StatCounter

sabato 31 luglio 2010

L'Istituto Comprensivo "Francesco Di Martino" scrive alle gerarchie ecclesiali per non perdere l'opera di Papas Nicola Cuccia

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE
“F. DI MARTINO”
SCUOLA DELL’INFANZIA-PRIMARIA- SECONDARIA I°GRADO
Tel. Fax. 091/8355028 C. F. 92003080824
VIA F.TURATI, N.2 - 90030 CONTESSA ENTELLINA (PA)
E-mail – fdimartino1@tiscali.it / paic84400g@istruzione.it sito web - http://www.fdimartino.it/
A Sua E. Rev.ma Mons. Traciso Bertone
Segretario di Stato
c/o Segreteria di Stato Vaticana
Città del Vaticano
Fax: 0669885255

A Sua Em. Re.ma Mons Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
Via della Conciliazione Roma
Fax: 0669884300

A Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pio Tamburrino
Arcivescovo di Foggia e delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana degli Albanesi
Palazzo arcivescovile – Foggia
Fax: 0881709652

A Sua Ecc. Rev.ma Mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi
Palazzo Arcivescovile Piana degli Albanesi PA

Eminenze ed Eccellenze Reverendissime,
Sono il Dirigente dell’Istituto Comprensivo “F.sco Di Martino” di Contessa Entellina, e mi rivolgo alle Loro Eccellenze a nome mio personale e di tutta la scuola.
Ho appreso con stupore, rammarico e dispiacere del trasferimento di Papàs Nicola Cuccia dalla parrocchia SS. Annunziata e S. Nicolò di Contessa alla parrocchia greca di Palazzo Adriano.
Scrivo alle Vostre Eccellenze ed Eminenze per attestare la mia solidarietà a Papàs Nicola Cuccia e per informarVi da Dirigente Scolastico del ruolo determinante ed insostituibile che egli riveste nella nostra comunità educativa.
Papàs Nicola Cuccia non è un semplice insegnante di religione dei nostri tre segmenti scolastici, Scuola dell’Infanzia, Scuola Primaria e Scuola Secondaria di Primo Grado, ma figura di riferimento per tutti: alunni, famiglie, corpo docente.
Da ben ventisei anni egli opera nel nostro Istituto e posso garantire e testimoniare la serietà, la preparazione, l’abnegazione, la disponibilità infinita, l’amore, la passione con cui si è adoperato in tutti questi anni per la crescita umana, culturale, sociale ormai di più di una generazione. E’ uno dei collaboratori della Dirigenza e svolge la funzione strumentale relativa alla tutela della minoranza linguistica arbëreshe. Grazie alla conoscenza dell’albanese, alla sensibilità e competenza musicale, al possesso di una bella voce, ha creato un gruppo canoro all’interno della scuola, il gruppo “Brinjat” formato da più di trenta elementi, vanto del nostro Istituto, che da ben tredici anni vede impegnarsi ragazzi di scuola elementare e media in un repertorio di canti della tradizione arbëreshe.
Papàs Cuccia ha dunque così contribuito al recupero e alla valorizzazione del patrimonio etnico- culturale locale. Ha promosso iniziative per far conoscere ed apprezzare la peculiarità del nostro paese favorendo scambi culturali con altre realtà scolastiche. Il gruppo, infatti, ha partecipato per parecchi anni alla “Festa di Pace” e alla “Giornata della Memoria” del Distretto di Corleone, a rassegne quali “Ragazzi in Gamba” a Messina, Capo D’Orlando, Chiusi, alla “Festa dell’Arbëria” a Piana degli Albanesi, alle varie edizioni della “Rassegna culturale Folcloristica per la valorizzazione delle minoranze etniche” organizzate dal comune di Caraffa di Catanzaro, in cui i nostri alunni sono stati apprezzati e premiati per la bravura, la serietà, la compostezza.
Non posso descrivere l’impegno, le energie generosamente profuse, anche a costo di grandi sacrifici, per la realizzazione, lo scorso anno, dei nuovi costumi per il gruppo folcloristico e per l’organizzazione della suddetta rassegna presso il nostro Istituto.
La nostra è una piccola scuola e vede avvicendarsi ogni anno docenti sempre nuovi e non del posto in una sequela infinita.
Papàs Cuccia è stato l’unico insegnante stabile e, perciò, punto di riferimento perché è di Contessa, conosce il contesto e grazie alla sua serietà, alla sua grande capacità educativa, al suo equilibrio, alla sua moderazione e alla presenza continua è riuscito a risolvere tante situazioni problematiche che si sono presentate all’interno della scuola. Ha arricchito l’offerta formativa del nostro Istituto con corsi di lingua albanese per gli alunni, ma si è adoperato anche per la crescita professionale dei docenti, promuovendo e tenendo egli stesso corsi di aggiornamento atti a valorizzare il territorio e le sue risorse culturali. Non ci sono stati progetti, attività extrascolastiche a cui egli non abbia apportato il proprio contributo.
Posso inoltre garantire come nella nostra scuola non siano mai penetrate, grazie all’azione equilibrata e moderatrice di Papàs Cuccia, “beghe” legate ai riti. Il gruppo folcloristico, come tutte le altre attività hanno visto la partecipazione di tutti gli alunni senza distinzione né di rito né di fede religiosa e sono stati momento di unione, di crescita e di superamento di divisioni pure fomentate da qualche “cattivo consigliere”.
Pertanto, vorrei pregare le Eccellenze Vostre di voler consentire a Papàs Nicola Cuccia di proseguire la sua attività nella sua parrocchia, nel suo paese e nella sua scuola per non vanificare tutto quello che è stato costruito in questo lungo lasso di tempo.
La scuola si augura che lo Spirito Santo possa illuminare le Vostre menti nelle decisioni da prendere per il bene della comunità.
Contessa Entellina, lì 30/07/2010

Con deferenza
Il Dirigente Scolastico
Prof. Nicolò Monte

A proposito delle foto di Papas Nicola con le valigie

NO
Molti hanno detto che i manifesti hanno un forte impatto, altri che umiliano. Io che ho vissuto quei momenti vi dico invece che ho voluto fotografare il coraggio e la forza di una persona che segue il suo animo con estrema dignità, che anche in questi momenti ci da un esempio di umiltà. Oltre a questo ognuno di noi può vedere quello che vuole, oppure può far finta di non vedere anche se proprio per la loro nudità è difficile non vedere.
Quando ho preso la macchina fotografica ho pensato di dover mettere Contessa di fronte alla realtà, quella realtà che era davanti ai miei occhi: le valigie, il silenzio della Chiesta, senza mezzi termini e mezze misure. Non si sta giocando una partita, non ci sono né vincitori né vinti, c’è la drammaticità di un momento che sta passando, e soprattutto c’è ancora il tempo per dire No o per dire Si.
Io dico NO.
Di cosa aver paura? Se Papàs Nicola ha tanto coraggio io non posso avere paura di scattare una foto e nemmeno di stamparla e di condividerla… e nello stesso momento tanti altri non hanno paura. Noi, non abbiamo paura anche se è difficile trattenere le lacrime, noi le lasciamo scorrere e continuiamo lo stesso a dire NO senza nessuna paura. Perché questo il nostro parroco ci insegna, A NON AVER PAURA, a sperare e a lottare per quello in cui crediamo essere giusto. Grazie Papàs Nicola.
Antonino Montalbano

Papas Nicolino trasferito per avere amato le tradizioni secolari di Contessa Entellina

riceviamo e volentieri pubblichiamo
Non sono contessioto ma frequento, da oltre trent’anni, questo paese e avendo sposato una contessiota, nel rispetto delle sue tradizioni, ho felicemente contratto matrimonio con il suo rito greco.
Da non credersi tanto è inverosimile quello che sta accadendo. Sembra una beffa.
Chi viene a stravolgere, con una proverbiale arroganza, le tradizioni religiose di un Paese, rimane e chi, invece, con umiltà, esercitando la sola sua missione ecclesiastica, cerca di preservare e custodire la ricchezza di quegli estremi storici e culturali di epoche molto remote, viene cacciato via.
Tutta la mia famiglia è costernata e delusa da quanto è accaduto e sta continuando ad accadere. Non possiamo non esimerci dall’esternare vibrato dissenso a questa discutibile decisione.
Trasferire un sacerdote, come Padre Nicolino, un sacerdote che per le sue decantate doti ha sicuramente portato lustro alla locale comunità religiosa, per essersi dimostrato contrariato e aver voluto fermamente mantenere integre le secolari tradizioni di un Paese, è davvero un inconcepibile paradosso.
Giovanni Polizzi

Nel pomeriggio di oggi -31/07/2010- per le vie di Contessa Entellina circolano volantini del tenore da noi qui riportato

C O M U N I C A T O
In previsione delle celebrazioni del mese di Agosto, come segno di buona volontà e apertura al dialogo, la Comunità Latina di Contessa Entellina è pronta ad accogliere i fratelli bizantini nella propria chiesa per pregare con loro e con entrambi i parroci affinchè l'ufficiatura della Paraklisis sia segno di comunione in prospettiva di una giusta e pacifica soluzione dei contrasti interni alla comunità.
 La Comunità Latina di Contessa Entellina

Il trasferimento di Papas Nicola sulla stampa regionale

GIORNALE di SICILIA del 31.07.2010
Polemiche. Infuria la protesta dopo il "trasferimento" incrociato. Cittadini dei 2 centri contro monsignor Pio Tamburrino
"Scambio" di preti Contessa-Palazzo: ci sarà pure una fiaccolata di protesta
Lettera di dissenso indirizzata ai vertici vaticani. Papas Sepa Borzì: "Ho detto sì con riserva al provvedimento. Obbedirò ma con dolore".
Cosmo Di Carlo
Domenico Clesi
Come era prevedibile il trasferimento di sacerdoti tra le chiese di rito greco e latino da Contessa Entellina a Palazzo Adriano e viceversa sta suscitando un vespaio di polemiche che non accennano a placarsi. La decisione è stata adottata da monsignor Pio Tamburrino, che dal 28 giugno ha assunto la guida dell'Eparchia di Piana degli Albanesi. Mons. Sotir Ferrara dunque dovrà concordare i suoi provvedimenti di governo con il delegato pontificio al fine di consentire al Vaticano di riordinare la presenza in Sicilia della Chiesa cattolica di rito bizantino. Pare che lo spostamento dei parroci non sia che il primo di tutta una serie di provvedimenti che monsignor Tamburrino ha in programma di attuare. La delocalizzazione dei sacerdoti viene vista come un'azione tardiva che rischia di riaccendere ulteriori e antiche questioni sopite e mai risolte tra la comunità greca e quella latina di Contessa Entellina, paese arbӫrӫshe. Come si ricorderà, tutto ebbe inizio un anno fà dal primo al 15 agosto, quando il tradizionale canto della "Paraclisis" (lode alla -Madre di Dio-) fu celebrato per tutto il periodo davanti alla chiesa della Madonna della Favara, all'aperto, perchè il parroco latino don Mario Bellanca chiuse il portone ai fedeli di rito greco, che per decenni avevano cantato all'interno del luogo di culto. La "blindatura" durò per tutti e quindici i giorni ed ebbe notevole risalto sui mezzi di comunicazione. Per questo la decisione di Tamburrino di spostare i parroci appare ai fedeli di rito greco di Contessa come una "punizione alla pari" che non solo non rende giustizia ma arriva alla vigilia del primo agosto, probabilmente per evitare che si ripeta l'inconveniente dello scorso anno. La comunità bizantina ha organizzato per domani alle 21,30 una fiaccolata di solidarietà con Papas Nicola Cuccia che attraverserà le vie del paese, e ha programmato, formulando regolare richiesta alla questura di Palermo e Foggia, una manifestazione di protesta nella città pugliese davanti la sede dell'arcivescovado retto da monsignor Tamburrino. Alla volta di Foggia partiranno quattro autobus colmi di fedeli di rito greco.
Intanto il consiglio pastorale della chiesa latina di Palazzo Adriano ha stilato un documento di solidarietà a Papas Sepa Borzì, il parroco della chiesa di rito greco che dovrebbe prendere il posto di Papas Nicola Cuccia a Contessa Entellina, indirizzandolo al segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, a monsignor Tamburrino, a monsignor Sotir Ferrara e a Monsignor Maurizio Malvestiti, sottosegretario della Congregazione delle Chiese Orientali in Vaticano. Nel documento viene espressa "amarezza e rabbia" e si definisce il trasferimento di papas Borzì "una scelta ingiusta anche perchè secondo il dettato del Diritto Canonico un parroco può essere trasferito o rimosso per gravi motivi pastorali o per motivi scandalosi, cosa che non risulta nell'operato e nell'agire di Papas Sepa". Che ha operato sempre per il bene della comunità di cui è parroco "cercando sempre la pace tra greci e latini".
Papas Borzì, dal canto suo, esprime parole pacate all'indirizzo di monsignor Tamburrino. "Lo conosco da 17 anni -dice- e abbiamo condiviso le gioie del mio sacerdozio uxorato (padre Borzì è sposato, ndr). Sono rispettoso della sua decisione anche con dolore, con spirito di obbedienza ed ossequio per la sua persona e per chi lo ha nominato a gestire questo difficile arbitraggio. Ritengo al contempo che tutta questa vicenda ha poco a che fare con la nostra fede e doveva a mio avviso passare attraverso un confronto fraterno con i nostri fedeli. Ho scritto a monsignor Ferrara e a monsignor Tamburino esprimendo il mio "si" con riserva poichè, come prevede il Diritto Canonico, essendo un sacerdote sposato devo condividere con la mia famiglia sacerdotale questa decisione, così come ho condiviso con essa il mio presbiterato. In ogni caso mi trasferirei a Contessa solo a settembre, ad inizio del nuovo anno pastorale, e vorrei essere presentato dal delegato pontificio". Finora, però, papas Borzì non ha ricevuto il decreto di trasferimento. Nei prossimi giorni si saprà se prevarranno il buonsenso e la fede. 

Giuseppina Cuccia (già assessore comunale) e Anna Fucarino (consigliere comunale in carica) entrambi cultori ed insegnanti di lingua arbӫrӫshe si rivolgono a Mons. Tamburrino

.
A Sua E. Rev.ma Mons. Traciso Bertone

Segretario di Stato
c/o Segreteria di Stato Vaticana
Città del Vaticano


Fax: 0669885255
A Sua Em. Re.ma Mons Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
Via della Conciliazione Roma


Fax: 0669884300
A Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pio Tamburrino
Arcivescovo di Foggia e delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana degli Albanesi
Palazzo arcivescovile – Foggia


Fax: 0881709652
A Sua Ecc. Rev.ma Mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi
Palazzo Arcivescovile Piana degli Albanesi PA

Egregio Mons. Pio Tamburrino,
venuti a conoscenza della di Lei decisione di far trasferire ad altra sede il nostro parroco nella persona di Papàs Nicolo` Cuccia, abbiamo, in qualità di cittadini, deciso di rivolgere a Lei le seguenti riflessioni:
1) L’attività svolta dal nostro sacerdote è stata improntata sempre sulla rettezza morale, dedizione verso il prossimo, modestia, serietà e grande spirito di fede;
2) In qualità di insegnante di religione presso la nostra scuola si è avvicinato agli alunni sempre con garbo inculcando nelle giovani generazioni il rispetto verso gli altri, l’amore fraterno, la tolleranza, la generosità;
3) Non si è mai risparmiato verso gli anziani, gli ammalati, i bisognosi;
4) La sua presenza nella nostra comunità è stata molto fattiva:
• Con i piccoli, radunandoli e accogliendoli, insegnando loro non solo la normale catechesi, ma svolgendo anche diverse attività, dal canto alla musica, coinvolgendoli inoltre a partecipare attivamente a tutte le tradizioni religiose della comunità, ad esempio per la ricorrenza del Santo Patrono di Contessa Entellina, S. Nicola, i bambini assieme ai grandi imparano come si realizzano i cosidetti “panini di S. Nicola”, con la famosa forma a tre che vengono poi distribuiti ai fedeli durante la cerimonia religiosa;
• Con i ragazzi di età adolescenziale egli spende e dedica le sue forze al gruppo folkloristico scolastico “Brinjat”;
• I giovani vengono coinvolti nelle attività di canto in cui si esprimono, nelle diverse lingue, canzoni religiose e non;
• Inoltre ha coinvolto gli adulti nella creazione di un’Associazione teatrale-culturale “DRITA” che negli ultimi due anni ha realizzato diverse rappresentazioni sia presso la nostra comunità che in paesi limitrofi, facendo così conoscere il nostro paese con le sue particolari peculiarità.
Rincresce dover constatare che la decisione da Ella presa non abbia tenuto conto di quanto sopra detto. Se dissipanze si sono venute a creare non è sicuramente addebitabile al nostro Parroco, di cui conosciamo anche da quale progenie egli provenga.
Vero è che da alcuni anni a questa parte Contessa non viva serenamente il normale svolgersi della vita comunitaria e religiosa. Perché?
Non vogliamo colpevolizzare chi metodicamente ha stravolto le normali abitudini della nostra comunità ma vogliamo evidenziare che il rispetto delle tradizioni è prioritario al proprio interesse. Sarebbe da persone intelligenti integrarsi quando ci si trova ad operare in ambienti il cui contesto storico – culturale è diverso e ben definito da altre realtà.
La preghiamo di voler accuratamente ponderare quanto da Lei deciso, affinchè, presso la nostra comunità, possa ritornare il normale quieto vivere nel rispetto reciproco.
Ci rivolgiamo dunque ad Ella, per chiederLe se, in conseguenza di questi fatti, abbia tenuto conto di come un simile provvedimento possa ancor più contribuire ad agitare gli animi creando dissapori anche all’interno delle stesse famiglie.
Ribadiamo ancora una volta che la perdita di Papàs Nicolò per la collettività di Contessa significa perdere un pezzo importantissimo della nostra storia. Infatti egli, oltre alla sua instancabile attività di carattere religioso, è uno dei maggiori esponenti della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio etnico – culturale a noi tramandato e gelosamente custodito dai nostri progenitori. Ricordiamo ancora che la diversità è una ricchezza; essere diversi ma uniti è il miglior prodotto di una società moderna.
Noi, italo-albanesi o arbëresh come dir si voglia, siamo preoccupati perché, oltre tutto, ci poniamo una domanda: Papàs Nicolò ha forse agito non correttamente verso qualcuno?
Oppure quel qualcuno ha tanto subdolamente agito in modo da far cadere sulle spalle del nostro parroco le proprie astuzie?
Il trasferimento in altra sede viene visto come castigo verso chi non ha agito lealmente.
Ella è dunque sicura di avere guardato bene la situazione locale o si è fatto convincere che questi cambiamenti possano giovare alla comunità?
Noi pensiamo proprio di no. Anche per gli altri parroci, inviati a sostituire quelli che fino ad oggi hanno operato a Contessa Entellina, sarà un cambiamento che certamente non produrrà effetti positivi, anche perché nel paese dove essi hanno operato fino ad oggi sono ben voluti.
E allora, a che pro?
Venga, Eccellenza, verifichi di persona, e non si faccia convincere da chi ha la capacità di mostrare un doppio volto.
Papàs Nicolò è senza macchia. E’ limpido, è trasparente. Sulla sua persona nessuno può nutrire alcun dubbio. Venga, Eccellenza, e verifichi di persona.
Le saremo veramente grati di tutto quello che è nelle Sue competenze per tranquillizzare quelle persone oggi molto agitate per il danno subìto.
Contessa Entellina, lì 30/07/2010
Dott.ssa Giuseppina Cuccia Lo Iacono
Dott.ssa Anna Fucarino

Il mondo è bello perchè è vario

CONTESSA ENTELLINA

Solidarietà a Papas Nicolino Cuccia



Ma anche a Padre Mario Bellanca

venerdì 30 luglio 2010

Palazzo Adriano non condivide le scelte gerarchico-ecclesiali

PARROCCHIA MARIA SS. ASSUNTA

Consiglio Pastorale Parrocchiale
Piazza Umberto I
90030 Palazzo Adriano (PA)

A Sua Em. Rev.ma Mons. Tarcisio Card. Bertone
Segretario di Stato
00120 Città del Vaticano

A Sua Em. Mons. Leonardo Card. Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
00120 Città del Vaticano

A Sua Ecc. Rev.ma Mons. Francesco Pio Tamburrino
Arcivescovo Metropolita di Foggia
e Delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana degli Albanesi
Via Oberdan 13
71121 Foggia

A Sua Ecc. Rev.ma Mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi
Piazza San Nicola 1
90037 Piana degli Albanesi (PA)

A Mons. Maurizio Malvestiti
Sotto-Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali
00120 Città del Vaticano

E p.c. Al Parroco Papàs Sepa Borzì
Parrocchia Maria SS. Assunta
Piazza Umberto I 49
90030 Palazzo Adriano (PA)

Eminenze ed Eccellenze Rev.me,
con profonda amarezza e rabbia apprendiamo la decisione del Delegato Pontificio Mons. Francesco Pio Tamburrino, circa il trasferimento del nostro Arciprete, Papàs Sepa Borzì dalla Parrocchia Greca di Palazzo Adriano a quella di Contessa Entellina. Ci chiediamo allora quale sia il motivo di questo trasferimento. È proprio questo il problema… non riusciamo a trovare una risposta giustificante tale scelta “folle e in-giusta”, anche perché secondo il dettato del Diritto Canonico un Parroco può essere trasferito o rimosso per gravi motivi pastorali o per motivi scandalosi, cosa che non risulta nell’operato e nell’agire di Papàs Sepa. La sua venuta nella nostra comunità viene vista e giudicata agli occhi di tutti come un segno di rinascita e di rinnovamento sia spirituale che materiale. Da subito (stiamo parlando dal 01 Settembre 2004) il Papàs si è impegnato a dare una nuova impronta alla Parrocchia, inserendosi atti-vamente e collaborando con dedizione a ricostruire quel rapporto interrottosi anni prima con i fedeli e con le varie realtà associative presenti nella Comunità. Dal punto di vista pastorale l’Arciprete ha prima ripristinato la celebrazione della Divina Liturgia nell’ora vespertina, venendo incontro alle esigenze dei fedeli, permettendo nello stesso tempo una maggiore e attiva partecipazione degli stessi alle ufficiature litur-giche.
Poi, grazie alla ristrutturazione della Chiesa di San Giovanni Battista ha introdotto la liturgia domenicale nella medesima Chiesa dando possibilità alle persone anziane dell’intero quartiere, impossibilitate a raggiungere la Chiesa Madre, di soddisfare il precetto festivo.
Sempre disponibile e pronto in qualsiasi circostanza ad ascoltare le problematiche dei fedeli che si rivolgono a lui come Padre Spirituale, trova sempre parole di confor-to e di speranza ad ogni esigenza, visitando settimanalmente le persone inferme, anelanti di ricevere la Santa Eucarestia, portando, in silenzio e riservatezza, aiuti ma-teriali ed economici a quelle persone bisognose, mettendo in atto le opere di miseri-cordia.
Sempre sotto il profilo pastorale, Papàs Sepa si adopera alla formazione culturale e spirituale dei giovani della Parrocchia arrivando così alla nascita dell’Oratorio, luogo di incontro e punto di aggregazione dei bambini, dei giovani palazzesi e delle varie Confraternite operanti attivamente nella Parrocchia.
Parallelamente al rinnovamento spirituale nasce il rinnovamento strutturale, ini-ziando nel febbraio del 2005 col rinnovo dell’impianto fonico ed elettrico e la tinteg-giatura della Chiesa. Papàs Sepa riesce ad attirare fiducia e stima dei fedeli, i quali partecipano economicamente, manualmente ed idealmente alla realizzazione delle cappelle delle navate laterali e delle Iconi delle feste despotiche e teomitoriche.
Riguardo alla cura strutturale va menzionata la realizzazione dell’Iconostasi e la de-corazione del baldacchino sovrastante l’altare. Grande impegno e sacrificio econo-mico lo inducono ad iniziare i lavori al Santuario della Madonna delle Grazie, mèta di pellegrinaggio anche dei comuni limitrofi, chiuso nel 2002 per carenze strutturali. Non trovando risposta alle sue richieste dall’Eparca e dall’Eparchia stessa, supporta-to dall’entusiasmo e dalla fede dei fedeli palazzesi verso quel Santo Luogo e dal con-tributo economico degli stessi, ha acceso un mutuo di circa € 200.000,00 non rice-vendo nessun contributo da parte dell’Eparchia visto che i fondi destinati all’edilizia di culto sono stati dirottati al pagamento di un mutuo per la ricostruzione del Semi-nario di Palermo, oggi adibito a scuola e affittato alla Provincia Regionale di Palermo. E qui nasce un altro interrogativo: “era necessario ricostruire il Seminario vedendo la grave situazione in cui versano le nostre chiese?”.
La notizia fulminante del trasferimento del nostro Parroco fa perdere la fede e la fi-ducia dei fedeli verso le gerarchie ecclesiali che al posto di far prosperare la vigna del Signore cercano a tutti i costi di potarla.
Con questa lettera vogliamo essere vicini al nostro amato Parroco, capace di essere un buon padre Spirituale nonché un uomo coraggioso e allo stesso tempo umile e innamorato delle tradizioni secolari gelosamente conservate, in questo periodo di sofferenza e di tribolazione per lui e per l’intera comunità ecclesiale palazzese.
Con la speranza che queste parole penetrino profondamente nei Vostri cuori, Vi chiediamo, umilmente e con profonda stima, che il nostro Parroco continui ancora a lavorare nella mistica vigna di Palazzo Adriano che il Signore gli ha affidato, facendo-la prosperare ancora per molti anni, is pollà éti, ad multos annos.
Palazzo Adriano, 29/07/2010
I laici del Consiglio Pastorale Parrocchiale

Come sempre ! Papas Nicola Cuccia l'ubbidiente

Sono centinaia e centinaia le firme sulla petizione popolare

Di seguito riportiamo il testo della petizione popolare la cui sottoscrizione si concluderà in serata.
A Sua Em. Rev.ma mons. Tarcisio Bertone
Segreterio di Stato c/o Segreteria di Stato Vaticana – Città del Vaticano

A Sua Em. Rev.ma mons. Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali - Via della Conciliazione – Roma

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Pio Tamburrino Arcivescovo di Foggia e Delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana Degli Albanesi - Palazzo arcivescovile – Foggia

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi - Palazzo vescovile – Piana degli Albanesi

Eminenze ed Eccellenze Rev.me,
siamo un gruppo di fedeli laici, di rito greco e latino, del Comune di Contessa Entellina, un piccolo centro dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Scriviamo alle Eminenze ed Eccellenze Vostre indignati e mortificati per le tristi vicende a cui stiamo assistendo. Da anni, infatti, subiamo angherie e soprusi da parte del parroco latino, Don Mario Bellanca, che calpesta la nostra storia e le nostre tradizioni. Abbiamo segnalato il tutto al nostro Vescovo, al Delegato pontificio mons. Tamburrino, alla Congregazione per le Chiese orientali ma nulla è stato ancora di concreto fatto per riportare la serenità e la giustizia nella nostra comunità paesana. Speravamo che con la nomina del Delegato Pontificio tale situazione potesse trovare soluzione, ma con la morte nel cuore costatiamo che è stata compiuta una grave ingiustizia. Veniamo, infatti, a conoscenza che il nostro sacerdote papàs Nicola Cuccia è stato trasferito dalla parrocchia SS Annunziata e S. Nicolò di Contessa alla parrocchia greca di Palazzo Adriano. La suddetta decisione all’esterno può essere letta come una corresponsabilità da parte dello stesso nel deterioramento dei rapporti religiosi a Contessa. Tale interpretazione è contraria alla verità. In più di venti anni di attività apostolica a Contessa, papàs Nicola ha sempre svolto la sua missione con grande zelo e badando esclusivamente al bene delle anime. Non ha mai guardato il rito di appartenenza della gente che bussava alla sua porta e si è sempre prodigato per la nostra comunità con grande amore. Egli è un punto di riferimento per il paese non solo dal punto di vista religioso ma anche da quello sociale e culturale. La sua unica colpa, evidentemente grave per subire una tale sorte, è quella di avere difeso il rito bizantino e secoli di storia e di tradizioni paesane, continuando a svolgere e a portare avanti il patrimonio che lui stesso ha ricevuto dai suoi predecessori. Alle azioni provocatorie di Don Mario Bellanca ha risposto con silenzio, preghiera e obbedienza, insegnando a noi fedeli ad essere veri cristiani anche in questi momenti bui. Il suo trasferimento è dunque ingiusto e non supportato da alcuna esigenza pastorale, ma sembra dettato dalla “necessità” di rinunciare ad un atto concreto di giustizia accomunando nella stessa punizione il colpevole e la vittima, il provocatore ed il provocato, il difensore delle tradizioni ed il sovvertitore delle stesse. A nostro avviso, infatti, la giustizia non può essere esercitata né in modo sommario né con decisioni falsamente equitative che nel tentativo di non scontentare nessuno finiscano col provocare danni irreversibili all’intera comunità. Cosa ancora più grave se si sottrae alla stessa uno dei pochi animatori della presenza religiosa bizantina e linguistica arbereshe.
Ci rivolgiamo alle Eminenze ed Eccellenze Vostre chiedendo che venga rivista la decisione del trasferimento per vedere ancora papàs Nicola operare nel nostro paese, continuando a tenere per mano, come ha sempre fatto, nel loro percorso i nostri bambini, i nostri giovani, le nostre famiglie ed i nostri anziani.
Siamo fiduciosi nel fatto che la nostra voce possa essere ascoltata, che la situazione possa essere riconsiderata e che le particolarità delle minoranze religiose possano ancora continuare a trovare spazio nella Chiesa Cattolica, se nostro malgrado dovessimo costatare che ciò non fosse più possibile ci comporteremmo di conseguenza.
   Firme ...

Mons. Tamburrino non è nuovo nell'assumere decisioni a tavolino

su segnalazione di Nino Montalbano pubblichiamo una lettera ripresa dal blog http://www.bovinesidoc.ilcannocchiale.it/
Lettera aperta a Sua Eccellenza Mons. Tamburrino arcivescovo della Diocesi Foggia - Bovino

Vostra Eccellenza……,
no non ci mettiamo a declamare i versi del Giusti, ma li usiamo come perifrasi per introdurre un argomento a noi molto a cuore e, forse, a Lei molto meno.
Ci è giunta la notizia delle dimissioni di Don Paolo Lombardi da parroco di S. Antonio in Bovino, parrocchia alla quale Noi ci sentiamo di appartenere e che Lei, dopo averle accettate, vorrebbe abolire accorpandola in tutt’uno con la parrocchia della Cattedrale; ebbene Eccellenza questo a Noi non piace: sarebbe come cacciarci da Casa nostra, anzi, Lei ci sta’ cacciando da Casa Nostra e noi ce ne andremo lasciando la parrocchia senza più parrocchiani.
Le sembra bello?
Secondo Lei, la Chiesa quella con la “C” maiuscola oggi può permettersi di perdere dei figli devoti solo per il capriccio di un suo ministro?
Non ha pensato a quei bambini che resteranno senza le loro catechiste, a quei giovani che all’ improvviso si troveranno senza una guida morale e spirituale, liberi di darsi alla crapula più sfrenata.
Che fa Eccellenza impallidisce?
Sta già pensando a quando le trombe del Giudizio suoneranno e il dito inquisitore di DIO Le si punterà contro ?
No noi non vogliamo tutto questo, vogliamo solo che Lei si soffermi un po’ sul problema e Paternamente decida di lasciarci la nostra parrocchia magari nominando un nuovo parroco, se il vecchio non Le sta’ più bene, che sia gradito e amato da tutti i fedeli.
Certi che non vorrà deluderci la salutiamo con reverenza e amore filiale.
Bovinesi D.O.C.

Domenica sera fiaccolata di solidarietà a Papas Nicola per le vie del paese - Il 21 agosto manifestazione di protesta davanti l'Arcivescovado di Foggia

   L'Ingiustizia operata da Santa Romana Chiesa pesa ancor di più di una sentenza di malagiustizia dei tribunali dello Stato di cui talvolta ci capita di leggere sui giornali. Alle sentenze di malagiustizia si pone riparo con ricorso in appello ed in fine alla Cassazione. All'Ingiustizia ecclesiale viene posto il sigillo di una Congregazione pontificia e la "vittima", generalmente una persona della base credente, accetta l'Ingiustizia nel ricordo del "Maestro" che accettò senza pronunciare parola la crocifissione sul Golgota.  
   Prescindendo da quelli che sono i lavorii di coscienza di tutte le vittime di Ingiustizia del mondo, è dovere di chiunque viene a conoscenza dell'Ingiustizia reagire. La reazione non può e non deve riguardare solo i nostri interessi personali (spesso egoistici) ma deve sempre riguardare la triste situazione di chi conosciamo, di chi vediamo cadere, di chi vediamo nel tritacarne.
   Su questo spirito Contessa Entellina intera, greca e latina, credente e non credente, giovane e vecchia, sta reagendo all'abbaglio di Mons. Francesco Pio Tamburrino, delegato pontificio nell'Eparchia di Piana degli Albanesi, che sulla "scorta di montagne di carte" ha ritenuto di colpevolizzare, punire, un prete che mai nella sua vita avrebbe fatto male ad una formica: Papas Nicola Cuccia.
   La giustizia di Santa Romana Chiesa non si discosta di gran chè dalla giustizia umana, e soprattutto non differisce di un centimetro dalle giustizie teocratiche e da quelle degli stati assoluti di questo mondo. Questi tipi di giustizia spesso hanno bisogno più di lanciare messaggi urbi et orbi che di "fare discernimento" delle situazioni specifiche. L'Eparchia di Piana degli Albanesi è per responsabilità diffuse un colabrodo e Mons. Tamburrino ha bisogno di provvedimenti "forti" per inviare messaggi a chi ha orecchie per intendere. Quale migliore vittima sacrificale di quella di un prete che per oltre venti anni ha dato la vita alla sua famiglia (essendo prete sposato), all'intera sua comunità ed all'intero paese ?
   Gli altri 30 sacerdoti dell'Eparchia (coloro che dell'Ingiustizia capitata a Papas Nicola non trovano una sola parola per reagire) capiscono benissimo quale sia il messaggio: è finita la ricreazione !
   L'Ingiustizia di Mons. Tamburrino, nel linguaggio ecclesiale, ha finalità di "propaganda", ossia rimettetevi in riga perchè se di una persona "giusta" ne faccio polpetta di chi tanto giusta non è stata potrei farne ....
    No, no, Mons. Tamburrino, la sua Ingiustizia resta e resterà pur sempre una Ingiustizia. Per la Salvezza dell'umanità è stata sufficente l'Ingiustizia sofferta da Uno duemila anni fà. Non servono altre Ingiustizie.

2 agosto: decennale della morte di Francesco Di Martino


Commemorazione
di
Francesco Di Martino
Lunedì 2 agosto 2010, nella ricorrenza del decimo anniversario della morte, sarà ricordato il nostro concittadino.
Sono previste
1) Seduta del Consiglio Comunale:
Alle ore 10,oo rievocazione della figura e dell’opera:
Di Martino, Amministratore Comunale
2) Convegno:
Alle ore 17,oo, nell’Aula Consiliare, su iniziativa degli amici e compagni di lotta di Di Martino saranno delineati
quarantacinque anni di impegno civile

La cittadinanza è invitata a partecipare

giovedì 29 luglio 2010

Un grido dalla coscienza

Le ingiustizie bruciano! Quando poi vengono perpetrate da quei prelati che tu fino ad ieri reputavi "santi" allora tutto crolla e tu... 
Dov'è finita la Chiesa di mio padre?
Sono svuotata dentro. Che sia solo un brutto incubo?
Devo rieducare me stessa, devo imparare a credere che la Chiesa, la Madre Chiesa, è una genitrice che sa tradire i propri figli e che in momenti di tensione può, seguendo i canoni comportamentali di oggi, prepotenza, nefandezza, può commettere INGIUSTIZIE ECLATANTI.
Vorrei chiedere a Monsignor Tamburrino di che colpa si è macchiato il nostro Papàs Nicola? Vorrei chiedergli, ancora, se ha avuto l'opportunità di conoscere il prete Nicola.
Di certo non posso rivolgere le stesse domande a Monsignor Sotir, perchè è scontato che lo conosca bene, tanto bene che ha deciso, al pari dell'altro, di crocifiggerlo.
Un consiglio, ad entrambi i prelati, anche se non chiesto, però lo voglio dare: METTETEVI DI FRONTE A VOI STESSI, ALLA VOSTRA COSCIENZA, FATE SILENZIO, ASCOLTATEVI E POI....Auguri
Lucia Schirò
Figlia di Papàs Gaspare

l'Associazione "drita" solidarizza con Papas Nicola Cuccia

Associazione culturale-teatrale drita
Contessa Entellina (Pa)
A Sua Em. Rev.ma Card. Tarcisio Bertone
Segreterio di Stato
c/o Segreteria di Stato Vaticana – Città del Vaticano

A Sua Em. Rev.ma Card. Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
Via della Conciliazione – Roma

A Sua Ecc. Rev.ma Mons. Pio Tamburrino
Arcivescovo di Foggia e Delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana Degli Albanesi
Palazzo Arcivescovile – Foggia

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi
Palazzo Vescovile – Piana degli Albanesi

Chi scrive questa lettera è l’Associazione culturale-teatrale “ DRITA” ( la Luce), con sede in Contessa Entellina, comune della provincia di Palermo, appartenente all’Eparchia di Piana degli Albanesi.
Tale associazione, senza scopo di lucro, ha come scopo principale la crescita culturale dei soci mediante l’organizzazione, la realizzazione e la gestione di attività culturali ed artistiche, ispirando la sua attività ai valori umani e cristiani.
Con grande dolore e inaspettatamente, abbiamo appreso la decisione del Delegato Pontificio Mons. Pio Tamburrino, di trasferire il nostro parroco, nonché presidente della scrivente Associazione, papàs Nicolò Cuccia, dalla parrocchia di rito greco- bizantino SS.Annunziata e S. Nicolò di Contessa Entellina presso un’altra parrocchia sita nel comune di Palazzo Adriano. Tale decisione, senza un motivo specifico e senza alcun incontro da parte del Delegato Pontificio con la comunità di Contessa Entellina, non solo non trova alcuna giustificazione, ma mortifica noi tutti parrocchiani ( e non solo), che abbiamo visto, per oltre 25 anni di apostolato, l’uomo onesto e corretto, ma soprattutto il sacerdote vicino sempre e in ogni circostanza alle famiglie, ai meno abbienti, ai giovani, agli anziani e a tutti coloro i quali, per qualsiasi motivo, hanno bussato alla porta della Chiesa.
Noi tutti soci dell’Associazione, nel sottoscriverci di seguito, ci appelliamo alle vostre Eminenze ed Eccellenze, affinché sia valutata e possibilmente revocata la decisione presa dall’Arcivescovo Tamburrino.
Tale decisione di revoca, porterebbe pace e serenità nella comunità di Contessa Entellina, che vive questo momento come un tradimento della Istituzione “ Chiesa”, penalizzando i sacerdoti migliori che svolgono la propria missione con umiltà, onestà correttezza e fede.
Ci auguriamo di poter confidare in quel senso di fiducia e giustizia che da sempre ha contraddistinto e contraddistingue la Chiesa affinché possa continuare ad essere di esempio a tutti noi cristiani.
Contessa Entellina 28/ 07/2010
I soci

Lettera alle gerarchie ecclesiali dal Consiglio pastorale parrocchiale

A Sua Em. Rev.ma mons. Tarcisio Bertone
Segreterio di Stato
c/o Segreteria di Stato Vaticana – Città del Vaticano

A Sua Em. Rev.ma mons. Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
Via della Conciliazione – Roma

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Pio Tamburrino
Arcivescovo di Foggia
e Delegato Pontificio per l’Eparchia di Piana Degli Albanesi
Palazzo arcivescovile – Foggia

A Sua Ecc. Rev.ma mons. Sotir Ferrara
Eparca di Piana degli Albanesi
Palazzo vescovile – Piana degli Albanesi


Eminenze ed Eccellenze Rev.me,
Abbiamo appreso con profonda amarezza le decisioni prese dal Delegato Pontificio mons. Pio Tamburrino e dal nostro Vescovo mons. Sotir Ferrara e da poco rese ufficiali circa il trasferimento del nostro parroco dalla nostra parrocchia. Senza giri di parole, diciamo apertamente che ci sentiamo puniti e umiliati, insieme al nostro parroco, per colpe che ancora non abbiamo ben capito.
Quale è il motivo per cui papàs Nicola Cuccia è stato trasferito? Forse perché ha lavorato nella nostra parrocchia con profondo zelo apostolico ed essersi fatto veramente “tutto a tutti per guadagnare a tutti i costi ciascuno”? Forse perché ha difeso cinquecento anni di storia e di tradizioni della nostra parrocchia e del nostro paese? Se queste sono le cause dovreste riesumare e punire tutti quei santi sacerdoti che nel corso di questi secoli hanno garantito e permesso la nostra presenza all’interno della Chiesa Cattolica. Una punizione ingiusta, dunque, che non tiene conto della realtà e dei reali problemi che in questi anni abbiamo vissuto e durante i quali il nostro parroco ci ha insegnato a tacere ed obbedire anche quando abbiamo dovuto far fronte ai tanti soprusi del parroco latino Don Mario Bellanca.
Noi non contestiamo quello che potrebbe essere un normale trasferimento di sacerdoti per motivi pastorali ma il contesto in cui esso è avvenuto e le modalità con cui esso è stato perpetrato. Trasferire adesso padre Nicola, infatti, è una punizione che riteniamo ingiusta e immeritata. Non riteniamo, inoltre, che questo sia il modo di risolvere i problemi tra le nostre comunità. Sappiamo bene tutti di chi è la responsabilità di questi problemi e da anni assistiamo, sotto gli occhi impassibili dei superiori, che il parroco latino calpesti la nostra storia, la nostra spiritualità la nostra dignità, addirittura sbattendoci la porta in faccia e facendo ostruzionismo anche alle decisioni che il Delegato Pontificio mons. Tamburrino, aveva espresso durante le scorse festività pasquali. In tutto questo, ci potreste spiegare che colpa ha il nostro parroco? Si parla tanto di missione educativa della Chiesa, forse questa consiste nel mettere in un unico calderone chi sbaglia e chi no e punire il giusto per l’ingiusto? Certi che non è così e che la Chiesa, nella sua bontà di madre, vorrà ascoltarci per vostro tramite, vi chiediamo che il nostro parroco papàs Nicola Cuccia possa continuare a svolgere la sua missione nella nostra comunità.
Sicuri nella vostra sensibilità di padri e pastori, come vostri figli, chiediamo la paterna benedizione.
Contessa Entellina, 28/07/2010
I Laici del consiglio pastorale parrocchiale

Contessa Entellina si mobilita per l'assurdo trasferimento del suo parroco, interpretato come punizione ad opera dei gerarchi ecclesiastici

Il problema sta nel fatto che Papas Nicola viene punito e non nella circostanza che viene trasferito;  
 Il trasferimento di un sacerdote nell'ordinamento canonico non è detto che debba rappresentare un fatto traumatico, eccezionale. Di questa verità a Contessa Entellina chiunque è consapevole. Il problema che va emergendo e che si svilupperà nelle prossime ore e nei prossimi giorni in manifestazioni pubbliche (fra cui la fiaccolata per le vie del paese nella serata di domenica prossima) a sfondo solidaristico-religioso non è quindi che Papas Nicola venga trasferito. Lo stesso Papas Nicola nello scegliere la vita sacerdotale di questa eventualità è sempre stato consapevole.
  Dove sta allora il problema ?
Solo chi non lo vuole intendere non lo intende. Papas Nicola riceve una disposizione di trasferimento in un contesto preciso e palese a chiunque. Non viene trasferito perchè la sua personalità, il suo essere, la sua presenza, la sua preparazione culturale, serve ed è utile che venga innescata all'interno di una nuova comunità bisognosa delle sue doti, o come si dice, del suo carisma. No.
   Viene trasferito perchè bisogna mandare un messaggio in giro, alla gente: 'il caso Contessa Entellina è chiuso'. Di quale caso parliamo ?
   Il caso è quello che altri hanno alimentato, è quello che altri hanno trascurato e di cui Papas Nicola è semplicemente vittima.
   Lo abbiamo esposto tantissime volte. Ma siccome ci sembra che non venga colto per intero nei suoi sviluppi e nei suoi passaggi riteniamo utile ripeterlo per l'ennesima volta.
I responsabili del caso
   Il Vescovo Sotir è certamente all'origine del "caso", è fra i responsabili del montare del caso, perchè quando ha appreso nel luglio 2009 (con lettera) che un sacerdote platealmente avrebbe trasgredito un suo decreto, quello che disciplinava, fra l'altro, la celebrazione della Paraclisis all'interno della Chiesa della Madonna della Favara nella prima quindicina di Agosto, non ha fatto altro che girarsi dall'altro lato e fingere che nulla avesse appreso. Ha preferito andare ad Acireale.  Egli pur essendo a conoscenza dell'innapplicazione di un suo decreto non ha saputo fare altro che produrre il nulla, l'inerzia più assoluta, per un anno intero.
Qualunque uomo che conosca i più elementari parametri della Giustizia nel giudicare il "caso Contessa Entellina" non avrebbe esitato a ritenere:
1) Padre Mario Bellanca colpevole di coscientemente avere violato il decreto dell'Eparca tenendo chiuso per 15 giorni il portone della Chiesa della Madonna della Favara (a nulla valendo se il numero di protocollo o la registrazione del cancelliere fossero leggibili o meno sul decreto, esso esprimeva comunque la volontà dell'Eparca);
2) Mons. Sotir Ferrara colpevole di consapevolmente essersi girato dall'altro lato rispetto alla disubbidienza di Padre Mario Bellanca.
Chi viene invece punito ?
I strani percorsi seguiti da Mons. Tamburrino, Delegato Pontificio, invece dove conducono ? Conducono ad assolvere Mons. Sotir Ferrara dall'accusa di 'omissione continuata ad intervenire per disinnescare fin dall'origine il caso' ed a condannare, nella stessa misura, il violatore della tradizione e del decreto eparchiale, padre Mario Bellanca, e la vittima della violazione (della tradizione e del decreto), Papas Nicola Cuccia, che ha ovviato alle conseguenze del portone chiuso con l'elevare -all'aperto- la preghiera collettiva secolare della Paraclisis.
Responsabile dell'insubordinazione (Padre Mario) e vittima dell'insubordinazione (Papas Nicola) con provvedimento di Mons. Tamburrino vengono trasferiti dalla sede finora da loro occupata.
Questa è, ai nostri occhi, la Giustizia ecclesiale.
Noi che siamo sia fedeli di Santa Romana Chiesa che cittadini della Repubblica Italiana non possiamo che gridare "Meno male che c'è stata la breccia di Porta Pia".

mercoledì 28 luglio 2010

Palazzo Adriano non condivide le determinazioni prese a tavolino dai prelati

riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato, accompagnato da sei sottoscrittori
COMUNICATO DELLA COMUNITA’ ECCLESIALE

La comunità Ecclesiale di Palazzo Adriano non si riconosce, si dissocia e contesta fortemente la decisione del delegato Pontificio Mons. Francesco Pio Tamburrino venuto in Eparchia per “risolvere” la questione delle lotte tra Greci e Latini di Contessa Entellina, trasferendo in tale luogo i parroci di Palazzo Adriano perché bravi a sedare le lotte interne a tale Comunità.
Forse dimostra che la pace regnante è il frutto di un equilibrio raggiunto ma non definitivo, pronto “sicuramente” a riesplodere non appena avverranno i trasferimenti di Papàs Sepa Borzì e di Padre Giorgio Ilardi.
Noi fedeli ci dichiariamo pronti ad impedire l’ingresso dei nuovi Parroci e ricordiamo a Monsignor Delegato (Tamburrino) che questo suo modo di risolvere la questione “Contessa Entellina” non è il vero motivo della Sua venuta, ma problemi ben più gravi purtroppo affliggono l’Eparchia, che non risolvono col trasferimento di due Parroci, frutto di una decisione concordata frettolosamente con il Vescovo Sotìr.
Noi non riconosciamo tale decisione e se il caso, visto che lei rappresenta il Papa, non ci riconosciamo più nella Chiesa di Roma.
Faremo giungere la nostra voce alla Congregazione per le Chiese Orientali (all’oscuro degli affari personali di alcuni Vescovi), al Patriarca di Costantinopoli e ai nostri Fratelli ORTODOSSI.
La Comunità Ecclesiale di Palazzo Adriano

Lettera aperta della professoressa Mimma Guzzardo a Papas Nicola Cuccia

Rev. Papàs Nicolino,

sono una “cattolica latina” che l’ha cercata in questi giorni al telefono, per sapere… e per esprimerle la propria solidarietà, ma non l’ho trovata.Perciò le parlo davanti al pubblico Contessioto, al quale vorrei dire che certamente non la merita, altrimenti avrebbe capito, se non l’hanno capito i Suoi Capi, quanto lei ha fatto per la pacifica convivenza tra i “DEFICIENTES” delle due comunità!
Lei è un sacerdote vero e, come tale, dal momento che lavora nella vigna del signore, secondo Matteo 5-1, che recita “beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” non può essere gradito ai Capi Suoi e agli abitanti di un paese discorde, che dimenticano ciò che dice Matteo in 12-25: “ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi. Ora, se Satana scaccia Satana, egli è discorde con se stesso: come potrà dunque reggersi il suo Regno?
Lei, Papàs Nicola, certamente lavorerà per Cristo in un altro posto ma Contessa perde colui che ha sempre, in silenzio, donato se stesso senza risparmiarsi e che, come i miti e gli operatori di pace, paga per tutti e per tutto: per gli errori del passato, per il fanatismo dei suoi greci, per i sensi di rivincita di noi latini, tutta gente che, invece di guardare alla essenza della Fede che accomuna, al di là dei riti, guarda a quale “pezzo di muro possiede, alla rivendicazione di possessi e di poteri, a prevaricazioni, a proteggersi dalle preghiere comuni nel proprio… territorio” (Teologia delle porte chiuse), come se Cristo ci avesse dato questo esempio…
I suoi capi non sanno nulla… è vero? Sanno che devono allontanare il parroco “decano” di Contessa per mettere fine alle incomprensioni! Che bel gioco!?!
È un gioco che non mi fa meravigliare se i nostri fratelli evangelici, testimoni di Geova o …musulmani crescano di numero!!
Ora vanno così le cose nel mondo ma soprattutto dalle nostre parti: chi “si spende” fa i bagagli e va fuori, lasciando il campo sgombro a tutte le partite di… calci. Bene! Se è questo il senso di giustizia della Chiesa non so se congratularmi con lei o con chi potrà gioire della sua partenza. Di certo, io, che mi sento cristiana né greca né latina né ambrosiana sono allibita, basita, nauseata!
Pertanto, auguro buon ministero a lei e tanta tanta “pietà divina” per un paese che ancora conferma la verità di Cristo:
(Traduco per noi latini “nemo propheta in patria”)
Prof.ssa M. Guzzardo

A PERDERE SIAMO NOI

a cura di Nino Montalbano
Vorrei esprimere il mio punto di vista in merito al trasferimento di Papàs Nicola Cuccia. In primo luogo sono documentabili i suoi meriti e le migliaia di attività che ha saputo portare avanti a Contessa restando sempre a contatto con i giovani e meno giovani. Nello stesso tempo ha saputo diffondere i valori della pace e della preghiera, del dono all’altro.
Il problema del trasferimento non è un problema suo, lui potrà svolgere il suo ministero in un altro comune e nemmeno troppo distante da qui e nemmeno della curia perché non lascia scoperto il posto a Contessa, semmai è un problema di noi Contessioti che ci ritroveremo senza un punto di riferimento.
E’ chiaro, quindi, che ognuno di noi (sia di rito greco che latino) debba passarsi la mano sulla coscienza e cercare di capire cosa può fare per evitare che ciò accada e non soltanto per sé stesso ma anche per i ragazzi, i quali anno bisogno dei valori che lui porta avanti per crescere bene.
Nello stresso tempo non bisogna dimenticare quello che Papàs Nicola Cuccia ha cercato di insegnarci, non bisogna cercare la guerra perché lui vuole la pace, la preghiera, il rispetto degli altri e delle istituzioni, dimenticare queste cose e lottare soltanto per la sua presenza fisica a Contessa significherebbe non aver capito, significherebbe perdere e vanificare tanti anni di duro lavoro.
Io penso che i contessioti, fondamentalmente anche inconsapevolmente, hanno deciso questi trasferimenti e sono sempre loro che potranno decidere di cambiare lo cose, con le forme giuste di protesta e preghiera.
In certi momenti mi viene da pensare che il valore di una persona lo capisci quando la perdi e il trasferimento a noi contessioti darebbe una bella lezione, ma in questo momento non è sostenibile perché ci restano poche cose buone e dobbiamo tenerle strette e allora proporrei una manifestazione di preghiera, come un forte abbraccio domenica per la Paraklisis con la presenza di tutti i contessioti, del Vescovo e anche di Don Mario.
Nino Montalbano
“Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. E' bene che una volta ogni tanto si brucino le dita.” Mahatma Gandhi
p.s.: il resto l’ho detto l’anno scorso sul blog dell’Eparchia se volete leggerlo cliccate http://sandemetriopiana.blogspot.com/2009/08/un-contessioto-ci-scrive.html

IL MONDO SOTTO SOPRA: essere vittime, subire, è una colpa grave, occorre essere rampanti e arruollarsi in qualche cricca.

Vediamo assieme in cosa consistono i tre giorni di duro lavoro, in pieno mese di luglio, di due gerarchi di Santa Romana Chiesa: Mons. Sotir Ferrara, ordinario di Piana degli Albanesi e Mons. Francesco Pio Tamburrino.
A costringerli a così duro lavoro nel mese di luglio sono stati due casi emersi da un paio d’anni e che secondo il concetto dominante di Giustizia che vige nelle gerarchie ecclesiastiche si è cercato in tutti i modi possibili di ‘occultare’, ‘insabbiare’, ritenere che non esistessero.
1) Caso Mezzojuso
Il “caso” consisteva nell’onere di dover nominare il Parroco di una Chiesa. Si dirà questo adempimento costituisce un caso ?
La risposta sta nella circostanza che nessuno dei tanti preti (in relazione alla popolazione) dell’Eparchia intendeva risiedere a Mezzojuso, paesino grazioso in provincia di Palermo.
I preti dell’Eparchia hanno voglia di stare o tutti a Piana degli Albanesi, a venti minuti da Palermo, o tutti a Palermo, nella concattedrale della Martorana.
Chissà perché !!
Nelle tre giornate di duro lavoro di luglio i due prelati iniziarono con lo scorrere l’elenco dei trenta preti dell’eparchia per individuare la persona “giusta”.
Che succede ?
Succede che scorrendo la lista ed arrivando alla lettera “L” scoprono che c’è un prete nativo di Mezzojuso e residente a Mezzojuso che non ha nessun incarico da anni. Entrambi i prelati gridano "Perbacco !!’ potevamo scorrere la lista due anni fa ! Invece abbiamo consentito che montasse un caso Mezzojuso”.
Il caso viene immediatamente chiuso con la firma del decreto di nomina di Papas Pietro Lascari a parroco, il quale non ha avuto esitazioni ad accettare. Qualcuno sostiene che in precedenza, per la verità, l’esitazione c’era stata ma era una esitazione di qualunque umano: “se i soldi dell’8 per mille arrivano anche non operando ...”.
2) Il Caso Contessa Entellina
Anche in questa vicenda, secondo il comune concetto di “Giustizia” vigente nelle gerarchie ecclesiali, il tentativo è stato di negare che esistesse un caso Contessa.
A fine luglio 2009 il Parroco della Chiesa della Madonna della Favara, illuminato da principi NeoPatrimonialisti sui beni ecclesiali scrive al Vescovo e dice, più o meno, queste cose: “se il mio confratello Papas Nicola Cuccia non la finisce di fare il prete sul serio col voler dire messe, elevare canti, fare processioni che hanno ripercussioni anche nella mia Chiesa, facendomi sminuire e non facendomi apparire nei comitati dei festeggiamenti etc. io buono, buono, zitto, zitto, chiudo la porta della mia Chiesa e per quindici giorni, nel mese di agosto, non faccio entrare nessuno. La Chiesa è mia, codice di diritto canonico alla mano”.
Il Vescovo, ricordando quel senso di Giustizia dominante, che fa ? trascura, omette di fare il Vescovo, ignora e per il 1° di agosto non trova di meglio che andare ad Acireale (per celebrare un matrimonio), a 300 chilometri da Contessa Entellina.
Papas Nicola Cuccia con i suoi fedeli, ritenendo di dover osservare le tradizioni della Chiesa bizantina locale, va quel 1° agosto alle 18,oo nella Chiesa della Madonna della Favara per cantare la Paraclisis alla Madre di Dio: il portone è chiuso, la chiesa è di proprietà di Padre Mario (lascito del nonno).
Succede per la prima volta in quattrocento anni che il clero bizantino trovi il portone chiuso in una ricorrenza che tutti, a Contessa, ricordano, cani e gatti, credenti e non credenti. Padre Mario Bellanca resterà nella storia per avere introdotto la concezione NeoPatrimonialista sugli edifici ecclesiali.
A Gioacchino Lo Cascio che chiede spiegazioni del portone chiuso dice: “ognuno vada a pregare nella propria chiesa, questa è mia”. Il maresciallo dei carabinieri cerca di indurre Padre Mario Bellanca ad aprire il portone, in fondo la gente che sta fuori vuole solamente pregare.
Padre Mario, irremovibile, mette in contatto il maresciallo col suo “avvocato”. Si con l’avvocato, non col Vescovo che, come sappiamo, sta ad Acireale.
Padre Mario su sollecitazione del maresciallo decide di aprire il portone, però, tiene a precisare, purchè le preghiere si facciano in unico blocco quella stessa sera, senza che si voglia diluirle in quindici giorni. Capiscano, pare voglia dire, i fedeli che i pomeriggi di agosto possono essere trascorsi più piacevolmente in altri posti. Purtroppo quei fedeli, ancora nel 2010, hanno un concetto diverso da quello di Padre Mario della “tradizione” e rifiutano di fare una Paraclisis fiume che valga per quindici giorni.
Padre Mario, insensibile alla tradizione dei greco-bizantini replica, più o meno: “bene, allora né oggi ne domani e né post domani”. Portone Chiuso !
Papas Nicola non apre bocca, non replica. Ubidisce, prega, e sta zitto, nessuna reazione.
La Paraclisis, dalla chiusura del portone -fino al 14 agosto- si svolgerà all’esterno della Chiesa. Padre Mario se la ride in canonica di quel ‘fanatismo’ di altri tempi dei “greci” che sanno pregare sotto il sole cocente di agosto: in mezzo alla strada.
Come era ovvio a Contessa arrivano la Rai, i giornali dell’isola e nasce “il caso”. Il Vescovo non legge né giornali nè guarda i telegiornali. La Giustizia impone che occorre fare finta di nulla, insabbiare, negare. Esattamente come Santa Romana Chiesa ci ha abituati sui “casi” di pedofilia. Negare ed insabbiare, far finta di nulla.
A Pasqua 2010 Padre Mario riceve istruzioni da Mons. Tamburrino di comportarsi da “prete”, all’antica. In buona sostanza gli dice per iscritto di contribuire alla conservazione delle “tradizioni” della Chiesa Universale: gli spiega anche la genesi dell’annunzio del Cristo Risorto (Christos Anesti) secondo cui sarebbe esistito in forma diversa, anticamente, anche nella Chiesa Occidentale.
Padre Mario quando i greci, al seguito della processione guidata da Papas Nicola, arrivano nella sua Chiesa (sua nel senso proprietario, cosa sua) li lascia fuori ad attendere. Egli ha deciso che deve istruire il suo coro, deve fare le prove di canto. Quale miglior giorno per istruire il coro che il giorno di Pasqua ?
Papas Nicola, le Autorità ed i fedeli al seguito della processione aspettino ! Tanto nel giorno di Pasqua non si lavora, la gente può aspettare fuori.
Papas Nicolino sta zitto, silenzioso. Nessun cenno di reazione. Quando finalmente Padre Mario raggiunge, col suo coro, la perfezione dei toni la processione può entrare, ma non per fare ciò che per secoli si è fatto: l’annuncio del Christos Anesti ! No.
Padre Mario ha il controllo dell’altoparlante e del microfono. Papas Nicola viene stordito dai canti che accuratamente Padre Mario aveva preparato durante le prove.
La processione, dopo aver fatto ciò che Padre Mario ha consentito di fare, può lasciare la Chiesa inseguita dal suo vocione cantarino. I “greci” imparino così per l’avvenire ! il Christos Anesti è divenuto roba del passato, sono preferibili i canti di Padre Mario: sono in italiano, o al massimo in latino. Il greco è lingua vetusta. Padre Mario è un innovatore.
Papas Nicola continua a restare zitto, silenzioso.
Con questi precedenti, nel caldo mese di luglio 2010, i nostri due prelati: Mons. Sotir Ferrara e Mons. Francesco Pio Tamburrino, sollecitati da reclami e preoccupati che i media tornino ad occuparsi della prossima quindicina di agosto pensano che non sia il caso di recarsi entrambi ad Acireale, ma di vedere di troncare una volta per tutte il montante “caso” Contessa Entellina.
Si guardano negli occhi; Mons. Sotir capisce al volo dove vuole arrivare il collega benedettino. Non reagisce, deve confermare il suo clichè di Vescovo assente e disinteressato, non blocca la geniale idea del Metropolita di Foggia: “occorre togliere a Papas Nicola Cuccia il gusto di fare il prete”. Si, questa è stata l’idea che subito si è fatta strada fra i due.
Papas Nicola, il silenzioso, l’ubbidiente, il buono, il credente ha una grave colpa: ha subito la prepotenza, l’arroganza, la villania di altri. Egli è un pericolo per la Chiesa 2010. E’ un pugno negli occhi alla Chiesa che fa della mondanità un mito, delle cene con vista su piazza di Spagna un segno del potere, e dell’insabbiamento delle situazioni devianti (pedofilia) un’arte.
Papas Nicola è prete, crede nel Mistero di Dio. Va punito !! come ? ma è semplice: ha famiglia, moglie, figlia, papà ultra ottantenne, suocera anziana; bisogna mandarlo a quaranta chilometri di distanza, a Palazzo Adriano.
I due Vescovi sono certi che, con quella brillante idea, gli passerà il gusto di fare il prete del silenzio, della preghiera, il pio, il buono, il caritatevole con i bisognosi, il confessore di greci e latini.
La Chiesa nel 2010 non ha bisogno di questi preti. Servono uomini vispi, reattivi che si inseriscano bene nel mondo di Mammona. Papas Nicola insegue ancora il Mistero di Dio e purtroppo, come sta scritto sul Vangelo, non si possono servire due padroni: o Dio o Propaganda Fidei.
Va punito perché in tutti questi mesi ha saputo soffrire senza reagire. Avrebbe potuto usare villania, prepotenza ed arroganza tipici comportamenti ormai all’interno dell’istituzione.
Padre Mario si che è uomo di mondo: a telefono non chiama il Vescovo ma parla con l’avvocato e sa usare comportamenti mondani, del secolo.
Mons. Sotir è Vescovo eccellente perché per un anno ha fatto finta che a Contessa non c’era nulla di anomalo ed avrebbe volentieri preferito recarsi a Taormina il prossimo primo agosto. Invece, poverino, dovrà venire a Contessa per concretizzare in parte la geniale idea del collega benedettino e evidenziare, mal volentieri, che se nella Chiesa crolla la “tradizione” viene meno tutto il resto.
Il messaggio, della punizione di Papas Nicola, è rivolto ad altri eventuali Papas Nicola, nel senso che devono avere bene inculcato in testa la possibilità delle punizioni. La possibilità di essere allontanati dalla famiglia (ndr. da noi esistono i preti sposati) anche in maniera più pesante, non più mandandoli a quaranta chilometri di distanza bensì, se è il caso, in un paesino dell’Albania, nella penisola balcanica. Il messaggio ha raggiunto l'obiettivo terroristico, infatti Papas Nicola non ha ricevuto solidarietà manifesta dai trenta preti dell'Eparchia, ad esclusione di Papas Janni Pecoraro. Tutti tengono famiglia e Tamburrino mostra di essere il reggitore vero dell'Eparchia per chissà quanti anni ancora.
Impari anzitutto Papas Nicola e con lui tutti gli altri.  
Il messaggio è chiarissimo anche sotto altro aspetto: il credente è una persona pericolosa. Se Papas Nicola lo scorso anno, in agosto, avesse portato la sua famiglia a mare, a Porto Palo (Menfi), ed avesse mandato in soffitta la celebrazione della Paraclisis, adesso sarebbe ancora parroco di Contessa Entellina.
I tre giorni di fuoco di Tamburrino e Sotir dopo la geniale idea di portare Papas Nicola a Palazzo Adriano sono stati tutti in discesa: Papas Borzì da Palazzo Adriano occuperà il posto libero a Contessa, Padre Giorgio dalla Chiesa latina di Palazzo Adriano va pure lui a Contessa a sostituire Padre Mario che sarà l’alter ego di Mons. Sotir (stretto collaboratore) nella Curia.
Nella Chiesa latina di Palazzo Adriano va padre Ruffino, oggi vice parroco a Mezzojuso.
Che faticaccia !! Tutto per dare una lezione a Papas Nicola, autore col suo silenzio, col suo pregare, col suo subire del “caso” Contessa !! Si, per i due Vescovi, il caso Contessa è tutta colpa di Papas Nicola, l'altro, Padre Mario in fondo ha lanciato un tentativo di nuova Teologia (Teologia delle porte chiuse) e nell'elaborarla ha usato le meningi, perchè ha dovuto cambiare vecchi concetti contenuti nei vecchissimi Vangeli scritti niente di meno che duemila anni fà. A Padre Mario innovatore, noi tutti che abbiamo assistito alla sua avversione nei confronti della spiritualità di Papas Nicola lo vedremmo bene inserito all'interno di certi palazzi apostolici.
Prima di partire per Foggia Mons. Tamburrino ha stretto la mano a Mons. Sotir e a dire di qualcuno pare che abbia detto: “Speriamo che Papas Nicola metta giudizio!!”. Ossia, capisca come gira il mondo …. solo così potrà evitare prossimamente di finire in un paesino nei monti d'Albania, lontano dalla famiglia.