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martedì 9 luglio 2024

Ismail Kadare

Trifone Gargano, e’ professore presso l’Università degli Studi di Bari, con l’insegnamento Lo Sport nella Letteratura. Ha insegnato Didattica della lingua italiana per l’Università di Foggia, e Storia della lingua italiana presso l’Università di Stettino (Polonia). 

Prof. Trifone Gargano

  Da un articolo su Ismail Kadare pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno  il 7 luglio, dal prof. Grifone Gargano, estraiamo:

1== Info.Ismail Kadare nacque ad Argirocastro nel 1936 ed è morto a Tirana  l’1 luglio 2024. E’ stato più volte candidato al Premio Nobel. La sua fortuna di scrittore   cominciò con il romanzo Il generale dell’armata morta, pubblicato in Albania nel 1963 e nel 1982 in italiano da Longanesi. Dal libro fu tratto pure un film con Mastroianni e Michel Piccoli.

2== Il grande scrittore ha saputo cantare “in assenza” le gesta del patriota  Giorgio Castriota Scanderberg.  Lascia un’opera vasta e multiforme, ma i contributi maggiori sono nel campo della poesia e del romanzo. Considerato uno dei più grandi scrittori e  intellettuali europei del XX secolo. Ha vissuto tra Tirana e Parigi.

Brano di un lungo articolo: La recente scomparsa dello scrittore  albanese Ismail Kadare (1936-1924), avvenuta a Tirana il primo luglio scorso, lascia orfana anche la Puglia, visti i rapporti ch’egli ha sempre avuto con la nostra terra, con molti intellettuali, artisti e scrittori pugliesi (ma allargherei quest’orizzonte, almeno alla Basilicata e alla Calabria) e, sopratutto per avere cantato, in uno dei suoi romanzi, più fascinosi e di successo I tamburi della pioggia del 1970 le gesta di Giorgio Castriota Scanderberg, l’eroe nazionale albanese con il quale la storia di molte comunità locali, piccole e grandi, pugliesi, lucane e calabresi e’ fortemente intrecciata dal XV secolo a oggi.

Nel romanzo di Kadare, con uno stile inconfondibile, viene narrato l’assedio turco alla cittadella di Kruja, che impegnò quella Popolazione in una delle più lunghe e sanguinose guerre di cui si ha memoria. Uno sterminato esercito, infatti, fu lanciato di quelle mura, mentre sui monti circostanti,  si aggirava, inafferrabile e invisibile, l’eroe Scanderberg, con i suoi indomiti uomini. Giorgio Kastriota Scanderberg non compare mai nelle pagine direttamente nelle pagine di questo romanzo di Kadare. Di lui il lettore sente raccontare le gesta, le imprese, gli spostamenti. Di lui il lettore sa che è lì, sui monti, ne sente quasi l’odore e i passi. Di lui il lettore sa che è l’artefice, la mente e il braccio di quella incredibile resistenza. Ma non lo vedrà mai in azione.Non lo ascolterà mai pronunciare una parola. Giorgio è così presente, proprio perché è assente. Può sembrare paradossale, ma Kadare ha saputo innalzare un monumento a Giorgio Kastriota Scanderberg non facendolo mai agire nelle pagine del suo romanzo. Dal canto loro, i turchi sono obbligati ad espugnare le mura della città, prima che rimbombino i “tamburi della pioggia”, perché, se ciò accadesse, quei tamburi annuncerebbero non solo il cambiamento atmosferico, ma anche la fine di ogni loro speranza di vittoria. Libro epico.

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