In 150 anni di Unità d’Italia, solo per un paio d’anni, il ministro dell’Economia Quintino Sella è riuscito a far bilanciare il bilancio dello Stato. Furono anni di lacrime e sangue: con la tassa sul macinato, ossia sul cibo prevalentemente composto di pane e pasta, i poveri pagavano in proporzione più dei benestanti.
Adesso ad imporci il pareggio nei conti dello Stato è l’Unione Europea: dal 2014 entrate ed uscite devono essere in pareggio. Ad esigerlo è l’enorme debito accumulatosi nel tempo. L’Italia deve rispettare questa la richiesta alla virgola; ne vale della sua credibilità sui mercati internazionali, che se dovessero notare disattenzione o mancanza di volontà toglierebbero la “fiducia” dandoci una spinta in direzione dei sentieri che oggi, amaramente, sta battendo la Grecia.
L’obiettivo di pareggio potrebbe anche essere facile; ma sappiamo che in Italia le cose facili non si amano. Sappiamo che ogni anno 120 mld di imposte non entrano nelle casse dello Stato e fanno godere gli evasori che si arricchiscono per un pari importo.
Per quanti sforzi possano facciano Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Inps, è difficile andare a verificare se milioni di contribuenti paghino quanto dovuto alle casse pubbliche.
La legge 133/2008 ha previsto che le dichiarazioni dei redditi siano pubblicate in ogni Comune e prelevate per via telematica in modo da renderle pubbliche. Finora Tremonti non ha pubblicato le circolari applicative, però trentacinque anni fa il ministro delle finanze Formica aveva già fatto applicare la pubblicazione dei redditi di ciascun italiano. Se tutti i cittadini conoscessero i redditi dei propri vicini di casa, verrebbero fuori tante risposte:
1) come fa Cosimo a tenere un tenore di vita così elevato se né lui né la moglie si recano a lavorare e dichiarano un reddito inferiore ai parametri dell’ISEE ? (al punto da presentarsi al banco alimentare, gestito in un locale del Municipio, dai presunti finti volontari .... ?)
2) come fa Vittorio che lavora all’Assessorato, la moglie che lavora alla Provincia, il figlio maggiore che lavora al Ministero a godere della piscina pubblica gratuita, pagata dal Comune con i fondi assistenziali del Piano di zona ...?
2) come fa Vittorio che lavora all’Assessorato, la moglie che lavora alla Provincia, il figlio maggiore che lavora al Ministero a godere della piscina pubblica gratuita, pagata dal Comune con i fondi assistenziali del Piano di zona ...?
La legge sul federalismo fiscale municipale (Dlgs 23/2011) prevede, all’art. 2, che il cinquanta per cento delle imposte accertate dall’Agenzia delle Entrate su segnalazione dei Comuni deve essere accreditato a loro. Con ciò realizzando due obiettivi: scovare gli evasori e procurare cospicue entrate nelle casse comunali, nonché quello, ulteriore obiettivo, di evitare servizi pubblici gratuiti, a chi non compete perché non disagiato.
Se almeno un terzo dei 120 miliardi di euro di evasione fossero recuperati, pari a 40 mld, non ci sarebbe bisogno di fare la quarta legge estiva di riequilibrio del bilancio –che ci viene richiesto dall’Europa, che deve prevedere un taglio di spese di 40 mld, a bocce ferme. E’ quanto dovrà presentare in Parlamento entro giugno Giulio Tremonti.
Da qui al 2014 (anno in cui il pareggio di bilancio diventerà obbligatorio) dovremo ogni anno trovare risorse extra importo: con tagli alla spesa o con maggiori entrate.
Tenuto conto che nell’anno corrente il disavanzo totale previsto dal Def (Documento di economia e finanza) è di circa 65 mld, occorre procedere nei due anni successivi in modo tale che il terzo anno (2014) vi sia un pareggio che comprenda gli interessi sul debito sovrano.
Non sarà facile far digerire agli italiani quanto descritto, perché già soffrono di una situazione di stallo che si riflette sui consumi. Occorre, poi, (nella direzione di recuperare risorse) combattere la corruzione interna diffusa fra i pubblici dipendenti, perché, al di là della questione morale e penale, essa rende non competitivo il sistema, in quanto i privilegiati approfittano, guadagnando molto di più di quello che dovrebbero, perché in grado di oliare gli ingranaggi. La Corte dei Conti ci ha detto che la corruzione costa 60 miliardi annui.
Occorre, in fine, tagliare la spesa superflua (e noi, fra queste, includiamo quella per le auto blù).
La Banca d’Italia ha già detto che va tagliato il 7 per cento delle spese (pari, in tre anni, a 50 mld).
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