In una giornata così affascinante per il mondo cristiano, quale è quella di Natale, non possiamo non intrattenerci su questo Mistero, il mistero di un Dio che assume la carne e si fa uomo per salvare l'uomo, gli uomini.
Come è possibile credere che un piccolo bimbo, nato per di più in una stalla, possa essere colui che salva il mondo ? Come è possibile oggi crederlo di fronte ai gravi problemi del mondo ? E' incredibile pensarlo se poi ricordiamo come finirà quel bambino quando diventerà trentenne.
Vediamo di leggere la vicenda mediante l'icona della Natività, che generalmente nella cristianità bizantina sostituisce il presepe.
Nell'icona che oggi è esposta in tutte le chiese di rito greco-bizantino si presenta unito il mistero della nascita e quello della morte di Gesù: la culla è un piccolo sepolcro, le fasce sono come le bende della sepoltura e la montagna è il Calvario. Eppure, per i cristiani, è tutta lì la salvezza: in quel bambino fragile, debole e indifeso. Il mistero del Natale, dice ai credenti che non occorre essere, non si deve essere, forti e potenti secondo la logica del mondo per essere salvati. E' davvero un messaggio strano alle nostre orecchie perchè la nostra mentalità poco coglie, poco riconosce, i segni evangelici della salvezza, abituata come è a trovarla nella "raccomandazione" dell'onorevole Malaffare, nella furbizia Fregafratelli, e così via. Eppure, pare che duemila anni fà così -come l'Icona rappresenta- è andata nella festaiola cittadina di Betlemme, dove non c'era posto in albergo per una partoriente.
I cristiani guardano l'Icona (e/o il presepe) e riescono a commuoversi. E fanno bene, in quella scena c'è la cruda realtà di una città, di un mondo, che non sa accogliere due giovani stranieri, due estranei. La gente di Betlemme non sa accogliere due persone in stato di bisogno, non sa trovare loro un posto dove, col minor disaggio possibile, mettere alla luce un bimbo. Sembra proprio di essere nei territori su cui, oggi, si pubblica un giornale denominato "la Padania".
Quella dell'Icona (e/o del presepe) è una storia antica, eppure tanto attuale. In quella storia non va in scena solamente l'indifferenza di Betlemme ma, forse ancora di più, l'indifferenza del terzo millennio.
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