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mercoledì 3 agosto 2011

Chiesa della Martorana restaurata, svela i segreti dei secoli

LA REPUBBLICA DEL 30 luglio 2011, pag. 9, edizione Palermo

Un restaurocomplesso e composito, per uno dei monumenti simbolo più notie importanti della città: Santa Maria dell' Ammiraglio, costruita nel 1143 da Giorgio Antiocheno, ammiraglio di re Ruggero, e dedicata ad Eloisa Martorana - da cui prese poi il nome - fondatrice del vicino convento, a cui venne ceduta la chiesa nel 1221. Uno scrigno di bellezza, per il quale erano necessari interventi non più procrastinabili: siè iniziato con il restauro degli affreschi di Guglielmo Borremans, ma nel frattempo gli interventi hanno interessato la facciata con il campanile, elemento architettonico che risultava tra i più compromessi, adesso in sicurezza, e il coro delle monache, mentre dalla metà di agosto si darà il via agli interventi dedicati alle superfici musive. E così, simile ad un libro le cui pagine vengono sfogliate al contrario, per "leggere" ciò che nei secoli è accaduto in questo edificio, gli interventi di recupero in atto permettono di svelare nuovi segreti: come ad esempio l' uso di una pietra locale, bianchissima, una sorta di firma d' autore per le maestranze che avevano lavorato alle storie narrate con il mosaico, dedicate in particolare alla figura della Madonna, in un iter che si snoda dalla nascita del Bambino alla morte della Madre. Guglielmo Borremans, appena giunto in Sicilia nel 1714, realizza il ciclo pittorico dedicatoa San Benedetto, su commissione delle monache benedettine, per le quali vigeva la clausura. Altro regalo che giunge dalla pulitura sono i colori vivissimi, inaspettatamente squillanti, testimonianza di un lavoro del Borremans eseguito con grande slancio e mano felice, dalla tavolozza cromatica fresca. Tra le particolarità che sono emerse, un "pentimento" dell' artista, una trasformazione di una lancia in bandiera che è stata scoperta con le indagini e le analisi. Quasi cinquecento metri quadrati di pittura, che, oltre alla mano di Borremans, tra coro e sottocoro, vedono anche alcune parti realizzate da Olivio Sozzi e per le parti decorative dedicate alle architetture, l' intervento di Gaetano Lazzara. Le patine sovrapposte dal tempo sono una sorta di pellicola di memorie, e, nel recupero, occorre comprendere dove e quando fermarsi. Ma non sono solo queste le novità rintracciate: l' eliminazione della pannellature in legno, che erano addossate alle pareti, ha svelato delle grandi grate di metallo dorato, decorate con elementi floreali, che permettono di vedere all' interno della chiesa dove si svolgeva la messa, dunque nella parte interamente decorata dai mosaici, recuperando l' antico rapporto visivo tra la navatae il coro. Da queste grate le suore di clausura si affacciavano per poter seguire la funzione religiosa, senza essere viste. Pregevole novità, l' inginocchiatoio in legno dipinto, una vera rarità ancora da svelare del tutto, insieme al pavimento maiolicato di grande bellezza, decorato con elementi geometrici e floreali nei toni del rosa e dell' azzurro, presto oggetto di intervento di restauro. Ma a parte la superficie pittorica - si tratta di affresco, una tecnica difficile gestita con maestria da Borremans - il restauro ha interessato la parte strutturale, visto che lo stesso pittore per realizzare la superficie sulla quale eseguire le pitture, si è trovato di fronte un muro dalla superficie particolarmente liscia, realizzato due secoli prima, sul quale ha eseguito dei picchettaggi per meglio fare aderire la nuova malta sulla quale realizzare le pitture. Questo "incollaggio" tra le due superfici differenti ha dato subito dei problemi, sin dalla fine del Settecento. Così adesso, grazie anche ad una serie di interventi che hanno messo in campo indagini diagnostiche, realizzate in collaborazione con l' Università di Palermo, siè provveduto ad eliminare questo temuto distacco, mediante micro iniezioni localizzate di una speciale malta alleggerita, per poi ancorare l' intera volta ad un' orditura lignea supplementare. Nella parte della chiesa più antica, quella istoriata dai mosaici, si sale adesso su delle strutture che permettono un faccia a faccia sorprendente con le tessere dorate, gli angeli dalle ali policrome, la Madonna che, da sola, presenta il Bambino per l' adorazione, una mano divina che spunta all' improvviso ed emana un raggio di luce che attraversa l' architettura per giungere ad una colomba. Mosaici di fattura altissima e pregiata, che raccontano di culture differenti, intente a cercare le differenze per accrescere il proprio valore. Le stesse maestranze della Martorana lavoravano alla Palatina e a Monreale, erano artisti arabi insieme ad altri locali. La particolarità che è un po' la loro firma è appunto l' uso di una pietra bianca, detta "lattinusa", adoperata per realizzate l' incarnato dei volti delle figure. Ben diversa la qualità dei mosaici seicenteschi, aggiunti con gli interventi di modifica barocca. La consegna dei lavori è prevista entro un anno, e si spera di poter liberare il sottocoro per le visite prima della fine degli interventi. Al restauro - che comprende interventi su materiali lapidei, musivi, architettonici, elementi in ferro, pittorici - lavora la La. Res di Venezia, direttore operativo è Francesca Pulizzi, consulenza di Antonio Cerami, responsabile del procedimento è Giovanni Crivello. - PAOLA NICITA

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