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martedì 5 novembre 2024

Riflessioni sul territorio dell'Isola

 Palermo (4)

Dagli appunti.   Palermo, importante città nel periodo arabo-mussilmano dell'Isola, ai nostri giorni non può essere evocata che per quella fase storica che dalla Cuba, un gioiello di quel tempo, situata in adiacenza al Corso Calatafimi, salendo verso Monreale.

Altra importante testimonianza del periodo d'oro dell'espanzionismo arabo-mussulmano sulle sponde europee, a Palermo ben conservato e valorizzato solo da alcuni decenni in qua, è il Palazzo della Zisa. Fino agli anni trenta del Novecento, quando del sacco edilizio di Palermo non si immaginava nemmeno la possibilità, era circondato da giardini di agrumi e si ergeva maestoso nella solitudine fra più corsi d'acqua che scorrevano in adiacenza. In quegli anni il Palazzo più che identificato col suo nome veniva additato nelle guide come "La Splendida"

Chi scrive queste righe conserva memorie riferite da Frances LoJacono, la quale negli anni trenta del Novecento vi risiedette per alcune settimane, ospite di un parente (LoJacono) che all'interno deteneva, in affitto, un appartamento. La descrizione di Frances ogni volta che veniva invitata a parlarne risultava condita di grandi meraviglie. Durante la guerra, negli anni quaranta, il Palazzo subì gravi danni e per parecchio tempo rimase in rovine. Nel periodo della sindacatura orlandiana fu riportato a migliori condizioni e adesso è meta frequentata da visitatori della città.

Oggi il Palazzo della Zisa trova il suo equilibrio nella prospettiva delle aiuole e fontane, brilluccicanti di piastrelle colorate. Ciò che manca attorno al Palazzo, rifacendoci alle descrizioni del periodo arabo, sono i meravigliosi giardini di aranci irrigati da ricchi corsi d'acqua.  Era questa la caratteristica che gli scrittori arabi del tempo ci hanno tramandato su quell'area del territorio cittadino palermitano.

Ai nostri giorni sono parecchie migliaia i turisti che visitano Palermo e tutti  socchiudono gli occhi nell'ammirare il prospetto del Castello della Zisa.

Pagine di storia, cultura e natura (5) ...

 Guido Pescosolido è ordinario di Storia moderna nell’Università di Roma «La Sapienza». Ha insegnato nelle Università di Messina, della Tuscia, di Napoli Federico II, Roma Tre e Luiss.

 Tra le sue pubblicazioni sulla storia economica, sociale e politica dell’Italia dal secolo XVII ai nostri giorni ricordiamo: Terra e nobiltà. I Borghese. Secoli XVIII e XIX (Jouvence, 1979); Agricoltura e industria nell’Italia unita (Laterza, 20044); Unità nazionale e sviluppo economico in Italia. 1750-1913 (Edizioni Nuova Cultura, 2014); Nazione, sviluppo economico e questione meridionale in Italia (Rubbettino, 2017). 



Ha Scritto

Sull'economia siciliana nell'Unificazione Italiana


 La Sicilia al momento dell'Unità presentava un  contesto economico-sociale con caratteristiche tipicamente pre-industriali: larga prevalenza delle attività agricole sia per numero di addetti sia per reddito prodotto, aspettativa di vita media alla nascita di circa 30 anni, alti tassi sia di natalità sia di mortalità, sopratutto infantile, larga diffusione di malattie infettive legate all'indigenza e alle precarie condizioni igieniche di vita e di lavoro. Il panorama sociale ed economico dell'isola nella prima metà dell'Ottocento non era rimasto del tutto immobile e anche dal punto di vista strettamente produttivo non erano mancati alcuni fenomeni dinamici di un certo rilievo. Nei primi anni del XIX secolo erano stati introdotti alcuni provvedimenti di ordine giuridico che avevano avuto un rilevante impatto nei rapporti sociali e, in una certa misura, anche nell'insieme delle attività economiche e produttive, sopratutto quelle agricole. L'abolizione del feudalesimo del 1812, la legislazione dello scioglimento delle proprietà promiscue e la quotizzazione dei demani del 1817, l'abrogazione dei contratti di soggiogazione del 1824, la censuazione dei beni ecclesiastici di regio patronato del 1838, a vevano liberato grandi estensioni di terra dai vincoli che su di essa esercitavano la giurisdizione feudale e i diritti e le servitù collettive a favore delle popolazioni rurali.

Si parla tanto del Sistema Sanitario Nazionale

Ritaglio di giornali


Corriere della Sera del 28 Ottobre  2024

Medici di famiglia

La lobby di interessi.  L’assistenza territoriale è in crisi ma non cambia nulla carte, riunioni e video permettono di capire il perché i vertici di categoria puntano sulle visite a pagamento

Dataroom di Milena Gabanelli e Simona Ravizza 
L’assistenza territoriale che ruota intorno alla figura del medico di medicina generale (Mmg) da anni mostra voragini, ma non cambia nulla. Per capire il perché è necessario rispondere ad alcune domande.
Quali sono gli interessi della Fimmg, che riunisce il 63% dei professionisti iscritti al sindacato? Che cosa c’entra il medico di famiglia, da cui ciascun paziente deve transitare per ogni necessità di salute, con la società Simg, guidata per oltre 30 anni dall’ematologo fiorentino Claudio Cricelli, già presidente dell’azienda Millennium, che vende i software ai medici di base? Che cosa c’entra con l’Enpam, la più grande cassa pensionistica privata d’Italia, con un patrimonio di 25 miliardi di euro? E perché in campo adesso è entrata Legacoop, la più antica associazione delle cooperative italiane? Dataroom è in grado di ricostruire attraverso riunioni, video e documenti inediti in che modo queste sigle sono tutte unite come un sol uomo da interessi comuni. Il medico di base, erroneamente considerato una figura di serie B fin dalla formazione post laurea (retribuita meno della metà delle Scuole di specializzazione), negli anni ha visto svilire la propria professionalità fino a ritrovarsi perlopiù un prescrittore di visite, esami, farmaci. Ora l’obiettivo dei vertici della categoria è quello di riorganizzarsi per fornire prestazioni a pagamento. 
Quando tutto inizia 
A maggio 2021 viene inviato a Bruxelles il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): sono messi a budget 2 miliardi di euro per la costruzione di 1.038 Case della Comunità. Si tratta di strutture pubbliche attrezzate di punto prelievi, macchinari diagnostici per gli esami, e un team multidisciplinare che comprende il medico di famiglia, per offrire assistenza ai cittadini tutti i giorni, dalle 8 alle 20. Lo scopo è alleggerire i pronto soccorso e potenziare l’assistenza sul territorio, i cui limiti ormai sono sempre più evidenti. Lo dimostra la riunione del 22 settembre 2021 della commissione Salute che fa capo alla Conferenza delle Regioni. Gli assessori alla Sanità firmano un documento: «La pandemia da Sars-Cov-2 ha evidenziato ulteriormente che il profilo giuridico del medico di medicina generale e i loro contratti collettivi nazionali non sono idonei ad affrontare il cambiamento in atto, anche pensando ( …) alla gestione delle multi cronicità, aumento delle fragilità, programmazione dell’assistenza domiciliare, ecc.». È il riconoscimento ufficiale del problema da parte degli assessori alla Sanità. 
 Cosa finisce sotto accusa Al contrario di ciò che molti pensano, il medico di base non è un dipendente del Servizio sanitario, ma un libero professionista pagato dal Servizio sanitario per garantire ai pazienti dei servizi in base a ciò che viene stabilito dagli accordi collettivi. Fuori da questo perimetro ogni richiesta è destinata a cadere nel vuoto, come per esempio l’esecuzione dei tamponi durante il Covid. La parte fissa della busta paga è la cosiddetta «quota capitaria», composta dalla somma di 3,51 euro al mese per ogni paziente in carico. Poi una vaccinazione antinfluenzale vale 6,16 euro; la sutura di una ferita superficiale 3,32 euro; una medicazione va dai 6,16 euro ai 12,32, ecc. Il loro reddito varia a seconda del numero dei pazienti e da Regione a Regione, tuttavia la media pro capite è indicata in 107.270 euro lordi annui (fonte: Enpam), che in molti arrotondano con visite parallele a pagamento, o la presenza per esempio a eventi sportivi.  
Che qualcosa vada cambiato lo pensa anche una parte sempre più numerosa dei medici di famiglia. In quegli stessi mesi infatti sta prendendo piede il «Movimento Mmg per la Dirigenza», nato nel 2020, indipendente dalle sigle sindacali e ormai diffuso su tutto il territorio nazionale che riconosce: «A quasi 50 anni dall’ultima grande riforma dell’assistenza territoriale del 1978 il nostro Servizio sanitario necessita di un nuovo modello di cure primarie, differente da quello che vede il medico di base lavorare da solo applicando normalmente il modello della medicina d’attesa. Il modello più promettente è quello di mettere insieme diversi professionisti che lavorino in team multiprofessionali e che siano proattivamente impegnati nella medicina preventiva». 
Il documento inedito. I mesi successivi alla riunione del settembre 2021 sono convulsi. Il ministero della Salute, guidato allora da Roberto Speranza, lavora con le Regioni alla riforma della medicina di famiglia. Il 21 luglio 2022 il premier Mario Draghi rassegna le dimissioni. Sul tavolo del governo c’è pronto un documento finora rimasto riservato. S’intitola: «Bozza di norma di riforma dei Mmg», e questi sono i contenuti: «Il medico di famiglia, con un rapporto di lavoro che sarà di “para subordinazione”, dovrà garantire alle Case della Comunità, 18 ore a settimana su 38 a cui è vincolato il 30% della busta paga». Ma ormai è tardi e questa riforma, per mancanza di coraggio politico, non sarà mai approvata. Intanto la lobby dei medici di famiglia prepara la contromossa. 
Le Case della Comunità private? Il 20 settembre 2023, all’Hotel Nautico di Riccione, si svolge la convention nazionale della Simg (Società italiana medicina generale). Tra i relatori ci sono Alberto Oliveti e Luigi Galvano, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Enpam, a cui i medici di famiglia versano una quota della busta paga in quanto lavoratori della Sanità autonomi. Viene presentato in anteprima il nuovo progetto di Enpam: i medici di famiglia potranno aggregarsi per dare vita a Case della Comunità spoke (ossia satelliti rispetto alle Case della Comunità pubbliche definite hub). Potranno essere gestite in autonomia e prese in affitto o in leasing con il sostegno di Enpam. L’investimento preventivato da Enpam è di 8 miliardi di euro. 
La riunione rivelatrice. Il 21 ottobre 2023 nel corso di una riunione del sindacato Fimmg, il segretario provinciale e vicesegretario nazionale Pier Luigi Bartoletti prende la parola: «È chiaro che qualcosa va rivisto, perché vai da qualche collega e trovi il lettino con sopra i libri (…). Sul mercato privato, che si aprirà sicuramente nei prossimi due anni, tutti abbiamo capito come funziona. I 40 miliardi di out of pocket (il valore del mercato sanitario a pagamento, ndr) sono 40 miliardi: noi dobbiamo essere in condizione di aggredire quella fascia di mercato, il che significa portare molte risorse nel nostro stipendio. Ma, per farlo, devi essere attrattivo per quel mercato, e lo sei non se fai ricette, ma se fai prestazioni sanitarie di primo livello». L’obiettivo è organizzarsi per un business privato: «Altrimenti ti trovi come un deficiente — conclude Bartoletti —. E c’è la Casa della Comunità (quella pubblica, ndr) che ti aspetta».  Alle 13.30 dell’8 febbraio 2024, il sindacato Fimmg, insieme alle altre associazioni di categoria, firma il nuovo Accordo collettivo nazionale. Che cosa prevede l’intesa? Gli ambulatori medici potranno continuare a restare aperti solo fino a 15 ore alla settimana. In compenso, in base alle nuove regole, chi ha meno di 400 pazienti, dunque la maggioranza dei giovani medici di famiglia, è chiamato a mettere a disposizione delle Asl e delle Case della Comunità 38 ore, contro le sei ore di chi ha 1.500 pazienti, cioè i più anziani, per i quali tutto continuerà come prima. Il cerchio si chiude il 22 maggio 2024: la Fimmg firma un’intesa con Legacoop che metterà a disposizione ecografi, elettrocardiografi, servizi di segreteria e infermieri ai medici di famiglia che lo vorranno. Ecco garantiti tutti gli strumenti per lavorare nelle Case della Comunità private. Le necessità dei cittadini, ancora una volta, vengono dimenticate.
Dataroom@corriere.it

lunedì 4 novembre 2024

Paesi sicuri e non sicuri per i migranti.

 L’Egitto è sicuro per il Governo

L’Egitto non è sicuro per un giudice di Catania

 

Un giudice a Catania ha annullato un trattenimento, motivando «L'Egitto non è Paese sicuro». La pronuncia arriva dopo il decreto legge del governo Meloni e la motivazione si sostanzia nell’asserzione che “va sempre verificata la compatibilità con il diritto dell’Unione Europea”.

  La lista di paesi sicuri, frutto di un decreto varato dal Governo «non esime il giudice all'obbligo di una verifica della compatibilità» di tale «designazione con il diritto dell'Unione europea» e «in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani» che «investono le libertà di un ordinamento democratico». Lo ha scritto il Tribunale di Catania nel provvedimento con cui non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall'Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato.

 L'Egitto rientra nell'elenco dei 19 Paesi che il Governo con proprio decreto ha considerato «sicuro»: e nelle intenzioni dell’esecutivo dovrebbe consentire l'espulsione «per direttissima» del migrante, senza esaminare la domanda di protezione. Ma questa norma, lo ha fatto notare un provvedimento del tribunale di Bologna di pochi giorni fa, contrasta con una sentenza della Corte di giustizia Ue e di una direttiva comunitaria: un Paese può essere considerato sicuro solo quando tutte le categorie di cittadini, nessuna esclusa, sono al riparo da trattamenti che violano i loro diritti.

 

Avviene

 Gli ultimi sondaggi rincuorano Harris.


Il mondo contadino, quello conosciuto prima del terremoto '68

   La casa del piccolo mezzadro. (1) 

Contessa, e con essa l'intera Valle del Belice, ha subito, al di là del trauma conseguente al terremoto che si è verificato in tutta l'area occidentale dell'Isola nel gennaio '68, una sorta di rivoluzione culturale nel senso che dopo quell'evento l'intera punta occidentale dell'Isola non si è più caratterizzata come area rurale, contadina, portatrici di visioni, tradizioni e culture che alcuni autori e storici definivano di tardo Medio Evo.

Fabbricati rurali diffusi
nella Sicilia ottocentesca

 Per qualche tempo, sul Blog, ci sforzeremo di ricordare e possibilmente rappresentare al meglio il mondo contadino della Contessa Entellina degli anni sessanta, quelli anteriori al tragico evento che, nel nostro piccolo centro, causa la morte di un bravo ed ottimo concittadino, Agostino Merendino, da chi scrive personalmente bene conosciuto. Nella Contessa Entellina povera e contadina di quegli anni -lo riportano le pagine statistiche del tempo-  ben oltre l'80% della popolazione viveva di una più che povera, e soprattutto arretrata, agricoltura e proprio essa sarà il riferimento prioritario, se non esclusivo.

 Sull'arretratezza dell'agricoltura siciliana esistono molte fonti che si fermano all'inizio del Novecento, ma chi oggi è avanti negli anni ricorda fin troppo bene che se non ci fosse stata, all'inizio degli anni sessanta del Novecento, la valvola dell'emigrazione verso il Nord Europa e verso il Nord Italia la situazione socio-economica di questa parte di Sicilia sarebbe rimasta più che desolante e in condizioni non dissimili dal periodo del profondo Medio Evo.

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  La nostra Isola conserva parecchie tradizioni etnografiche che, per chi ama la Storia e la vicenda umana in generale, costituiscono fonti ispiratrici e sopratutto di rievocazione. Scriviamo ciò perchè il Medio Evo, in questa parte di Sicilia, sotto più aspetti di vita, di costumi e di visioni e soprattutto di assetto socio-economico si è trascinato, pochi ci crederanno, fino a quel gennaio '68. Ben poco aveva infatti inciso la troppo tardiva Riforma Agraria dei primi anni cinquanta del Novecento e meno ancora il processo politico unitario iniziato nel 1860. 

  Questo sommariamente evocato e' stato il contesto sociale e l'assetto umano che ha comportato oltre 300 morti in quel sisma del 14 gennaio nell'area del Belice. 

(Segue)

Pagine di storia, cultura e natura (4)

 A come astronomia


L’Astronomia costituisce al tempo stesso la scienza più antica e la più moderna. Lo studio della volta celeste ha infatti attratto l’uomo fin dagli albori della civiltà e continua a costituire una delle scienze più affascinanti.

 

Galileo Galilei. Fisico e filosofo della natura (Pisa 1564 - Arcetri 1642). Figlio maggiore di Vincenzo, musicista e teorico della musica e di Giulia Ammannati, trascorse la sua infanzia tra Pisa e Firenze (dal 1574). Il 5 settembre 1580 (1581 secondo il calendario pisano) fu immatricolato fra gli "scolari artisti" all'ateneo pisano. Abbandonata nel 1585 l'università, senza conseguire alcun titolo, G. sotto la guida di Ostilio Ricci, membro dell'Accademia fiorentina del Disegno, intraprese la lettura di Euclide e Archimede. Ben presto progredì a tal punto negli studî da essere in grado a sua volta di tenere lezioni private ad alcuni allievi a Firenze e a Siena


 

Cosi Galileo Galilei:

La filosofia e’ scritta in questo

grandissimo libro che continuamente

ci sta aperto innanzi a gli occhi

(io dico l’universo), ma non si può 

intendere se prima non  s’impara 

a intender la lingua e conoscer 

i  caratteri ne’ quali e’ scritto.

domenica 3 novembre 2024

Parole frequenti sui media


 Pil

Il prodotto interno lordo (Pil) misura il valore aggregato, a prezzi di mercato, di tutti i beni e i servizi finali (esclusi quindi i beni intermedi) prodotti sul territorio di un Paese in un anno.

La domenica serve anche per riflettere

 L'iniziale diffusione del Cristianesimo

Stando a quanto gli storici ci fanno sapere, a morte avvenuta per crocifissione di Gesù, i suoi discepoli dopo un inevitabile sbandamento costituirono una prima comunità a Gerusalemme che, comunque, rimase all'interno dell'Ebraismo di cui condivideva credenze e tradizioni fondamentali. Negli Atti degli Apostoli, San Luca ci fa sapere che essi condividevano scrupolosamente la Legge mosaica e frequentavano il Tempio di Gerusalemme. Esistevano peraltro gruppi specifici e tradizionali dell'Ebraismo, e lo storico ebreo Flavio Giuseppe (trattando delle Guerre giudaiche, cioè di Farisei, Sadducei, Esseni) ci fa sapere qualcosa dei seguaci di Giuda il Galileo. Il gruppo del nazareno non sembrè altro che un ulteriore frazione del frastagliato contesto ebraico che viene catalogato come in attesa, con trepidazione,  di un imminente ritorno del Gesù, quello già fatto crocifigere da Pilato.

Il nuovo gruppo, di fatto, si differenziava nel fatto che confessava quel Gesù crocifisso come colui che sarebbe tornato nel ruolo di Figlio dell'uomo, nei confronti del quale l'intera comunità primitiva esprimeva fede e speranza fino al punto di mettere in questione lo stesso impianto del giudaismo. Non serviva più osservare con scrupolo la Legge di Mosè, ma bisognava aderire con tutto l'animo al messaggioi di quel Gesù che era morto e pure risorto e che in un tempo indeterminato sarebbe ritornato, nella gloria.

Una riflessione dei nostri giorni di

 Adolfo Asnaghi

Adolfo Asnaghi

Giorgio Florovskij, partendo dalla concezione della chiesa  come “corpo di Cristo”, impedisce che essa si riduca ad un banale oggetto di studi e propone invece che essa sia sempre  considerata quale “mistero”, intendendo il mistero come azione divina effettuata nel tempo, in Gesù Cristo, la quale si manifesta sotto forma di symbolon (sacramento). La chiesa, la vita cristiana, l’annuncio di salvezza, l’insegnamento sono sempre misterio percepibile attraverso il symbolon.

Ogni esperienza cristiana non può verificarsi se non attraverso la via sacramentale e quindi la via “liturgica”. La dottrina e’ esperienza  di un Logos immerso nel mysterion e manifestato nel symbolon. Proprio il vivere  tale esperienza  completa fa essere chiesa, radunata nel Cristo Gesù….

Chi è stato?

Adolfo Asnaghi, sacerdote ambrosiano (04.09.1917- 16.01. 2007). Professore, scrittore, formatore, assistente degli scout, è stato costruttore di ponti tra Occidente e Oriente, tra storia ed escatologia. Nato a Milano, al termine degli studi classici e dopo il conseguimento della licenza in Sacra Teologia, è ordinato sacerdote e subito assegnato come coadiutore alla parrocchia di Santa Maria Beltrade di Milano. Ha fatto conoscere la spiritualità del popolo russo in anni in cui della Russia si diceva tutto il male possibile. È stato conferenziere, giornalista, saggista, educatore e per diversi anni assistente delle scout ex AGI a Cantù e a livello nazionale. Ha ricordato che storia ed escatologia devono stare sempre insieme. Altrimenti, vien meno l’integrità della persona.

Pagine di Storia, cultura e natura (3)

 Guido Pescosolido è ordinario di Storia moderna nell’Università di Roma «La Sapienza». Ha insegnato nelle Università di Messina, della Tuscia, di Napoli Federico II, Roma Tre e Luiss.

 Tra le sue pubblicazioni sulla storia economica, sociale e politica dell’Italia dal secolo XVII ai nostri giorni ricordiamo: Terra e nobiltà. I Borghese. Secoli XVIII e XIX (Jouvence, 1979); Agricoltura e industria nell’Italia unita (Laterza, 20044); Unità nazionale e sviluppo economico in Italia. 1750-1913 (Edizioni Nuova Cultura, 2014); Nazione, sviluppo economico e questione meridionale in Italia (Rubbettino, 2017).


Ha Scritto


Sull'economia siciliana nell'Unificazione Italiana

  Al riguardo non si può certo dire che al momento dell'unità la Sicilia, il Mezzogiorno continentale, ma neppure il Nord Italia avessero avviato un processo di industrializzazione che potesse definirsi veramente tale a confronto di quelli  in atto in altri paesi e segnatamente in Inghilterra. Il divario strettamente economico tra Nord e Sud d'Italia, pure esistente, era tuttavia alquanto contenuto se lo si guardava attraverso la lente dell'industrializzazione, ossia della più importante componente del processo di modernizzazione. E questo non perchè non fossero consistenti in assoluto le distanze nel confronto diretto all'interno della penisola, ma perchè si trattava di dislivelli tra due aree entrambe arretrate rispetto ai paesi industrializzati d'Europa, entrambe basate su un'economia di natura quasi esclusivamente agricolo-commerciale.

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sabato 2 novembre 2024

Memoria dei defunti

 2 Novembre

 La  Sicilia  celebra la cosiddetta “Festa dei morti”, una delle ricorrenze più importanti dal punto di vista culturale e pure gastronomico.

 Il  2 Novembre porta infatti con sé il ricordo delle persone care che non ci sono più. La tradizione, in Sicilia,  vuole che nella notte tra l’1 e il 2 novembre i defunti portino giocattoli, frutta martorana, pupi di zucchero e altre leccornie in dono ai bambini. 

 I cancelli dei cimiteri siciliani  accolgono i cittadini che portano fiori, lumini di cera e preghiere ai cari defunti.

Ritagli di giornali

Il Mare Nostrum si scalda del 20% 

più velocemente di tutti gli altri 

 Commenta Grammenos Mastrojeni, segretario generale aggiunto dell’Unione per il Mediterraneo. «Abbiamo alterato l’equilibrio energetico del sistema Terra con questa coperta di gas serra che lascia entrare la radiazione solare ma non la lascia più uscire nello spazio quando il pianeta la rispedirebbe, immagazzinando ogni giorno una quantità di energia enorme: a livello globale è superiore all’esplosione di 400.000 bombe di Hiroshima al giorno». In Europa, questo surplus di energia rompe i bioritmi alla base dell’eco-sistema mediterraneo e, in presenza di determinate condizioni meteorologiche — ad esempio l’incontro con masse d’aria fredda come la “gota fría” in Spagna — può diventare la miccia di eventi estremi. «Da stabilizzatore del clima, che ha permesso la grande rivoluzione agricola, il Mediterraneo è diventato motore di caos e instabilità».


Pagine di Storia, cultura e natura (2)

Domenico Li Gresti. Nato a Riposto nel 1946 (deceduto il 2 agosto 2016) è stato professore di storia moderna nell'Università di Catania. Gli interessi legati allo studio della società siciliana nel periodo del governo spagnolo. Ha avviato una riflessione sulla storia della popolazione e sul fenomeno urbano nella Sicilia moderna, (Catania e i suoi casali, e numerosi altri saggi). Altri temi di studio sono stati quelli sulle élites siciliane (Feudatari e patrizi nella Sicilia moderna e La biblioteca del principe di Biscari), sulla sismologia storica (Terremoto e società in Sicilia. 1501-1800), sul Parlamento siciliano e sulle iniziative fiscali della Corona. Ha collaborato con vari Enti Locali (regionali, provinciali e comunali) alla realizzazione di iniziative scientifiche e culturali.



Ha scritto


Sulle dinamiche della popolazioni


 La popolazione siciliana. Riveli e censimenti

A= popolaz. senza Pa e Me; B=pop di Me+Pa

C=pop. siciliana senza il clero; D (clero)  stima.

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                   A               B               C              D     

1505       502.761       46.385       549.146      22.000       571.146

1548       671.560     101.890       773.450      31.000       804.450

1570       787.292      117.233      904.525      36.000       940.525

1583       801.401     150.000       951.401      38.000       989.401

1593       730.770     179.000       909.770      36.400       946.170

1606       831.944     220.727     1.052.671     42.000    1.094.671

1616      860.503      226.818     1.087.321     43.000    1.130.321

1624      859.921      243.417     1.103.338     44.000    1.147.338

1636      888.062      205.000     1.093.062     44.000    1.137.062

1651      873.742     205.000      1.078.742.    43.000    1.121.742

1681      949.309     177.279      1.126.588     45.000    1.171.588

1714      922.781     175.382      1.098.163     44.000    1.142.163

1747   1.136.686     172.893      1.309.579     50.000    1.359.579

1806   1.360.895     223.854      1.584.749              0    1.584.749

1831   1.684.316     257.250      1.941.566              0    1.941.566

1861    2.094.627     297.789     2.392.414              0    2.392.414

NOTA

Come leggere la tabella

la seconda colonna riguarda la popolazione effettivamente densità secondo i dati dei riveli, con l’esclusione dei dati di Palermo e Messina sino al 1861; i dati di queste due città sono riportati nella terza colonna mentre nella quarta colonna, con un rapporto costante del 4% sulla terza colonna, viene attribuito fino al 1747 al clero (costante). Nei censimenti successivi il clero e’ compreso.


Avviene

 La presa di distanza dal centrosinistra del M5S non è iniziato certo adesso. Non firmare il referendum sulla cittadinanza è stato un passaggio che hanno notato a più livelli, così come essere rimasto a distanza da sicurezza dalla sfida americana tra Kamala Harris e Donald Trump.

 A Conte, a quanto pare, non dispiacerebbe rifare un governo con Salvini.


Si parla tanto del Sistema Sanitario

 Ruolo del livello locale (2)

 Al livello locale il SSA (Servizio sanitario nazionale) è rappresentato dalle aziende che erogano le prestazioni. Queste sono rappresentate da operatori del gruppo pubblico regionale (Asp) o dalle aziende ospedaliere (Ao).

  Le Asp (Aziende sanitarie
provinciali)
, hanno sostituito le Asl:
 una per ogni provincia e gestiscono
 anche gli ospedali minori del
territorio palermitano, messinese
 e catanese e tutti i
nosocomi delle altre sei province.
 Le Asl, sono enti dotati di personalità giuridica, di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica. Ad esse è attribuita la funzione di garantire i livelli essenziali di assistenza, a organizzare l'assistenza sanitaria nel proprio ambito territoriale e di erogarle sia attraverso strutture pubbliche o private accreditate.

Per assolvere alle sue funzioni l'ASL si avvale:

)( per l'assistenza territoriale

- di ambulatori e laboratori per le attività specialistiche (cliniche, di laboratori e di diagnostica strumentale),

- strutturew territoriali: centri di dialisi ad assistenza limitata, stabilimenti idrotermali, centri di salute mentale, consultori materno infantili e centri distrettuali:

.strutture territoriali come centri di dialisi ad assistenza limitata, stabilimenti idro idrotermali, centri di salute mentale, consultori materno infantile e centri distrettuali;

- strutture semiresidenziali come, per esempio, i centri diurni psichiatrici;

- strutture residenziali quali le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e le case protette;

- i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che in quanto convenzionati con il Ssn, rivestono un ruolo di governo e indirizzo della domanda e di erogazione dell'assistenza di base.

)( per l'assistenza ospedaliera, dei presidi ospedalieri a gestione diretta delle ASL (Asp)

   Le aziende ospedaliere, costituiti in aziende di rilievo regionale o interregionali, in considerazione delle loro caratteristiche, erogano prestazioni (pronto soccorso, ricovero ordinario, di day hospital, di day surgery, di riabilitazione, di lungodegenza etc.) e, in taluni contesti, di prestazioni territoriali di specialistica ambulatoriale.

  Per quanto attiene le strutture territoriali delle Asl si aggiungono le strutture private accreditate. 

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venerdì 1 novembre 2024

Notizie giornalistiche

Corriere della Sera

 9 milioni all'anno per gli alloggi dei poliziotti italiani in Albania: hotel a 4 o 5 stelle con accesso al mare, piscina e spa

di Rinaldo Frignani

La società Raffaello Resort di Shengjn metterà due strutture per gli agenti italiani in Albania per il servizio di vigilanza nei centri migranti. 

Hotel a quattro e cinque stelle, anche con spiaggia privata, per i poliziotti impegnati nei servizi di vigilanza nei due centri per migranti italiani in Albania, a Shengjn e a Gjider.

È quanto prevede il ministero dell’Interno per i 295 agenti, di varie forze di polizia, nell’ambito dei servizi connessi alla missione albanese per una spesa complessiva annua di 9 milioni di euro. In pratica ogni operazione della sicurezza costerà 80 euro al giorno. Da quanto emerge dai documenti del Dipartimento di pubblica sicurezza visionati dall’agenzia LaPresse, si tratta di un’aggiudicazione di un appalto per «un servizio di alloggiamento in camere singole alberghiere con ristorazione e servizi connessi per la durata di dodici mesi per una spesa massima stimata in 8.897.200 Euro».

In questo accordo la società Raffaello Resort di Shengjin metterà a disposizione due strutture, il Raffaello Executive e l’Hotel Comfort, entrambi sul mare con centro benessere, piscina e ristorante. Vitto e alloggio insomma per il personale della sicurezza italiano saranno assicurati in questi due complessi turistici sulla costa. Previsto anche l’utilizzo del ristorante Comfort a family. Nel protocollo è anche previsto un altro albergo, il Raffaello Lake, che potrebbe essere utilizzato dopo un sopralluogo al termine dei lavori di edificazione.

Nei giorni scorsi, oltre alle polemiche collegate alle decisioni dei giudici del tribunale civile di Roma di non riconoscere il trasferimento dei migranti provenienti da Paesi sicuri in Albania con l’ordine di rimetterli in libertà, c’erano state anche quelle da parte di alcuni sindacati di polizia sugli alloggiamenti previsti per gli agenti impegnati nella trasferta albanese, dove i due centri sono sotto le dirette dipendenze della Questura di Roma.

Il futuro e le sfide



  Ieri in Emilia, oggi in Catalogna
 Nessuno è in condizione di azzardare un’ipotesi o disegnare un domani biologico e ambientale della nostra specie. Le preoccupazioni si giustificano considerando l’evoluzione demografica dell’ultimo secolo, la sempre più rilevante scarsità di risorse di base, l’accumulo di polluenti (=sostanze inquinanti) non biodegradabili nei diversi ecosistemi, l’erosione della biodiversità e le tante compromissioni di macrosistemi portate avanti dall’uomo.  
  Ignorare o mistificare questi dati significa non comprendere l’urgenza e ritenere che l’uomo sia completamente slegato e indipendente dal suo ambiente. Per la prima volta i problemi che minacciano l’umanità non sono dati da fattori estranei, esterni, bensì dal modo in cui l’uomo da se stesso dispone la sua presenza sul pianeta.

Tragedie come quella dell"altro ieri
in Catalogna
sono quasi sempre frutto
dell’incontro di più fattori:
riscaldamento globale, sfortuna,
gestione del territorio,
 (mal)funzionamento dei sistemi
di allerta rapida.
 Quanto accade in queste ore in Spagna (nella Catalogna) devastando e provocando gravissime inondazioni e molte (migliaia?) di vittime, svela ancora una volta i limiti delle nostre società, compresa quella italiana, basate sull’illusione che la tecnologia da sola basti a contenere la forza della natura, senza la necessità di una politica  di seria protezione ambientale. 

   Solo la casualità meteorologica ha evitato che la già grave alluvione nel Bolognese di pochi giorni fa non sia stata una catastrofe simile.
  Di fronte ad autentiche cascate di pioggia la rete idraulica, ma più in generale la sistemazione del territorio di vaste aree del nostro territorio italiano compromesso da un’irrefrenabile cementificazione e dall’abbandono delle campagne nelle aree interne, sono inadeguati e necessitano di sempre più urgenti interventi infrastrutturali per non lasciare il Paese alla mercé dell’estremizzazione degli eventi atmosferici.

  La politica sappia: "la manutenzione del territorio è la prima opera pubblica, di cui si ha estremo bisogno!”.

Pagine di Storia, cultura e natura, (1)

 Giuseppe Giarizzo, (Nacque a Riposto, in provincia di Catania, l'8 novembre 1927 – Catania, 28 novembre 2015). 

  E'  stato uno degli storici italiani più importanti e produttivi della seconda metà del secolo scorso e dei primi anni di questo secolo: la sua ricerca storica ha toccato temi centrali della storia culturale, sociale e politica non solo dell’Italia ma di tutta l’Europa moderna. La sua ricchissima produzione scientifica (più di 800 pubblicazioni) riguarda e interessa non solo gli studiosi di storia, ma anche storici della filosofia, economisti e sociologi – nonché ovviamente politici e uomini di cultura.


Scrisse

Sull'ambizione di potere dei piccoli e grandi uomini

Nella storia piccola come nella grande, l'ambizione di potere può variare di grado non di natura: c'è nell'un piano come nell'altro una differenza altrettanto grande tra chi vede nel potere una fonte di profitto personale e chi aspira ad esso come strumento per la realizzazione di fini generali che comportano il successo pratico di quella che si considera la parte più avanzata del paese.

Alla base della lotta per il potere sta, nella storia piccola come nella grande, il processo complicato della formazione della ricchezza e sopratutto della sua distribuzione.

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Il senso, l'indirizzo etico-politico d'una comunità, per piccola che sia, non si mutano inserendole in un diverso organismo politico e ideale: occorre mutare, eliminando o aggiungendo, taluni elementi delle sue strutture, cambiare certi rapporti di forza, se si vuole che altre soluzioni prevalgano.