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Tematiche
socio-economiche-politiche dei tempi recenti (2).
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L'emigrazione italiana
(e contessiota) post-unitaria
Quali furono i motivi scatenanti del grande flusso migratorio? Sicuramente un motivo rilevante l'ha avuta la miseria e la disperazione di un intero paese, l'Italia, entrata nel post-modernità, all'inizio dell'Ottocento, con i segni ancora profondi del feudalesimo, che in Sicilia senza alcun freno nè attenzione delle classi dirigenti si trasformò nel latifondismo. Furono oltre ottomilioni nei primi decenni post-unitari gli italiani che lasciarono il Paese per cercare fortuna all'estero. Si trattò di una tragedia sociale che segnò l'intera Italia, ma molto più pesantemente il Meridione.
I libri di Storia economica asseriscono che il sistema produttivo lungo la penisola, all'inizio dell'Ottocento, avvia un andamento positivo, in relazione ai decenni precedenti e per la prima volta dopo secoli si nota qualche lieve miglioramento nelle condizioni di vita delle popolazioni, anche in quelle delle periferie territoriali. Il sistema abitativo nella nostra Contessa E. comincia a ricevere qualche intervento manutentivo e in qualche sporadica abitazione comincia a spuntare il piano superiore rispetto alla generalità delle abitazioni terranee. Il miglioramento delle condizioni umane, in realtà, coinvolge poco i centri periferici e quelli dell'interno latifondista dell'Isola; in qualche modo, in quell'inizio Ottocento nelle città si prova ad attivare servizi pubblici, quali l'illuminazione serale dei principali assi stradali ed i servizi di carrozze trasporto pubblico.
Gli storici però, all'unanimità, sottolineano che al discreto miglioramento delle condizioni di vita non partecipano i centri rurali di periferia. E' proprio da questa fascia prevalente di popolazione che cominciano a formarsi i primi nuclei operai che costituiranno nel Nord Italia la base del processo iniziale di industrializzazione. Ed è sempre dai centri rurali di periferia, del Meridione, che cresce, fino a raggiungere -nel 1910- la cifra impressionante di ottomilioni di individui, il fenomeno migratorio diretto oltre oceano. Su Contessa sappiamo che ad emigrare nel quarantennio successivo all'Unità è stata ben oltre la metà della popolazione registrata. La gran parte degli emigrati locali in verità partì a breve distanza dall'Unità d'Italia e costoro avviarono la catena dei continui richiami di parenti e conoscenti lungo i successivi decenni. Altra massiccia migrazione, in buona parte clandestina, avvenne in seguito alla repressione poliziesca disposta dal Primo Ministro Francesco Crispi, nell'intento di reprimere tutte le aspirazioni a sfondo sociale connesse ai moti attivati dal movimento socialistico dei Fasci Siciliani.
Va sottolineato, in quanto lo riportano i dati ufficiali diffusi su tutti i testi economici-finanziari, che nel decennio 1900-1910 le "rimesse" giunte in Italia dagli emigrati, attraverso i vaglia internazionali ed i depositi nelle Casse postali superavano i seicerntomilioni di lire dell'epoca. Una cifra più che importante per allora.
Nel contesto molto brevemente tratteggiato sopra, sono rimaste -ancora all'alba del Novecento- molto misere le condizioni di vita di milioni e milioni di genti meridionali. Le inevitabili riforme necessarie per l'ammodernamento del Paese sono sempre state rinviate dai governi liberali ed in generale dalle classi dirigenti che preferivano ricorrere alla più facile politica del mero soccorso piuttosto che allo sviluppo autonomo e razionale dell'intero Meridione. E se oggi, nella Valle del Belice, migliaia di abitazioni e centinaia di edifici pubblici, costruiti nel post terremoto '68, versano nel degrado e nell'incuria, è segno che l'Italia dopo oltre un secolo e mezzo di flussi migratori non ha saputo, o meglio voluto, rimediare ai secolari disagi e alle carenze professionali che continuano ad avere origini sociali ed economiche, oltre che dalle conseguenti inadeguatezze delle classi dirigenti.
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Su quanto abbiamo riportato sul fenoimeno migratorio italiano, ci piace riportare i titoli di alcuni film di successo che in qualche modo hanno inciso sulle coscienze degli italiani che, direttamente, o indirettamente, hanno conosciuto negli ambiti familiari gli effetti del fenomeno migratorio.
1) 1971- "Bello, onesto, emigrato Australia". Un Alberto Sordi, emigrato in Australia.
2)1974- "Italianamerican". Film di Martin Scorsese, sui raggruppamenti nei quartieri di Brooklyn degli italiani in base alle regioni di provenienza e, comunque, tutti intenti a conservare l'identità d'origine.
3) 1978- "Pane e cioccolata". Franco Brusati racconta la vita di un napoletano costretto ad emigrare in Svizzera, che immaginava di diventare ricco e viene a scontrarsi con la difficile quotidianità.
4) 1981- "Cafè express". Nuovamente Nino Manfredi nella veste di barista abusivo in un treno che, dalla sua ottica, osserva la straziante realtà degli emigrati che partendo dal Sud italiano si accingono a raggiungere le fabbriche in Svizzera e Germania. L'allegria da commedia non tarda a divenire senso di amarezza.