“Dare l'esempio tagliando i costi della
politica, a partire dai vitalizi”. A dirlo è stato Gianfranco Fini. Il
convincimento che però va maturando fra chi segue questi aspetti della 'politica' è che “tutto cambia perché tutto resti come
sempre”.
I 900 scilipodi che hanno portato il paese in prossimità della
voragine non intendono infatti smentire il loro attributo più caratterizzante: “900
parassiti”.
Il discorso di ridurre i costi della
politica era rimasto in sospeso tra le due manovre economiche del governo
Berlusconi. Non se ne era fatto nulla. E non se ne farà probabilmente nulla. Anche perchè ad autocastrarsi dovrebbero essere gli stessi scilipodi; evenienza non rientrante nell'umana natura.

La verità è che gli ex parlamentari non resterebbero a secco. Per i futuri ex-parlamentari il collegio dei questori sta infatti studiando nuove forme di previdenza.
Le novità, peraltro, non intaccheranno i
cosiddetti diritti acquisiti. Gli ex deputati (sono 1.377) e gli ex senatori (861)
continueranno a percepire come sempre l'assegno mensile. E non saranno toccati gli oltre
mille vitalizi di reversibilità pagati ai familiari di parlamentari scomparsi e
i vitalizi dei parlamentari che completeranno questa legislatura.

Un deputato che entra in Parlamento a 50 anni e non ha speranza di essere rieletto, comincerà a riscuotere il suo vitalizio a 65 anni. Se vivesse fino a 78 incasserebbe mensilmente 3.018 euro lordi per 13 anni. Il tutto per soli 5 anni di legislatura e altrettanti di contributi per un importo di 1.006 mensili. Intascherebbe il 533% di quanto versato, contro il 102% di un lavoratore dipendente che va in pensione con 35 anni di anzianità.
I deputati che hanno compiuto 5 anni di
mandato ricevono un vitalizio a partire dal 65esimo anno di età. Il limite di
età diminuisce però fino a 60 in relazione agli anni di mandato parlamentare svolti.
L'importo dell'assegno varia dal 20% al 60% dell'indennità parlamentare, a
seconda degli anni di mandato.
I vitalizi costano ogni mese, tra Camera e Senato, 200 milioni di euro a fronte di soli 18 milioni circa di contributi versati.
I vitalizi costano ogni mese, tra Camera e Senato, 200 milioni di euro a fronte di soli 18 milioni circa di contributi versati.
Nel conteggio, rientrano anche i vitalizi
dei parlamentari andati in 'pensione' con le vecchie regole, quando bastava un
solo giorno in Parlamento per poter riscattare il diritto all'assegno. I
cambiamenti intervenuti nel corso degli anni non hanno mai toccato i cosiddetti
diritti acquisiti. Nel 1997 una riforma stabilì che il vitalizio non poteva
essere riscosso prima dei 60 anni, ma che la regola valeva per i neoeletti dal
2001.

Le intenzioni di Casini e Fini non convincono, quindi.
I politici italiani sono noti
ormai per saper dire una cosa e nel saperne fare un diversa. Maurizio Gasparri (pdl) infatti assicura i
suoi scilipodi che si sta solamente tentando "di sostituire una formula
con un'altra". Gerardo Bianco (Pd) difende invece per sé stesso e i
scilipodi suoi amici che indennità e vitalizio garantiscono a che "anche il
poveraccio" faccia politica, evitando il ritorno "alla democrazia del
censo", pertanto non vanno aboliti, ma semplicemente riformulati.
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