“”Un anno fa, dopo essersi affiliati ideologicamente allo Stato Islamico, i killer del gruppo qaedista nigeriano Boko Haram, noti come i taleban d’Africa, firmarono la propria escalation sanguinaria rapendo 275 studentesse della scuola secondaria di Chibok, villaggio dello stato settentrionale di Borno. Era la notte del 14 aprile e 7 pick-up Toyota irruppero nel dormitorio per portare via le ragazze. Cercavano cristiane da convertire o ridurre in schiavitù, come avrebbero dichiarato in seguito. Alcune riuscirono a scappare ma da allora, nonostante la campagna internazionale sponsorizzata tra gli altri dal premio Nobel Malala Yousafzai e da Michelle Obama, mancano all’appello 232 ragazze, 156 avevano al collo il crocifisso.
«Sono state uccise»
Dove sono oggi quelle studentesse che commossero il mondo fino ad accendere i riflettori sulla guerra di Boko Haram alla Nigeria cristiana e alla cultura occidentale costata già oltre 18 mila morti e 1,5 milione di rifugiati? Giorni fa l’ufficiale dell’Unhcr Raad Zeid al Hussein parlò d’una fossa comune nella Bama appena riconquistata dai governativi in cui tra i numerosi corpi femminili potrebbero esserci le ragazze, uccise da Boko Haram in ritirata. I genitori tacciono e pregano. Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors, l’associazione che si occupa della persecuzione dei cristiani, mantiene cautela e riserbo: «Sappiamo che almeno 550 donne sono state uccise a Bama oltre a un certo numero di uomini. Un massacro imponente che segna l’escalation di violenza nella strategia dei Boko Haram. Circolano voci che tra le donne ci siano anche le ragazze di Chibok. Tuttavia, secondo i nostri collaboratori in loco, non esistono a oggi prove concrete a favore di questa tesi. Sappiamo che a sostenerlo sono fonti credibili, ma non vi sono evidenze al momento».
La Nigeria come il mondo
La mattanza in corso in Nigeria, dove alle spalle dei taleban d’Africa c’è lo scontro tra il nord musulmano e agricolo e il sud cristiano e commerciale, è una delle linee-guida dell’offensiva globale contro le chiese, simbolo d’un Occidente bianco mai stato così poco centrale, ma alla resa dei conti con la Storia (il 2014 è stato drammatico con almeno 4334 persone ammazzate perché cristiane).
EMANUELE PECHEUX, politico e giornalista
Turchificazione o ottomanizzazione,
..... circa un milione e mezzo di cristiani appartenenti all’etnia armena, che risiedevano nell’Anatolia centrorientale furono vittime di un programma che prevedeva la cancellazione e la soppressione di quell’etnia, delle testimonianze di una civiltà e di una cultura millenaria.
Massacro delle donne cristiane armene nel deserto di Deir ez-Zor – Siria , il 24/04/1915 durante il genocidio da parte dei soldati turchi---- Foto ripresa da Avanti ! |
Il programma doveva restare segreto: fu costituito un corpo paramilitare, l’Organizzazione speciale, guidato da due fiduciari dei pascià, composto da detenuti turchi rimessi in libertà, a cui fu affidato il destino degli infelici armeni: i maschi di tutte le età, bambini compresi, uccisi immediatamente. I vecchi, le donne, le bambine costrette a una marcia, a piedi nel deserto senza altra meta che non fosse la morte di stenti e per sfinimento.
Pochissimi furono gli armeni che riuscirono a salvarsi con la fuga dando inizio a quella che oggi è conosciuta come la diaspora armena.
L’operazione criminale fu subito disvelata grazie al coraggio del tedesco Armin Wenger che documentò quanto avveniva con fotografie che fece pervenire in occidente e dell’ambasciatore americano ad Istabul Morghentau che raccontò al mondo quanto stava avvenendo. Tuttavia i tentativi di entrambi e di pochi altri di fermare l’orrenda macchinazione andarono a vuoto.
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