Spero per il bene dell'Italia che lo si lasci lavorare"
Il premier è un uomo dal
coraggio enorme che guarda al futuro,
TIZIANA FICACCI, giornalista
Non si può che gioire apprendendo che anche la Chiesa abbia aderito alla normalità arrestando dopo l’ultimatum delle Nazioni Unite un loro membro macchiatosi del reato. E’ ovvio che molti buoi sono scappati dalla stalla, compreso la santificazione di Giovanni Paolo II che quei fatti ben conosceva. Sarebbe opportuno, oltre che equo, che la stampa vaticaliana per una volta mostrasse di avere la schiena dritta, ricordasse che avere ragione è importante ma anche importante è averla nei tempi giusti, invece di stappare lo spumante in modo acritico.
ANTONIO POLITO, direttore de Il Corriere del Mezzogiorno
Da molto tempo la sinistra italiana non contava così tanto. Dipende infatti dallo scontro che si sta consumando al suo interno, a metà tra uno psicodramma e un regolamento di conti, la credibilità del percorso di riforme promesso dall’Italia all’Europa. In una tragica coazione a ripetersi, è dunque tornata sul luogo del delitto: metaforicamente, perché l’articolo 18 la dilania da più di un decennio; ma anche letteralmente perché, è meglio non dimenticarlo, le ultime vittime delle Brigate Rosse sono stati due giuslavoristi di sinistra, ammazzati per aver osato discutere lo Statuto dei lavoratori.
Di questa lotta il Pd è l’arena. Forse anche perché ormai è l’unico partito, o il partito unico, rimasto sulla scena (gli altri fanno la figura delle correnti interne, con Berlusconi che si offre a Renzi e Grillo a Bersani). Come accadde nel New Labour di Blair, quando l’anacronistica «clausola 4» dello Statuto fu il pretesto per la resa dei conti tra il nuovo leader e la vecchia guardia; così ora un residuo del passato come l’«articolo 18» è diventato la prova del fuoco per Renzi.
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