La malattia di Cavour
Una foto alla settimana: La medicina parallela (2)
Nell'intento di evidenziare i grandi passi raggiunti dalla Scienza, e dalla Medicina in particolare, nell'ultimo dopoguerra, riteniamo interessante riportare alcune pagine di Storia sul processo di "Unità del Paese" come lo aveva ideato Cavour. Questi, protagonista primo e fondamentale dell'unificazione, morira' pochi mesi dopo la proclamazione del Regno d'Italia. Vedremo come quel patriota venne curato in periodo di ancora mancato decollo della scienza medica. Nostra fonte della narrazione saranno alcune pagine della Storia d'Italia di Arrigo Petacco, storico.
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... Così, il 27 maggio 1861, spedisce a Parigi la minuta della lettera di Vittorio Emanuele, scritta di suo pugno, insieme alla bozza della lettera imperiale alla quale gli italiani hanno apportato solamente qualche leggero ritocco. Ma adesso, quando l'obiettivo pare vicino, è il destino a mettersi di mezzo, con la malattia e la morte di Cavour.
Ammalatosi il 29 maggio, Cavour rimane a letto ad attendere con impazienza l'arrivo a Torino della lettera definitiva di Napoleone III. Ma l'imperatore dei francesi, appena venuto a conoscenza della malattia del primo ministro, ha sospeso l'invio della lettera. Di Cavour si fida: degli altri no. Con un uomo diverso alla testa dello Stato unitario italiano non ritiene, al momento, di poter assumere alcun impegno. Vengono a galla i limiti della politica estera di Cavour, troppo fondata sul suo prestigio personale. La morte del primo ministro segnerà, per il momento, la fine di ogni trattativa franco-italiana, la sospensione di un sogno così lungamente accarezzato, quello di un'Italia unita, riconosciuta dagli altri Paesi europei, con capitale Roma. Ma da che cosa è stato esattamente colpito Cavour? All'origine della sua malattia è proprio quella terra di Leri, nella bassa vercellese, che egli tanto predilige, Nell'Italia di quest'epoca infieriscono ancora la malaria e la tubercolosi; i contadini vivono in case umide e malsane, con un nutrimento scarso, mentre sono i proprietari ad assumersi il compito di fornire le medicine ai contadini che ne abbiano bisogno. Difficile che un bracciante o persino un mezzadro si rechi dal medico o spenda denaro per la salute. La bassa vercellese, dall'inizio della primavera all'estate è infestata da quelli che il Cavour stesso, in una lettera a un amico, chiama i "moschini". Sappiamo adesso che non di moschini si trattava, ma di zanzare, e specialmente di quelle della specie Anopheles, che trasmettono all'uomo la malaria. Già il 23 agosto 1836, dopo un soggiorno a Leri, Cavour scriveva ad un amico, Emile de La Rue, riferendogli di avere sofferto di una brutta infiammazione alla gola, e di essere poi entrato in convalescenza grazie ad un salasso, il rimedio principe di quegli anni per ogni genere di malattia. Il 1836 è stato il primo anno di soggiorno di Cavour. In seguito, la sua attività politica, i suoi frequenti viaggi all'estero lo hanno tenuto lontano dalla proprietà. Ma dopo il 1843 ha cominciato a recarsi a Leri più spesso e, all'incirca dopo il 1850, i suoi disturbi si sono acuiti.
Le crisi malariche a cui era ormai periodicamente soggetto sono state definite da Cavour con nomi riduttivi: "il mio solito disturbo", oppure "un attacco di sangue", o ancora "infiammazione di ventricolo". Sofferenze insomma magari dolorose, ma comunque passeggere, nulla cui non fosse possibile porre rimedio. Sorprende che nessuno abbia intuito e lo abbia informato della gravità del male. Solo due volte i medicio gli hanno suggerito di cambiare aria., e Cavour, benchè assorbito dagli affari di Stato, ha accettato di recarsi, anche se per alcuni giorni solamente, dapprima alla Certosa di Pesio, nel 1852, e un'altra volta in Svizzera, nek giugno 1854.
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In una successiva pagina, nei prossimi giorni, vedremo come ancora in quella metà dell'800 la Scienza non aveva ancora assunto il rilievo dei nostri giorni, e come allora veniva curato il primo ministro del neo-Stato italiano.
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