Negli ultimi giorni di marzo la
Mogherini, rappresentante degli affari steri dell'U.E. in visita nel Kossovo
per riaffermare la volontà di Bruxelles di facilitare l’avvicinamento fra
Serbia e Kosovo ma anche per sottolineare la necessità di portare avanti
riforme interne e di ravvivare il dialogo tra le due parti.
A Pristina, la Mogherini ha incontrato il primo ministro del
Kosovo, Isa Mustafa, il presidente della Repubblica, Atifete Jahjaga, il
ministro degli Esteri, Hashim Thaci e i leader dell’opposizione. Durante questi
incontri, l’alto rappresentante UE ha annunciato che entro l’estate verrà
firmato l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con il Kosovo, un passo
necessario prima di poter discutere dell’apertura dei negoziati di adesione.
Positivi sono stati i colloqui svoltisi pure a Belgrado, dove
la Mogherini ha incntrato il premier serbo, Aleksandar Vucic, il presidente
della Repubblica, Tomislav Nikolic, il ministro degli Esteri, Ivica Dacic e il
presidente del parlamento, Maja Gojkovic.
Un pò di storia
L’origine delle tensioni in
Kosovoun tempo appartenente alla Serbia, è da ritrovare nella difficile
convivenza tra serbi e albanesi, sfociata nella guerra del 1999 e
nell’intervento della Nato. A seguito di quegli eventi la Serbia ha perso il
controllo del Kosovo, che ha così potuto, nel 2008, dichiarare la propria
indipendenza, sostenuto dagli Stati Uniti. Ad oggi, per quanto dotato di una
struttura istituzionale e politica statuale, il Kosovo è riconosciuto da poco
più della metà degli Stati membri dell’ONU, e la sua indipendenza, oltre che
dalla Serbia, è osteggiata anche dalla Russia e dalla Cina. Nella stessa
Unione, per di più, cinque Stati membri non riconoscono il Kosovo come Stato.
Sia la Serbia che il Kossovo hanno manifestato la volontà di aderire all'U.E.
In questa prospettiva di adesione ad una entità sovranazionale potrebbero venire meno i contrasti etnico-geografici.
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