zero l’intero stabilimento ai futuri proprietari.
I debiti di Dr Motor, l’azienda dell’imprenditore molisano Massimo Di Risio che subentrerà -dovrebbe subentrare- a Fiat, ammontavano a fine 2009 a circa 74 milioni complessivi. Di questi 34 milioni con le banche, e c’era inoltre una posizione finanziaria netta negativa per 34 milioni a fronte di un patrimonio netto di poco meno di 10 milioni.
I maligni insinuano che alla Dr Motor più che il rilancio di Termini faccia gola il tesoretto di incentivi statali promesso per rilanciare quel polo industriale. Si tratta, infatti, di 178 milioni, 37 a fondo perduto, 45 come contributo all’occupazione della Regione, 95 sotto forma di credito bancario garantito.
Dr Motor dovrebbe, se tutto andrà in porto, assemblare a Termini Imerese piccole automobili low cost per conto di una multinazionale cinese.

La rete Internet è una infrastruttura essenziale allo Sviluppo

Il piano Nazionale della Banda Larga sarà ampliato fino a rasentare il territorio limitrofo a Contessa Entellina. 
Con l’attuazione del piano, la banda larga raggiungerà 78 comuni della Sicilia attualmente in digital divide, consentendo a oltre 83 mila cittadini di navigare su internet in modo molto più veloce, riducendo il divario digitale regionale dal 3,4% all’1,9%.
L’investimento complessivo è di 23 milioni di euro, provenienti dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (PSR Sicilia 2007-2013) dell’assessorato regionale delle Risorse agricole e alimentari.
 Ministero dello Sviluppo e Regione Sicilia stanno inoltre lavorando su un progetto strategico – in fase di approvazione da parte della Commissione Europea – per implementare una rete di nuova generazione che collegherà a internet superveloce 190 mila unità immobiliari, le principali aree industriali, le sedi dei pubblici uffici e le aziende sanitarie, dando un forte impulso allo sviluppo dell’e–government e alla diffusione di buone pratiche di telemedicina.
I comuni in cui si attuerranno gli interventi sono: in provincia di Agrigento,  Aragona, Canicattì, Joppolo Giancaxio, Licata, Palma di Montechiaro; in provincia di Caltanissetta, Bompensiere, Marianopoli, Montedoro, Niscemi, San Cataldo, Villalba; in provincia di Catania, Adrano, Belpasso, Caltagirone, Camporotondo Etneo, Castel di Iudica, Maniace, Milo, Ragalna; in provincia di Enna, il capoluogo e Centuripe,  Nicosia, Sperlinga, Villarosa; in provincia di Messina, Antillo, Barcellona Pozzo di Gotto, Basico’, Brolo, Capo d’Orlando, Castel di Lucio, Castell’Umberto, Castroreale, Condro’, Fiumedinisi, Floresta, Fondachelli-Fantina, Forza d’Agro’, Gioiosa Marea, Graniti, Gualtieri Sicamino’, Itala, Limina, Mandanici, Mazzarra’ Sant’Andrea, Milazzo, Monforte San Giorgio, Mongiuffi Melia, Montagnareale, Montalbano Elicona, Naso, Novara di Sicilia, Reitano, Santa Domenica Vittoria, Tortorici, Tripi; in provincia di Palermo, Altofonte, Campofelice di Fitalia, Campofiorito, Cefalu’, Godrano, Gratteri, Petralia Soprana, Pollina, Roccamena, San Mauro Castelverde, Santa Flavia, Sciara, Terrasini, Torretta, Ventimiglia di Sicilia; in provincia di Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Modica, Santa Croce Camerina, Scicli; in provincia di Siracusa, Carlentini; in provincia di Trapani, Castellammare del Golfo, Erice.

giovedì 24 novembre 2011

Etichette sugli alimenti

ALPA-SICILIA INFORMA

Dal 22 novembre, nuove etichette alimentari.

"E' stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il Regolamento comunitario sulle informazioni alimentari ai consumatori che introduce l'obbligo di indicare informazioni nutrizionali fondamentali e di impatto sulla salute".

Lo rende noto Salvatore Sparacio, presidente regionale di ALPA-SICILIA nel sottolineare che la nuova norma sostituisce la vecchia direttiva del 1979 ed estende l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta di tutte le carni fresche dal maiale al pollame, dall'agnello alla capra, al pari di quanto è già stato fatto con quella bovina dopo l'emergenza mucca pazza.

"Il regolamento purtroppo - sottolinea ALPA SICILIA - prevede invece un percorso a tappe per l'estensione dell'obbligo di indicare l'origine in etichetta per altre categorie di prodotto come le carni trasformate in salumi (2 anni) e il latte e derivati (3 anni)".

Tra le altre novità introdotte ALPA SICILIA segnala la dichiarazione nutrizionale obbligatoria, l'evidenziazione della presenza di allergeni, il divieto alle indicazioni fuorvianti sulle confezioni, una dimensione minima per rendere leggibili le etichette, la scadenza degli alimenti.

Palermo 23.11.2011 IL PRESIDENTE
Salvatore Sparacio

Vita civica

Il Consiglio Comunale è convocato per la prima serata del 29 Novembre per trattare interrogazioni e "variazioni" al Bilancio di previsione 2011.
Col medesimo ordine del giorno è convocato per il tardo pomeriggio del 30 Novembre il Consiglio dei comuni arbëreshe BESA, a Santa Cristina Gela.

In Sicilia spendiamo per feste, sagre, parassitismo etc. La prevenzione dalla Natura che si ribella al malgoverno sul territorio però non ci appartiene


La tragedia di questi giorni dei tre abitanti di Saponara, in provincia di Messina, sono l’effetto di concause  manifeste e conosciute. Il rischio idrogeologico del territorio siciliano, e messinese in particolare, è una realtà  nota a cani e gatti. A Giampilieri, luogo del dramma dell’ottobre del 2009, ancora non si pone rimedio ai danni perché si attendono i fondi per la messa in sicurezza del territorio, mentre buona parte dei comuni dell’Isola (ne abbiamo parlato due giorni fà) manca di piani di emergenza aggiornati.
Il 70% del territorio siciliano è a rischio idrogeologico. Dal 1960 al 2010 ci sono state 107 vittime da dissesto idrogeologico solamente in Sicilia. Negli ultimi due anni i danni causati dalle alluvioni sono costati quasi un miliardo di euro. Eppure i Comuni non si preoccupano affatto. Secondo il dossier Ecosistema Rischio 2011 Sicilia, si calcolano 42 Comuni che posseggono un Piano di emergenza. Ad aggravare il problema c’è la questione dell’aggiornamento del piano negli ultimi due anni, azione compiuta solo dal 56% delle amministrazioni campione dell’indagine.
L’ultima ordinanza di Protezione civile firmata dall’ex premier Silvio Berlusconi per il finanziamento di 160 milioni di euro per mettere in sicurezza il territorio di Gianpilieri è stata bloccata dalla Ragioneria dello Stato a causa di un errore che non avrebbe permesso alla Regione di spendere i fondi a causa del vincolo al patto di stabilità. Il riferimento legislativo che viene invocato è nella legge 10 del 2011, la ‘milleproroghe’, secondo la quale le spese per le emergenze debbano essere autorizzate dal ministero delle Finanze.
Secondo Giorgio Napolitano servono “adeguate e costanti politiche di prevenzione” e non interventi posteriori alle tragedie.

Carrellata sulla nostra storia: transizione dal feudalesimo alla contemporaneità

Nei giorni scorsi, trattando del libro di Anton Blok “La mafia di un villaggio siciliano 1860-1960”, abbiamo colto (capitolo III) che la sicurezza pubblica sul nostro territorio era problema serio e che pure i contadini erano tenuti a pagare individui, persone private, per evitare di dover subire danni personali e/o ai propri beni. Perché mai la situazione era così degradata ?
Riferimenti storici.
Fino alla fine del settecento nei comuni dell’interno dell’isola la gente non conosceva, non gli importava conoscere, chi fosse l’autorità del Regno di Sicilia, chi fosse il Re e/o il Vicerè. Il mondo cominciava, nel caso di Contessa Entellina, nella propria casa e finiva in chiesa (dove si seppellivano i morti). Poche erano le persone, in una economia autarchica quale era quella di allora, che si recavano nei paesi limitrofi e ancora meno quelli che si recavano a Palermo. I legami fra la popolazione e l’unica autorità riconosciuta, i baroni di casa Cardona e di casa Colonna, erano tenuti da pochi elementi, da poche persone che avevano la leadership della comunità. Queste persone rappresentavano in sede locale l’Autorità (assente) e gestivano la baronia nelle sue molteplici espressioni:
-l’Università (ossia il Municipio), e quindi l’Amministrazione locale;
-la Giustizia in nome e per conto dei baroni (assenti);
-la Sicurezza pubblica mediante incaricati;
-il feudo, ossia l’intero territorio di esclusiva proprietà dei baroni (tranne Serradamo, Contesse e Bagnitelle, affidati in enfiteusi al ceto civile e a quello burgisi di origine arbëreshe);
-le altre realtà produttive non rurali, dal mulino ai forno al frantoio al fondaco e così via.
A parte gli obblighi -pesanti- di ordine impositivo-tributarie nei riguardi delle casse regie ed in quelle baronali (disposte dagli uomini di fiducia dei baroni), Contessa e la sua comunità si è retta per secoli in discreta autonomia, nel contesto istituzionale e con la leadership allora esistente localmente.
Il sistema funzionò – immutato- dai primi del Cinquecento alla fine del Settecento, fino al Viceregno di Caracciolo, quando sotto più aspetti, fu messo in discussione dalla cultura illuministica che permeava il rappresentate dei Borboni a Palermo, che intese mettere in profonda discussione il ruolo di potere dei baroni nel governo della Sicilia.
Nell’anno 1812, nel dopo rivoluzione francese e in presenza di truppe inglesi sull’isola, il feudalesimo venne dichiarato defunto e l’antico Parlamento (di Palazzo dei Normanni) si trovò ad affrontare questioni nuove ed urgenti come possono essere quelli di transizione da un modo di pensare (feudale) ed un altro (capitalistico).
Il Parlamento siciliano si arenò allora in litigi, puntigli e dispute e nessuno si ricordò che occorreva rendere presente lo Stato (la Pubblica Sicurezza) nei paesi, nella campagna, dal momento che era venuta meno la funzione della baronia nei settori della Giustizia e dell’ordine pubblico. Giustizia ed ordine pubblico rimasero per un certo periodo lontani dai pensieri di Palazzo dei Normanni; lì erano privilegiate le lotte di attribuzioni di potere fra monarchia e gli antichi baroni, preoccupati questi ultimi di conservare quanto più in immunità e prerogative. La sicurezza pubblica nei centri ex-feudali e nelle campagne era in quel contesto argomento “astratto” perché rivolto alla generalità e non ai singoli baroni, ex-feudatari. In pratica era quello un clima da leggi ad-personam e non da leggi per la generalità e le comunità.
Si arrivò finalmente comunque ad affrontare l’allarmante situazione e fu istituita la “Compagnia d’Arme” a cui furono attribuite
-le responsabilità della sicurezza nelle campagne
-la collaborazione dell’esazione dei tributi
-la scorta del trasporto dei soldi a Palermo.
Ogni Compagnia era composta da un Capitano e diciotto militi. In provincia di Palermo erano sedi di Compagnia Cefalù, Termini e Corleone. I militi erano retribuiti abbastanza bene, però dovevano badare da sé a vestiario, armi, e bardatura del cavallo.
La Compagnia era stata quindi delineata con caratteristiche privatistiche al punto che il Capitano era tenuto a rispondere in prima persona dei furti e dei danneggiamenti che capitavano sul territorio a lui assegnato ed era tenuto a presentare una cauzione per l’eventuale risarcimento dei danni che non era riuscito ad evitare. Il sistema quindi doveva reggersi sul prestigio del Capitano. Capitano che non veniva tuttavia ritenuto responsabile dei reati di abigeato, ossia il più frequente e ricorrente.
La Compagnia era responsabile di un distretto abbastanza vasto e di cui non si conoscevano in dettaglio i confini. Confini che non rispecchiavano i territori comunali bensì quelli degli ex-feudi. Contessa era infatti attraversata da più distretti indefiniti e questa circostanza fu sempre alibi e/o scaricabarile di responsabilità. La Compagnia avrebbe dovuto occuparsi infatti di un territorio vastissimo, riportato in un lunghissimo elenco di feudi con annotazioni del tipo “nei pressi di Contessa”, “fra Contessa e Roccamena” oppure “ubicazione non identificata”; infatti la Prefettura di molti feudi locali (Contessa) non conosceva l'ubicazione.
Con queste premesse e con l’ordine pubblico affidato in “appalto”, ovviamente a persone il cui prestigio discendeva dal “rispetto” che sapevano o intendevano incutere, diventa chiaro il quadro che fu dato all’ordine pubblico in Sicilia.
Ricapitolando:
Appalto a privati, confini dei distretti volutamente indefiniti, abigeato non pertinente, prestigio (o timore) personale e vari altri aspetti caratterizzanti il sistema, porranno -come su un piatto d'argento- l’ordine pubblico nelle campagne siciliane in mano a persone di malaffare e prive del moderno concetto di 'Stato'.
Chi avrebbe dovuto curare l’ordine pubblico diventerà inevitabilmente responsabile del disordine, fino al punto che è dato leggere nella corrispondenza fra funzionari pubblici periferici (Palermo) e centrali (Roma) “la mafia va combattuta con la mafia”.

mercoledì 23 novembre 2011

Il berlusconismo è finito. Forse ....


Venti anni fa si votò per il referendum sulla preferenza unica; fu il referendum che ha destrutturato il sistema politico della Prima Repubblica.
Volendo tirare il bilancio dei cambiamenti verificatisi nella vita politica italiana in questi vent'anni, non pare ci siano dubbi che le aspettative che motivarono l'iniziativa referendaria siano state ampiamente tradite.
-Il bipolarismo è rimasto debole, perchè incapace di garantire un'efficace funzione di rappresentanza ed una dignitosa governabilità.
-L'antipolitica (ed il populismo) hanno avuto il sopravvento sul confronto tra gli schieramenti.
-La discussione pubblica non è recentemente rimasta impegnata sulle questioni da cui dipende il destino di tutti.
-E' emerso un protagonismo soggettivo e di opinione che si è esteso dalla politica all'economia, alle relazioni sociali.
E' prevalsa in buona sostanza l'idea che solo un decisore solitario, più capace di tutti, possa trovare le soluzioni giuste. Ieri Silvio Berlusconi, oggi magari Mario Monti.
C'è da chiedersi se col ridimensionamento di Berlusconi e Bossi, sia finalmente finito questo ciclo della soggettività.
Torneremo a partiti organizzati intorno a una chiara e condivisa visione dei diritti e dei doveri ?
Berlusconi è stato ridimensionato perché il bilancio del suo governo è stato deludente per non dire fallimentare; troppe aspettative che aveva alimentato nel Paese sono rimaste deluse. E non poteva che andare così.
E il prezzo della delusione non poteva essere non pagato anche dalla Lega.
Gestire poi una crisi come quella italiana, stretti come siamo tra un debito pubblico pesantissimo ed un'assenza di sviluppo che deprime i consumi, non è compito facile per nessuno.
Alla base del declino di Berlusconi c’è comunque dell'altro, oltre che la volontà civica di dover punire l'incapace governo. Il Paese guarda ormai con disincanto al Leader che era riuscito a sedurlo proponendo stili di vita e opportunità destinate a cambiare il futuro di tutti, deridendo spesso l'etica dei doveri e spiegando che finalmente era vietato vietare.
Il berlusconismo non è in condizione di dare risposte al sentimento di solitudine degli individui che sentono lo Stato e la politica lontani e sempre più incapaci di confrontarsi con i problemi di una quotidianità drammaticamente vissuta. Chi si interroga angosciato sul proprio futuro non può non sentirsi offeso dal facile ottimismo di chi per tre anni ha sostenuto che l’Italia era in ottima salute.
La fine dell'età di Berlusconi, però è anche la conseguenza di un fenomeno nuovo. Va emergendo un forte sentimento nazionale e, con esso, il bisogno di riappropriarsi di una comune identità dimenticata, di cui Napoletano è l’espressione più alta.
C'è insomma una voglia di coesione, di vivere insieme in pace,che inevitabilmente porta a ritrovare valori che un tempo risultavano condivisi.
C'è però un altro elemento, infine, che fa pensare alla fine di un ciclo politico.
Sta avvenendo la ridislocazione di alcuni interessi che normalmente si confrontavano con la politica separatamente su fronti contrastanti e che oggi invece tendono a fare massa critica, chiedendo il buon governo.
Il mondo dell'impresa, Confindustriua, il mondo cattolico, pezzi di partiti organizzati nel territorio, fasce sindacalizzate  di persone impegnate si muovono in sintonia, in piena libertà e manifestano il loro punto di vista.
Allo stato non è chiaro se tutto ciò possa incoraggiare la nascita di nuovi partiti capaci di dare voce a gruppi sociali che si vanno formando, senza avere su di essi mire egemoniche. E non è chiaro se per questa via si possa avere una vera ripoliticizzazione della società. Una cosa pare però certa. Il ciclo della soggettività, dell'individualismo proprietario che ha caratterizzato il funzionamento delle strutture politiche, dovrebbe essersi concluso.
Forse servono ancora tempi lunghi.
Non abbiamo bisogno, alla fine di questo ciclo politico quasi ventennale, di nuovi decisori solitari.
Quello che si auspica non è un percorso facile, ma il partito personale per uso e consumo di alcuni ai danni di tutti dovrebbe comunque finalmente essere -adesso- un ricordo di cui in tanti dovrebbero vergognarsi.

Le strade provinciali sono ..... una frana ! Il presidente della Provincia ha però l'auto blu.

Il siciliano Castiglione, presidente dell’Unione Province e segretario regionale del PDL, non ritiene serva ai fini del risanamento delle finanze pubbliche l’eliminazione dal nostro ordinamento delle province.
Dati finora conosciuti
L'UPI (Unione Province) ha sbandierato in questi giorni una indagine che vorrebbe, dovrebbe, dimostrare la scarsa incidenza dei costi devoluti ai politicanti che vivono di ..... ‘provincia e politica’.
E’ significativo che l’indagine sia attribuita a … all’Università Bocconi, l’istituzione da cui proviene Mario Monti. 
Secondo i nuovi calcoli dei ricercatori
=la spesa complessiva delle Province nel 2010 è stata pari a 11,5 miliardi di euro,
=per una media di 193 euro sostenuti da ogni cittadino.
=Del totale, 8,6 miliardi (il 74 per cento) sono i costi della spesa corrente (destinata, cioè, al funzionamento dei pubblici servizi) e di questi, solo l'1,4 per cento (122 milioni di euro, ovvero due euro medi pro capite) riguarda i costi per la rappresentanza democratica: cioè, i cosiddetti «costi della politica» che raggruppano le spese per le indennità e i rimborsi o i servizi per le consultazioni elettorali.
=I restanti 2,9 miliardi di euro sono stati invece investiti.
Secondo lo studio, dunque,
=le Province effettuano il 6 per cento della spesa degli enti pubblici (mentre i Comuni si assestano sul 10 per cento e le Regioni sull'84) e il 4 per cento della spesa corrente.
Conclusione,
Secondo l’UPI (Unione Province) i carrozzoni delle province devono continuare quindi ad esistere.
Da noi, a Contessa Entellina, tutte le strade provinciali sono dissestate o distrutte dalle frane in ogni dove; lo sono da decenni specialmente quelle -numerosissime- ex-consotili, però è bene che continui a restare in questo stato e che il signor Avanti continui invece a vivere a carico dei contribuenti, con auto blu in dotazione. E' bene che questo signore continui a pagare con l’Ente a lui affidato prestazioni di lavoro straordinario a dipendenti che in ferragosto spalano –IN SICILIA- la neve, e eroghi -appunto- il 74% delle dotazioni finanziarie in consumi e spese correnti.
I nostri politicanti (pare che in Italia siano 150.000) non hanno mai lavorato, e dobbiamo continuare a tenerceli senza che si sciupino, tenerceli cari.
Cari !

Rifiuti organici: ad oggi finiscono nella raccolta indifferenziata

L'Impianto per il trattamento dei rifiuti organici di
 Patellaro avrà altri omologhi su tutta l'isola
Affidare appalti per realizzare opere !
Non importa se prima di entrare in funzione gli impianti diventano già obsoleti, degradati o non aderenti alle frequenti riprogrammazioni territoriali.
E’ quanto ci fa pensare l’operato della Regione Sicilia in materia di impiantistica sui rifiuti solidi urbani.
Ed ovviamente il riferimento è a quanto da un paio di anni è stato realizzato nell’antica stazione ferroviaria “Contessa Entellina”, lì -sul filo della strada provinciale che conduce a Campofiorito-. Quell’impianto da un paio di anni non opera ed è pure stato oggetto di un appalto suppletivo dell’Ato-Monreale per completare le opere (in pratica l’appalto principale –pare di capire- non prevedeva in sè il completamento).
La Regione Sicilia spenderà ulteriori 95 milioni di euro tra interventi a breve e medio termine per potenziare l’impiantistica in materia di rifiuti solidi organici dell’isola. Sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana numero 48 del 18 novembre scorso è stata pubblicata infatti la disposizione presidenziale del 10 ottobre 2011, numero 145, che prevede “Programma per l’incremento del sistema impiantistico destinato alla frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti”.
Ad oltre un anno di distanza dalla nomina commissariale di Raffaele Lombardo, con l’ordinanza del 9 luglio 2010, n. 3887, prosegue –ma pochi sono coloro che si accorgono dei progressi- a rilento l’operazione di recupero e potenziamento del sistema rifiuti dell’Isola.
Si tratta –nel breve termine- complessivamente di 11 impianti per agevolare la frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata per un costo complessivo di 36.965.709 euro.
Si occuperanno dei progetti:
Simeto Ambiente S.p.A.,
Dedalo Ambiente S.p.A.,
Servizi Comunali Integrati Rsu S.p.A.,
Ato RG 1 S.p.A.,
Ato Ambiente Cl 1 S.p.A.,
Ato Sr 2 S.p.A.,
Ato Me 1 S.p.A.,
Kalat Ambiente S.p.A.,
Ecologia e Ambiente S.p.A.,
Belice Ambiente S.p.A.,
Ato Ragusa Ambiente S.p.A.
Altri 57.729.620 euro sono previsti dal richiamato provvedimento per l’impiantistica da realizzare nel medio periodo e che riguarderà le società: Kalat Ambiente S.p.A., Ge.s.a. Ag 2 S.p.A., Ato Sr 1 S.p.A., EnnaEuno S.p.A., Ato 3 S.p.A.