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martedì 2 agosto 2011

Le grandi linee imposte dall'Unione Europea per uscire (con dolori) dalla crisi

La crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008 ha portato l’Unione Europea a stringere i freni su tutti i propri 27 partner, su quelli ovviamente che non hanno le carte in regola, ossia che non rientrano nei tre parametri di Maastricht:
Rapporto Pil-debito (60%),
rapporto Pil-deficit (3%),
inflazione non superiore alla media.
Quest'Accordo è stato riversato nel Patto di stabilità 2011, con cui si sono chiuse le saracinesche a tutti gli Stati viziosi (Italia in testa).
Cos’hanno fermato le saracinesche?
Le spese eccedenti l’equilibrio di bilancio, quelle che creano il disavanzo annuale che si somma al debito di ciascuno stato.
Bloccata per sempre la porta della svalutazione, come facevano molti Stati ante euro, bloccata la seconda porta delle uscite, ogni Paese è incatenato e costretto a diventare virtuoso.
Non una virtù straordinaria o paradisiaca, bensì una virtù ordinaria, che serva a bene amministrare le proprie risorse e a non spendere di più di quanto si incassi.
Ecco la vera svolta obbligata cui debbono necessariamente sottostare tutti i Paesi che fino a oggi si sono indebitati oltremisura per alimentare clientelismo, favoritismo e corruzione.

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