Le proteste piovute sul governo da opposizione, sindacati, società civile e anche da ambienti della stessa maggioranza hanno prodotto il ritiro della stretta sulle pensioni.
La “manovra equa di Berlusconi” è saltata. Calderoli e Sacconi, incontrandosi sotto la montagna di malumori prodotti dalla “manovra” hanno suonato il de profundis sulla contestata norma.
L’alternativa? Per il momento quella più probabile, dicono nella maggioranza, è una “intensificazione della lotta all’evasione fiscale”. Dati e cifre però sono tutti da scoprire.
E meno male che la manovra doveva essere “più equa”, come garantito dal premier. Le uniche cose distribuite equamente, per il momento, sono l’insoddisfazione e la confusione. A cominciare proprio dalle pensioni. La decisione di intervenire sul riscatto degli anni della laurea e del militare, infatti, aveva cominciato ad insinuare dubbi non solo nella Lega, ma anche nel Pdl,
A far pendere per l’abolizione, però, il subbuglio nella Lega. Il problema è che il gettito previsto (650 milioni il primo anno e circa 1200 l’anno successivo) va ora coperto con un’altra misura che al momento non c’è, nonostante le voci del governo.
All’appello mancano diversi miliardi di euro e li dovrà tirare fuori Tremonti, un ministro dell’Economia con il quale il Cavaliere giura di aver ritrovato il feeling di un tempo (“lo scontro è un romanzo d’agosto”) . Tanto che l’altra sera era ricominciato a girare il nome di Vittorio Grilli come suo successore.
Nella migliore delle ipotesi, il buco nella manovra si aggira attorno ai 5 miliardi di euro. Nella peggiore previsione si arriva invece a 20 miliardi. Come si arriva alle cifre? Nel primo caso il conto è ormai risaputo. Dal vertice di Arcore, infatti, la manovra è uscita senza contributo di solidarietà (a parte gli statali, sui quali la vessazione rimane) e con i tagli agli enti locali dimezzati. Cioè con quasi sei miliardi di gettito in meno. Recuperato e poi di nuovo perso solo in parte grazie alla norma ammazza-riscatto sulle pensioni, che nella migliore delle previsioni doveva portare nelle casse dello Stato non più di un miliardo e mezzo di euro. Ora che è saltata, quindi il buco torna a 6,5 miliardi.
Se però si considera che le stime sul Pil italiano nel frattempo sono crollate rispetto al +1,1% su cui il governo ha impostato i propri conti, il buco diventa una voragine di venti miliardi.
Per il Fondo monetario internazionale il nostro paese si dovrà accontentare di un +0,7% quest’anno +0,8% l’anno prossimo. Risultato: a conti fatti altri 15 miliardi da recuperare nel rapporto con il deficit per arrivare all’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013.
E potrebbe non finire qui. Ieri lo spread con i Bund tedeschi ha ricominciato a crescere e si è avvicinato alla soglia dei 300 punti. Se dovesse continuare così (nonostante l’acquisto di titoli italiani operato dalla Bce) nessuno può escludere che a breve si parli di una nuova, ennesima manovra correttiva.
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