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6 marzo 1818
In Sicilia il governo riformatore borbonico impone il servizio militare obbligatorio, sia pure in forma attenuata e non generalizzata.
Dal 6 marzo 1818 l'esercito non sarà più composto prevalentemente da mercenari -prestigioso il regimento real macedone arruollato in Albania- ma da uomini provenienti da arruolamento volontario o da leva obbligatoria in ragione di 1 uomo ogni 1000 abitanti dei comuni dell'isola. La ferma durava sei anni per chi veniva destinato nella fanteria e nove anni per chi invece veniva destinato nella cavalleria o artiglieria.
Per un Comune delle dimensioni di Contessa si trattava di dover mettere a disposizione del Real esercito tre uomini ogni anno. Non si trattò di una operazione facile.
Nelle famiglie patriarcali i figli costituivano un investimento per la vecchiaia e comunque indispensabili per il sostentamento della "famiglia vasta" di allora. I criteri di selezione peraltro non furono probabilmente molto oggettivi.
Procedura
Il decurionato del Comune pubblicava l'elenco dei giovani in età di leva. Con l'assistenza del medico si individuavano gli idonei e fra questi si procedeva poi per "sorteggio" a scegliere coloro da arruollare.
Venivano esclusi dall'obbligo i figli unici, ed una complicata serie di fattispecie era prevista per gli esoneri ulteriori, su cui verosimilmente gli amministratori dei comuni isolani si adoperavano per fondare le loro clientele.
Il coscritto, se apparteneva ad una famiglia agiata, aveva comunque la possibilità di sottrarsi all'obbligo: bastava che individuasse -a pagamento- un sostituto che pigliasse il suo posto e si presentasse al "deposito militare" che per i provenienti da Contessa era a Monreale.
La circostanza dell'obbligo della leva ed il criterio di selezione, affidato alle mani poco affidabili dei notabili locali, sono all'origine del malcontento popolare che comincia a covare nell'isola, ed a Contessa pure.
Il vasto territorio di Contessa, ricco di boschi, casolari e zone impervie divenne luogo ideale di giovani che intendevano sottrarsi alla leva e verosimilmente ai trucchetti dei notabili insediati nei Municipi che sapevano gestire i "sorteggi". A questi giovani si unirono altri giovani provenienti da Giuliana, Sambuca, Bisacquino ed altre località che non disponevano di un territorio tanto vasto e tanto idoneo ai fuggitivi.
E siamo arrivati agli albori del brigantaggio.
Gli studiosi
Il grande storico siciliano Rosario Romeo nel mettere in evidenza che quello borbonico nella penisona fu certamente un riformismo illuminato che puntava a far entrare nella modernità il Sud, ritiene senza alcun dubbio, che la Rivoluzione antiborbonica del 1820 in Sicilia non fu altro che l'esplosione del malcontento popolare contro le riforme borboniche del quinquennio 1816-1820. Tra queste annovera:
-la nuova organizzazione giudiziaria (22 dicembre 1818, 7 giugno 1819),
-i nuovi codici, che all'economia feudale sostituirono le regole del vivere in una economia con proprietà privata e presagio del capitalismo (26 marzo 1819),
-istituzione di un nuovo sistema tributario con nuove tasse: imposta di registro, di bollo, dazio ...(30 gennaio 1817),
-coscrizione militare (6 marzo 1818).
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