“Renzi ha ambizioni dittatoriali? No. È convinto che ci sia una crisi
della democrazia, non solo in Italia.
A questo risponde con molta rozzezza,
cercando di ridurre la scelta democratica alle elezioni ogni cinque anni di un
sindaco, di un premier e di un governatore. Questo approccio è pericoloso,
perchè poi quest’uomo resta solo, non governa perchè non ha il sostegno di un
apparato dello Stato e perde il rapporto col sentimento popolare. Renzi sta
andando incontro a un suicidio, ma non solo lui. La semplificazione della
democrazia invece di rafforzare il Governo lo renderà più vulnerabile”
PIETRO GRASSO, Presidente del Senato
“Finalmente in questi giorni siamo riusciti a dare avvio al dibattito parlamentare alla legge sulla corruzione, dopo tanti, troppi rinvii”
ALESSANDRO CANNEVALE, ingegnere
Ancora una volta, gli scritti dei grandi meridionalisti del passato trovano un riscontro perfettamente congruente in studi e ricerche attualissimi. Francesco Saverio Nitti, politico lucano e grande esperto di finanze, ne “Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1897” sostenne che l’Italia del Regno delle Due Sicilie portava in dote “minori debiti e più grande ricchezza pubblica”, fino a ricordare che nel primo periodo si ebbe un notevole “esodo di ricchezza dal Sud al Nord”.
Dunque, al contrario di quanto – purtroppo – si continua a leggere e dire a sproposito circa l’incapacità – persino genetica – delle genti del Sud di produrre sviluppo e progresso, lo scenario senza veli e pregiudizi è ben diverso: gli Stati preunitari versavano in condizioni tra loro affini, se non congruenti. La grande soluzione di continuità che innescò la creazione e l’accrescimento del divario tra Nord e Sud del paese furono proprio il processo di unificazione risorgimentale e, soprattutto, le successive politiche in materia di industrializzazione e infrastrutturazione.
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