Annuale evento
religioso, culturale, sociale, folcloristico, ecc. col rinnovo di antiche
tradizioni.
La festa della Madonna della Favara, celebrata a Contessa
Entellina il giorno otto settembre, è l'evento annuale locale più importante.
In tale occasione infatti si rinnovano secolari
tradizioni, che testimoniano peculiari aspetti della
identità culturale italo-greco-albanese della comunità contessiota, di
cui di seguito, dopo la presentazione delle manifestazioni svolte nel 2014,
viene riportata una sintesi con brevissime notizie riguardanti principalmente
l'aspetto religioso, storico, artistico e sociale.
Nel
2014 la festa della Madonna della Favara
è stata caratterizzata da numerose iniziative, che hanno coinvolto istituzioni
locali, pubbliche e private, concittadini residenti ed emigrati, turisti e
visitatori, che per dieci giorni hanno avuto occasione di partecipare a varie
manifestazioni religiose, culturali, ricreative, ecc. in una generale atmosfera
di gioiosa socialità.
Con
la "Sagra del grano",
organizzata dall'Amministrazione comunale, dal tardo pomeriggio del 29 agosto,
l'ampia piazza, che si estende dalla chiesa parrocchiale greca fino
all'abbeveratoio "Canale", è stata animata da numerose iniziative:
stand per degustazione di prodotti agricoli locali, bancarelle con giocattoli,
spettacoli di danza, intrattenimento musicale, raduno di auto e moto d'epoca,
ecc.
Una attenzione particolare e calorosi applausi dai numerosi presenti sono
stati dedicati al Gruppo Folcloristico
"Brinjat", che, con l'originale costume tradizionale arbëresh,
hanno proposto danze e canti della tradizione italo-albanese. Fanno parte del
Gruppo alcuni ragazzi e ragazze delle scuole di Contessa Entellina, che
testimoniano un peculiare aspetto del patrimonio culturale locale, grazie
all'impegno dei docenti che ne curano la preparazione (Benedetta Nicolosi,
Michele Raia, F. Candiota).
Il
31 agosto la "Giornata della
Cultura 2014", organizzata dall'Amministrazione Comunale in
collaborazione con l'Associazione "Nicolò Chetta" ed il Centro
Culturale Parrocchiale, è stata dedicata al concittadino papas Matteo Sciambra, sacerdote, studioso e docente universitario,
per far conoscere, nella ricorrenza del I centenario della sua nascita (1914 -
2014,) vita e opere, presentate nell'aula consiliare dai relatori prof. Ignazio
Parrino, docente dell'Università di Palermo ("La posizione di papas Matteo
Sciambra nella cultura arbëreshe") e da
papas Nicola Cuccia, parroco della "Martorana", chiesa S. Nicolò dei
Greci di Palermo, ("I canti liturgici tradizionali greco-albanesi delle
Colonie della Sicilia: raccolta, studio e trascrizione di papas Matteo
Sciambra"). Nel corso della Divina Liturgia, celebrata nella parrocchia
greca da papas Jani Stassi alle 11,30, presenti familiari e molti fedeli, è
stata ricordata la sua missione sacerdotale svolta in Seminario e nelle
parrocchie dell'Eparchia di Piana degli Albanesi.
Dal primo
settembre ogni mattina fino al
giorno otto, come vuole la tradizione plurisecolare, il suono rumoroso di un
tamburo rompe il silenzio del centro abitato, seguendo l’itinerario fissato per
la processione, per annunciare ai contessioti l’approssimarsi della festa principale
del paese.
Il
4 settembre i numerosi contessioti, devoti di S. Pio da Pietrelcina, cui è dedicato a Contessa Entellina un
tempietto votivo con statua e altare, hanno avuto l'occasione di venerare una
sua reliquia nel corso dell' ostensione nella chiesa parrocchiale greca,
accompagnata da alcune celebrazioni animate da due padri cappuccini di S.
Giovanni Rotondo (Divina Liturgia, confessioni, meditazione, Santo Rosario e
benedizione, gemellaggio con la parrocchia "Maria SS. delle Grazie"
di Corleone).
L'
Associazione Drita (la Luce) di
Contessa Entellina la sera del 5 settembre ha animato la piazza Umberto I con
la recita di una divertente commedia in dialetto siciliano ("Don Cicciu u
preficu", provocando l'entusiasmo del folto pubblico, che spesso ha
applaudito gli attori, confermando l'antica tradizione e vocazione teatrale dei
contessioti : i nomi dei protagonisti più noti sono ancora vivi nella memoria
popolare degli appassionati di teatro popolare.
Ben
riuscita e molto partecipata la "Notte
bianca" aperta nel tardo pomeriggio del sei settembre e conclusasi
all'alba del giorno sette con varie manifestazioni (canti, musica, danze,
recite, giochi, spettacoli vari, ecc.).
Nei
giorni 7 e 8 settembre la locale Banda
Musicale "Giuseppe Ferrara" con le sue note per le vie del paese
ha creato l'atmosfera festiva, ha reso più solenne la processione, agli
appassionati di musica, in piazza Umberto I il sette sera, ha dedicato
l'esecuzione di notissimi brani di musica classica e leggera. Il concerto in piazza della vigilia è un
appuntamento molto atteso perché rappresenta sotto l'aspetto artistico e
sociale il momento più significativo della festa: mentre si ascoltano le
melodie proposte molti contessioti, residenti ed emigrati (parenti, amici,
conoscenti) si incontrano dopo tanti anni scambiandosi un saluto affettuoso nel
ricordo nostalgico dei giorni trascorsi assieme (compagni di scuola, di
giochi, di lavoro,…).
Il
giorno della festa è caratterizzato
prevalentemente dalle celebrazioni religiose (messe e processione) e da alcuni
momenti folcloristici e ricreativi (fuochi d'artificio e corteo con autorità
religiose, civili e militari, ragazzi in costume tradizionale), che
costituiscono un richiamo turistico ogni anno sempre più significativo.
Presente il gruppo folcloristico "Brinjat" (ragazzi e
ragazze in costume tradizionale albanese), alle 10,30, accompagnato dalle note
della banda musicale e dai canti liturgici in greco ed in albanese, il corteo di fedeli e autorità (cardinale
arcivescovo di Palermo Romeo, sacerdoti con i paramenti del rito
bizantino, sindaco e assessori comunali, maresciallo dei Carabinieri, ecc.),
dalla piazza si dirige verso la chiesa della Madonna della Favara, dove viene
celebrata la solenne Divina Liturgia, presieduta da mons. Romeo: le preghiere
dei papas concelebranti si alternano agli inni sacri ed ai canti della
tradizione liturgica e melurgica bizantina di
Contessa, eseguiti dal coro parrocchiale "Padre Lorenzo
Tardo".
Dall'alto della nicchia
sopra l'altare maggiore, la statua della Madonna attrae lo sguardo di quanti
numerosi seguono la celebrazione liturgica sia per l'atmosfera di intensa
emozione suscitata dalle preghiere personali o comunitarie dei fedeli sia per
la bellezza della sua immagine tipicamente orientale. La statua della Madonna
della Favara, attualmente venerata a Contessa Entellina, riproduce infatti le sembianze della Madonna Odigitria, l’icona della Madre di Dio più diffusa e
venerata dai fedeli di rito orientale. L’ icona (dal greco “eikon”=immagine)
rappresenta su tavole di legno Cristo, la Madre di Dio, i Santi e le grandi
Feste della tradizione liturgica bizantina.
Nei primi due secoli di rifondazione di
Contessa (1450-1652), prima che fosse scolpita la statua da Benedetto Marabitti
di Chiusa Sclafani nel 1652, i contessioti, prevalentemente di rito bizantino,
veneravano la Madonna dipinta sulla lastra di pietra, trovata nei pressi della
fontana Favara, nota come "Madonna del Muro" e conservata in una
cappella laterale (oggi dedicata a S. Francesco) fino agli inizi del 1800,
quando fu sottratta da ignoti (si presume che sia la Madonna Odigitria di
Calatamauro, il mosaico conservato nel museo regionale di via Alloro, a
Palermo).
L’attuale statuta della Madonna della
Favara costituisce una originale sintesi della iconografia sacra della
tradizione bizantina e della tradizione romana: la statua, tipica immagine
sacra dell’Occidente romano, riproduce infatti la Madonna della Favara con le
tipiche sembianze dell’Odigitria, l’icona più nota dell’Oriente bizantino: la
Madonna indica con la mano destra Gesù, posato sulla sua mano sinistra, mentre
Gesù con la mano destra benedice e con la mano sinistra stringe un rotolo di carta.
Le peculiari caratteristiche iconografiche della statua
della Madonna della Favara pertanto, anche se opera di artisti di formazione
tecnica, religiosa e culturale occidentale, sono tipicamente orientali:
certamente per desiderio dei fedeli fu scolpita con le sembianze della Madonna
del Muro, che già si venerava a Contessa. La statua della Madonna della Favara
è quindi un unicum, perché rarissima o
esclusiva testimonianza di fusione della tradizione artistica sacra orientale
(icona o mosaico) con quella occidentale (statua): è improbabile che
esistano altre statue della Madonna con queste caratteristiche.
Nell'animo
dei Contessioti è sempre vivo sia il desiderio di poter assistere ogni anno al
momento religioso più significativo della festa (la processione), sia poter vedere la statua portata per le vie
del paese con la maestosa e artistica "vara".
Giunto
il momento più emozionante della festa, la banda continua a suonare, i
portatori sono tutti al loro posto, il clero è pronto con i paramenti sacri, le
campane suonano a festa, molti hanno gli occhi lucidi rivolti verso la grande
porta aperta della chiesa, quando si ode l’alto grido “Evviva Maria SS. Della
Favara” e contemporaneamente viene alzata a braccia e portata sul sagrato della
chiesa la vara con la statua della Madonna: la gente fa il segno della croce,
alcuni rivolgono delle invocazioni, altri hanno gli occhi lucidi per
l’emozione, mentre vengono sparati alcuni mortaretti.
Alcuni fedeli,
per ringraziare la Madonna o chiedere il suo aiuto e la sua protezione, seguono
la processione a piedi scalzi o portano un grosso cero oppure offrono
particolari doni alla chiesa: gioielli personali, suppellettili per la chiesa,
ecc.
Nel tratto
finale della processione la tradizione vuole che la vara della Madonna sia
portata avanti ed indietro di corsa nove volte. I portatori stanchi e sudati
prendono la rincorsa e affrontano, con la vara in spalla, il tratto in salita,
ma si fermano quando arrivano vicino alla chiesa, simulando di non farcela più
e tornano indietro al punto di partenza, mentre la banda musicale continua a suonare.
Tra l’emozione
della gente questa scena si ripete parecchie volte finchè la vara, dopo
l’ultima corsa, viene posata sul sgrato della chiesa.
Alcuni fedeli
conservano il fazzoletto o il batuffolo
di cotone con cui hanno toccato, durante
le soste o al termine della processione, il volto della Madonna o del Bambino
Gesù, per usarlo in occasione di malattie o avversità, dimostrando così una
grande fede verso Maria SS. delle Grazie, che è anche definita “TESORO” di
Contessa Entellina.
Concluse le
manifestazioni ripartono gli emigrati, gli amici ed i parenti venuti per la
festa da altri paesi, anche lontani (Europa, Australia, America,…). Gli
studenti cominciano a pensare alla scuola ed i contadini alla vendemmia ed ai
lavori della campagna. Ricomincia
quindi la solita vita, col suo
ritmo quotidiano di sempre e tutti sperano di poter di nuovo, l’anno
successivo, essere presenti alla festa della Madonna, che rimane sempre cara ad
ogni contessioto dovunque egli viva o lavori. Nell'animo,
nella mente e nel cuore dei contessioti
la festa dell'8 settembre significa infatti sia il rinnovarsi di antiche
tradizioni sia il ritorno a Contessa degli emigrati, il ritorno a casa di
quanti vivono e lavorano altrove, il ritrovarsi con familiari e parenti, il
rivivere i momenti più cari ed indimenticabili trascorsi nel paese natio.
La
festa dell'otto settembre 2014 rimarrà nella mente e nel cuore per la varietà
delle manifestazioni realizzate e sopra accennate brevemente, che hanno
richiesto un impegno notevole in primo luogo del Comitato, composto soprattutto da giovani e coadiuvati dal
Gioacchino Lo Cascio, la cui esperienza pluriennale risulta ogni anno preziosa
(plendida l'illuminazione coreografica per i colori e le forme, ammiratissimi
gli ultratonanti e abbondanti fuochi d'artificio). Un grazie riconoscente alle
persone ed alle istituzioni, che hanno contribuito alla realizzazione delle
varie iniziative, perché l'impressione emersa tra la gente è stata "Otto settembre 2014 a Contessa, una
bella festa"!
Prima di
concludere può risultare utile ai lettori sapere che:
- la festa della Madonna della Favara é celebrata da sempre dal
clero greco, anche se la statua si trova nella chiesa sede della parrocchia
latina, come stabilito da antichissima tradizione, confermata e documentata da
decisioni civili ed ecclesiastiche (atto costitutivo della parrocchia latina
del 1698, Transazione o accordo sottoscritto da clero greco e latino nel 1754,
sentenza del Tribunale civile del 1845, decretale dell'arcivescovo di Monreale
del 1900).
- La
statua della Madonna della Favara è di legno di ciliegio. Si tramanda che l' artista, scolpita la statua, non
riusciva a ideare un volto degno della Madonna: mentre era preso da tale
pensiero si addormentò e quando si svegliò trovò la statua col bellissimo volto
che si ammira ancor oggi.
- Recentemente sono state restaurate sia la statua (1978) sia la
"vara" (1984), tuttavia le due opere d'arte necessitano di un
ulteriore urgente intervento per eliminarne il progressivo degrado.
- Il culto popolare dei contessioti verso la Madonna della Favara
è descritta efficacemente e con profonda
e autentica devozione (sia in italiano sia in albanese) da Leonardo Lala - NARDUCI
(poeta contadino), il cui testo viene riportato a parte.
Festa della Madonna della
Favara a Contessa Entellina di Leonardo Lala (Narduci)
Oggi, l'ottava giornata di
settembre, nel nostro paese, il paese di Contessa Entellina, è festa della
Madonna della Favara. Oggi in tutto il mondo cristiano è festa perchè è la
giornata in cui nacque la Donna la più bella e la più pura fra tutte le donne
del mondo, la quale da Nostro Signore fu scelta ad essere la mamma di Cristo,
la mamma di Dio.
Noi, tutto il popolo di
Contessa Entellina, arbëreshë e non arbëreshë, ma un pò di più noi arbëreshë,
giorno per giorno, nelle necessità della nostra vita di questo mondo, ci
rivolgiamo sempre verso la Madonna della Favara, perchè Lei è la mamma nostra,
Lei è l'aiuto nostro, Lei è la speranza nostra.
"Figlio mio, la Madonna
della Favara ti preservi da ogni pericolo e ti aiuti" implora la mamma
arbëreshe, piangendo, quando si separa dal figlio, che sa che lo porteranno
alla guerra".
"O Madonna della
Favara, salvami, aiutami" invoca la Madonna l'uomo arbëresh, che si sente
perduto di fronte ad un pericolo.
"O Madonna della
Favara, mamma di Cristo e mamma mia, porgimi la mano tua per sostenermi a
camminare in questa strada che vedo dinanzi ai miei occhi: così buia, così
nera, dove ho da camminare ora che ho perduto il mio uomo e mi vedo sola con
tanti figli piccoli orfani" implora la Madonna la donna arbëreshe, cui è
morto il marito ed è rimasta sola con una numerosa famiglia.
"O Madonna della
Favara, dammi aiuto e coraggio a sopportare questi dolori, conseguenza della
vecchiaia che sento sul mio corpo" invoca la Madonna il vecchio arbëresh
che sente che la sua vita diventa più pesante e gli si prospetta un avvenire
così buio e nero.
"O Madonna della
Favara, concedimi il miracolo che guarisca" invoca la Madonna l'arbëresh
malato che sente che la malattia gli va consumando la vita. "O Madonna
della Favara, concedimi la grazia di trovare anch'io un giovane, che anch'io
abbia il mio uomo che mi ami, mi protegga e che abbia anch'io la più grande
gioia che può avere la donna in questo mondo di essere chiamata 'mamma' "
invoca la Madonna la giovane arbëreshë che si vede all'età inoltrata e nubile,
presa dalla paura di, un giorno, rimanere sola in casa.
"O Madonna della
Favara, dammi aiuto e coraggio nella vita matrimoniale che io oggi mi accingo
ad iniziare: di essere una moglie onorata, buona ed una
mamma come sei Tu
o mamma di Cristo" implora la Madonna la giovane
arbëreshe il giorno delle nozze.
"La mia fidanzata è
bella e pura come la Madonna della Favara" esclama il giovane fidanzato
arbëresh, il quale per onorare la sua fidanzata non trova altri confronti più
validi che dire che la sua fidanzata è come la Madonna della Favara.
Ogni anno, come oggi, in
paese, vediamo tanti fratelli arbëreshë che vengono dall'America o dalla
Germania o da altri luoghi, venuti a godere la festa e ad onorare la Madonna:
questi mostrano che quantunque hanno vissuto in luoghi lontani e stranieri la
Madonna della Favara non l'hanno dimenticata. Si può dire che in tutti i luoghi
del mondo dove vivono arbëreshë del paese di Contessa, là si nomina e si venera
la Madonna della Favara giorno per giorno. Nel giorno della festa, nel nostro
paese la Madonna si onora e si festeggia molto la sera all'uscita dalla chiesa
della Madonna posta nella Vara.
Si vedono una moltitudine di
giovani con la Vara a spalla che ad ognuno pesa nella spalla perchè molto
pesante. Si vedono i giovani che portano la Vara per discese e salite nelle
strade del paese, mostrando tanto gaudio gridando: "Evviva la Madonna
della Favara!".
Oggi giornata della festa
della Madonna della Favara, nel paese di Contessa, si vedono cose che non si
vedono in tutte le altre giornate dell'anno. Solo come oggi si vede la chiesa
della Madonna così affollata di popolo nella messa pontificale. Solo come
questa sera si vede una marea di popolo, che a casa non rimane nessuno, tutti
che seguono la Vara con la Madonna per le strade del paese.
In nessun giorno dell'anno
noi arbëreshë del paese di Contessa Entellina ci sentiamo di essere così
fratelli come nella giornata odierna: perchè è la giornata che di più degli
altri giorni dell'anno ci sentiamo tutti di essere figli di questa mamma
spirituale: la Madonna della Favara.
L'arbëresh del paese di
Contessa lo sente così forte l'inserimento
in mezzo al suo
cuore di questa
mamma che come la Madonna della Favara lo osserva, con gli occhi del
cuore, sull'altare, nella sua chiesa, con quella espressione così materna, così
bella e così dolce col Bambino in braccio, così gli rimane impressa nella sua
mente, per tutta la sua vita, sempre in ogni ora ed ogni luogo del mondo che
lui si trova.
Festa
e Shën Mërisë e Favarës te hora e Kundisës (Narduci Lala)
Sot e tetëta ditë të shtatorit, te hora jonë, te hora e kundisës,
isht festa e Shën Mërisë e Favarës, sot
te gjithë jeta krishtere isht festë përçë isht dita çë leu gruaja m'e bukura e
më pamëkate te gjithë gratë e jetës e çila ka Ynzot kle zgledhur t'ish mëma e
Krishtit, mëma e Perëndisë.
Na gjithë gjindja e horës e Kundisës: arbëreshë dhe jò arbëreshë,
po më shumë na arbëreshët, ditë për ditë, te lipëset e gjèllës tënë, të kësaj
jetje, priremi gjithëherë me Shën Mërinë e Favarës përçë Ajò isht mëma jonë,
Ajò isht ndihma jonë, Ajò isht shpresha jonë.
"Biri im Shën Mëria e Favarës ka të ruanj ka gjithë rreziget
e ka të ndihënj" thot mëma Arbëreshe, kute klar, kur ndahet me të birin çë
di se jan e te qellën te lufta.
"O Shën Mërize e Favarës shëlbom, ndihëm" i thërret Shën
Mërisë njariu arbëresh çë shihet i zbierrë përpara njëj rrëziku.
"O Shën Mërizë e Favarës, mëma e Krishtit e mëma ime, ëm
dorën tënde te ku të mbahem sa të ec te ky dhrom, çë shoh përpara syve tim:
ashtù i errur, ashtù i zi ku kam të ec nanì çë zbora burrim tim e shihem e
vetme aqë bil të vegël pa tatë" i thot Shën Mërisë gruaja arbëreshe çë i
vdiq i shoqi e qëndrojti e vetme me aqë fëmilë.
"O Shën Mërizë e Favarës ëm ndihmë e zëmëri të duronj këta
dhembje çë më siell plaksia çë ndienj mi kurmin tim" i thotë Shën Mërisë
plaku arbëresh çë ndien se gjella e tij i vete kute rënduar e vete kute parë
përpapa atij një errësi ashtù e zezë.
"O Shën Mërizë e Favarës bëm të përvistin të bëhem mirë"
i thot Shën Mërisë arbëreshi i sëmur, çë ndien se sëmundja gjellën ja vete ku
te losur.
"O Shën Mërizë e Favarës, bëm gracien të vinj edhé mua
kopili, t'e kem edhé u burrin tim të më det mirë, të më mbronj, dhe të kem edhé
u më të madhin gëzim çë mënd ket gruaja te kjò jetë, të jet thërritur:
MEME" i thot Shën Mërisë kopilja arbëreshe çë shihet se vete ku te bënur e
madhe e shihet pamartuame e marrë trëmbësije, një ditë, të gëndronj e vetme te
shpia.
"O Shën Mërizë e Favarës ëm ndihmë e zëmëri te gjella gruas e
martuame çë sot jam e zë fill u: të jem një soqe e nderme, e mirë e një mëmë si
jé ti o mëma e Krishtit" i thot Shën Mërisë
kopilja arbëreshe te dita çë martohet.
"Nusja ime isht e bukurë dhe e pangarë si Shën Mëria e
Favarës" thot kopili, dhëndërri, arbëresh, i çilit i vënj nder nuses e tij
ngë gjen tjera fjalë më të plota se të thot se nusja e tij isht si Shën Mëria e
Favarës.
Nga vit si sot te hora shom aqë vëllezërë arbëreshë çë vijën ka
America e ka Gjermania, o ka mi tjer vende çë vijënë të shonë festën e të
nderën Shën Mërinë, këta ftojën se me gjithë se kanë rrijtur te vende largu e
të huajë Shën Mërinë e Favarës ng'e kanë harruar. Mënd thuhet se te gjithë
vendet të jetës ku janë arbëreshë të horës e Kundisës, atjé nomatiset e
parkaleset Shën Mëria e Favarës, ditë për ditë. Te dita e festës, te hora jonë
Shën Mëria nderet e krëmtohet shumë mbrëmënet kur dilet Shën Mëria ka klisha
vënë te avara. Shihen një shumizë kopilësh vën nënë avarës çë nga njëj i mëshon
te krahu përçë isht e rëndë. Shihen kopilët çë qellën avarën me Shën Mërinë se
me gjithë se janë të lodhët, të kute qellur avarën për hjimave e hjipjerve te
udhët e horës, ftojënë aqë gëzim kute thërritur: PROFT SHEN MERIA E FAVARES!
Sot dita e festës e Shën Mërisë e Favarës te hora e Kundisës
shihen shërbise çë ngë shihen te gjithë tjera ditë të gjithë vitit.
Vetëm si sot shihet klisha e Shën Mërisë ashtù plotë me gjinde te
mesha pontifikalle.
Vetëm si sonde shihet një e tërë horë gjindesh, çë brënda ngë
qëndron mosnjarì; gjithë çë ecën pas avarës me Shën Mërinë për udhëve e horës.
Te mosnjera ditë të vitit na arbëreshët e horës e Kundisës ndihemi
të jemi ashtù vlezërë si te dita e sotme, përçë isht dita çë më shumë se tjerat
ditë të vitit, ndihemi gjithë të jemi të bilët e kësaj mëmje shpirtore: Shën
Mëria e Favarës.
Arbëreshi e horës e Kundisës ndien ashtù fortë e vënë në mesë
zëmërës e tji, këtë mëmë, se si Shën Mërinë e Favarës e vërèn, me syt e
zëmërës, mi lartarin te klisha e saje me
atë sprehje
e mëmëshme: ashtù e bukurë dhe ashtù e t'ëmble me kryendullin te
krahu ashtù i nduris përpara mendimit i tji, për gjithë gjellën e tij,
gjithëherë, te gjithë herët dhe te gjithë vendet e jetës çë ai mënd ndodet.
(Otto
settembre I - continua) Calogero Raviotta
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