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mercoledì 17 luglio 2024

Viviamo in Occidente: scrutiamo aspetti del sistema (16)

Le società occidentali che cambiano: 

La famiglia (4) 

 Gli studiosi di demografia del XX secolo hanno avuto occhi completamente diversi rispetto a come veniva valutato l'aumento/decremento della popolazione rispetto al cosidetto antico regime (fino al XIX secolo). Un neonato dello scorso secolo (il Novecento) ha avuto molte probabilità in più di una persona del secolo precedente di raggiungere l'età potenzialmente riproduttiva. Ai nostri giorni la probabilità per una neonata di arrivare a compiere i quarant'anni è pari a circa il 99 per cento; in altre parole, ogni cento coppie che hanno una figlia, solo per una di esse la figlia non arriverà a compiere i quarant'anni. Il cambiamento è enorme rispetto alla condizione che ci riportano e ci fanno conoscere gli storici registri di nascita/morte dell'Ottocento custoditi oggi dai Servizi demografici del nostro Comune di Contessa Entellina. In decenni passati un discreto studio su di essi fu curato da giovani locali e non.

La transizione demografica

 Nei paesi dell'Occidente, europeo e nord americano, quella che gli studiosi definiscono transizione demografica è avvenuta lungo il corso del Novecento, quando i demografi si accorsero che all'equilibrio (stazionalità)  basato su una consistente natalità  ed un'altrettanta alta mortalità  subentrò un equilibrio fondato su una bassa natalità e una bassa mortalità. Nel Novecento, lo riportano i registri demografici di Contessa E., ma lo assicurano i libri di demografia dell'Università palermitana, si verificò nei primi decenni un calo della mortalità a fronte della ancora solita alta natalità, circostanza che produsse un incremento della popolazione (parte della quale comunque nel periodo pre-fascista emigrò verso gli Usa). Nel secondo dopo-guerra la natalità locale di Contessa (come quella complessiva della Sicilia) inizia però a calare. Nel post terremoto '68, localmente e pure a dimensione regionale, assistiamo ad un nuovo equilibrio della crescita modesta, accompagnata dal deflusso dei giovani (che massicciamente iniziano ad emigrare verso paesi europei). Comunque i decenni del secondo dopo-guerra evidenziano la sensazione da parte di chiunque verso un quasi equilibrio di bassi livelli sia della mortalità che della natalità.

Nota: proposito del blog è di fotografare secondo i metodi sociali/economici la nostra regione, e dentro essa la realtà contessiota. Fotografando con metodi scientifici capiremo i tanti comportamenti sia comunitari che individuali. L'occhio comunque lo poseremo sui nuclei familiari.

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Linguaggio degli studiosi della demografia:

Povertà relativa/povertà assoluta. La povertà assoluta è quella degli individui e delle famiglie che non dispongono di un reddito sufficiente a garantire il soddisfacimento dei bisogni primari (cure mediche, alimentazione, abitazione e vestiario). La povertà relativa è determinata rispetto agli standard di vita medi del paese; in altre parole si ha povertà relativa, quando il reddito dell'individuo e della famiglia è sensibilmente al di sotto del PIL pro capite (per esempio, è definita povera la famiglia che dispone di un reddito annuale inferiore  alla metà di quello medio nazionale) E' evidente che, a parità di reddito, il rischio di povertà cresce quanto più la famiglia è numerosa.

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