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giovedì 27 settembre 2012

Assemblea Regionale. Gode di guarentigie che renderanno complicate le indagini della Magistratura

La Procura ha aperto il fascicolo di idagine sulle spese pazze dei gruppi parlamentari dell'Assemblea Regionale Siciliana che in quattro anni si sono inghiottiti 67 milioni di euro come se si trattasse di un nulla. La Procura però sta attentamente studiando la linea di condotta da mantenere perchè nonostante Francesco Cascio assicura che a Palazzo dei Normanni non si segue il "modello Lazio" potrebbero insorgere, potrebbero essere messi in campo "cavilli giuridici" pur di non far conoscere agli inquirenti e, di riflesso, agli elettori in quali tasche sono finiti i 67 milioni di euro.
Che tipo di cavilli  ?
Il Consiglio di Presidenza dell'Assemblea Regionale, dove siedono come fratelli gemelli PDL,PD,UDC, MPA ....,  è convinto di essere situato non in un edificio, seppure prestigioso di Palermo, ma sul monte Olimpo dove nessuno può mettere piedi, se non i politicanti.
Si sappia che in quel mondo di illusi di grandezza il bilancio dell’Ars viene annualmente varato nel più stretto riserbo (ossia segretamente) dal Consiglio di presidenza e viene approvato dall’Aula senza alcuna discussione. Tutto ciò è segno che PDL o PD, su questa materia sono amici, non dissentono e, cosa più grave, congiuntamente non vogliono che nessuno sappia cosa essi mettono nella "pentola" che servirà a soddisfare i famelici "inconcludenti" di Sicilia.
Perchè la Magistratura sta studiando la linea di condotta ? 
Non è la prima volta che la magistratura mette mano alle spese dei gruppi dell’Ars. Negli anni passati anche la procura regionale della Corte dei conti ha voluto verificare come venissero spesi i fondi assegnati per il funzionamento dei gruppi parlamentari, se finissero nelle tasche dei parenti degli "iscritti al club degli inconcludenti".  
E gli "inconcludenti" come hanno reagito ? 
Hanno sollevato conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale che respinse il ricorso dell’Ars, essendo la gestione dei fondi destinati ai gruppi, attività amministrativa.
La stessa Corte costituzionale, in un’altra circostanza, invece, negò l’acquisizione degli atti parlamentari, compreso il dibattito d’Aula, sulle concessioni per la riscossione dei tributi, perché si trattava di attività legislativa, che per la Corte andrebbe salvaguardata.

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