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lunedì 28 febbraio 2011

Dentro i conti della Regione

Dentro i conti della regione
I fondi europei previsti dal Po 2007/13 a disposizione, mobilitabili, dalla Sicilia complessivamente, ascendono a 18 miliardi di euro.
A distanza di quattro anni, dall’inizio del Piano, doveva essere spesa almeno la metà dei 18 mld programmati, cioè 9 miliardi. I quattro centri di spesa (Programmazione, Agricoltura, Formazione e Pesca), hanno speso solamente il 2,5% dell'importo (450 milioni), meno di un miliardo quindi.  Le somme impegnate, inserite in progetti, raggiungono appena il 9,58%, col probabile rischio che alla scadenza del 2013 resteranno inutilizzabili.
Con questo comportamento tutta la macchina dei fondi comunitari è bloccata con gravissimi danni per l’economia siciliana che perde importi rilevanti negli investimenti e nelle opere pubbliche e fa aumentare a dismisura la disoccupazione, soprattutto quella giovanile.
Il governatore Lombardo, di fronte al malgoverno, si tira indietro: "la spesa pubblica è affidata ai dirigenti, sono loro che devono attivarsi".
In qualsiasi altro paese questa risposta avrebbe sollevato la rivolta dei cittadini, da noi invece pure il partito che doveva garantirci una ferma Opposizione si fa in quattro per difendere Lombardo.
Quei dirigenti incapaci ed incompetenti sono stati messi lì proprio da Lombardo, che verosimilmente ha precedentemente cacciato via qualcuno che essendo competente non era ligio ai doveri della "corte".
Intanto che quei fondi aspettano di essere utilizzati, si fanno con essi, c'è da scommettere, le famose anticipazioni per le spese correnti: assistenzialismo-clientelismo.
Avere 9 mld di euro disponibili (ed altri 9 impegnati, ma non spesi), qualunque possa essere la motivazione, con la penuria di liquidità che vi è in Sicilia, con l'arretratezza del contesto regionale, è semplicemente un comportamento socialmente e politicamente  inquietante. E' vero che non vi sono sanzioni penali, ma è anche vero che la coscienza civica, per chi ce l’ha, dovrebbe intervenire per impedirlo.

Purtroppo siamo in Sicilia.

Flash sulla nostra Storia

La masseria di Vaccarizzo appartiene ad una tipologia di caseggiato rurale a struttura definita, presente in forme analoghe in tutte le province dell'isola. Non per questo ovviamente ha aspetto o dimensioni standardizzate.
E' sorta in epoca in cui l'insicurezza nella campagna regnava sovrana e per fronteggiare, militarmente, le scorrerie dei malavitosi. Preposti alla sua sicurezza, e più complessivamente all'intero latifondo del barone locale (che avremo modo di constatare in più periodi della storia moderna è stato di casato diverso dal barone di Contessa), erano i "campieri".

Flash sulla nostra Storia

I decreti entellini hanno tutti a che fare con il ritorno in patria degli abitanti di Entella e la riorganizzazione della città, in seguito a vicissitudini belliche. La loro datazione, secondo gli studiosi della Scuola Normale di Pisa, viene fatta risalire agli anni della prima guerra punica (264-241 a. C.) od a quelli immediatamente successivi.
tavola n. 2
ejpi; ajrcovntwn

Aj rtemidwvrou
Eijevlou
kai ; Gnaiov u Oj ppivou,
Panavmou
nemhnivai.
ejpeidh; dia; tevlou" aJmi`n
oi J Ej nnaio` i eun[ ooi v enj ti, kai;
a"~J enj tai` idj iav i hj~me", kai ; ejpei;
ejk ta`" ijdiva" ejxepevtome"
kai; ejplanwvmeqa, parakalou`
nte" kai; dekovmenoi
kai; povli kai; cwvrai, e[doxe
ta`i boula`i kai; ta`i aJlivai
ei[mein aujtoi`" eu[noian kai;
ijsopoliteivan poti; to;n da`-
mon twn` Ej ntellinv wn kata;
panto;" crovnou. to; de; aJlivasma
tou`to oiJ a[rconte"
ej" cavlkwma gravyante"
ajnaqevntwn ej" to; bouleuthvrion.

traduzione curata dalla Scuola Normale di Pisa
Sotto gli arconti Artemidoros figlio di Eielos e Gnaios figlio di Oppios, il primo del mese di Panamos. Poiché da sempre gli Ennensi ci sono benevoli (sia fino a quando eravamo nella nostra terra sia dopo che dalla nostra terra fummo cacciati e privati di una sede fissa), invitandoci e accogliendoci sia nella città sia nel territorio, è stato deciso dal consiglio e dall’assemblea che essi godano per sempre di benevolenza e di isopolitia con il popolo degli Entellini. Questo decreto gli arconti pongano nel bouleuterion dopo averlo fatto incidere su tavola di bronzo.

domenica 27 febbraio 2011

La Felicità. Secondo la scienza economica

Adamo Smith
Spesso si ritiene che gli economisti, gli studiosi dei fenomeni socio-economici, hanno a che fare sempre con i numeri e con questioni materialistiche, e che siano aridi nello sviluppare le loro argomentazioni. Così non è. Essi analizzano, è vero, le condizioni che possono condurre al conseguimento del benessere materiale ma anche quelle per conseguire la felicità interiore.
 Il filosofo ed economista John Stuart Mill scriveva che la felicità non si raggiunge se la cerchiamo ma solo indirettamente, dedicando la vita a una missione culturale, artistica o alla cura di altre persone. Sentendosi, in pratica, parte di una comunità.
 E un altro filosofo ed economista, lo scozzese Adam Smith, diceva che si diventa felici solo quando ci si cura del benessere altrui.
 Entrambi sottolineavano, quindi, che la soddisfazione di vita deriva da una prassi, da un comportamento, e non dall'autoimposizione di uno stato d'animo.
  Entrambi non furono religiosi, ma pervennero alla medesima conclusione del messaggio evangelico.
  La felicità intravista dagli economisti, come quella indicata dai testi biblici, esige  la responsabilità, l’onestà, la frugalità, l’abilità e l’auto-controllo.

Ci riscatteremo mai dal "clientelismo" se tutti confidiamo nell'aiuto di un 'altolocato' ?

Riflessione nel 150° dell'Unità
La Sicilia è arretrata sul piano socio-economico non perchè il Nord, oppure Roma, tratta male la nostra terra ma per la semplice ragione che la classe dirigente dei siciliani ha sempre avuto la bussola guasta:  pochi dei politici siciliani hanno puntato allo "sviluppo", alla "crescita" della società; la maggior parte della classe dirigente ha puntato semplicemente alla  conservazione del potere per il potere, al consenso facile, all'amicizia  dei siciliani in vista di poter durare il più allungo possibile, al clientelismo spudorato -per dirla in una parola-.
La classe politica repubblicana (della prima e seconda Repubblica) si è collocata in continuità con il "regime di controllo" del fascismo e quella fascista in continuità con l'ascarismo del periodo liberale. Ovviamente gli ascari non erano altro che i continuatori dei "baroni", anzi per essere più precisi erano coloro che avevano puntato all'Unità al fine di dare la sensazione di "cambiare" perchè tutto restasse come nel precedente periodo baronale.
Cassa per il Mezzogiorno, Interventi speciali, Fondi Fas, sono stati, nei decenni passati, concepiti per sviluppare, far crescere il Sud, ma sono di fatto serviti per alimentare il malgoverno, la corruzione e l'arretratezza.
Mai nessuno, purtroppo, è finito in galera per avere distratto i fondi per gli investimenti, per le infrastrutture, a finalità di spese correnti, di assistenzialismo e di corruzione diffusa. La Corte dei Conti ci informa, in questi giorni, che la corruzione ha -di gran lunga- superato le vette di "tangentopoli", ossia che la corruzione in Italia non ha pari in nessun paese europeo (neppure negli ultimi arrivati dell'ex blocco sovietico).
Nel 1989 la Repubblica Federale di Germania, in seguito al crollo della Germania Orientale, si ritrovò ben cinque Lander da integrare e le cui condizioni socio-economiche erano ben più disastrate del Sud Italia. A distanza di poco più di un ventennio dal crollo del muro, l'ex Germania dell'Est vive un tenore di vita e condizioni ambientali-economiche in taluni casi superiori alla media nazionale tedesca.
I Siciliani potranno riscattarsi solamente quando si rimboccheranno le maniche, grideranno ladro al ladro, corrotto al corrotto, mafioso al mafioso, incompetente all'incompetente.
Col parassitismo diffuso, ben oltre i limiti che ciascuno di noi può immaginare, non si può assolutamente essere "diplomatici".
 Sono' vomitevoli i discorsi da bar, gli articoli di giornali misericordiosi su Cuffaro 'santo', 'santo' perchè ha accettato senza discutere la sua condanna definitiva emessa -a distanza di dieci anni dai fatti- dalla Corte di Cassazione.
No, non è questa la via del riscatto per la Sicilia !  I martiri dei siciliani sono ben altri ! e purtroppo non è facile fra noi sentire espressioni di misericordia nei loro confronti. Ogni volta che un vero martire è caduto sotto il piombo dei mafiosi, da noi (sta scritto sul libro di Anton Blok) si usa dire "se l'hanno ammazzato, qualcosa avrà compiuto".
Chi ha saccheggiato le risorse pubbliche deve solo avere la commiserazione, ed il disprezzo umano, e nient'altro.
 Ma torniamo -nei 150 anni dall'Unità- a come gareggiare col resto del paese.
 Se nel 1989, quando la Germania iniziò, avviò, la politica economica di "crescita" dei suoi territori dell'Est il governo italiano avesse imitato quelle iniziative, probabilmente da noi avrebbero sortito effetti diversi. Probabilmente i finanziamenti per lo "sviluppo" li avremmo destinati al "clientelismo", agli sperperi, ai "corsi di formazione fasulli" etc. etc..
 Sta qui il problema. Il nostro problema è culturale: per decenni abbiamo scelto presidenti della Regione che hanno accumulato condanne, indagini e odori di mafia. Se costoro incappano nei rigori (si fa per dire) della legge, insinuiamo, con i modi siculi, che in fondo erano brave persone.
Sono proprio questi comportamenti culturali di massa che fanno capire come siano piene di vuote parole le intenzioni collettive di riscatto.
Se l'Europa corre, è assurdo che in Sicilia ci affidiamo ancora al "clientelismo" parassitario.
La strada non può che essere quella di essere irriverenti con i tanti mascalzoni che si occupano delle risorse pubbliche, e che ironia della sorte vengono scelti dai siciliani.

La Banda larga in parole povere .................di Nicola Graffagnini

Secondo gli esperti del settore, la banda larga è il futuro della società, sono chiamate anche le autostrade virtuali dell’oggi e del domani, per cui basta disporre di poche attrezzature per mettere in rete i propri prodotti, i propri luoghi, le proprie idee, ecc. …
Semmai in seconda battuta, intervengono poi i grossi provider e le Agenzie di Comunicazione che servono a razionalizzare l’offerta, a regolare il messaggio e a renderlo più visibile e appetibile. Vi sono poi i manager della comunicazione che offrono la consulenza per offrire in modo articolato i prodotti, economizzare i costi e garantire i profitti. In questo crogiolo di continue ed esaltanti novità si trovano le tracce di percorsi virtuosi fatti da Aziende ma anche da piccolo Comuni che hanno superato invalicabili distanze mediante l’offerta in rete dei propri prodotti.
Collaborando con un grande Blog nazionale, da tempo mi sono accorto, ad esempio che il portale di un Comune o di una Azienda virtuosa in quel senso… è immediatamente leggibile … e ha dei parametri di colore e di settori che emanano calma e sicurezza, l’improvvisazione e la sciatteria sono anche immediatamente visibili ed un turista che si trova nella città vicina e vorrebbe visitarti, già dal proprio Hotel, come abbiamo visto può collegarsi gratuitamente col sito che vuole visitare per farsi un programma preventivo e in questo caso, la professionalità del web master che lo ha programmato è assolutamente determinante. Nulla è lasciato al caso con le nuove tecnologie, spero di rintracciare un appunto su un Comune dell’Aspromonte che investendo su una rete civica ha determinato buona parte di sviluppo dell’economia del territorio.
NG

Chi ha paura di Internet ? ...... ..... di Nicola Graffagnini

Alcuni problemi sollevati da due interrogazioni pongono seri dubbi di violazione della privacy …


Una interrogazione dell’On.le Lanzillotta dell’API di Rutelli, solleva un problema legato a Internet.
Infatti la parlamentare interroga il Governo se risulta inserita nel decreto mille proroghe un comma che proroghi di fatto le norme derivanti dal Decreto Pisanu del 16.06.2005 emanate in tempi di allarme antiterrorismo ( fatti metropolitana di Londra ) emesso per limitare Internet per motivi di sicurezza, limiti che se ulteriormente prorogati sine die, possono costituire di fatto una barriera antistorica per l’estensione della rete che ancora oggi non è ad accesso libero.
Infatti il Ministero dell’Interno tiene sotto monitoraggio la rete, che rappresenta ormai un settore nevralgico delle comunicazioni tecnologiche in continua crescita ed espansione.
Maroni – Ministro dell’Interno replica nella risposta che risultano abrogate le norme sia sul monitoraggio degli utenti, sia per l’archiviazione dei dati relativi, quindi le norme richiamate dall’interrogante sembrano prive di fondamento.
Sempre in materia di comunicazioni Internet … riporto l’interrogazione dell’on.le Zazzera di IDV che chiede di sapere se risponde al vero la notizia pubblicata su L’ESPRESSO del 28.10.2010, relativa ad un Patto esistente tra la Polizia postale italiana e Facebook ed altri social network, che limita l’accesso a circa 19 milioni di utenti italiani o lo controlla, senza passare per il controllo preventivo della Magistratura.
Se risultassero vere le notizie pubblicate da L’Espresso, si tratterebbe di continue violazioni della Legge sulla privacy operate della polizia postale, senza alcun controllo.
Il Ministro per i rapporti col parlamento Elio Vito, in sede di replica, sostiene che il Ministero dell’Interno, tramite la polizia postale delle comunicazioni, assicura il monitoraggio per la violazione delle norme antiterrorismo, in contatto con Facebook per ottenere dati senza necessità di rogatorie internazionali. Il Dipartimento della pubblica sicurezza può aver ricercato contatti diretti con Dirigenti di Facebok per favorire un canale di comunicazione diretto per comunicare in caso di bisogno, ma senza alcuna violazione della Legge o delle procedure richiamate.
Zazzera ritiene che la risposta del Ministero sia solo “rassicurante”. Ma nella notizia de L’Espresso, è un Ufficiale dei carabinieri che parla di violazione della privacy operata dalla polizia postale, qualora ponga sotto osservazione siti e messaggi senza preventiva autorizzazione della Magistratura. Occorre controllare la veridicità della notizia ormai fuoriuscita …per evitare il presunto controllo della circolazione delle idee, che sembra duri da anni.
Qui terminano i fatti sollevati dalle due interrogazioni, ma le notizie su eventuali e presunti controlli di internet e di social network a partire da Facebok si rincorrono da anni e fanno il paio con la sensazione che appare concreta se si mettono insieme, spezzoni di dichiarazioni e spunti di discorsi ripresi qui e là, uditi nelle ultime settimane anche nelle due Camere, durante il dibattito, muro contro muro sul Decreto mille proroghe.
E’ per esempio il caso delle dichiarazioni di Catricalà, Autorità Garante delle comunicazioni che raccomanda: “ tempi rapidi in Italia per la banda larga, per cui si parla di una Società a tre, Telecom, privati e lo Stato. Per il bene del Paese occorre fare sistema su questo nevralgico settore dell’innovazione della comunicazione”.
De Benedetti, editore de La Repubblica, interrogato durante un recente dibattito, dichiara che l’investimento nella banda larga per l’importanza strategica delle comunicazione tecnologica è più urgente delle autostrade, tra l’altro mentre Bruxelles ha chiesto l’obiettivo 100% di estensione della banda larga nel territorio italiano entro il 2011.
E sembra ormai di dominio pubblico che nel passaggio tra il Governo Prodi e Berlusconi di due anni fa, sia stato cambiato in fretta e furia il crono programma e il piano economico della Banda larga ove erano allocati 800 milioni disponibili, pare che Tremonti ne abbia lasciati appena 100 milioni e solo sulla carta, tanto che si sono fermati i cantieri di lavoro già avviati in più città. Il sospetto avanzato da molti, sembra emergere dagli interessi minacciati di Mediaset, che ad ogni svolta cruciale del Paese, fa capolino col suo portato di grande conflitto di interesse per il Capo di Governo.
Secondo Neelie Kroes, Commissaria per L’Agenda digitale UE è doveroso agire in fretta. Infatti innalzare lo sviluppo dell’alfabetizzazione digitale può contribuire al rilancio economico del Paese, due buoni motivi per liberalizzare il Wi-Fi in Italia, tra l’altro dobbiamo ancora allinearci agli standard di telecomunicazione europei.
Dati:
il 39 % delle famiglie italiane possiede una connessione Internet a banda larga, contro la media europea del 56 % . ( Istat 12/2009 )
La rete wireless ( senza fili ) non sarà sufficiente ma sarà un passo avanti, poi occorre il potenziamento delle reti, servono infrastrutture per raggiungere le aree non ancora coperte dalla banda larga e aumentare l’efficienza dei collegamenti esistenti.
Si va dall’estensione della fibra ottica ( grandi città ) al passaggio alla banda ultra larga ( NGO, Next Generation Network ) per cui esiste un protocollo d’intesa sottoscritto dagli operatori del mercato. Una soluzione di compromesso da tenere sotto controllo …. , ha ricordato Catricalà nella sua relazione.
Secondo Antonio Capone, docente di telecomunicazione al Dipartimento di Elettronica del Politecnico di Milano, “esiste una variante interessante, il Wi-Fi Mesh, che con una capacità di collegamento a lunga distanza è già utilizzata nelle aree rurali. Spesso nei piccoli paesi è l’unica risorsa per accedere a servizi INTERNET a larga banda, di fatto è una tecnologia meno costosa di tante altre e i Comuni riescono a garantire il servizio alla cittadinanza senza svenarsi”.
In Italia è ancora raro potersi collegare a Internet tramite Wi-Fi all’aperto o nei luoghi pubblici, infatti i punti di accesso… gratuiti … sono poco più di 4 mila ( 4.207 il totale degli hot spot pubblici, per lo più alberghi, dove i clienti si collegano con un codice fornito all’arrivo ) contro i 30 mila della Francia e i 20 mila della Gran Bretagna. E il problema, come abbiamo visto con l’Interrogazione Lanzillotta è di natura burocratica. Dal 2005 infatti il cosiddetto Decreto Pisanu, richiamato, impone a chi installa un impianto, una serie di procedure impegnative per identificare chi vi accede. Ma il Decreto, sempre rinnovato col Mille proroghe, nel 2011 finalmente non sarà più in vigore, in modo che da noi come negli USA e nel resto… d’EUROPA, navigare in mobilità con un computer o un telefonino sarà più semplice.
Per i proprietari degli impianti, cadrà l’obbligo di possedere una apposita specialistica licenza, rilasciata dalla Polizia Postale, intanto a Londra, la connessione Wi-Fi è quasi collaudata anche nei treni della metropolitana … sembra un paradosso del tutto italiano … se si considera che il Decreto Pisanu fu varato come misura di sicurezza dopo gli attacchi di AlQaida nella metro londinese!
Allora è giustificato l’interrogativo, a chi fa paura Internet ?
NG

sabato 26 febbraio 2011

In Sicilia arriverà mai la Primavera ?

Propagini di Monte Genuardo ricoperte di neve
Probabilmente siamo alla svolta dell’inverno, all’ultimo colpo di coda: il termometro è vicino allo “0”. Questa mattina è caduta la neve ma si è subito sciolta. Solo le pendici più alte di Monte Genuardo sono ricoperte.
In queste ore di freddo, di bassa temperatura, è facile pensare che dopo il punto più basso (almeno nella nostra zona) non si può ulteriormente scendere: la primavera, la speranza, il risveglio della natura sono vicini.
E’ il ciclo della natura viene da pensare, ma analogo è il ciclo  dell’uomo che vive aggregato in comunità: quando si tocca terra (come capita alla Sicilia dei nostri giorni) è verosimile che la rinascita sia vicina, solo che i siciliani lo vogliano e non si lascino infatuare da uomini della Provvidenza.
Perchè arrivi la Primavera basta infatti scaricarsi dei parassiti (clientele), degli affaristi (connessione mafia-politica), degli incompetenti (posizionati nei posti che occupano per fare da “servi” ai loro padrini).
I passaggi per ritrovare la strada della speranza non sono poi così difficili, se è vero che altri popoli, altre regioni, sono usciti da tempo dal mondo dell’ignoranza, della subordinazione e dal mondo dell’inciviltà.
E' dai primi di gennaio che nella zona di
Contessa Entellina il mandorlo è in fiore
Se pure la natura cambia, sa mostrare le punte più alte dopo le punte più basse, perché la Sicilia deve ancora stentare a liberarsi dalle mille pastoie che fanno comodo ad una decina di presunti uomini forti ?
Possiamo continuare a dipendere da questo o da quell’altro. Possiamo ancora legare le nostre speranze a questo o a quell’altro. Possiamo continuare a sperare oggi in Cuffaro, domani in Lombardo, dopodomani in altri personaggi squallidi: ma la Primavera non arriverà mai.
Ognuno di noi non deve di certo fare la rivoluzione come avviene in questi giorni in Nord Africa, è sufficente che impari a denunciare su internet e non solo, a raccontare, a disgustarsi del parassitismo, dello sperpero, della prepotenza delle istituzioni -che appartengono a tutti e non di certo a chi transitoriamente le sta gestendo-: è questa la Primavera.
Che stupidità quella di pensare che Cuffaro, Lombardo, D'Alema, Berlusconi siano la soluzione !
 La soluzione è nel saper trovare in se stessi la capacità di disgustarsi per ogni piccola ingiustizia (fosse pure la più ininfluente) e nel riuscire a raccontarla in giro; la soluzione è nel sapere (meglio dire: volere) rendere di dominio pubblico ciò che ci viene dato -dalla pubblica amministrazione- grazie all'intervento dell'onorevole, dell'assessore e così via e non perchè ci competeva per "legge". Quando riusciremo a pretendere "diritti" e non "favori" avremo fatto un grande balzo in avanti.
Se sapremo tutti, non in pochi -i soliti pochi-, disgustarci dei "favori" degli "amicila Primavera sarà dietro l'angolo.
Dalle piccole cose nascono le grandi cose.

Quando viene a mancare un amico ....... di Nicola Graffagnini

Articolo del Giornale di Sicilia del 26.02.2006
attestante l'impegno di Papas Vito per la
salvaguardia del prezioso monumento della
Chiesa della Martorana
Avrei voluto scrivere qualcosa appena ricevuta la triste notizia della improvvisa dipartita di Papas Vito e invece mi ricordo che al telefono, all’amico che mi comunicava la notizia, continuavo a ripetere: “ Era l’ultima cosa che avrei voluto sentire” e quasi per sincerarmi di persona della assoluta verità della notizia mi recai subito, quel giorno alle 14 alla chiesa della Martorana, per vedere coi miei occhi e toccare con le mie mani ….
Eppure era proprio così … e al fratello Lino, mio compagno di scuola media a Piana, che mi raccontava della notte …insonne, continuavo a ripetere come un disco rotto ,… “era l’ultima cosa che avrei voluto sentire “.
Sono infatti rimasto molto colpito dalla morte improvvisa non solo dell’amico e dell’uomo di cultura di vaste relazioni, ma anche del Parroco che da anni si batteva per il restauro completo del gioiello della Martorana, finalmente giunto in porto e non per ultimo del nostro Vicario Vescovile su cui molti della mia generazione avevano riposto “ fondamentali speranze” per le sorti della nostra storica Eparchia di Piana degli Albanesi, vissuta da noi quale “baluardo” per la difesa non solo del rito greco-bizantino ma delle nostre peculiarità di Lingua e di tradizioni, scossa negli ultimi tempi dai venti ondivaghi delle gerarchie vaticane.

Da sinistra: papas Nicola Bufalo, Nicola
Graffagnini e papas Vito Stassi
Sono rimasto parecchio a rimirarlo e a pregare, ritornando con la memoria agli anni 1960-61 in cui ci siamo conosciuti a Roma, infatti ogni Domenica noi Seminaristi da Grottaferrata si andava a San Pietro per il Concilio Ecumenico con i Seminaristi del collegio greco, ove si trovava a frequentare Teologia, Papas Vito e anche Papas Cola, ritratti con me nella foto a San Paolo fuori le mura.
Mi ricordo ancora della mia prima volta in San Pietro…. , uscendo dalla porta della Sacrestia, mi accorsi che alla mia destra non c’era una colonna cui appoggiarmi ma la gamba sinistra di una Guardia Palatina e tanto fu il mio stupore che mi fermai a guardarlo dal basso verso l’alto bloccando tutta la fila dei miei compagni, eppure non ero proprio basso di statura….
Pian piano la Chiesa si riempiva dei suoi parenti più stretti che arrivavano da Piana e dei suoi amici ancora scioccati visibilmente come me per la improvvisa notizia e allora con una parola o una frase riuscivamo a dare l’idea dell’amico e non solo dell’uomo di Chiesa che a sentire la sorella sembrava di essersi addormentato quasi sorridente.
E a pensarci bene, quanti lo abbiamo conosciuto più da vicino, penso che lo ricorderemo proprio così sorridente …e aperto per il suo caratteristico approccio pro-sociale che riceveva chiunque gli mandavi per un aiuto particolare e come dice la mia amica Giuseppina Cuccia, sapevi che c’era e anche se non andavi molto spesso a Messa alla Martorana, quando riuscivi ad andarci ti accoglieva come sempre, senza mai fartelo pesare.
Da parrocchiano mi sono voluto sposare alla Martorana e vi ho portato i miei due figli prima al fonte battesimale e poi al corso di preparazione al catechismo e anche in tale occasione il Parroco amico ti dispensava qualche consiglio pedagogico ben fondato, ad esempio quello di non distaccare i figli dal gruppo dei coetanei ma comprendendo nel contempo le motivazioni della mia scelta intese a favorire in loro la formazione del senso di appartenenza alla comunità.
C’erano tanti parrocchiani raccolti in preghiera e accanto a me vi era seduta una Signora che ogni tanto rifletteva con me su qualche aspetto dei carismi di Papas Vito e convenivamo reciprocamente su alcuni aspetti in particolare. Diceva la mia interlocutrice: “ sembrava una roccia a cui guardare per ricevere certezze e aiuto, aveva il dono del discernimento, sembrava che sapesse di già che cosa gli andavi a dire .”
NG

Il Federalismo, di per sè, non è una brutta bestia

Da noi c'è una idea diffusa che il Federalismo, provenendo da Bossi, dalle esigenze delle regioni del Nord, è di per sè "brutta cosa". In Sicilia è vero che, di recente, sono arrivati meno trasferimenti, ma il clientelismo, la mala amministrazione degli enti locali, la disastrata burocrazia regionale, un ceto politico di scarso livello hanno fatto peggiorare il suo stato economico-sociale in relazione a quello delle regioni del Nord. In uno dei prossimi giorni riporteremo il contenuto di un Convegno svoltosi in una Università del Nord per capire come la classe dirigente di quelle regione vede tutto quanto avviene in Sicilia, a Palermo.
E purtroppo non c'è orgoglio di Sicilia che possa, onestamente, ammettere che i nordici sbagliano i loro giudizi sulla nostra pseudo classe dirigente.
Il federalismo (prescidendo dalla versione su cui sta lavorando l'attuale governo) abbatterà il clientelismo ed emarginerà gli amministratori locali di vecchia mentalità, quelli che promettono un posto o una consulenza a 100 persone sapendo di poterne soddisfare due o tre. Quelli che favoriscono gli appalti truccati (e non sono pochi), quelli che promettono stabilizzazioni e posti ai galoppini pur sapendo che i posti sono finiti. Tutti costoro verranno cacciati perché non ricevendo più trasferimenti da Stato e Regione su base storica, ed avendo dei costi di gestione enormemente superiori al fabbisogno reale, saranno costretti ad aumentare le imposte locali e a stringere i freni su evasione e morosità.
 Al loro posto i cittadini sapranno (dovrebbero) scegliere amministratori onesti e capaci che non promettono più quello che promettevano i precedenti, ma che operano avendo come guida lo sviluppo del loro territorio e come metodo quello della competitività. In altri termini saranno premiati gli amministratori più bravi, quelli che miglioreranno i servizi sulla base del Piano aziendale e, ove possibile, diminuiranno i balzelli locali. Dovrebbero prevalere quegli amministratori che sanno cosa sia un "Piano Aziendale". Ricordiamoci, ed in questo Blog siamo tornati più volte, che Sergio Parrino all'atto di insediarsi avrebbe dovuto presentare il "Piano di Mandato", ma non sapendo cosa fosse, ha letto ai consiglieri il programma di propaganda elettorale, che già aveva esposto in piazza nel corso dei tradizionali comizi.
Sarà difficile ingoiare l’amaro liquido per chi è abituato a scialacquare le risorse pubbliche, non sapendo programmare e non saperndo trarre il massimo beneficio dalle scarse risorse. Il federalismo obbligherà ad indossare l’abito rigoroso dell’efficienza e della professionalità facendo cacciare dalla porta incompetenti e disonesti.
Non è poco !
Ed è sbagliato lasciare questa bandiera solamente a Bossi.

venerdì 25 febbraio 2011

La Libia ci è "cara" .... con cinismo

La crisi politica nei paesi del Nord Africa, Libia in testa, fa sì che su molti media italiani più che descrivere il disaggio e le difficoltà di quelle popolazioni si parli del prezzo del petrolio che è balzato in alto.
Egoisticamente parlando, per gli italiani, il problema più grosso è infatti quello della dipendenza energetica del nostro paese dal mondo arabo. Gheddafi è stato amico personale, prima di D'Alema e poi di Berlusconi solamente perchè controllava i rubinetti energetici.
L’Italia ha condotto negli ultimi 24 anni una politica scriteriata: partendo dal referendum anti-nucleare del 1987, che impediva la ripresa dell’iniziativa fino a cinque anni dopo.
Dal 1992, dall'inizio della cosidetta nuova Repubblica, il discorso del nucleare poteva essere messo all’ordine del giorno. Ma né Berlusconi, né i Governi di transizione cosiddetti istituzionali, né quelli del centrosinistra, dal 1996 al 2001, né ancora Berlusconi dal 2001 al 2006, né Prodi nei successivi due anni, né Berlusconi in questi ultimi 32 mesi hanno rimesso seriamente al primo punto del fabbisogno nazionale l’energia alternativa, quella della Green economy.
Recentemente, finalmente, è stata costituita l’Agenzia per il nucleare, presieduta dall’oncologo Umberto Veronesi, più per il suo equilibrio e per la serietà personale che per la sua competenza. Il processo per arrivare alla costruzione di cinque centrali atomiche è disperatamente lento, tanto che forse neanche tra dieci anni sarà inaugurata la prima.
Bisogna, pertanto, rivolgersi alle energie alternative, la prima fra le quali potrebbe essere prodotta dai Rifiuti soliti urbani (Rsu), che come sappiamo bene da noi si ritiene sia solo materiale da interrare.
Vi è poi l’energia verde che proviene dai cereali, dalla canna da zucchero e da tanti altri vegetali.
L’energia solare stenta purtroppo a svilupparsi nonostante gli incentivi. 
Siamo, purtroppo, ancora succubi del petrolio ed in relazione a quanto succede in Africa ragioniamo più con logiche di di "economia" che di "politica". Obama, dall'altro lato dell'oceano, invece pare privileggiare la politica, ossia di coinvolgere quelle popolazioni nel processo della "democrazia".

A Papàs Vito ..... di Giuseppina Cuccia Lo Iacono

Një gjëmë! Un fulmine a ciel sereno ha lasciato esterrefatti tutti coloro che ti conoscevano. Come si potrà colmare questo vuoto? Alcuni ti hanno definito “esorcista”. Non è così. Eri solo una persona intelligente, colta, un vero psicologo che sapeva capire e sapeva leggere nell’intimo delle persone dando risposte giuste ad ogni domanda.
Battesimo di Francesco Lo Iacono
Papàs Vito, pur distante ti sentivamo vicino, sapevamo che in qualsiasi momento tu eri lì ad ascoltare e dare i giusti consigli. Con il pensiero ti vedevamo seduto dietro quella scrivania mentre accoglievi sempre tanta gente e sempre disponibile ad ascoltare. Quante volte, per non disturbarti, sapendoti impegnato postergavamo o una telefonata o un incontro. Ciò però non ci procurava alcun disagio perché sapevamo che eri lì e in qualunque momento ti potevamo trovare. E ora? Ora c’è il vuoto, e più passerà il tempo e più sentiremo la tua mancanza. Siamo molto tristi; i nostri occhi sono pieni di lacrime e, anche le parole più ricercate non possono esprimere quel che si prova dentro di noi. Chi prenderà il tuo posto? Chi avrà il tuo carisma ed essere pronto a sostituirti? Sante parole ha pronunciato l’Eparca della nostra diocesi Sotir Ferrara: ”Ci mancherà un grande dotto, una persona raffinata, un bravo cristiano, un bravo parroco”.
Battesimo di Luigi Lo Iacono
Tu sei stato il papàs sempre presente nella nostra famiglia: nei matrimoni di noi fratelli e sorelle, nei matrimoni dei nostri figli e dei nostri nipoti e, in ultimo, nei battesimi dei nostri piccolini.
Sei stato uno di famiglia. Con mio padre e mia madre hai avuto un rapporto come lo possono avere i genitori con un figlio. Loro ti hanno voluto bene e hanno trasmesso a noi il rispetto verso la tua persona. E, come tu ti sei ricordato sempre di loro, noi non potremo dimenticare te.
Papàs Vito, sarai sempre in cima ai nostri pensieri.
Un abbraccio fraterno da Giuseppina Cuccia Lo Iacono e famiglia.
Contessa Entellina, Febbraio 2011.

giovedì 24 febbraio 2011

La Sicilia che non funziona perche' i politici preferiscono il clientelismo al bene comune

In Sicilia operano undici Consorzi di Bonifica, di cui l'Alto Medio Belice e' uno. Ognuno di questi Consorzi mediamente ha 227 dipendenti, quattro volte in piU' della media nazionale. Questi consorzi il cui compito e' di gestire ed irrigare 67.000 ettari di terreno hanno accumulato in 20 anni 100 milioni di euro di debiti.
I Consorzi siciliani gestiscono 280 milioni di metri cubi di acqua che dovrebbero irrigare la campagna siciliana, ma 196 milioni di metri cubi di acqua, a causa della fatiscenza della rete di distribuzione (le condotte) si perde, ossia non assolve alla funzione prefissata.

mercoledì 23 febbraio 2011

Flash sulla nostra storia

Su esplicità richiesta di una nostra cara lettrice americana,
riporteremo -via via- i contenuti di ciascuna delle tavole bronzee di Entella
Tavola I°
Sotto gli arconti Artemidoros figlio di Eielos e Gnaios figlio di Oppios, il primo del mese di Panamos.
Poiché alcune città recarono aiuto per il sinecismo della città con grano – le une facendone dono alla città, le altre fornendolo – e mostrarono grande benevolenza verso il popolo degli Entellini e alla scarsità di grano sostituirono l’abbondanza, è stato deciso dal consiglio che quante fra le città recarono aiuto con grano o con denaro o con altro per il sinecismo della città godano per sempre di benevolenza e di isopolitia con il popolo degli Entellini; che siano invitati ai giochi e alla proedria; che i privati che aiutarono la città con grano per il sinecismo siano prosseni della città degli Entellini, essi e i loro figli. Ciò è stato deciso anche dall’assemblea. La comunità dei Petrini fornì 250 (?) medimni di grano. La comunità dei Kytattarinoi ne diede in dono 60 di grano e 50 + (?) di orzo. La comunità degli Scherini ne diede in dono 30 di grano e 30 di orzo. La comunità dei Makellinoi fornì (?) medimni di grano. I cittadini privati di Petra che ne fornirono sono questi: Theodoros figlio di Praton, sanneio, 150 (?) medimni di grano; Aischylis figlio di Praton, sanneio, 120 (?) medimni di grano; Herakleios figlio di Herakleidas 100 (?) medimni di grano; Arimnastos figlio di Simos 50 medimni, Sosandros figlio di Ariston 50 medimni di grano; Minatos Corvios, mamertino, 30 medimni di orzo. Questo decreto gli arconti pongano nel bouleuterion dopo averlo fatto incidere su tavola di bronzo.

martedì 22 febbraio 2011

E' iniziato il dopo


Fedeli attorniati alla salma di papas Vito
 Si sono svolti ieri, nella Cattedrale di Piana degli Albanesi, gli ultimi riti religiosi alla presenza della salma di papas Vito Stassi alla presenza, ancora una volta, di una numerosa folla. Alla loro conclusione la bara è stata accompagnata a spalla dai diaconi dell'Eparchia fuori dalla Chiesa per intraprendere il percorso verso il cimitero comunale.

IL DOPO PAPAS VITO.
Papas Vito è stato Vicario Generale dell'Eparchia per pochi, pochissimi mesi, ma nell'immaginario dei fedeli è come se lo fosse stato da sempre.
Questa sensazione è spiegabile con il via vai di tanta gente, la domenica nella Chiesa della Martorana. La Liturgia domenicale, partecipata da tanta gente quanta non se ne trova in parecchie chiese dell'Eparchia, iniziava alle 10,oo, ma la fila della gente per parlare con papas Vito iniziava molto prima e continuava per ore alla conclusione. Era gente originaria dai paesi che ricadono nella giurisdizione dell'Eparchia ma era gente, pure, che vive nella città da sempre.
Mons. Sotir Ferrara, nell'omelia di domenica nella Chiesa della Martorana, nel dare l'addio al confratello di sempre ha parlato di un piano di ristrutturazione interna dell'Eparchia impostato da papas Vito -assieme a lui- e che adesso egli, il Vescovo, si impegnerà a portare a realizzazione.
Mons. Sotir Ferrara ha pubblicamente, senza veli diplomatici, parlato del disagio vissuto, nei mesi trascorsi, dall'Eparchia per avere essa adottato dei provvedimenti di trasferimento di alcuni sacerdoti. Alcuni di essi, ossia di questi trasferimenti per il modo con cui sono stati condotti, lo ha dimostrato l'esperienza, si sono rivelati bisognosi di correttivi. Su questi aspetti si era soffermata l'attenta analisi di papas Vito, che verosimilmente puntava ad un rilancio complessivo dell'Eparchia valorizzando al massimo le sue migliori risorse umane, i suoi migliori sacerdoti, quelli (immaginiamo noi) che non hanno mai   rifiutato di recarsi a svolgere la loro missione nei posti più disagiati della diocesi: ammesso che ne esistano nel 2011, ossia in un'epoca in cui ogni centro è collegato all'altro al massimo in poco meno di un'ora di percorso automobilistico.
Fa sensazione apprendere che a Piana degli Albanesi, più di un sacerdote ritenga che si debba vivere a casa propria -pur senza cura d'anime o con la parrocchia di quartiere- e che si ritenga Palazzo Adriano, Mezzojuso, Contessa Entellina periferia di un impero inesistente, dove si rischia di perdere presunti prestigi personali.
Papas Vito, per quanto ci risulta, ha registrato nel corso delle sue ufficiose indagini tanti rifiuti alla mobilità.
Come ha pure appurato che il decreto di trasferimento (diciamo decreto, non un gentile invito) di un sacerdote da Contessa a Piana, da mesi è stato, e a quanto pare ancora oggi risulta, non rispettato.
Si, il dopo Papas Vito Stassi lascia irrisolti questi problemi che nei pochi mesi trascorsi da Vicario aveva constatato e, martedì scorso, una settimana fà, durante e dopo la seduta del Consiglio Presbiterale aveva delineato nei suoi percorsi risolutivi nel 'piano' evocato dal Vescovo.
Mons. Sotir Ferrara ha promesso che porterà ad attuazione il piano. Ci auguriamo pertanto di non dover assistere invece ad una serie di gratificazione per tutti coloro che in questi mesi hanno amato "casa propria" rispetto alla "missione".
L'Eparca ci è sembrato convinto di voler agire nell'interesse dell'Eparchia.
Auguri a lui ! 

lunedì 21 febbraio 2011

Partecipazione dei fedeli ai funerali di papas Vito


Chiesa della Martorana - sabato pomeriggio


Chiesa della Martorana - Domenica


Domenica, dopo la Liturgia


Domenica, dopo la Liturgia


Domenica, primo pomeriggio, la fila fino alla
piazza Bellini

Il vuoto che papas Vito lascia nella chiesa di Piana degli Albanesi


Papas Vito a Contessa Entellina nella
Chiesa SS. Annunziata il 29 gennaio 2011
I FUNERALI
Oggi alle 10,30 nella Cattedrale di Piana degli Albanesi sarà celebrata l'utimo rito religioso davanti alla bara che contiene i resti di Papas Vito, il Vicario dell'Eparchia. A conclusione del rito, a cui prenderanno parte le autorità civili dei comuni arberesh (Piana degli Albanesi, Mezzojuso, Palazzo Adriano, Santa Cristina Gela e Contessa Entellina), la salma di papas Vito verrà accompagnata nel locale cimitero.
LA CHIESA DELLA MARTORANA
La parrocchia più impegnativa dell'intera Eparchia, che per oltre quarant'anni è stata guidata da papas Vito è attualmente affidata "per l'ordinaria conduzione" da un suo collaboratore, papas Luigi (Gigi) Lucini.
Gli occhi e l'interesse della numerosa comunità greco-bizantina palermitana sono adesso puntati sul Vescovo per capire chi potrà essere il successore di papas Vito. Questa parrocchia dal dopoguerra è stata guidata da due contessioti di grande spessore (Papas Lino LoJacono e Papas Matteo Sciambra) e quindi dal tanto stimato Papas Vito Stassi.
Tutti sono convinti che non mancheranno i candidati alla successione. Candidati che, occorre dirlo, purtroppo si sono resi indisponibili finora per raggiungere e soddisfare le necessità di Palazzo Adriano, Mezzojuso e Contessa Entellina.
Come sarebbe buona cosa escludere, a priore, chi finora ha preferito casa propria all'impegno difficile fuori da essa.
Ma, ovviamente, le nostre sono considerazioni di poco conto.
Consiglio Presbiteriale
Il martedì era generalmente la giornata in cui papas Vito si recava in Curia per incontrare i sacerdoti e per valutare da quella sede la situazione dell'Eparchia.
Adesso occorrerà individuare un nuovo Vicario.
Gli equilibri interni all'Eparchia non sono nè facili nè scontati. Ci auguriamo che venga fuori la scelta migliore.
Nessuno però conosce cosa e quale sia la scelta migliore.

domenica 20 febbraio 2011

La Chiesa della Martorana continua ad essere meta di centinaia di persone che -incolonnate- attendono di dare l'estremo saluto a Papas Vito

Centinaia, Migliaia di persone da ieri pomeriggio si accalcano in piazza Bellini per dare, dopo un lungo paziente incolonnamento, l'estremo saluto a papas Vito Stassi.
La Chiesa, che da alcuni mesi non è praticabile nella sua totalità di spazio a causa dei lavori di manutenzione straordinaria che dureranno per più di due anni, non è in condizione di contenere la grande massa di gente che a papas Vito era legata per le più varie ragioni.
D'altronde la Parrocchia della Martorana è annoverata fra le più numerose della città; secondo dati che comunque andrebbero verificati, i parrocchiani supererebbero le 30/40 mila unità.
Le foto che -per ragioni tecniche non siamo in condizione di pubblicare per adesso- sono dimostrazione dello spessore e dell'impatto umano di Papas Vito.
A conclusione della solenne liturgia di oggi, presieduta da Mons. Sotir Ferrara, partecipata da centinaia e centinaia di persone accalcate all'interno della Chiesa e negli spazi adiacenmti, restavano fuori, nella piazza, altre centinaia di persone, che pazientemente incolonnate attendevano di poter entrare nella chiesa durante questo pomeriggio.
Interessante è stata l'omelia tenuta da Mons. Sotir Ferrara, che dopo aver delineato la personalità di papas Vito ha parlato di un piano di rilancio dell'Eparchia da questo curato, nella funzione di Vicario Generale, e che il Vescovo si è personalmente impegnato di portare avanti, a realizzazione.
Non appena avremo superato gli attuali inconvenienti tecnici pubblicheremo per intero l'intervento dell'Eparca ed altri stralci della liturgia.
Alle  15,oo di oggi nella Chiesa della Martorana sarà celebrato un ulteriore rito funebre per papas Vito e nel tardo pomeriggio la salma sarà trasferita nella Cattedrale di Piana degli Albanesi, dove domanmi mattina (10,30) si terranno le ultime esequie.

Il programma dei funerali di papas Vito

Alle 11,oo celebrazione solenne, presieduta da Mons. Sotir Ferrara, nella Chiesa della Martorana in sufragio dell'Archimandrira Vito Stassi.
Alle 15,oo ulteriore rito funebre nella Chiesa della Martorana ed alla conclusione di questo (con una prevedibile -secondo la tradizione- breve processione della bara nei paragi di piazza Bellini), la salma di papas Vito verrà trasportata nella Cattedrale di Piana degli Albanesi, dove alle 10,30 di domani (lunedì) si svolgeranno altri riti, prima che in processione la bara venga accompagnata  nel locale cimitero. 

Nel pomeriggio di ieri, alle 15,oo e poi alle 18,oo, nella Chiesa della Martorana si sono celebrati vari riti liturgici davanti alla salma (esposta all'ininterrotto flusso di fedeli, amici, conoscenti e semplici cittadini della città di Palermo). La notte ora trascorsa si è tenuta una veglia.

sabato 19 febbraio 2011

Papas Vito Stassi, entusiasta della comunità contessiota incontrata il 29 gennaio scorso

Venti giorni fà Papas Vito Stassi è stato in visita a Contessa Entellina, nella Chiesa della SS. Annunziata. Da quell'incontro con la gente di Contessa è rimasto positivamente colpito ed ammirato per la grande ed attenta partecipazione dei fedeli alla celebrazione liturgica presieduta da papas Nicola Cuccia nella ricorrenza del 25° dalla sua ordinazione sacerdotale.
Per giorni e giorni dopo quell'incontro non si è mai trattenuto dal descrivere ai suoi confratelli dell'Eparchia -in termini gioiosamente entusiasmanti-,  la realtà contessiota come lui l'aveva trovata quel 29 gennaio scorso quasi per intero convenuta nella Chiesa della SS. Annunziata, attorno a papas Nicola.
Non possiamo che riproporre l'intervento da lui rivolto alla Comunità in quel giorno.

Un ricordo di Papas Vito Stassi

Un ricordo grato per il Rev.mo Archimandrita Vito Stassi, Protosincello Vicario eparchiale, per il quale sento di potermi esprimere per superlativi, in un mondo che invece appare ben definito da diminutivi.
La sua preziosa erudizione era spesa con un’umanità straordinaria, una rarissima capacità di leggere l’animo e superare senza pregiudizi l’apparenza che oggi sola ispira i rapporti frettolosi col prossimo, sempre da giudicare e quasi mai da ascoltare.
Perché in lui era l’ascolto, che veniva sapientemente filtrato da una eccezionale apertura mentale, esprimendo la sintesi mirabile tra l’antico ed il moderno, innovazione e tradizione, in un unico inscindibile patrimonio di simbiotica armonia.
Proverò a serbare in me il segno della sua parola illuminata, cesellata con cura, ad amare la ricchezza delle differenze culturali ed umane espresse, perché la tolleranza cresce nell’empatia e fiorisce nel dono di se, in lui mai negato al punto da comprimere la dimensione privata.
Lo ringrazio per il privilegio concessomi, serberò il suo esempio come un piedistallo classico sul quale ergersi per avere dell’odierno una visione più elevata.
Antonio Alaimo

Papas Vito Stassi, Vicario Eparchiale e Parroco di San Nicolò dei Greci alla Martorana, si è spento questa notte


Papas Vito - ai festeggiamenti per il 25°
dell'ordinazione di papas Nicola Cuccia

  L'Archimandrita Vito Stassi, il riferimento culturale più alto dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, è venuto meno la notte scorsa.
Un malore lo ha colto nell'abitazione palermitana nel corso della notte e l'immediato intervento degli uomini del 118, che lo hanno immediatamentew soccorso portandolo nell'Ospedale Cervello di Palermo, non è servito a salvargli la vita.
   Papas Vito, la salma del Vicario Generale dell'Eparchia di Piana degli Albanesi, verrà esposta alle 14,oo di oggi nella sua Chiesa parrocchiale di Santa Maria dell'Ammiraglio e di San Nicolò dei Greci (alla Martorana) e vi resterà fino a domani mattina alle 11,oo quando verranno celebrati i solenni funerali.
   Alle 15,oo di domani la salma verrà trasportata nel paese natio di Piana degli Albanesi per essere tumulata nel locale cimitero.

Papas Vito
L'uomo colto dell'Eparchia, il parroco di sempre della Chiesa della Martorana (da quarant'anni), il sacerdote fra i più conosciuti di Palermo, della Palermo popolare, della Palermo colta e della Palermo professionale. La città non aveva bisogno di riferirsi per nome a Papas Vito, bastava dire il parroco della Chiesa della Martorana per indicare una realtà realigiosa (la greco-bizantina), etnica (gli arberesh), culturale (approccio al Cristianesimo nè emotivo nè sentimentale).
La domenica partecipare alla messa, nella Chiesa della Martorana, con papas Vito, con le sue omelie brevi ma condensate da grandi, impreviste, attuali, interpretazioni era una grande opportunità.
In quella Chiesa ci si incontrava fra contessioti, mezzojusara, palazioti, pianioti. Lì si incontravano, per stare vicini a papas Vito, professori della scuola pubblica e dell'Università, uomini di cultura e popolani. Finita la celebrazione liturgica, per quasi due ore, c'era la fila di tutti per incontrare nella sacrestia Papas Vito, per sentirlo, raccontargli, per invitarlo.
Il vuoto che Papas Vito lascia non è, questo è certo, nell'immediato colmabile. L'Eparchia di Piana sperava, coltivava l'idea che egli, Vicario dall'estate scorsa, potesse far rivivere le ragioni della propria esistenza.
Persona autorevole, senza bisogno di essere autoritario, infondeva fiducia e speranza a chi gli faceva osservare l'odierna realtà dell'Eparchia, umiliata nella propria autonomia e nella propria esistenza dalla nomina di un delegato pontificio, espressione di dominio anticristiano, secondo la visione ecclesiastica orientale.
Papas Vito è stato due settimane fà a Contessa Entellina, nell'occasione del 25° dall'ordinazione sacerdotale di papas Nicola Cuccia. Rimase positivamente ammirato per la grande partecipazione di popolo, di gente, che in quella ricorrenza si era stretta attorno al "parroco di sempre", attorno a papas Nicolino. Era arrivato in paese tre ore prima della celebrazione liturgica, aveva girato -senza farsi accompagnare da nessuno- il territorio, gli edifici ecclesiastici  ed aveva incontrato persone varie per sentire gli umori e le impressioni sulle questioni che in questa fase premono sulla situazione eparchiale.
Si era fatta una opinione chiara: Contessa Entellina è fortemente attaccata alla tradizione greco-bizantina, all'Eparchia, al sacerdote che questi sentimenti aveva saputo inculcare: papas Nicola Cuccia.
Si era impegnato a risolvere la situazione in cui questa comunità si trova, a causa di strane interpretazioni del cristianesimo degli anni passati e che noi abbiamo concettualizzato nell'espressione "Teologia delle Porte Chiuse". Si era impegnato a far rivivere l'Eparchia, dal ruolo di Vicario che gli è stato chiesto di svolgere dal Mons. Tamburrino, il delegato pontificio.
Papas Vito era per la diocesi il tutto.
Ogni problema che insorgeva nell'Eparchia, automaticamente, spingeva tutti a dire: vediamo cosa dice Papas Vito.
E adesso ?

venerdì 18 febbraio 2011

Pure il Telegiornale di Minzolini (tg1) scopre l'acqua calda: i sacerdoti greco-cattolici possono sposarsi, ma scopre anche l'insofferenza dei fedeli ad essere guidati da Mons. Tamburrino e da Mons. Nunnari

Preti sposati, è crisi nelle comunità italo-albanesi

Le realtà cattoliche di rito bizantino in Italia sono tutte commissariate dalla Santa Sede: al loro interno, i sacerdoti hanno una compagna, come permesso dal diritto canonico orientale.
La Città del Vaticano
ROMA - Attualmente sono tutte e tre "commissariate" dalla Santa Sede le realtà cattoliche di rito bizantino nel nostro Paese, due delle quali hanno nelle loro file preti sposati, come previsto dal diritto canonico orientale. L'eparchia di Lungro, in Calabria, è affidata a un amministratore apostolico, l'arcivescovo di Cosenza Salvatore Nunnari, l'eparchia di Piana degli Albanesi a un delegato apostolico, monsignor Francesco Pio Tamburrino, arcivescovo di Foggia, dal quale dipende anche il monastero basiliano di Grottaferrata. La situazione delle comunità di rito orientale è molto preoccupante anche perché ci sono oggi in Italia tanti immigrati cattolici di rito greco: albanesi, rumeni e ucraini, i cui bisogni spirituali si sommano a quelli delle poche migliaia di eredi delle popolazioni albanesi che nella seconda metà del XIV secolo, incalzate dai turchi, emigrarono in Calabria e Sicilia, dove hanno cercato di mantenere vive le proprie tradizioni all'interno delle diocesi di rito latino fino a quando, nel 1919, la Santa Sede ha concesso l'istituzione della eparchia di Lungro, concedendo quindici anni dopo l'altra diocesi in Sicilia.
LE FRIZIONI NELLE COMUNITA' ITALO-ALBANESI. La lunga attesa per vedere riconosciuti i propri diritti di appartenenti al rito bizantino ha lasciato cicatrici nelle comunità italo-albanesi e oggi c'è turbamento per il fatto che sia l'amministratore apostolico Nunnari che il delegato Tamburrino sono vescovi di rito latino. L'eparca di Lungro Ercole Lupinacci ha compiuto 75 anni nel novembre 2008 e per due anni si è tentato inutilmente di individuare un successore, impresa rivelatasi impossibile per l'esistenza di fazioni contrapposte nel clero locale, con conseguenti veti reciproci che si aggiungono alla difficoltà di scegliere in una rosa ristretta di candidati perché il diritto canonico esclude dall'episcopato i preti sposati che nell'eparchia sono invece la maggioranza.
"NECESSITA' DI RISOLVERE I PROBLEMI". "Sua Eccellenza Nunnari è persona degnissima e stimatissima, ma il suo incarico", hanno protestato amministratori e politici locali riuniti nel municipio di Lungro, "mette in discussione consolidate tradizioni e, per molti versi, l'identità stessa della comunità italo-albanese. Appare infatti incomprensibile che l'interim sia affidato a un vescovo di rito latino, colpendo duramente la sensibilità dell'intera comunità arbereshe. Con la semplicità propria di chi è all'oscuro dei sottili equilibri che regolano l'incedere della Chiesa nelle scelte di affidamento della pastorale, sentiamo l'obbligo morale di chiedere che si arrivi in tempi brevi alla nomina del nuovo vescovo, sentendosene viva esigenza".
mercoledì, 16 febbraio

giovedì 17 febbraio 2011

Un articolo su "LA STAMPA" del 16 febbraio riguardo la situazione di subordinazione dei greco-cattolici ai "romani" in stile Tamburrino

PRETI SPOSATI: IN CRISI IL RITO ORIENTALE IN CALABRIA E SICILIA

VATICANISTA DE LA STAMPA
Attualmente sono tutte e tre "commissariate" dalla Santa Sede le realta' cattoliche di rito bizantino del nostro Paese, due delle quali hanno nelle loro file preti sposati, come previsto dal diritto canonico orientale, documenta l'Agi. L'eparchia di Lungro, in Calabria, e' affidata ad un amministratore apostolico, l'arcivescovo di Cosenza Salvatore Nunnari, l'eparchia di Piana degli Albanesi a un delegato apostolico, mons. Francesco Pio Tamburrino, arcivescovo di Foggia, dal quale dipende anche il monastero basiliano di Grottaferrata (i cui monaci sono ovviamente tenuti al celibato). La situazione delle comunita' di rito orientale e' molto preoccupante anche perche' ci sono oggi in Italia tanti immigrati cattolici di rito greco: albanesi, rumeni e ucraini, i cui bisogni spirituali si sommano a quelli delle poche migliaia di eredi delle popolazioni albanesi che nella seconda meta' del XIV secolo, incalzate dai turchi, emigrarono in Calabria e Sicilia, dove hanno cercato di mantenere vive le proprie tradizioni all'interno delle diocesi di rito latino fino a quando, nel 1919, la Santa Sede ha concesso l'erezione della eparchia di Lungro, concedendo 15 anni dopo l'altra diocesi in Sicilia. La lunga attesa per vedere riconosciuti i propri diritti di appartenenti al rito bizantino ha lasciato cicatrici nelle comunita' italo-albanesi e oggi c'e' turbamento per il fatto che sia l'amministratore apostolico Nunnari che il delegato Tamburrino sono vescovi di rito latino. L'eparca di Lungro Ercole Lupinacci ha compiuto 75 anni nel novembre 2008 e per due anni si e' tentato inutilmente di individuare un successore, impresa rivelatasi impossibile per l'esistenza di fazioni contrapposte nel clero locale, con conseguenti veti reciproci che si aggiungono alla difficolta' di scegliere in una rosa ristretta di candidati perche' il diritto canonico esclude dall'episcopato i preti sposati che nell'eparchia sono invece la maggioranza. "Sua Eccellenza Nunnari e' persona degnissima e stimatissima, ma il suo incarico - hanno protestato amministratori e politici locali riuniti nel municipio di Lungro - mette in discussione consolidate tradizioni e, per molti versi, l'identita' stessa della comunita' italo albanese. Appare infatti incomprensibile che l'interim sia affidato ad un vescovo di rito latino, colpendo duramente la sensibilita' dell'intera comunita' arbereshe. Con la semplicita' propria di chi e' all'oscuro dei sottili equilibri che regolano l'incedere della Chiesa nelle scelte di affidamento della pastorale, sentiamo l'obbligo morale di chiedere che si arrivi in tempi brevi alla nomina del nuovo vescovo, sentendosene viva esigenza". Ancora piu' intricata la situazione della Chiesa italo-albanese in Sicilia. Gia' delegato apostolico per l'abbazia di Grottaferrata dal 1994, mons. Tamburrino ha assunto in giugno la giurisdizione anche sull'eparchia di Piana degli Albanesi in Sicilia, dove il 73enne vescovo Sotir Ferrara non riusciva piu' a tenere insieme i preti sposati e quelli celibi che dipendevano da lui (e si puo' ben immaginare che - date queste premesse - tra due anni sara' difficilissimo trovargli un successore). L'episodio piu' clamoroso risale all'anno scorso, quando in occasione del tradizionale rito della Paraclisis (un canto di lode alla "Madre di Dio") il parroco latino della Chiesa della Madonna della Favara a Contessa Entellina, don Mario Bellanca, aveva fatto trovare chiuso il portone della chiesa ai fedeli di rito greco, costringendoli a celebrare all'esterno. Per svelenire il clima, mons. Tamburrino ha deciso la rotazione di alcuni parroci ma trasferire i "papas", cosi' vengono chiamati i preti sposati, e' molto complicato. "Devo condividere con la mia famiglia sacerdotale questa decisione cosi' come ho condiviso con essa il mio presbiterato", ha risposto al delegato uno dei parroci trasferiti, papas Sepa Borzi', che era stato destinato proprio a Contessa Entellina. Mentre a San Nico di Cantinella, frazione di Corigliano, la cui comunita' e' stata staccata dalla parrocchia greco-cattolica di Cantinella e assegnata a quella latina, sono i fedeli a ribellarsi. "Senza rispetto per le nostre tradizioni spirituali - hanno scritto in un appello - veniamo di nuovo destinati alla completa latinizzazione, nonostante recenti scandali locali non del tutto estranei alla costruzione di una chiesa latina destinata alla nostra comunita' greco-albanese e all'abbandono spirituale nel quale si trovano i nuovi immigrati ortodossi residenti anche in nostri paesi arbereshe privi di clero ortodosso". Il riferimento e' in particolare alla comunita' greco-cattolica rumena presente in Italia (oltre mezzo milione di immigrati) che recentemente si e' vista respingere dalla Cei la richiesta di farsi seguire in Itaia da clero uxorato messo a disposizione dall'episcopato rumeno perche' non esisterebbe "la 'giusta e ragionevole causa' che giustifichi la concessione della dispensa" dalla legge ecclesiastica per la quale i preti sposati delle Chiese orientali non possono esercitare al di fuori del territorio storico della loro Chiesa: un limite contro cui hanno protestato anche i vescovi riuniti lo scorso ottobre in Vaticano per il Sinodo sul Medio Oriente. "La convenienza di tutelare il celibato ecclesiastico e di prevenire il possibile sconcerto nei fedeli per l'accrescersi di presenza sacerdotali uxorate prevale infatti - ha spiegato in una lettera ai vescovi rumeni il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco - sulla pur legittima esigenza di garantire ai fedeli cattolici di rito orientale l'esercizio del culto da parte di ministri che parlino la loro lingua e provengano dai loro stessi Paesi". Recentemente un paio di sacerdoti italiani di rito orientale, stanchi dei contrasti, sono passati a chiese ortodosse, seguiti da gruppi di fedeli. Questo fatto rende particolarmente inquietante che l'appello dei fedeli di San Nico sia indirizzato nell'ordine "ai patriarchi di Mosca e di tutte le Russie, Romania, Bulgaria, agli arcivescovi di Atene e di tutta la Grecia, Tirana e di tutta l'Albania, di Ochrida e, per conoscenza, al Papa, a mons. Pio Tamburrino, metropolita di Foggia e visitatore apostolico di Piana degli Albanesi e a mons. Salvatore Nunnari, metropolita di Cosenza e amministratore apostolico di Lungro". Inseguito dai problemi dell'eparchia siciliana fino a Foggia, dove pulman di fedeli bizantini sono andati a protestare, mons. Tamburrino deve occuparsi anche dell'abbazia di Grottaferrata, definita da Pio XI "la fulgidissima gemma orientale incastonata nel diadema della Chiesa Romana". Sarebbe una fucina naturale per i vescovi di rito orientale, i quali dovendo essere celibi e ben preparati sono scelti spesso tra i monaci. Ma oggi, spiega l'archimandrita, padre Emiliano Fabbricatore, "gli unici monaci basiliani rimasti in Italia sono quelli che vivono nell'abbazia: in tutto siamo 12, tutti anziani e malati". Una possibile via d'uscita da queste difficolta' - come e' stato proposto nel 2005 fa al Sinodo Intereparchiale delle tre realta' bizantine italiane - sarebbe l'istituzione in Italia di un'unica prelatura per i fedeli di rito orientale, che certamente favorirebbe nuove vocazioni alla vita monastica e al sacerdozio (sia celibatario che uxorato).