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mercoledì 29 dicembre 2010

La minoranza linguistica gallo italica

L’antichissima minoranza gallo-italica di Sicilia resiste ancora sui monti di San Fratello
di Nicola Graffagnini

La cronaca di questi giorni riporta la notizia della riapertura festiva della Villa del casale di Piazza Armerina, presentandola nel titolo come un fatto del tutto negativa.
Addirittura Repubblica di Martedì 21 Dicembre, pubblica una cronaca allarmata in cui riporta le preoccupazioni dei tour operator che affermano: “per noi è caos, perché il sito è stato cancellato da tutti i pacchetti di viaggio. Infatti i lavori proseguono dal febbraio 2007 e dovevano durare solo ventidue mesi” .
La storia poteva essere presentata anche in positivo se pensiamo che la Villa del Casale rappresenta la Pompei di Sicilia e che i lavori di restauro debbono procedere a “regola d’arte.”
La verità è che nel 2006 la Villa ha incassato oltre 1,5 milioni di € e altrettanti nell’indotto alberghiero del territorio e nel 2008 per l’apertura festiva soltanto 520 mila euro…..calati a picco nel 2009, ma dobbiamo dirla tutta la verità e cioè riportare ciò che è successo nel passato e il motivo per cui dal governo regionale vennero stanziati oltre 18 milioni di euro nel 2003 e soltanto nel 2006, dopo decenni di colpevole e incosciente abbandono, finalmente si decideva di conferire il giusto decoro al sito archeologico siciliano più visitato dopo la valle dei Templi di Agrigento con la nomina ad Alto Commissario per i lavori, del critico Vittorio Sgarbi che penso dia garanzia di competenza e di onestà.
Sgarbi, presentando i complessi lavori di restauro e conscio del riflesso economico sul territorio dell’opera d’arte aveva dichiarato di considerare l’opportunità di favorire le visite dei turisti in coincidenza col fermo lavori festivo e climatico e purtroppo i lavori di restauro dei mosaici, per la particolarità delle tessere e la gravità dei danni rilevati ( parliamo del ripasso di almeno centomilioni di tessere musive, estese su quattro mila metri quadri non sempre ben coperti), sono andati più a rilento del solito.
Se la Villa del Casale è ormai conosciuta in tutto il mondo per il fascino che ancora emana dai resti della civiltà romana, infatti è inserita dal ’97 nella lista dei siti mondiali protetti dall’UNESCO, penso che pochi turisti o pochi siciliani conoscano la minoranza gallo-italica, presente in questo angolo remoto di Sicilia, teatro di storia millenaria.
Sabato scorso su RAI 3, il settimanale Mediterraneo edito dalla testata regionale, ha presentato un interessante reportage sull’antica isola linguistica del gallo italico compresa tra Nicosia, San Fratello e Piazza Armerina.
Il servizio mostrava una esercitazione in classe condotta da una Prof.ssa di lettere che spiegava una lezione di fonetica del dialetto ai propri alunni del Corso pomeridiano di gallo-Italico. Secondo il prof. Trovato, dell’Università di Messina, che guida il progetto di recupero linguistico in assenza dice lui di Leggi che lo tutelano, si divide in varie fasi, di scrittura e lettura e poi di una terza fase di recupero della lingua orale ancora parlata dagli anziani in famiglia.
Per comprendere le caratteristiche e la storia dell’isola linguistica passo a elencare alcuni dati costitutivi di alcuni centri interessati:
- Piazza Armerina : Enna , 33 Km. A Sud del Capoluogo alt. M. 721 – 26.000 ab. –
- Duomo ( di Torriani – 1627 ) con notevole crocifisso e campanile di stile gotico-catalano (XV sec.); Chiese di S.Giovanni di Rodi ( XIII sec. ), di S.Pietro ( XVII sec. ); di S.Andrea fuori le mura ( 1096 , siculo-normanna ).
- Barocchi i palazzi di Città e Trigona della Floresta, il monastero di S.Giovanni e la Chiesa di S.Rocco .
- In contrada Casale , imponenti resti di una grandiosa villa trado-romana, probabilmente dimora di Massimiliano Erculeo ( fine II I sec. ) a pianta assai mossa che si estende su vari terrazzamenti, con preferenza per soluzioni curvilinee ( absidi, esedre ) e spostamenti assiali Comprende un ingresso monumentale e una serie di ambienti in gran parte ornati da mosaici di gran pregio, raggruppabili in tre complessi principali .
- Feste tradizionali : il 15 agosto – Festa dell’Assunta e Palio dei Normanni. Cavalcata e corteo storico in costume, ricorda l’ingresso del Conte Ruggero con l’immagine della Madonna detta di S,Luca ( o della vittoria – conservata in Duomo ) che il Papa Nicolò II avrebbe donato secondo la tradizione al condottiero.
- Piazza Armerina , sorse intorno al “castrum armorum” del Conte Ruggero d’Altavilla (1130 – 1154 ) e si sviluppò a Nord della attigua zona archeologica del Casale.
- Piazza vecchia – distrutta nel 1161 dal Re di Sicilia Guglielmo I in seguito ad una rivolta dei baroni, venne ricostruita dal successore Guglielmo II a poca distanza dalla vecchia.
- San Fratello – Messina, a 135 Km. A Sud Ovest del capoluogo, sulle pendici dei monti Nebrodi a S.O. del monte omonimo ( 718 m. ). Ab. 12.000, fondata in epoca normanna da colonie lombarde, conserva meglio degli altri centri una variante del dialetto gallo-italico, a causa di una frana nel 1922 una parte dell’abitato viene ricostruito ad Acquedolci, a valle. Purtroppo la frana nel 2010 ha ripreso di nuovo vigore, nella parte Sud dell’abitato.
- Tradizioni locali : allevamenti del cavallo sanfratellano riconosciuta come razza a sé stante ,ogni anno settembre si svolge la tradizionale mostra-concorso del cavallo, vi si producono ottimi formaggi tipici , Festa del Venerdi Santo o Festa dei Giudei. Il centro ha dato i natali a San Benedetto il Moro che ne è il Patrono.
- Rassomiglianze persistenti: Secondo alcuni studiosi molto simili ai ricami locali sono i celebri: “pezzotti valtellinesi” e alcune usanze relative al lutto accostano in modo evidente il paese al “Midi” francese, alcune affinità si rilevano anche con Sempeyre. Sembra anche sorprendente la somiglianza dei costumi dei Giudei tramandati da padre in figlio, con quelli tipici della val d’Aosta. Si tratta di maschere comuni ai tradizionali riti che hanno come scopo la sconfitta del male e la purificazione sia dell’uomo che della natura. Si rilevano somiglianze anche con “l’abballu di li diavuli” di Prizzi.
- I Giudei durante i tre giorni della settimana santa, girano per le vie del paese suonando con particolari trombe per festeggiare la morte di Gesù e disturbare la Processione della passione. I costumi ricordano quelli dei soldati romani, che impersonano le forze del Male anche nelle fattezze più strane. In passato la festa era più pericolosa perché scatenava delle risse tra i due gruppi contrapposti, i Giudei e i partecipanti alla processione anche per la composizione sociale delle due formazioni, pastori da un lato e burgisi e artigiani dall’altro.
- Nicosia : prov. di Enna , alt. M 714 , 20.000 ab. – Monumenti: cattedrale di S.Nicola, con facciata e campane del sec. XIV , Chiesa di S.Maria Maggiore ( sculture di A.Gagini ) di S.Biagio, S.Calogero, S.Vincenzo, resti del Castello Normanno.
- Anticamente abitata, grotte trogloditiche, poi Herbita, distrutta dagli Arabi (IX) durante la loro avanzata in Sicilia, fu ripopolata sotto i Normanni con l’apporto di colonie di contadini Lombardi e Francesi ( tracce nel dialetto e nei costumi ) – Feudo dei Chiaramonte passato poi agli Aragonesi, parzialmente distrutta da una frana nel 1757.
- Aidone – Enna , alt. M 800 , 10.00 ab., produzione : cave di marmo, gesso, bitume, minire di zolfo . Fondata dagli Arabi presso l’antico abitato di Herbita.
- Monti Nebrodi , a Sud. del monte omonimo ( 718 m. ).

- Quando come e perché è sorta l’enclave linguistica ?
- E’ stato Ruggero II d’Altavilla, primo Re di Sicilia, che dietro la promessa di terre e privilegi, ha favorito il grande fenomeno migratorio di coloni provenienti da: Monferrato, Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, durante l’XI e il XII sec., sembra che la mescolanza dei vari linguaggi, anche per l’iniziale isolamento dato lo stato di guerra permanente, abbia prodotto la variante del gallo-italico meridionale che è ancora lingua materna parlata solo a San Fratello.
- Infatti questi centri sono posizionati in quella zona che separava gli Arabi della costa orientale della Sicilia da quelli del centro e della costa occidentale, quasi a creare una zona cuscinetto, uno zoccolo duro da dove procedere per consolidare la recente conquista, e avviare la ricristianizzazione e la rilatinizzazione dell’ isola dopo tre lunghi secoli di dominazione araba.
- La vicinanza di questi centri, costituenti come detto una vera e propria enclave, in cui ciascuno riconosceva nel vicino un proprio simile rispetto al resto della Sicilia, fa si che si sviluppa pian piano la consapevolezza di parlare una lingua diversa dagli altri, una lingua che diventa sempre più un elemento di coesione ed identità e di orgoglio se vogliamo che li distingue dagli altri e che li spinge a proteggere e a conservare piuttosto che a cedere al dialetto siciliano egemone dei paesi intorno. La differenza tra le varie parlate dei centri sta proprio nel grado di maggiore o minore integrazione col siciliano egemone.
- Una delle caratteristiche fonetiche che riscontrano ancora i linguisti interessati alle diversità del dialetto è costituito dal troncamento dell’infinito verbale che ricorda molto il francese .Si và dalla varietà dell’aidonese: mangè al piazzese: mangè e part’r, al nicosiano e sperlinghese: fè , fare .
- Lo scrittore Vittorini in “ Conversazioni in Sicilia” scriveva di aver incontrato il “gran lombardo” al bivio tra Aidone e Piazza Armerina, riferendosi alla parlata sanfratellana.
- Vincenzo Consolo, Premio Strega, in occasione della pubblicazione di LUNARIA, racconta la Palermo del ‘700 e il mondo contadino delle “contrade senza nome”, ove i villani e le villanelle parlano una lingua dell’anno mille che è il sanfratellano, e che il Vicerè parla.
- Consolo non sceglie a caso questo dialetto, che indica come “frutto del mio patrimonio linguistico e di mie ricerche lessicali, che mi ha accompagnato in diversi miei libri, come nel “Sorriso dell’Ignoto Marinaio” .
- Il prof. Luigi Vasi è il primo studioso organico del dialetto durante la seconda parte dell’Ottocento e poi in seguito altri studiosi hanno ripreso a termine di paragone la parlata originaria rilevata dal Vasi per esaminare le varianze locali e l’evoluzione intervenuta , a seguito dell’apertura delle comunità ai prestiti linguistici del siciliano e dell’italiano con l’ingresso nelle famiglie della TV nazionale e la progressiva estensione dell’alfabetizzazione delle comunità dopo la seconda guerra mondiale.
- Una visita in questi territori montani , afferenti al parco dei Nebrodi, può essere istruttiva per constatare l’enorme patrimonio di Beni Culturali posseduti dalla Sicilia, che Turi Lombardo già Assessore dei beni culturali definiva “ giacimenti culturali” e che a volte i turisti americani o tedeschi conoscono meglio di noi residenti , per cui non sembra peregrina l’idea della regione Campania di finanziare i viaggi di istruzione delle scolaresche delle Scuole Medie solo per mete della Regione, d’intesa con le Associazioni degli albergatori e dei Tour Operator.
Nicola Graffagnini

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