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venerdì 31 luglio 2015
Contessa Entellina. La nuova teoria economica: Più si deprime l'economia agricola e più arricchisce il Comune-Ente
Si è riunito, due sere fà, il consiglio comunale di Contessa Entellina con all’ordine del giorno la determinazione delle aliquote dei tributi comunali relative all’anno 2015.
L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Sergio Parrino, ha proposto
di far rimanere invariata la tassa Imu sugli immobili e le altre tasse -rifiuti compresi-. mentre per quanto riguarda l’Imu agricola ha proposto di elevare l’aliquota dal 7,60 per mille di un ulteriore 1,5 per mille.
Un piccolo regalo alla depressa economia paesana di Contessa Entellina che pagherà un po’ di più rispetto allo scorso anno per consentire alla Giunta di poter "regolarmente" riscuotere l'indennità di carica.
Qualcuno sussurra che l'Amministrazione ha usato furbizia nella decisione: "il territorio di Contessa è in mano prevalentemente agli estranei e perciò facciamo pagare loro.
I soldi li spendiamo noi di Contessa (resta sottinteso)".
Che sia vera o meno questa filosofia sottesa alla decisione è palese la "miopia" di chi ci amministra. Pensare che l'imprenditore agricolo residente a Bisacquino o a Santa Margherita Belice sia un soggetto da "spremere" implica una sottocultura da Medio Evo e la mancanza di conoscenza degli effetti socio-territoriali dei "bacini agricoli".
Se fosse vera il sussurro di piazza verrebbe fuori che nel 2015 l'economia di un territorio depresso come quello di Contessa si misura sulla base dei titoli di proprietà e ritenendo non meritevoli di tutela gli eventuali imprenditori residenti anagraficamente altrove.
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POLITICA LOCALE
Hanno detto ... ...
GIANNI RIOTTA, giornalista
I dati che ieri lo Svimez, storico centro studi sul Mezzogiorno, ha
fornito, mi hanno lasciato senza fiato. Il lavoro nel Sud è ai livelli del
1977, quando io cercavo un'occupazione.
Le nascite sono declinate al livello di metà Ottocento, gli anni di
Garibaldi, dei Mille e dell'Unità d'Italia. Ci sono 700.000 disoccupati in più
dai giorni della crisi 2008, tra le donne la disoccupazione è più alta che in
Grecia e, per dirla semplicemente, il nostro Mezzogiorno se fosse indipendente
sarebbe nei guai assai più di Atene.
Poche aziende di eccellenza non bastano a risollevare un quadro fosco.
Meno turisti che le Baleari, in Sicilia spesso meno che in un centro della
Riviera Romagnola. La classe politica dirigente divisa, litigiosa, mediocre. I
migliori giovani con la valigia appena possono verso il Nord, l'Europa, gli
Usa, l'Australia. Nessuno parla di questa emergenza, in tv è difficile imporla,
l'ex premier Romano Prodi dice "nessuno in Italia si commuove più per il
Sud", come se ci fossimo tutti rassegnati, al Nord con scetticismo, al Sud
con rabbia.
E tutto questo al netto della malavita organizzata che non cede di un
pollice.
Di chi è la colpa? Spesso si ricordano le cause lontane, lo sfruttamento e la cupidigia dei Borboni, un Regno d'Italia che con i Savoia ha perpetuato la pratica neocoloniale, mancanza di risorse, l'emigrazione, arretratezza culturale, il logoro "familismo amorale" di Banfield (quando manca lo Stato, o è ostile, è naturale, al contrario di quel che credeva Banfield stringersi alla comunità più prossima, la famiglia: Grossman spiega che lo stesso accadeva nell'Urss di Stalin). Spesso si cita, a ragione, il freno velenoso imposto dalle mafie.
Eppure, dopo 70 anni di riforme agrarie, investimenti a pioggia da Roma e Bruxelles, welfare, assunzioni pubbliche, spesa ingente per infrastrutture che -come dimostra l'artista Andrea Maso nel suo studio su "Incompiuto siciliano" non vengono ultimate-, queste spiegazioni, scuse direbbe qualcuno, non bastano più.
Di chi è la colpa? Spesso si ricordano le cause lontane, lo sfruttamento e la cupidigia dei Borboni, un Regno d'Italia che con i Savoia ha perpetuato la pratica neocoloniale, mancanza di risorse, l'emigrazione, arretratezza culturale, il logoro "familismo amorale" di Banfield (quando manca lo Stato, o è ostile, è naturale, al contrario di quel che credeva Banfield stringersi alla comunità più prossima, la famiglia: Grossman spiega che lo stesso accadeva nell'Urss di Stalin). Spesso si cita, a ragione, il freno velenoso imposto dalle mafie.
Eppure, dopo 70 anni di riforme agrarie, investimenti a pioggia da Roma e Bruxelles, welfare, assunzioni pubbliche, spesa ingente per infrastrutture che -come dimostra l'artista Andrea Maso nel suo studio su "Incompiuto siciliano" non vengono ultimate-, queste spiegazioni, scuse direbbe qualcuno, non bastano più.
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OPINIONI
giovedì 30 luglio 2015
Mezzogiorno d'Italia. Altro che Grecia .... è Magna Grecia
Dice ANTONIO POLITO
Mentre salvavamo la Grecia, il Mezzogiorno d'Italia è uscito dall'Europa. E quel che è peggio è che non sembra fregare a nessuno.
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L'Italia è un Paese diviso e diseguale, dove il Sud è la deriva e scivola sempre più nell’arretramento con una crescita inesistente e le nascite al minimo da 150 anni.
È questa la drammatica fotografia contenuta nel Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno.
PEGGIO DELLA GRECIA
Nel 2014 per il settimo anno consecutivo il Pil del Mezzogiorno è ancora negativo (-1,3%) e il Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud nel 2014 ha toccato il punto più basso degli ultimi 15 anni, con il 53,7%.
Secondo il rapporto «dal 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13% la metà della Grecia che ha segnato +24%: oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni Convergenza dell’Europa a 28 (+53,6%)».
In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2014 è sceso al 53,7% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi.
Lo scorso anno infatti quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12 mila euro annui, contro il 28,5% del Centro-Nord. Nel dettaglio a livello nazionale, il Pil è stato di 26.585 euro, risultante dalla media tra i 31.586 euro del Centro-Nord e i 16.976 del Mezzogiorno. A livello di regioni il divario tra la più ricca, Trentino Alto-Adige con oltre 37 mila euro, e la più povera, la Calabria con poco meno di 16 mila euro, è stato di quasi 22 mila euro, in crescita di 4 mila euro in un solo anno.
Colpisce la frenata nelle nascite.
Svimez spiega come nel 2014 al Sud si siano registrate «solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l’Unità d’Italia».
Il Sud, avverte il rapporto «sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili». «Il Sud è quindi destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27,3% sul totale nazionale a fronte dell’attuale 34,3%», sottolinea il rapporto.
“DESERTIFICAZIONE INDUSTRIALE”
Dal 2008 al 2014 il settore manifatturiero al Sud ha infatti perso il 34,8% del proprio prodotto, contro un calo nazionale del 16,7% e ha più che dimezzato gli investimenti (-59,3%), tanto che nel 2014 la quota del valore aggiunto manifatturiero sul Pil è stata pari al Sud solo all’8%, ben lontano dal 17,9% del Centro-Nord.
Dato che fa il paio con la caduta delle esportazioni che in nel Centro-Nord salgono del 3% e al Sud crollano del 4,8%. Ecco perché «il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente.
OCCUPATI, IL LIVELLO PIU’ BASSO DAL 1977
«Il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat». «Tornare indietro ai livelli di quasi quarant’anni fa testimonia, da un lato, il processo di crescita mai decollato, e, dall’altro, il livello di smottamento del mercato del lavoro meridionale e la modifica della geografia del lavoro» si legge nello studio che sottolinea come i 6 milioni siano anche una quota psicologica.
Il tasso di disoccupazione arriva nel 2014 al 12,7% in Italia, quale media tra il 9,5% del Centro-Nord e il 20,5% del Sud. Nel 2014 i posti di lavoro in Italia sono cresciuti di 88.400 unità, tutti concentrati nel Centro-Nord (133 mila), mentre il Sud ne ha persi 45 mila.
SULL’ORLO DELLA POVERTA’
Rimane il dato che tra il 2008 e il 2014 delle 811 mila persone che in Italia hanno perso il posto di lavoro ben 576 mila sono residenti a Sud.
Situazione difficile in particolare per le donne che, tra i 15 e i 34 anni sono occupate al Sud solo una cinque.
Per quello che riguarda i giovani Svimez parla di una «frattura senza paragoni in Europa»: il Sud negli anni 2008-2014 ha perso 622 mila posti di lavoro tra gli under 34(-31,9%) e ne ha guadagnati 239 mila negli over 55, con un tasso di disoccupazione under 24 che raggiunge il 56%.
Questa situazione porta a credere che studiare non paghi più, «alimentando così una spirale di impoverimento del capitale umano, determinata da emigrazione, lunga permanenza in uno stato di disoccupazione e scoraggiamento a investire nella formazione avanzata». Tutto questo si riflette nel rischio povertà che coinvolge una persona su tre al Sud e solo una su dieci al Nord.
La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%) ma in generale al Sud è aumentata rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord.
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ECONOMIA
Pensionati. Per le fasce più basse in agosto arrivano i rimborsi
In agosto 4,4 milioni di pensionati, che percepiscono un assegno compreso tra 3 e 6 volte
il minimo, riceveranno gli arretrati della mancata rivalutazione del biennio 2012-2013.
Sarà rimborsata parte dell'indicizzazione persa nel periodo 2012-2015 per effetto delle
disposizioni contenute nel 'Salva-Italia' di fine 2011, quello a firma Monti-Fornero.
Inoltre, sempre da agosto e per il
futuro, verranno aggiornati gli importi degli assegni.
Gli effetti nelle tasche dei pensionati
saranno limitati perché il meccanismo di calcolo, piuttosto complesso, prevede il
riconoscimento di una rivalutazione parziale, il 40% di quanto dovuto per le pensioni
oltre 3 e fino a 4 volte il trattamento minimo; il 20% oltre 4 e fino a 5; il 10% oltre 5 e fino
a 6 e un'ulteriore parziale valorizzazione degli incrementi ora riconosciuti per il biennio
2012-2013 che costituiscono la base per la rivalutazione degli anni seguenti e per il
futuro.
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ECONOMIA
Sinistra italiana. Il Pd corre a destra ad occupare gli spazi berlusconiani, Sel naviga nel mondo dei sogni e manca il Partito della Sinistra
Alcuni commentatori sui giornali di questa mattina ritengono incomprensibile, un capitombolo, la scelta del renziano PD di salvare il senatore alfaniano Azzolini.
Una scelta effettuata sul terreno delicato, quello che un tempo si sarebbe definito della «questione morale».
Il Senato ha detto no alla richiesta d’arresto per il senatore Azzollini e la base Pd (base ? viene da chiedere, perchè esiste nel Pd ancora una base ?)- e i leader della minoranza interna - contestano ai vertici del partito di aver cambiato la posizione sostenuta in Giunta per le autorizzazioni (sì all’arresto) in una pilatesca «libertà di coscienza», i cui effetti ora sono sotto gli occhi di tutti.
In realtà il Pd renziano non ha sorpreso nessuno. Esso è ormai in tutto e per tutto il partito della destra (moderata ?) italiana. Berlusconi è passato finalmente a godersi i suoi miliardi e Renzi ne prosegue la politica.
Nessuna sorpresa, quindi.
Quei giornali, dalla La Stampa, al Corriere, a La Repubblica che ritengono sbagliata e poco comprensibile, per un partito che - in altre occasioni - ha chiesto e ottenuto dimissioni di ministri addirittura nemmeno indagati (Lupi), in realtà fingono di ignorare che Renzi sta per sistemare il suo (personale) partito in tutti gli angoli e gli spazi del centro-destra che fu berlusconiano.
E' ormai più che palese, dietro occasione (dal caso-Crocetta alla vicenda di Mafia Capitale), che è andata perduta l’identità del Pd, partito di centro-sinistra e aderente al Pse.
Con tanti ringraziamenti da parte di Lega e M5S che intravedono praterie lasciate libere e che, prima o dopo, sanno daranno vita ad un partito, l'ennesimo, della Sinistra.
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POLITICA
mercoledì 29 luglio 2015
Uomini, fatti, eventi. Come li ricordiamo oggi
29 Luglio
A Roma il 29 luglio 1942 viene fondato il Partito d’Azione ad opera di gruppi repubblicani e liberalsocialisti; il nome riprende quello del Partito d’Azione di Giuseppe Mazzini.
Movimento ispirato al liberalsocialismo di Pietro Gobetti, tra i suoi fondatori figurano numerosi militanti di Giustizia e Libertà (1929-1940), tra i quali Ferruccio Parri, Ugo La Malfa, Emilio Lussu, Riccardo Lombardi.
Vi si trovano uomini formatisi nella cospirazione, nella galera, nelle trincee di Spagna e studiosi la cui vita si è svolta nelle biblioteche e nelle accademie, liberali alla Cavour e bolscevichi ravveduti, riformisti e rivoluzionari, protestanti e cattolici: le loro biografie costituiscono la sintesi della migliore storia d’Italia.
ll primo Partito d’Azione italiano fu fondato da Giuseppe Mazzini nel 1853 e sciolto nel 1867. Tra i suoi obiettivi c’erano le elezioni a suffragio universale, la libertà di stampa. Al partito d’Azione mazziniano s’ispirarono in seguito il pensiero politico di Piero Gobetti e Carlo Rosselli, il Partito Repubblicano Italiano.
Il Partito d’Azione rinacque appunto nel luglio del 1942; i suoi membri furono chiamati “azionisti” e il suo organo ufficiale era “L’Italia libera“.
Le radici del partito vanno viste soprattutto nel movimento clandestino antifascista di Giustizia e Libertà, fondata dai fratelli Rosselli con l’intenzione di riunire tutto l’antifascismo non comunista e non cattolico, che si era riunito prevalentemente in Francia.
Il movimento subì dure persecuzioni da parte della polizia fascista e dell’OVRA. Dopo la caduta di Mussolini e l’invasione nazista dell’Italia, i membri di Giustizia e Libertà organizzarono bande partigiane e parteciparono alla Resistenza.
Il partito si proponeva come scopo principale la realizzazione di un progetto di equità, accompagnato dalla giustizia sociale e dalla fede incrollabile nella democrazia e nella libertà. Aveva inoltre come ideali l’europeismo. Sentiva inoltre la necessità di costituire una formazione politica antifascista, a metà strada fra la Democrazia Cristiana definita immobilista e il Partito comunista, con i quali gli azionisti discordavano riguardo alla proprietà privata.
Il 4 giugno 1942, durante la riunione costitutiva del partito, vennero elaborati i rinomati sette punti contenenti le indicazioni di massima di un futuro ordinamento riformatore;
- Costituzione di una repubblica parlamentare con classica divisione di poteri
- Decentramento politico-amministrativo su scala regionale (Regionalismo)
- Nazionalizzazione dei grandi complessi industriali
- Riforma agraria (revisione dei patti colonici)
- Libertà sindacale
- Laicità dello stato e separazione fra Stato e Chiesa
- Proposta di una federazione europea dei liberi stati democratici
Aderirono al Partito d’Azione, dopo aver fondato nel 1943 il Movimento Federalista Europeo, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli
Il P.d’A. fu uno dei sette partiti del Comitato di Liberazione Nazionale.
Finita la guerra, il P.d’A. partecipò alle trattative per la nascita di un governo d’unità nazionale che guidasse la ricostruzione democratica ed economica dell’Italia.
Nel giugno del 1945 ottenne la Presidenza del Consiglio con Ferruccio Parri, presidente del partito e già vice-comandante del Corpo Volontari della Libertà. Fu questo il momento di massimo consenso e potere per il P.d’A, anche se già con la caduta del governo Parri nel novembre ’45 iniziava l’inesorabile declino.
Nel giugno del 1945 ottenne la Presidenza del Consiglio con Ferruccio Parri, presidente del partito e già vice-comandante del Corpo Volontari della Libertà. Fu questo il momento di massimo consenso e potere per il P.d’A, anche se già con la caduta del governo Parri nel novembre ’45 iniziava l’inesorabile declino.
Al primo congresso del febbraio 1946 emersero chiaramente le divisioni interne al P.d’A.: il partito approvò l’adesione alla costituenda Assemblea Costituente ma poi le divisioni fra le due correnti principali esplosero; le elezioni del 2 giugno 1946 furono un fallimento: ottenne solo l’1,5% dei voti e 7 eletti.
Nell’aprile del 1947 il partito, privo di una strategia in grado di ridurre il distacco con le masse che il risultato delle elezioni aveva messo in evidenza, si sciolse. I suoi membri aderirono soprattutto al Partito socialista, altri al Partito Socialista Democratico Italiano o al Partito repubblicano, pochi altri entrarono nel Partito comunista. In seguito, alcuni di essi (per es. Valiani, Ernesto Rossi) furono fra i fondatori del Partito Radicale.
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IL RICORDO
L'ingiustizia diffusa. La casta dei politicanti si giudica da sè; i cittadini -come in tutto il mondo- vengono giudicati dai magistrati
Il Senato della Repubblica ha respinto con 189 no, 96 sì e 17
astenuti la proposta della Giunta delle immunità favorevole alla richiesta
della magistratura di Trani degli arresti domiciliari per Antonio Azzollini,
senatore del nuovo Centro Destra ed ex-presidente della commissione Bilancio di
Palazzo Madama, coinvolto nella vicenda della casa di cura Divina Provvidenza.
L’Assemblea si è espressa con voto segreto,
richiesta fatta ovviamente dal partito di Angelino Alfano e appoggiata
dal neo-gruppo filo renziano di Verdini.
Il capogruppo del PD, Luigi Zanda, ha chiarito
che avrebbe preferito lo scrutinio palese, perché quello segreto “è diventato
un’arma politica, troppo spesso usata strumentalmente. Questo rende molto
difficile interpretare correttamente questo voto”.
In aula Azzollini aveva spiegato: “Contro di me
solo fumus persecutionis, basta leggere
le carte”. Soddisfatto per il responso Maurizio Lupi, capogruppo di Area
popolare alla camera.
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POLITICA
La politica. Certo che viene voglia di dire: che schifo ! Però ...,
1) Oggi Azzollini è stato graziato dal Partito Democratico.
2) Oggi l'aeroporto di Fiumicino è di nuovo in tilt per un incendio.
3) Oggi decine e decine di politicanti di destra e di sinistra -stando alle statistiche di lungo termine- hanno rubato decine di milioni di denaro pubblico.
Come fanno in tanti a dire menefrego della politica?
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RIFLESSIONI
martedì 28 luglio 2015
La riflessione di Gjovalin ... 28.07.2015
Il piccolo e miserabile mondo
Mafia Capitale ci dà l’idea di come capi
partito (capi bastone) delle varie zone di Roma, coloro che controllano i voti di
quartiere, lucravano migliaia di euro al mese.
Uno squallido amministratore qualunque al vertice di
una azienda partecipata si è potuto permettere di chiedere centomila euro come tangente
in cambio di uno spazio pubblico.
l'Interrogativo
Come trattenersi dal dire che la
diffusione del benessere e delle opportunità non avviene né per meriti né con
criteri equilibrati.
Di fronte a maggioranze che si
contendono briciole, una minoritaria elite della società gode di
agi oltraggiosi e con extraterritorialità giuridiche di fatto.
Queste
minoranze, è inutile nasconderlo, sono le stesse che detengono nelle sedi appropriate persino il potere legislativo, nel loro
esclusivo interesse.
Il famigerato governo del popolo, in realtà
non ha (forse mai) espresso il meglio della propria classe dirigente,
degenerando ora nel populismo chiacchierone, che guadagna consenso con promesse
non mantenibili, ad opera di uomini mediocri come (non scordiamocelo) la maggioranza che li vota, e
navigati abbastanza per sapere che la verità elettoralmente non rende.
In molti paesi “liberi”, la democrazia
ha snaturato le sue origini, trasformandosi nel culto della biografia di un
leader: da noi il fenomeno è solo amplificato dalla debolezza del parlamento,
che sostiene supinamente il potentato berlusconiano ieri e quello
renziano oggi, dotati di risorse e soluzioni altrove non ammissibili.
Malata la politica, non migliori
sono le condizioni dell’economia, la cui genesi patologica ha origini piuttosto
antipatiche da ricordare.
Nessun paese ricco al mondo, potrebbe
mantenere il proprio standard di vita usando solo il proprio lavoro, le proprie
risorse o scambiandole equamente con altri.
Il condiviso trucco del denaro, che diffonde inflazione nei paesi poveri ed
acquista da essi beni sottocosto, rappresenta la fonte di
stabilità.
Un gioco vecchio quanto gli imperi della
storia: i Romani scambiavano le monete con risorse alimentari provenienti dalle
province; chi si lamentava per l’inganno veniva invaso dalle legioni, che oggi
si chiamano portaerei, bombardamenti all'anti-Gheddafi o all'anti-Saddam.
Diciamoci la verità: l’abbondanza di
alcuni è da sempre garantita dall’indigenza di altri.
Questa è solo la storia del mondo
misurata nei rapporti di forza, un cieco e naturale egosimo, ma in in realtà,
c’è persino di peggio.
Frederick Nietzche
Egli lucidamente, individua nella
soddisfazione non dei bisogni ma dei peggiori appetiti dell’egoismo, l’energia
che muove l’insaziabile motore dell’economia mondiale.
Anche ora in tempi di crisi, la
percentuale di spesa individuale per i bisogni primari, è una modesta frazione
del totale, contrariamente a quanto avveniva negli anni del boom economico,
ricordato come età dell’oro.
Nelle dirompenti affermazioni del
filosofo, c’è tutta la coerenza del suo percorso speculativo, tendente a
risolvere l’eterna contraddizione tra etica e successo, che già Platone
inquadrava nello scontro tra il bene ed il necessario, e che i moralisti hanno ridotto a quella tra bene e male.
Il nemico del bene che così difficilmente
riusciamo ad esprimere, risiede nella necessaria priorità dei nostri personali
interessi, ogni essere vivente ne risulta imprigionato, essi sono il principale
impedimento della giustizia.
Da duemilacinquecento
anni ne siamo coscienti e tuttavia ogni pedagogia incoraggia ad essere forti, vincenti e giusti, come nelle nostre spettacolari
fiction.
Proprio in questa lacuna, si infila il
genio di Nietzche, che esalta anziché reprimere, la vittoria dell’egoismo sui
valori etici.
Egli rovescia la prospettiva di ricerca,
non considerando la convenienza e la forza come difetti, ma anzi
elevandole ad unico valore, chiamandole volontà di potenza.
Gli argomenti che propone costituiscono
una formidabile tentazione per chiunque, ieri come oggi.
L’etica secondo lui è solo una
illusione, una disperata risorsa psicologica escogitata dai deboli, con cui
cercare riscatto per sopportare le sconfitte, cercando vendetta
nell’infelicità dei forti.
Con la stessa determinazione nella
distruzione dell’etica, il filosofo tedesco si impegna con violenza inaudita
nella negazione del cristianesimo, che ancora una volta, individua giustamente
contestuale al bene, il principale avversario delle sue tesi.
Megalomane come molti grandi, credeva di
poter sradicare il pensiero cristiano dall’Europa, con la forza delle parole
contenute nei suoi scritti, cercando per questo fine finanziamenti.
L’ambizioso progetto di cancellare
quanto sedimentato nei millenni non ebbe successo, ma i danni furono
comunque incalcolabili.
Buona parte della spietata efferatezza
con cui le armate di Hitler terrorizzarono il mondo, derivava anche dalle
convinzioni maturate leggendo le sue pagine.
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OPINIONI,
RIFLESSIONI
lunedì 27 luglio 2015
Hanno detto ... ...
ALDO CAZZULLO, editorialista del Corriere della Sera
Purtroppo il massacro mediático che da 48 ore il giornale più famoso del
mondo sta conducendo ai danni della capitale e del Paese non è fondato solo su
pregiudizi; è alimentato dalle immagini che i lettori mandano al New Yoric Times per avvalorare l'idea della sporcizia,
dell'inefficienza, del degrado estetico e morale.
Forse i conducenti della metropolitana peggiore d'Europa che si fermano
a singhiozzo, i piloti che bloccano gli aerei Alitalia, i custodi che chiudono
il Colosseo e Pompei per assemblea non hanno compreso che simili atteggiamenti
sono incompatibili con il ruolo dell'Italia nel mondo globale. Per rivendicare
diritti e salari si deve cercare la comprensione dei concittadini, non
esasperarli. E l'immagine di Roma e dell'Italia all'estero non è solo questione
di orgoglio nazionale.
Purtroppo questo non l'ha capito neppure Ignazio Marino. Anche
l'incapacità di risolvere un'impasse politica che si trascina da mesi è il
metro della crisi del Paese. Il sindaco appare in fa se confusionale. In realtà
ha davanti a sé solo due strade: o costruisce una nuova giunta di alto livello,
senza cedere agli interessi dei gruppi di pressione e dei comitati d'affari;
oppure si dimette. Ma la partita che si decide in questi mesi va oltre il
destino di una giunta e di una città. Sono la funzione e il futuro del Paese a
essere in discussione. E non soltanto perché chance come l'Expo e il Giubileo
non torneranno. I tesori italiani non sono stati certo scoperti adesso. Ma oggi
più che mai sono preziosi. Perché nel mondo globale non è mai stata tanto forte
la domanda di bellezza, di cultura, di arte, di storia, e anche del genio, dei
saperi, della creatività con cui la bellezza è stata prodotta. L'Italia che
percepisce il turismo come rendita anziché come servizio, che non investe sul
recupero e la valorizzazione dei suoi beni, che chiude Fiumicino prima per un
banale incendio divenuto devastante rogo e poi per scioperi — a fine luglio —:
è un'Italia non all'altezza di se stessa.
Per fortuna c'è un'Italia diversa.
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OPINIONI
Dal Quotidiano Nazionale
Si potrebbe cominciare con Rosario Crocetta e
l'Assemblea regionale siciliana, con Ignazio Marino e il Consiglio comunale di
Roma. Ma subito, prima che facciano altri danni e brucino nel falò delle loro
vanità calamitose altri milioni di pubblici denari rendendo più impervio il
compito dei commissari che dovranno sostituirli. Non c'entrano intercettazioni
vere o false a Palermo, ne il processo a mafia capitale a Roma. Bastano le
violazioni della Costituzione, delle norme comunitarie, delle sentenze dell'Alta
Corte e dello stesso Statuto siciliano.
L'articolo 120 della Costituzione recita: «II
Governo può sostituirsi a organi delle Regioni ...nel caso di mancato rispetto
della normativa comunitaria, ovvero quando lo richiedono la tutela dell'unità
giuridica o economica e, in particolare, la tutela dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti sociali e civili». E l'articolo 126: «Con
decreto motivato del Presidente della Repubblica sono disposti lo scioglimento
del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta che abbiano
compiuto alti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge». Lo
stesso Statuto siciliano (art. 8) prevede che «lo scioglimento anticipato
dell'assemblea regionale può essere deciso dal governo nazionale previa
deliberazione dei due rami del Parlamento per violazione persistente dello Statuto».
Ebbene, violazioni della Costituzione, di leggi e di norme comunitarie hanno
certamente compiuto tanto la Regione siciliana quanto il Comune di Roma che in
contrasto con l'articolo 81 della Costituzione continuano a presentare bilanci
che comportano «nuove e maggiori spese senza indicare i mezzi per farvi fronte»
mentre non erogano servizi essenziali come i trasporti e la nettezza urbana per
non parlar del resto che, nel caso siciliano, configura «il sistematico
dissesto idrogeologico del territorio». L'esempio di una sanzione finalmente
politica e non giudiziaria avrebbe effetti benefici a cascata. Secondo la
Confcommercio, se tutte le regioni italiane si attenessero al livello di spese
e di servizi della Lombardia - la più efficiente delle nostre regioni- ne
deriverebbe, per lo Stato, un risparmio di 74 miliardi di euro all'anno. Poiché
per portare tutti i servizi al livello della Lombardia occorrerebbe reinvestire
51 miliardi, in un solo anno potremmo comunque risparmiare 23 miliardi di
sprechi. In un biennio fanno 46, cioè quanto il Governo stima di dover tagliare
per ridurre di altrettanto le tante tasse che strangolano l'economia e la
società italiane. Rimuovendogli amministratori che hanno violato la
Costituzione con un 'azione esemplare proprio nelle aree più degradate dal
malgoverno, Mattarella e Renzi sprigionerebbero l'esempio persuasivo e
contagioso della forza di rigenerazione di una democrazia governante.
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POLITICA
Con le immagini ... ... è più facile
Così parlò la ministra |
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ATTUALITA'-CRONACA
Roma Capitale e Sicilia irrecuperabile. Il Pd finge (o immagina) che a porre alla guida degli inetti siano stati gli anti-pd
La riflessione facile facile
Le finte rivoluzioni di Crocetta e Marino sono due fallimenti
speculari.
Due figure, verosimilmente oneste ma inette fino al midollo, poste lì perchè i disonesti possano continuare a fare ciò che da decenni hanno sempre fatto.
Il Pd consenziente.
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Con le immagini ... ... è più facile
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ATTUALITA'-CRONACA
domenica 26 luglio 2015
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Jade Helm 15: l'esercitazione militare che sta facendo discutere negli USA. Prove di legge marziale? |
L’operazione si chiama “Jade Helm 15″, si terrà dal 15 luglio al 15 settembre in alcuni stati americani meridionali come Texas, New Mexico e California. Consisterà in un «enorme “gioco” bellico, con le forze speciali e altri corpi di alto livello impegnate a ricreare situazioni che potrebbero affrontare in paesi stranieri».
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