Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
pubblicato nel 1823
MARZO
Nelle montagne si semina il grano marzuolo.
Si sarchiano per la seconda volta le biade (scurriri), e si zappano le fave, rincalzandone le radici; ove le biade lussureggiano in erba, si usa da alcuni di farle spuntare dal minuto bestiame.
Si arano per la terza o quarta volta le risaie.
In questo mese si fa la prima seminagione così del riso acquatico che di quello a secco, rigando quest’ultimo ad uso di ortaggi.
Si semina il miglio.
In alcuni luoghi si semina la cicoria in grande, ad uso di pascolo degli animali, e specialmente dei cavalli da stalla.
In alcuni luoghi si semina la cicoria in grande, ad uso di pascolo degli animali, e specialmente dei cavalli da stalla.
Si zappa per la seconda volta la vigna adulta.
Qualcuno pianta il nuovo vigneto.
Verso gli ultimi di questo mese si zappa il sommacco che si piantò in gennaio.
Si innestano gli ulivi ad occhio (a pezza) ed a zufolo.
Si piantano le patate a buche, dividendo il tubero, ossia bulbo, in più pezzetti, ma si avverta che in ognuno di essi resti almeno una gemma.
Si piantano i fagiuoli, grano d’India, lenti, piselli tardivi, fave, zucche, cetriuoli, melloni e cocomeri.
Si comincia a trasportare a dimora dal semenzaio le pianterelle del tabacco, mettendole in fosse concimate; si trapiantano pure quelle dei pomi d’oro, dei peperoni e delle petronciane.
Si trapiantano i rami (figghiulini) dei garofani messi in terra in ottobre, e si piantano altri nuovi rami dei medesimi. Si piantano i rami della vaniglia. Si innestano le rose, i gelsomini catalogni (gesuminu napulitanu) i mugherini (gesuminu di arabia), ed i gelsomini gialli odorosi. Si tosano l’erbe odorifere che ornano i viali.
Si seminano i fiori di state e di autunno.
Dalla metà di questo mese in poi si comincia nelle nostre fattorie a dare lo stallone alle giumente, le quali, ove generino consecutivamente
molti muli, van soggette a dar dei parti, che dopo due tre giorni muoiono orinando sangue (jumenti cammarati).
Si castrano le bestie lanute e gli altri quadrupedi, facendo uso della legatura.
Si lasciano le api in piena libertà, abbondando i fiori, onde nutrirsi, e poco temendo della stagione.
Si fanno schiudere le uova de’ filugelli (vermi di sita) nei luoghi ove i gelsi cominciano a metter frondi, il che si può ottenere per mezzo delle stufe, e presso noi si pratica di farle tenere nel petto delle donne, o di riscaldarle con le mani.
Si continua a metter le uova delle galline sotto la chioccia.
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