Nel 2010 oltre 150 milioni di euro sono andati a finanziare editori di giornali, il più delle volte, poco conosciuti e per nulla letti.
Quasi tre milioni e mezzo di euro sono andati al minuscolo Il Foglio di Giuliano Ferrara ed altrettanti al Primorski Dnevnik, quotidiano in sloveno, pubblicato a Trieste.
Sei milioni di euro sono andati a L’Unità, giornale un tempo vendutissimo fra i militanti comunisti ed oggi che l'utopia è venuta meno non più letto. Quattro milioni di euro sono andati a La Padania, organo di stampa della Lega Nord.
Quasi tre milioni di euro per le Cronache di Liberal, mentre oltre tre e mezzo sono quelli per Europa (giornale pd).
Sono cifre che lasciano senza parole, così come senza parole lasciano i milioni di euro distribuiti tra editori piccoli o piccolissimi per la pubblicazione di minuscoli giornali e periodici di settore.
Oltre 500 mila euro all’editore di Carta mentre appena 277 mila sono andati all’editore di Chitarre, solo per fare qualche esempio.
Un fiume di denaro che con l’alibi di dover garantire il diritto a fare informazione, lo Stato, ogni anno, regala – naturalmente con i nostri soldi – a centinaia di editori e a cooperative di giornalisti più o meno reali, ad amici e amici degli amici.
Perché un cittadino deve finanziare, mediante le tasse, un giornale che non ha mai letto e, magari, del quale non ha mai neppure incrociato in edicola la copertina ?
Ma, ancor prima, che senso ha, nel 2011, sovvenzionare con ingenti risorse pubbliche di un Paese in piena crisi economica, decine e decine di giornali di carta e inchiostro di cui non si condivide, per esempio, la linea politica ?
Nel secolo di Internet, per garantire a tutti la libertà di fare informazione, bastano molto meno di 150 milioni per chi ha idee da diffondere.
L’informazione che vale troverà lettori e mercato pubblicitario e sopravvivrà mentre quella che, a giudizio dei lettori, varrà di meno, scomparirà come è giusto che sia e come avviene in ogni altro mercato.
Che senso ha tenere in vita giornali che danno poco al Paese e prendono e pretendono molto dalle casse pubbliche ?
Di “caste”, nel nostro Paese, ce ne sono tante e quella degli editori di giornali difende se stessa esattamente come quella dei politici e di certi imprenditori. Gratta gratta, è facile scorgere che politici, editori di scarso valore etc. sono sempre i soliti ….coloro che vivono di risorse pubbliche.
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