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domenica 6 giugno 2010

Conoscere il patrimonio culturale-religioso bizantino: II domenica di Matteo

a cura di Giuseppe Caruso
Dopo le feste passate, il rito bizantino incomincia con questa domenica il ciclo di San Matteo, dal nome dell’Evangelista da cui si attinge il Vangelo proclamato durante la Divina Liturgia. Secondo il calendario liturgico delle nostre Chiese orientali, questa domenica ci troviamo nella II Domenica di San Matteo. Il brano che ci viene proposto è quello della chiamata dei primi discepoli. “Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.”
Gesù è un maestro. C'erano altri maestri al tempo di Gesù, ma egli non risponde letteralmente a nessuno dei modelli conosciuti del suo tempo: infatti se da un lato ci sono punti di contatto (insegna nelle sinagoghe, raccoglie discepoli, accetta il metodo delle dispute nei sistemi tradizionali), dall'altro si pone con modalità d'insegnamento decisamente libere e nuove. Nel vangelo di questa domenica, c'è la chiamata dei primi discepoli che suona con un'autorità nuova. A differenza dei discepoli dei rabbini che sceglievano loro il maestro, stavolta è Lui che chiama. La scuola che propone non è a tempo determinato: di solito si stava col maestro fino a quando si diventava rabbini, cioè non si è sempre allievi, ma si diventa maestri! Il discepolato di Gesù è permanente, cioè si è sempre discepoli (vedi la conclusione del vangelo di Giovanni con Pietro a cui è richiesto ancora di seguire il Maestro). E' una chiamata perché "stessero con Lui" quindi condividendone la vita, non solo le idee, accettando questa relazione che si pone come novità assoluta (non riguarda un livello di sangue-familiare o lavorativo). Il tutto in vista di una missione di servizio, non per sopravvivere. La vocazione è una parola importante per noi cristiani. Ci ricorda che Dio chiama a realizzarci nella comunione con Lui e nell'amore ai fratelli. Purtroppo molti quando sentono questo termine pensano solo a preti e suore, dimenticando che la vocazione non è un "tesoro" per poche persone che hanno avuto chissà quale chiamata speciale. La prima e fondamentale vocazione è scoprire di essere figli di Dio, chiamati da lui a conoscerlo e imitare il suo Figlio, lasciandosi guidare dallo Spirito Santo per vivere da figli le scelte della vita.
Nella comunità cristiana l'unica e comune vocazione alla santità - cioè ad amare Dio e i fratelli, come si accennava sopra - si realizza concretamente in specifiche scelte di vita, tutte importanti, tutte di consacrazione. Quindi c'è la vocazione al matrimonio, c'è la vocazione al sacerdozio, alla vita religiosa (monaci, frati, suore) e alla consacrazione laicale. Tutte scelte che si radicano nella vocazione cristiana che è fondata nel battesimo.

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