Crollo dell’Impero Romano d’Oriente (1)
Nel 1399 l’Imperatore di Costantinopoli si reca a Venezia per chiedere aiuto rispetto alla sempre incombenza islamica. Dalla città lagunare passo’ a Londra e Parigi e gli storici convengono che quella vasta missione diplomatica sotto il profilo politico non sorti’ alcun effetto. L’unico effetto fu che i paesi europei risvegliarono un interesse esclusivamente culturale verso la grecità e l’Oriente che qualche decennio dopo (quando fu tardi) li spinse a voler meglio conoscere cosa ci stesse in quel medio Oriente ed ancora più in là.
Nel 1421 i Turchi ripresero l’avanzata e quando alla morte dell’imperatore Manuele salì al trono il figlio Giovanni VIII avvenne che i vari principi (despoti) di ciò che restava dell’Impero e gli stessi presunti alleati, dai Veneziani ad altri, staccarono vari territori dalla giurisdizione Costantinopolitana. Per rimediare all’isolamento in cui si era venuto a trovare Giovanni VIII intavolò una serie di trattative in direzione dell’unione della chiesa costantinopolitana e romana. Siamo già al 1437 quando l’imperatore con un enorme stuolo di prelati (compreso il Patriarca Giuseppe II) e tanti uomini di cultura si imbarcarono per Venezia per poi recarsi a Ferrara, sede iniziale di svolgimento del Concilio. In quella sede, nonostante il presupposto (=necessita’ dell’aiuto occidentale per contrastare i turchi), l’alto clero ortodosso non intese accogliere i termini dell’unione. L’Unione di fatto fu proclamato a Firenze il 6 luglio 1439, ma ad assemblea sciolta già al rientro nelle sedi di appartenenza la stragrande maggioranza dei prelati costantinopolitani rinnego’ le condizioni poste alla base dell’Unione. D’altronde pure i sovrani e principi dell’Europa Orientale, a cominciare dal principe di Mosca, rinnegarono tutti quell’accordo.
(Segue)
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