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sabato 10 settembre 2022

Partiti e culture. Escludendo le estreme, il confronto avviene fra Socialismo democratico e Liberal-democrazia

  Vero è che alle nostre spalle ci sono anni non facili della Storia nazionale e sovranazionale. Si è infatti polverizzata la cultura politica dei "partiti" sorti dalla Resistenza che ci avevano accompagnati per un cinquantennio; cultura polverizzata dall'estrema destra, al centro, sino all'estrema sinistra. 

 Sono venute meno, e completamente scomparse, le identità politiche ed i riferimenti al bagaglio di leadership, ai riti sulla vita interna, alle abitudini e alle conseguenti "culture". Parlare di radici cultural-politiche delle attuali forze politiche sembra di volere rievocare le appartenenze alle ere preistoriche.

 Certo, il sistema disegnato dalla Costituzione ha consentito che nuovi partiti, nuovi personaggi si facessero avanti. Dal punto di vista "culturale" però gran parte della gente (quella più anziana) è rimasta aggrappata all'ex, al post (ex democristiani, ex socialisti, ex ... ex..). Sembra conseguentemente di capire che tutti i nuovi contenitori partitici stentino a trasmettere i messaggi sulla vita civile nella nuova ottica ormai vitale in tutti gli stati europei. E' tuttavia solido il punto culturale/politico/sociale sulle radici democratiche europee; radici, ispirazioni ed obiettivi che affondano nella Rivoluzione francese e poi nelle successive battaglie di impronta sociale.

 A fronte di una Destra nazionalista (Patria, famiglia e ...= FdI), della Liberaldemocrazia (libera impresa, individualismo  e... =F.I ed in parte Lega), del Centro (equilibrista ... =Azione e I.V.) c'è una Sinistra (che avendo ripudiato -per la parte di provenienza comunista- l'autoritarismo, adesso si presenta quasi complessivamente con il bagaglio politico/culturale Socialista, idea per decenni aborrita e avversata .... = da qui la creazione del Pd, membro influente del Partito Socialista Europeo, a cui ha pure aderito la sinistra cattolica, precedentemente interna alla disciolta Dc). 

 Occorre tempo perchè i mutamenti "epocali" a pochi decenni fa (che continuano a svilupparsi) trasmettano le nuove chiare identità politiche. Motivo percui scorrendo le liste elettorali, nazionali e/o regionali, non è improbabile notare che gente accanitamente anti-socialista di ieri la ritroviamo adesso nel Pd; anche gente di Rifondazione comunista notiamo che dopo avere girato varie formazioni di centro-destra (per avversione alla cultura socialista) la ritroviamo adesso nel Pd, ossia nella sezione italiana del Partito Socialista Europeo. 

 Non è improbabile -di contro- leggere sulle liste del Centro-Destra nomi di ex socialisti, che infastiditi di avere accanto ex-comunisti (divenuti dopo il crollo del "muro" e la fine dell'Urss, socialisti-pd), hanno deciso di spostarsi su Forza Italia (forza liberal-democratica, aderente ai "popolari-europei"). 

 Concludendo: i tanti nuovi contenitori partitici della seconda Repubblica non sono ancora, dopo decenni della fine della prima Repubblica, riusciti a consolidare le stabili ed evidenti identità collettive. Identità che nel resto dell'Europa non lasciano dubbi di alcun genere, dal momento che, tranne in Francia, li non è mai esistito un consistente partito comunista, come fu nel nostro Paese. 

P.S. 

La confusione derivante dal crollo del "muro di Berlino" che ha alimentato la successiva fine del Comunismo continentale e condotto all'insediamento a Mosca di un regime "autocratico", ossia di estrema destra, fa sì che anche in Italia esistano forze di "destra" con buoni ed amichevoli legami con Putin. (Ma avremo modo di meglio capire).

 

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