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A sette anni dal terremoto ‘1968 ‘ furono ultimate le abitazioni dei così denominati -a Contessa Entellina- 80 alloggi |
Quella del Belice fu una ricostruzione più che lunga, lenta.
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Occorsero grande impegno da parte dei sindaci della Valle, che crearono fra loro un coordinamento, ma occorsero anche tante battaglie delle popolazioni che addirittura per più decenni si tennero in stato di mobilitazione. A Contessa E. sopratutto il Sindaco Di Martino e la struttura locale della Cgil tennero desta la popolazione con frequentissime assemblee che, con massima frequenza, si tenevano nel cosiddetto “Baraccone” di via Palermo.
Il sisma del Belice fu la prima vera e grave emergenza del dopoguerra. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio una violentissima scossa di magnitudo 6.5 colpi’ la Sicilia occidentale e, in particolare, le province di Palermo, Trapani e Agrigento.
La Valle del Belice fu devastata. Gibellina, Montevago, Poggioreale e Salaparuta furono letteralmente rase al suolo. Gravemente danneggiate furono anche Menfi, Partanna, Camporeale, Contessa Entellina, Santa Ninfa, Salemi, Vita e Santa Margherita del Belice.
Il bilancio fu pesantissimo: 296 persone persero la vita, oltre mille restarono ferite e quasi 100mila furono i senza casa. A Contessa Entellina perse la vita Agostino Merendino.
Quel sisma costituì pure occasione per promuovere emigrazione di massa, intere famiglie rimaste senza casa, e purtroppo nella prospettiva di una lunga fase di ricostruzione non videro altra soluzione per il loro futuro che la prospettiva dell’emigrazione. Emigrazione non solo nel nord Italia, Germania e Gran Bretagna, ma anche in Australia, Venezuela e Argentina.
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Sulla scorta delle tante fotografie (e filmati) del tempo, in gran numero opera di chi scrive queste note -allora era giovane-, proveremo a rievocare sopratutto il post-terremoto locale, di Contessa Entellina.
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