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venerdì 24 dicembre 2021

Vocabolario del feudo. Quando a Contessa pochi vivevano e tanti sopravvivevano

  A rivoluzionare il lavoro tradizionale, millenario, dei campi da parte dei contadini negli anni trenta del Novecento nella Masseria di Vaccarizzo (Contessa Entellina) non fu solamente l'intraprendenza dei latifondisti che in verità sfociavano il loro assenteismo, salvo rari personaggi del primo Novecento. Il progresso arrivò -tuttavia e finalmente- in quegli anni a segnare l'era moderna anche nella Sicilia feudale. L'era moderna ovunque era iniziata nella prima metà dell'Ottocento.

  A spingere quella rivoluzione non mancarono le mire bellicistiche e coloniali del regime fascista che proprio in quegli anni necessitava di masse contadine da trasformare in soldati. C'era allora da invadere infatti l'Etiopia e da qui le spinte e gli aiuti economici ai latifondisti perchè meccanizzassero, finalmente, alcuni aspetti dei lavori agrari. 

  Non mancarono ovviamente in quella prima fase di meccanizzazione situazioni, scrivono alcuni storici, patetiche nella fretta di trasformare i contadini in soldati coloniali da inviare in Abissinnia.  Mancava infatti nel Paese l'industria pesante per produrre sia le macchine agricole che quella chimica per nafta, benzina etc, e vennero costruite -in una prima fase-  macchine agricole a vapore, a metano, a gasogeno e pure a trazione elettrica. Si trattò di costruzioni enormi di cui molti a Contessa conservano cartoline postale, usate anche queste dal regime come strumento di propaganda.

  Per arrivare ai trattori agricoli con i cingoli servirono alcuni ulteriori decenni e nei primi tempi somigliavano tantissimo ai carri armati. Con quelle prime premesse e finalità i nuovi mezzi agricoli furono presenti nell'ambito territoriale dell'interno della Sicilia solamente nell'azienda di Vaccarizzo. Comunque a prescindere dalle intenzioni bellicistiche del regime mussoliniano iniziò -senza probabilmente essere stato pianificato- il definitivo soppianto degli asini e dei muli e persino dei bovini per l'aratura dei campi. Non tutto avvenne con tempestività; infatti fino al terribile sisma del 1968 che devastò la Sicilia Occidentale (Valle del Belice) l'agricoltura dei contadini e dei piccoli imprenditori non si avvaleva ancora di trattori, e quando accadeva avveniva col "conto terzi".

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Burdunaru = mulattiere. 
Per la mancanza assoluta di strade sterrate o comunque percorribili da carretti si ricorreva alle "file" di muli, file interminabili, denominate retine o redine  di muli tra loro legati a sei a sei e guidate -appunto- da un burdunaru
La comparsa del carretto siciliano, è relativamente recente, ai primi del 1800

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