Si sussurra in giro a bassa voce -ma non tanto
se pure Facebook lo riporta- che, in questo periodo
di Resurrezioni, potrebbe
toccare pure all'Eparchia
Sento dire che l’Eparchia di
Piana degli Albanesi è bloccata, non si possono prendere iniziative di una
certa importanza perché è priva del Vescovo, o come viene chiamato dalle nostre
parti dell’Eparca.
Di iniziative da
intraprendere forse ne esistono tante, a cominciare da quella –credo-
fondamentale di far crescere “cristiani” in una terra, la Sicilia, dove
prosperano finti cristiani e contigui alla mafia, ma anche e soprattutto
quella di istituire un punto d’ascolto e di dialogo con quelli che
impropriamente vengono chiamati “i lontani”.
E’ curioso, ma i “lontani”
chissà perché sono (ovviamente a mio modo di vedere) più umani e aderenti all’umanità di tanti cosiddetti “vicini”,
che –a dire di alcuni- sembrerebbero aver perso la bussola.
Visto che siamo in tema di
ciò che potrebbe essere il ruolo di un Eparca, provo a scrivere da laico cosa io vorrei attendermi da un Eparca, da un buon
Eparca.
-1) L’ho detto, ma lo ripeto,
bandisca da sé e da tutte le strutture eparchiali l’integralismo ed il
fanatismo che nulla hanno a che fare col Cristianesimo ed apra, apra a 360°, nei
confronti di chi non è clericale, di chi crede ma coltiva moltissimi e forti dubbi, di
chi non crede affatto ma conduce una vita umana, molto più umana dei cosiddetti
“devoti”.
-2) L’Eparca, il tipo di
Eparca che potrebbe piacermi, non taccia ma sia vigile in materia di bene
comune e su tutte, le tantissime, emergenze socio-economiche che toccano il
territorio della piccola Eparchia di Piana degli Albanesi. Da noi non sono scoppiati scandali di "corruzione" tanto diffusi su scala nazionale, tuttavia l'uso del Potere pubblico per fini di parte è abituale, anzi è dato per scontato.
-3) Nell’agenda quotidiana
di un Eparca, o in quella “almeno” settimanale, non dovrebbe mancare mai un appuntamento
o un incontro col mondo dei laici, che si tratti di circoli, associazioni,
pro-loco o addirittura sezioni di partiti. Certo in queste ultime potrebbe imbattersi
con gli opportunisti, quelle figure tanto comuni in terra di Sicilia e di certo non affidabili, però -ritengo- è soprattutto a questi che va spiegato "il tutto".
L’Italia è, purtroppo, il paese
più corrotto dell’Unione Europea.
-4) Mi piacerebbe che ogni
sei mesi –più frequentemente di quanto forse prescrivono le norme canoniche-
effettuasse la visita pastorale nelle varie parrocchie:
-sia per controllare i libri
contabili (si, i libri contabili) delle parrocchie medesime e conseguentemente per
attestare come vengono spese le risorse che la gente generosamente dona con le
più varie motivazioni. Se la Chiesa mostra trasparenza poi avrà titolo ad esigerlo dal Potere Pubblico,
- sia per incontrare le
comunità ed interpretare esigenze e preoccupazioni.
-5) Chi scrive non è mai
stato clericale e si augura di non esserlo mai, però auspica che il nuovo Eparca non si chiuda per
tempi lunghi nel Palazzo di p.tta San Nicolò a Piana degli Albanesi; instauri uno stile di vita che lo porti a vivere in mezzo alla gente, a condividere le stesse
condizioni povere (e talora, misere) di questa popolazione. Perché non pensare
a soste cicliche di 10/15 giorni a Palazzo Adriano, Mezzojuso, Contessa
Entellina e Santa Cristina Gela ?
L’Eparca viva come tutti i
cittadini/fedeli e rinunci a tenori di vita che non siano appropriate rispetto
al resto della popolazione.
Sappiamo bene che gli
competerà lo stesso titolo (onorifico ?) di un Prefetto dello Stato: “Sua Eccellenza”.
Dico subito che questa
espressione proprio non mi piace. Se dovessi incontrare l’Eparca preferirei
rivolgermi a Lui con un “Buongiorno” o “Buonasera”, un po’ alla Francesco.
Noi tutti sappiamo -inoltre- che il
nuovo Papa, Francesco, ha una idea sinodale, collegiale, e non gerarchizzata di
guidare la Chiesa. Piana degli Albanesi è Eparchia di rito orientale, quindi
sinodale per antonomasia. Faccia, quindi, il nuovo ed auspicato Eparca della collaborazione e della collegialità il motore della sua missione.
Immagino che sarà per Lui compito
non facile quello di adoperarsi per la conservazione dell’identità “bizantina”
della sua Chiesa e -nei limiti del possibile- dell’etnia “arbëresh” della sua
popolazione.
Piana degli Albanesi è Eparchia perché ha l’onere di conservare
queste due espressioni ora ricordate. Piccola e al contempo grande Eparchia, quindi.
Ma su questo mi propongo di
poter scrivere meglio e più ampiamente in seguito.
-6) Avendo ipotizzato per l’ipotetico
nuovo Eparca di vivere “la strada”, in mezzo alla gente, mi piacerebbe che Egli
provasse pure a far uscire pure i preti (soprattutto i non sposati) dalla corporazione sacerdotale, dal corpo separato in
cui danno la sensazione di vivere.
Nei nostri paesi i sacerdoti, quelli
sposati, sono sempre vissuti come normali (e al contempo, speciali) uomini. Sarebbe buona cosa se, sparito il corpo separato, tutti i sacerdoti diventassero “umani”, fra gli esseri umani.
Ritengo che se il nuovo
Eparca accogliesse, almeno in parte, quanto finora mi sono permesso di esternare, nel giro di appena sei
mesi Egli potrebbe conoscere personalmente tutti i 20.000 residenti nel perimetro
dell’Eparchia (Chiesa della Martorana compresa). Potrebbe divenire piuttosto che l'Eparca in abiti imperiali e da cerimonia il "Parroco" dell'intera comunità.
Questa riportata è -ovviamente- una mia nota
di “auspici” personali nei confronti del nuovo ed auspicato Eparca, sia
esso diocesano o extradiocesano. Se conosce il Vangelo è colui che serve, sarà persona umana.
L'Umano e il Divino mi è stato spiegato tempo fà -da un buon papàs- non differiscono nei loro intenti.
Anzì, mi disse: "chi è umano, veramente umano, è già divinizzato".