Vediamo assieme in cosa consistono i tre giorni di duro lavoro, in pieno mese di luglio, di due gerarchi di Santa Romana Chiesa: Mons. Sotir Ferrara, ordinario di Piana degli Albanesi e Mons. Francesco Pio Tamburrino.
A costringerli a così duro lavoro nel mese di luglio sono stati due casi emersi da un paio d’anni e che secondo il concetto dominante di Giustizia che vige nelle gerarchie ecclesiastiche si è cercato in tutti i modi possibili di ‘occultare’, ‘insabbiare’, ritenere che non esistessero.
1) Caso Mezzojuso
Il “caso” consisteva nell’onere di dover nominare il Parroco di una Chiesa. Si dirà questo adempimento costituisce un caso ?
La risposta sta nella circostanza che nessuno dei tanti preti (in relazione alla popolazione) dell’Eparchia intendeva risiedere a Mezzojuso, paesino grazioso in provincia di Palermo.
I preti dell’Eparchia hanno voglia di stare o tutti a Piana degli Albanesi, a venti minuti da Palermo, o tutti a Palermo, nella concattedrale della Martorana.
Chissà perché !!
Nelle tre giornate di duro lavoro di luglio i due prelati iniziarono con lo scorrere l’elenco dei trenta preti dell’eparchia per individuare la persona “giusta”.
Che succede ?
Succede che scorrendo la lista ed arrivando alla lettera “L” scoprono che c’è un prete nativo di Mezzojuso e residente a Mezzojuso che non ha nessun incarico da anni. Entrambi i prelati gridano "Perbacco !!’ potevamo scorrere la lista due anni fa ! Invece abbiamo consentito che montasse un caso Mezzojuso”.
Il caso viene immediatamente chiuso con la firma del decreto di nomina di Papas Pietro Lascari a parroco, il quale non ha avuto esitazioni ad accettare. Qualcuno sostiene che in precedenza, per la verità, l’esitazione c’era stata ma era una esitazione di qualunque umano: “se i soldi dell’8 per mille arrivano anche non operando ...”.
2) Il Caso Contessa Entellina
Anche in questa vicenda, secondo il comune concetto di “Giustizia” vigente nelle gerarchie ecclesiali, il tentativo è stato di negare che esistesse un caso Contessa.
A fine luglio 2009 il Parroco della Chiesa della Madonna della Favara, illuminato da principi NeoPatrimonialisti sui beni ecclesiali scrive al Vescovo e dice, più o meno, queste cose: “se il mio confratello Papas Nicola Cuccia non la finisce di fare il prete sul serio col voler dire messe, elevare canti, fare processioni che hanno ripercussioni anche nella mia Chiesa, facendomi sminuire e non facendomi apparire nei comitati dei festeggiamenti etc. io buono, buono, zitto, zitto, chiudo la porta della mia Chiesa e per quindici giorni, nel mese di agosto, non faccio entrare nessuno. La Chiesa è mia, codice di diritto canonico alla mano”.
Il Vescovo, ricordando quel senso di Giustizia dominante, che fa ? trascura, omette di fare il Vescovo, ignora e per il 1° di agosto non trova di meglio che andare ad Acireale (per celebrare un matrimonio), a 300 chilometri da Contessa Entellina.
Papas Nicola Cuccia con i suoi fedeli, ritenendo di dover osservare le tradizioni della Chiesa bizantina locale, va quel 1° agosto alle 18,oo nella Chiesa della Madonna della Favara per cantare la Paraclisis alla Madre di Dio: il portone è chiuso, la chiesa è di proprietà di Padre Mario (lascito del nonno).
Succede per la prima volta in quattrocento anni che il clero bizantino trovi il portone chiuso in una ricorrenza che tutti, a Contessa, ricordano, cani e gatti, credenti e non credenti. Padre Mario Bellanca resterà nella storia per avere introdotto la concezione NeoPatrimonialista sugli edifici ecclesiali.
A Gioacchino Lo Cascio che chiede spiegazioni del portone chiuso dice: “ognuno vada a pregare nella propria chiesa, questa è mia”. Il maresciallo dei carabinieri cerca di indurre Padre Mario Bellanca ad aprire il portone, in fondo la gente che sta fuori vuole solamente pregare.
Padre Mario, irremovibile, mette in contatto il maresciallo col suo “avvocato”. Si con l’avvocato, non col Vescovo che, come sappiamo, sta ad Acireale.
Padre Mario su sollecitazione del maresciallo decide di aprire il portone, però, tiene a precisare, purchè le preghiere si facciano in unico blocco quella stessa sera, senza che si voglia diluirle in quindici giorni. Capiscano, pare voglia dire, i fedeli che i pomeriggi di agosto possono essere trascorsi più piacevolmente in altri posti. Purtroppo quei fedeli, ancora nel 2010, hanno un concetto diverso da quello di Padre Mario della “tradizione” e rifiutano di fare una Paraclisis fiume che valga per quindici giorni.
Padre Mario, insensibile alla tradizione dei greco-bizantini replica, più o meno: “bene, allora né oggi ne domani e né post domani”. Portone Chiuso !
Papas Nicola non apre bocca, non replica. Ubidisce, prega, e sta zitto, nessuna reazione.
La Paraclisis, dalla chiusura del portone -fino al 14 agosto- si svolgerà all’esterno della Chiesa. Padre Mario se la ride in canonica di quel ‘fanatismo’ di altri tempi dei “greci” che sanno pregare sotto il sole cocente di agosto: in mezzo alla strada.
Come era ovvio a Contessa arrivano la Rai, i giornali dell’isola e nasce “il caso”. Il Vescovo non legge né giornali nè guarda i telegiornali. La Giustizia impone che occorre fare finta di nulla, insabbiare, negare. Esattamente come Santa Romana Chiesa ci ha abituati sui “casi” di pedofilia. Negare ed insabbiare, far finta di nulla.
A Pasqua 2010 Padre Mario riceve istruzioni da Mons. Tamburrino di comportarsi da “prete”, all’antica. In buona sostanza gli dice per iscritto di contribuire alla conservazione delle “tradizioni” della Chiesa Universale: gli spiega anche la genesi dell’annunzio del Cristo Risorto (Christos Anesti) secondo cui sarebbe esistito in forma diversa, anticamente, anche nella Chiesa Occidentale.
Padre Mario quando i greci, al seguito della processione guidata da Papas Nicola, arrivano nella sua Chiesa (sua nel senso proprietario, cosa sua) li lascia fuori ad attendere. Egli ha deciso che deve istruire il suo coro, deve fare le prove di canto. Quale miglior giorno per istruire il coro che il giorno di Pasqua ?
Papas Nicola, le Autorità ed i fedeli al seguito della processione aspettino ! Tanto nel giorno di Pasqua non si lavora, la gente può aspettare fuori.
Papas Nicolino sta zitto, silenzioso. Nessun cenno di reazione. Quando finalmente Padre Mario raggiunge, col suo coro, la perfezione dei toni la processione può entrare, ma non per fare ciò che per secoli si è fatto: l’annuncio del Christos Anesti ! No.
Padre Mario ha il controllo dell’altoparlante e del microfono. Papas Nicola viene stordito dai canti che accuratamente Padre Mario aveva preparato durante le prove.
La processione, dopo aver fatto ciò che Padre Mario ha consentito di fare, può lasciare la Chiesa inseguita dal suo vocione cantarino. I “greci” imparino così per l’avvenire ! il Christos Anesti è divenuto roba del passato, sono preferibili i canti di Padre Mario: sono in italiano, o al massimo in latino. Il greco è lingua vetusta. Padre Mario è un innovatore.
Papas Nicola continua a restare zitto, silenzioso.
Con questi precedenti, nel caldo mese di luglio 2010, i nostri due prelati: Mons. Sotir Ferrara e Mons. Francesco Pio Tamburrino, sollecitati da reclami e preoccupati che i media tornino ad occuparsi della prossima quindicina di agosto pensano che non sia il caso di recarsi entrambi ad Acireale, ma di vedere di troncare una volta per tutte il montante “caso” Contessa Entellina.
Si guardano negli occhi; Mons. Sotir capisce al volo dove vuole arrivare il collega benedettino. Non reagisce, deve confermare il suo clichè di Vescovo assente e disinteressato, non blocca la geniale idea del Metropolita di Foggia: “occorre togliere a Papas Nicola Cuccia il gusto di fare il prete”. Si, questa è stata l’idea che subito si è fatta strada fra i due.
Papas Nicola, il silenzioso, l’ubbidiente, il buono, il credente ha una grave colpa: ha subito la prepotenza, l’arroganza, la villania di altri. Egli è un pericolo per la Chiesa 2010. E’ un pugno negli occhi alla Chiesa che fa della mondanità un mito, delle cene con vista su piazza di Spagna un segno del potere, e dell’insabbiamento delle situazioni devianti (pedofilia) un’arte.
Papas Nicola è prete, crede nel Mistero di Dio. Va punito !! come ? ma è semplice: ha famiglia, moglie, figlia, papà ultra ottantenne, suocera anziana; bisogna mandarlo a quaranta chilometri di distanza, a Palazzo Adriano.
I due Vescovi sono certi che, con quella brillante idea, gli passerà il gusto di fare il prete del silenzio, della preghiera, il pio, il buono, il caritatevole con i bisognosi, il confessore di greci e latini.
La Chiesa nel 2010 non ha bisogno di questi preti. Servono uomini vispi, reattivi che si inseriscano bene nel mondo di Mammona. Papas Nicola insegue ancora il Mistero di Dio e purtroppo, come sta scritto sul Vangelo, non si possono servire due padroni: o Dio o Propaganda Fidei.
Va punito perché in tutti questi mesi ha saputo soffrire senza reagire. Avrebbe potuto usare villania, prepotenza ed arroganza tipici comportamenti ormai all’interno dell’istituzione.
Padre Mario si che è uomo di mondo: a telefono non chiama il Vescovo ma parla con l’avvocato e sa usare comportamenti mondani, del secolo.
Mons. Sotir è Vescovo eccellente perché per un anno ha fatto finta che a Contessa non c’era nulla di anomalo ed avrebbe volentieri preferito recarsi a Taormina il prossimo primo agosto. Invece, poverino, dovrà venire a Contessa per concretizzare in parte la geniale idea del collega benedettino e evidenziare, mal volentieri, che se nella Chiesa crolla la “tradizione” viene meno tutto il resto.
Il messaggio, della punizione di Papas Nicola, è rivolto ad altri eventuali Papas Nicola, nel senso che devono avere bene inculcato in testa la possibilità delle punizioni. La possibilità di essere allontanati dalla famiglia (ndr. da noi esistono i preti sposati) anche in maniera più pesante, non più mandandoli a quaranta chilometri di distanza bensì, se è il caso, in un paesino dell’Albania, nella penisola balcanica. Il messaggio ha raggiunto l'obiettivo terroristico, infatti Papas Nicola non ha ricevuto solidarietà manifesta dai trenta preti dell'Eparchia, ad esclusione di Papas Janni Pecoraro. Tutti tengono famiglia e Tamburrino mostra di essere il reggitore vero dell'Eparchia per chissà quanti anni ancora.
Impari anzitutto Papas Nicola e con lui tutti gli altri.
Il messaggio è chiarissimo anche sotto altro aspetto: il credente è una persona pericolosa. Se Papas Nicola lo scorso anno, in agosto, avesse portato la sua famiglia a mare, a Porto Palo (Menfi), ed avesse mandato in soffitta la celebrazione della Paraclisis, adesso sarebbe ancora parroco di Contessa Entellina.
I tre giorni di fuoco di Tamburrino e Sotir dopo la geniale idea di portare Papas Nicola a Palazzo Adriano sono stati tutti in discesa: Papas Borzì da Palazzo Adriano occuperà il posto libero a Contessa, Padre Giorgio dalla Chiesa latina di Palazzo Adriano va pure lui a Contessa a sostituire Padre Mario che sarà l’alter ego di Mons. Sotir (stretto collaboratore) nella Curia.
Nella Chiesa latina di Palazzo Adriano va padre Ruffino, oggi vice parroco a Mezzojuso.
Che faticaccia !! Tutto per dare una lezione a Papas Nicola, autore col suo silenzio, col suo pregare, col suo subire del “caso” Contessa !! Si, per i due Vescovi, il caso Contessa è tutta colpa di Papas Nicola, l'altro, Padre Mario in fondo ha lanciato un tentativo di nuova Teologia (Teologia delle porte chiuse) e nell'elaborarla ha usato le meningi, perchè ha dovuto cambiare vecchi concetti contenuti nei vecchissimi Vangeli scritti niente di meno che duemila anni fà. A Padre Mario innovatore, noi tutti che abbiamo assistito alla sua avversione nei confronti della spiritualità di Papas Nicola lo vedremmo bene inserito all'interno di certi palazzi apostolici.
Prima di partire per Foggia Mons. Tamburrino ha stretto la mano a Mons. Sotir e a dire di qualcuno pare che abbia detto: “Speriamo che Papas Nicola metta giudizio!!”. Ossia, capisca come gira il mondo …. solo così potrà evitare prossimamente di finire in un paesino nei monti d'Albania, lontano dalla famiglia.