Riflessioni macchiavelliane
Gli ultimi giorni di campagna elettorale (quella nazionale, dal momento che sui media ben poco raccogliamo sulla campagna elettorale regionale) vanno diventando effervescenti.
Machiavelli, nel nucleo essenziale del suo pensiero, riteneva che esistesse una netta distinzione tra etica e politica. E fu lui effettivamente ad introdurre nella modernità l'autonomia della "Politica".
La Politica come la intendeva Machiavelli include e presuppone una morale e con essa fa corpo in una stessa concezione dell'uomo e del mondo. La differenza (Politica/morale) non dovrebbe quindi stare tra due momenti distinti dello spirito umano, ma tra due sistemi di valori escludentisi l'un l'altro. Tra due diverse forme di moralità in cui una forma concede fiducia e libertà al cittadino e l'altra che ritiene che il cittadino non riesca mai a diventare adulto e quindi la struttura statale deve mostrare rigidità e severità nei confronti della cittadinanza che non possiederebbe la necessaria maturità civica,
Ovviamente Macchiavelli ragionava in un periodo in cui le antiche certezze della compatta cristianità andavano dissolvendosi ed egli optava per la permanenza della società "monista". Oggi il pianeta mostra vari modelli di società ed in esso il sistema "aperto", quello delle democrazie occidentali che offre, anche visivamente, vivacità e dinamismo sociale palesemente superiore rispetto alle autocrazie, alle dittature ed ai regimi autoritari.
Volutamente abbiamo trascurato in queste righe di illuminare il mondo dei "populisti"; non è infatti un modello di società bensì un sistema di arrangiamento per tirare a campare senza la visione di crescita né per l'uomo né per la società. Eppure in Italia continua a trovare -sia pure decrescenti- consensi.
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