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martedì 8 gennaio 2013

Lega Ladrona ? In Sicilia non si scherza nemmeno. La gente che non ha mai fatto sacrifici vive di denaro pubblico

E'arrivata la svolta nell'inchiesta della Procura di Palermo sulle spese pazze dei gruppi parlamentari dell'Ars. Con l'ipotesi di peculato la Guardia di Finanza, dopo aver esaminato carte, appunti, fatture, chiesto chiarimenti (ottenendone in verità pochi) ha denunciato per peculato i capigruppo all'Ars della passata legislatura. I denunciati per "peculato" sono  Antonello Cracolici a capo del gruppo piu' consistente, il Pd, Rudy Maira (Pid), Francesco Musotto del Mpa, giulia Adamò dell'Udc. Tra le carte sequestrate in Parlamento gli uomini del nucleo di Polizia tributaria avrebbero trovato traccia di un pagamento eseguito da Giulia Adamo che esulerebbe dall'attività parlamentare. Una spesa di 1690 euro che, secondo gli inquirenti, sarebbe del tutto ingiustificata. Dalla Adamo a Cracolici che, da leader dei Democratici all'Ars, il 13 luglio dell'anno scorso, avrebbe fatto un regalo di nozze da 2500 euro ad una dipendente del gruppo. Alla voce “uscite ingiustificate” i finanzieri inseriscono, e in questo caso la cifra sale, i 51 mila euro prelevati da Francesco Musotto che li avrebbe poi girati all'allora presidente della Regione Raffaele Lombardo (45 mila euro) e a un senatore del Movimento per l'autonomia. Infine ci sono i circa 40 mila euro con cui Rudy Maira, oggi coordinatore regionale del Cantiere Popolare, avrebbe pagato le rate del leasing per una Audi A6 che, secondo la ricostruzione delle Fiamme gialle, avrebbe utilizzato in maniera esclusiva e personale. Le fatture emesse dalla società noleggiatrice sarebbero a lui intestate in quanto professionista e titolare di partita Iva. A Maira verrebbe pure contestato un bonifico da duemila euro in favore di una gioielleria di Palermo. L'inchiesta è nella mani del procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dei sostituti Maurizio Agnello e Sergio De Montis. Tra le cose che sono state scoperte, anche l'eccezionale prelievo di denaro contante fatto dai gruppi, con soldi prelevati a colpi di tre - quattro mila euro, ed in un caso con la consegna ad un parlamentare di 50.000 euro in contanti in una sola circostanza.  L'Ars gestisce un budget di 170 milioni di euro, di cui quasi tredici all'anno destinati ai gruppi, che però non hanno alcun obbligo di rendicontazione, e possono fare quello che vogliono. Ufficialmente i soldi servono per il personale, l'attività di comunicazione, la segreteria, i portaborse. Come si è scoperto in Lombardia, vengono invece  utilizzati per fare di tutto.  Il bilancio di previsione 2013 dell'Ars, presentato dal consiglio di presidenza guidato da Giovanni Ardizzone, ha previsto tagli per undici milioni di euro, di cui la metà riguardano proprio i fondi dei gruppi. In più sono state stabilite regole più ferree in tema di rendicontazione. Vedremo. Questa estate gli uomini del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle hanno varcato il portone d’ingresso di Banca Nuova, l’istituto di credito che svolge il servizio di tesoreria, con un ordine di esibizione della situazione bancaria e degli estratti conto dei gruppi parlamentari presenti a Sala d’Ercole. I finanzieri hanno passato al setaccio la documentazione acquisita  all’Ars e l'hanno confrontata con i conti bancari.  Il denaro in ballo è tanto: si và dai 15,5 milioni di euro ricevuti dal Pd ai 13,6 del Pdl, ai 7,4 del Mpa, ai 3,2 di Fli, ai 6,4 del Pid, passando per l’1,8 finiti nelle casse dell’Udc, ai 700 mila euro del gruppo Misto, ai 750 mila del Movimento popolare siciliano, al milione e duecentomila euro erogato a favore di Grande Sud. In passato sull’utilizzo dei fondi riservati sono ‘inciampati’ due presidenti: Giuseppe Drago e Giuseppe Provenzano, condannati dalla Cassazione. Poi c'è il fronte degli enti paralleli all'Ars, come la Fondazione Federico II. A novembre il tribunale di Palermo ha condannato per peculato, a 6 anni e 6 mesi, l’ex presidente del gruppo misto dell’Ars ed ex direttore generale della Fondazione Federico II, Alberto Acierno. Era stato chiamato a rendere conto di forte ammanchi. Acierno era accusato di essersi appropriato di fondi per oltre 150 mila euro dell’Assemblea Regionale e della fondazione Federico II. Il collegio presieduto dal giudice Vittorio Alcamo ha anche condannato Acierno all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e a risarcire 102 mila euro alla fondazione e 42 mila all’Ars

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