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domenica 12 dicembre 2021

Una foto alla settimana: La medicina parallela

A margine del discorso che ci proponiamo

di sviluppare sui No-Vax

Fino agli anni del
dopoguerra operavano
in Sicilia i medici sarvaggi
che aggiustavano bracci o
gambe e altre disfunzioni
del corpo.

(La foto è ripresa
dal volume di Calogero
Messina "Sicilia 1943-
1985")
  La vicenda dei No-Vax di cui tanto si è discusso in questi mesi di pandemia e le polemiche suscitate da questo fenomeno antiscientifico, dal sapore un pochettino medievale, ci ha fatto guardare indietro, agli anni pre-terremoto nel Belice, alla vecchia Contessa Entellina; vecchia non solo in senso secolare ma anche, se si può dire: culturale e di indigenza.

  Negli anni sessanta del Novecento, nel periodo pre-terremoto '68, il livello culturale ed economico dell'intera area del Belice oltre che di impronta contadina era pure venata da superstizioni.

  Soffermandoci appunto sulle superstizioni, ricordiamo cosa accadeva molto frequentemente in molte case e famiglie in presenza di circostanze di infermità. 

  Va anzitutto detto che in quegli anni non  esisteva il Servizio Sanitario Nazionale gratuito e molta gente  cercava di curare in famiglia, senza il ricorso ad estranei, le malattie; si faceva ricorso al qualcosa di cui si disponeva a portata di mano. Esistevano in proposito, vari proverbi provvidenziali individuati nell'olio di oliva:

Ogghiu comuni sana ogni maluri

Qualità terapeutiche venivano attribuite, con potenziale fondamento, al vino, all'aceto, al limone, all'aglio, alla cipolla, al miele.

Ovviamente quando si prendeva atto che i rimedi  si rivelavano sterili, si prendeva atto che serviva l'intervento del medico.

Medico che per alcune categorie veniva assicurato dal Comune (esisteva l'Elenco dei Poveri) o, per altre categorie di lavoro autonomo dalle Casse Mutue, a cui annualmente si pagavano i "contributi" di adesione.

  Esistevano in quegli anni pure gli imbroglioni (guaritori) che periodicamente arrivavano da Palermo e vendevano "erbe miracolose". Ne tratteremo in altra occasione.

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