Commenteremo di tanto in
tanto delle sentenze che mostrano come la
corruzione nasce anche da piccoli comportamenti che giudichiamo "innocui"
e che tutti -solo gli italiani- commettiamo giorno dopo giorno.
Come mai siamo arrivati a questo punto di corruzione ?
I puritani che ci hanno liberati da Forlani-Craxi-Altissimo-La Malfa e Vizzini e ci avevano promesso una Italia pulita pare che siano diventati peggiori del male da cui ci hanno riscattati.
EXPRO/2015,
Monte Paschi di Siena,
Mose di Venezia,
Mafia Capitale,
Metanizzazione Ischia etc.
sono tutti eventi in cui i partiti liberatori degli italiani dalla schifezza pentapartito sono coinvolti dalla testa ai piedi.
La cosa graziosa è che il Greganti dal 1992 pare sia sempre rimasto in servizio, in quel suo servizio al ... partito.
Forse è andato in pensione poche settimane fà più per gli acciacchi della vecchiaia che per il "pentimento".
Come mai ? Da puritani si diventa maestri ?
Ci avevano fatto credere che ormai erano ... arrivati i nostri.
Ci accorgiamo che sono arrivati invece ... i ladroni.
Non scriviamo ciò solo osservando i "politicanti".
No, tanti di noi che si ritengono corretti, onesti, ineccepibili, in realtà portiamo germi che alla fine ... se capita l'occasione ...
Il problema non quindi è di partiti, di singoli politici, di famelici per nascita, o di leggi che mancano.
E' un problema di costume, di italico stile di vita.
Un caso
Nel settembre 2014 la Corte di Cassazione ha esaminato un caso che potrebbe, dovrebbe fare riflettere.
In un comune (in un Municipio) un impiegato, un geometra, nel 2007 si è vista notificare dal Segretario Comunale una contestazione disciplinare per avere ricevuto un regalo (del valore di circa €. 70,oo) da una ditta presso cui gli incombeva di svolgere attività di controllo.
La questione era finita in Cassazione in quanto l'Amministrazione aveva impugnato la sentenza della Corte d'Appello, che riformando la sentenza di primo grado, aveva dichiarato illegittimo il provvedimento disciplinare della sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per dieci giorni, in quanto "il modico valore del presente ricevuto dal dipendente era comparabile ad uno sconto ricevuto sul prezzo di acquisto della merce di più alto valore, di cui comunque avrebbe avuto diritto in virtù di tessera di cui era in legittimo possesso".
Inoltre la Corte di Appello aveva ritenuto "insussistente il presupposto del divieto di ricevere regali".
La Corte di Cassazione invece, di contro, accoglie il ricorso dell'Amministrazione e così motiva il tutto:
1) L’art. 23 lett. m) del CCNL del comparto Ministeri del 1995 fra i doveri del dipendente recita “non chiedere né accettare, a qualsiasi titolo, compensi, regali o altre utilità in connessione con la prestazione lavorativa”. Nella motivazione della sentenza impugnata il giudice dell’appello non tiene conto di tale previsione contrattuale considerando un precedente decreto del Ministero della funzione pubblica del 31 marzo 1994 a cui, anche a voler seguire l’argomentazione della sentenza impugnata secondo cui la previsione limiterebbe la portata del divieto, la successiva contrattazione collettiva ha evidentemente derogato.
2) L’argomentazione svolta nella sentenza impugnata secondo cui il beneficio economico ricavato dal dipendente sarebbe irrilevante in quanto corrisponderebbe al valore di uno sconto di cui avrebbe avuto comunque diritto appare illogica stante l’ovvia diversa natura intrinseca di uno sconto legittimamente concesso, indipendentemente dalla qualifica ricoperta dal cliente, ed un regalo personale di cui potrebbe essere affermata la connessione con la prestazione lavorativa.
Riflessione
Se tutti capissimo che dietro, i cosiddetti regali, quando si è incaricati di "pubblici servizi", grandi o piccoli che siano questi regali, si nasconde un invito a chiudere "un occhio" e fossimo invece integerrimi nell'esigere il rispetto dei contratti, ebbene forse riusciremmo a sviluppare una catena di sdegno e di indignazione nei confronti dei nostri politici che in regalo incassano "tangenti".
Il guaio è che gli italiani fingono di indignarsi per tre giorni ogni volta che scoppia un caso e poi tornano ad auspicare i loro piccoli "regalini".
Se non fosse così, non saremmo il paese d'Europa più corrotto.
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