La strana realtà della Mafia.
Quando storicamente ci viene detto che è in declino, è segno che...
Prima di iniziare ad occuparci del fenomeno “mafia” per alcune pagine del blog, proveremo a cogliere, per quanto riusciamo ad esporre, e per quanto è nelle nostre possibilità di curiosi-osservatori, il taglio e l’aspetto culturale di ciò che figure come i sociologi Anton Blok o Pino Arlecchino o altri ancora ci hanno fatto apprendere in anni passati su cosa sia “mafia”.
Vi è una Sicilia babba,
cioè mite, fino a sembrare mite,
una Sicilia “sperta”, cioè furba,
dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode.
Vi è una Sicilia pigra, una frenetica;
una che si estenua nell’angoscia della roba,
una che recita la vita come un copione di carnevale:
una infine che si sporge da un crinale di vento
in accesso di abbagliato delirio …
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Gesualdo Bufalino
e’ stato uno scrittore poeta e aforista italiano.
L'inserimento del nuovo Stato, con un più preciso progetto unitario, favori e amplificò il ruolo di mediazione e di controllo attuato da questi gruppi di uomini con la violenza. Si allargava la configurazione delle forze in gioco, cresceva la possibilità di muoversi tra diversi ambiti e livelli di potere, si moltiplicavano i canali delle risorse, ma nello stesso tempo la società continuava ad essere segmentata, divisa; venivano confermati e si aprivano gap di comunicazione tra i vari livelli. I mafiosi si trovarono per questo in una posizione cruciale di mediazione, posizione che cercarono di legittimare e monopolizzare nel tempo. Da questa posizione poterono a loro volta controllare i canali delle nuove risorse, rispetto a cui si creò una concorrenza tanto più efferata e sanguinosa quanto più lo Stato era assente nella gestione della violenza.
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