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lunedì 6 giugno 2011

Contessa Entellina. Dai Cardona a Franco Restivo

Fra i personaggi che hanno fatto la Storia del nostro territorio (Contessa Entellina), del territorio siciliano e dell’intero paese Italia, c’è un Presidente della Regione (dal 1949 al 1955) e un Ministro degli Interni della Repubblica Italiana negli anni sessanta: il democristiano Franco Restivo.
Era marito di Concetta Pecoraro, una delle comproprietarie dei feudi che gravitavano nell’azienda latifondistica di Vaccarizzo. Iniziando da Restivo e risalendo da avente titoli ad avente titoli si arriva nel XV secolo ai Cardona, i baroni che accolsero sulle loro terre gli arbëresh contessioti.
Franco Restivo, come gran parte dei residenti a Palermo durante la seconda guerra mondiale, per sottrarsi ai bombardamenti, si trasferì in provincia e risiedete per qualche tempo -prima dell'8 settembre '43- a Contessa Entellina (nella masseria Vaccarizzo). Durante quella sua permanenza a Contessa Entellina nacque, qui, il figlio Raffaele.
Nel disegno da lui messo in atto prima che arrivasse la Riforma Agraria in Sicilia (di cui sarà padre ispiratore ed attuatore) e nel proposito di consentire ai latifondisti di “salvare il salvabile” mediante scorpori e passaggi di proprietà divenne, mediante la moglie, proprietario dei feudi di Petraro ed Entella.

Chi è stato Franco Restivo ?
Il terzo volume della Storia dell' Autonomia siciliana, i cui autori sono Romolo Menighetti e Franco Nicastro, ne traccia un interessante profilo. Il titolo del libro è: Franco Restivo. Viceré della Sicilia autonoma (edizioni la palma, 397 pagine, 32 euro).
Silvio Milazzo, Presidente della Regione che aprì in Sicilia una stagione “anomala” sotto il profilo politico, ha definito la conduzione di governo di Restivo: «un settennio felice», indicando in quei governi un modello da seguire.
Il libro, con una ottica certamente di parte, ricostruisce nel dettaglio la cronaca politica e lascia affiorare distintamente l’ampia disillusione; nel tratteggiare lo sfondo su cui opera il presidente Restivo vengono tralasciati molti aspetti che invece sarebbero stati utili; ma quanto riportato è abbastanza utile per capire quella personalità.
L'orientamento impresso da Restivo alla politica regionale siciliana è «illuministicamente conservatrice», e per dimostrare la tesi i due autori si soffermano sulla riforma agraria.
Nel giugno 1950 il governo regionale presenta un proprio «difensivo» disegno di legge di riforma agraria, per evitare che le norme che vanno profilandosi nel parlamento nazionale possano essere applicate anche nella Sicilia, patria per antonomasia del latifondo. Latifondo che a Contessa Entellina raggiunge la più vasta consistenza,in assoluto ed in percentuale sull’estensione del territorio comunale.
La legge regionale prevede quote assegnate ai contadini per sorteggio, e punta al contempo a far scemare, esaurire, il movimento contadino: questa è la parte «illuminista», descritta dai due autori.
Quella conservatrice fa ampio uso della tecnica dell'inefficienza mirata, sempre attuale e congenita dalle nostre parti. La riforma viene rallentata e frenata con l'aiuto della compiacente burocrazia -assunta per chiamata diretta-; resta ferma, inapplicata per cinque anni, nel corso dei quali esperti avvocati, fra cui alcuni amici del Presidente, presentano valanghe di ricorsi, impugnative, e danno tempo ai notai di predisporre donazioni fittizie e/o cessioni in enfiteusi (cfr. vicenda dei feudi Costiere e Badessa).
I giorni ed i mesi intanto passano. Tempo necessario perché gli agrari possano anche vendere in tutta calma i terreni migliori. I profitti, in buona parte, saranno investiti nella speculazione edilizia, che a Palermo comincerà a distrugge la città-giardino degli anni liberty.
Franco Restivo, dopo aver chiuso la vicenda della Riforma agraria, avrà una carriera politica anche sullo scenario nazionale: sarà ministro dell'Interno in momenti difficili per la vita della Repubblica:
-quando si prepara il golpe di Junio Valerio Borghese, che rimane poco chiaro ancora oggi anche per le reticenze del ministro,
-quando il terremoto sconvolge la Valle del Belice; è il primo dei ministri dello Stato a visitare Contessa Entellina e a concordare col sindaco Francesco Di Martino le prime iniziative di emergenza.
Franco Restivo aveva cominciato ad impegnarsi nella politica nel 1943. Nel novembre del ' 44 partecipò al congresso democristiano di Acireale, dove svolge una relaziona sulle autonomie regionali. Ottiene immediatamente l’appoggio dal clero e soprattutto dal cardinale Ernesto Ruffini. Fra i due si apre, comunque, la competizione fra chi debba svolgere il ruolo di “primo”.
Con tatto ma decisione, Restivo si sottrae via via dalla protezione del “pastore”. Assieme al cardinale è disponibile ad organizzare imponenti pellegrinaggi, come quello realizzato a Roma nel 1950, ma tiene a mettere in chiaro chi fra i due comanda.

Il rapporto con la mafia.
Negli anni di Restivo la Dc accoglie nel suo seno gruppi separatisti, cordate clientelari, cosche mafiose. Il momento storico impone di battere i social-comunisti, e soprattutto di evitare che le riforme romane possano trovare applicazione in Sicilia.
In nome delle sicule tradizioni, una «cosa nostra» che i continentali non possono capire sino in fondo si rivela utile. Il dopoguerra ha infatti imposto il suffragio universale, ed i voti degli elettori, indipendentemente se siano sporchi o puliti, sono indispensabili.
Per l’immobilismo politico che Restivo si proponeva di mantenere in Sicilia, scrivono i due autori, «risulta opportuno non appurare troppo i canali attraverso i quali arriva il consenso».

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