E si arriva alla "Teoria Quantistica"
Max Planck L'energia associata alla radiazione elettromagnetica è trasmessa in unità discrete o quanti, successivamente identificati nei fotoni. |
Stranamente però non si riesce ad integrare le formule sui campi elettromagnetici alla fisica newtoniana. All'inizio del 1900 esistono in pratica due modelli parallelli (apparentemente inconciliabili): la teoria delle particelle e quella delle onde. Un ulteriore terzo campo di "ricerca" fisica è la termodinamica costituita dal cosidetto "corpo nero", struttura ideale che dovrebbe assorbire le radiazioni elettromagnetiche incidenti senza rifletterle, emettendo a sua volta radiazioni "pure" (=prive di riflessi). Dal 1700 era noto che i materiali posti in un forno diventano incandescenti, ed irradiano calore, alla stessa temperatura. Ciò significa che le radiazioni emesse dipendono solamente dalla frequenza delle onde e dal calore, e non dalla natura del corpo irradiante.
Serviranno tre anni di studi ed il 9 ottobre del 1900 Planck pubblica i risultati delle ricerche. Avvalendosi di una costante matematica sviluppò una teoria valida per tutte le frequenze e per facilitare il calcolo suddivide l'energia in unità elementari. Detto in altri termini, egli partendo dall'ipotesi che anche l'energia, come qualsiasi materia, sia composta da particelle minime indivisibili (=i quanti), sulla cui base, Planck costruisce i postulati: l'energia, come ad esempio la luce, consiste di molti quanti con diverse frequenze: quanto più grande è la frequenza emessa, conseguentemente la radiazione è ricca di energia.
Nei suoi calcoli Planck introduce la costante elementare h, che rappresenta un fattore di proporzionalità tra l'energia irradiata e la sua frequenza. Einstein baserà su questa base le sue ricerche che lo porteranno a formulare la teoria della relatività.
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