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giovedì 9 ottobre 2014

ll Sinodo della Chiesa sulla famiglia. Lo chiamano Sinodo ma potrebbe essere un Concilio

Fra i gesuiti si sussurra che il cardinale Carlo Maria Martini sarebbe stato contento di questo sinodo.
Quindici anni fa il Cardinale-gesuita aveva chiesto di tenere ogni tanto un concilio su temi particolari, e aveva messo proprio la famiglia e la morale sessuale fra gli argomenti più urgenti.
Ciò che lui aveva dovuto relegare nella categoria del “sogno”, venendo peraltro guardato dal mondo curiale con molta freddezza, se non con ostilità, oggi con il Sinodo in corso la Storia gli sta dando i riconoscimenti non avuti in vita.
Il confronto in corso assomiglia infatti molto a un concilio ristretto. Conciliare è il metodo del confronto, dopo che Francesco ha esortato tutti a parlare con franchezza e libertà, senza farsi prendere da timori legati alla convenienza. E conciliare è l’atmosfera che spinge a discutere di tutto.
L’assemblea non arriverà a conclusioni dottrinali. Questa è infatti solo la prima tappa di un percorso che prevede un altro sinodo l’anno prossimo, e poi perché è un sinodo pastorale, non dottrinale. Dal Sinodo usciranno linee che i pastori dovranno seguire, ciascuno nella propria realtà, per porgere in linguaggio attuale agli uomini e alle donne del nostro tempo il Vangelo.
I cambiamenti comunque si colgono, e sono significativi. Quando si dice che anche nelle unioni di fatto ci sono elementi di santità, e che l’eucaristia non è il sacramento dei perfetti ma di coloro che sono in cammino, si lanciano segnali chiari nei confronti del mondo di oggi, del mondo così come è e come tutti lo vediamo se ci leviamo le bende dagli occhi.
Bisogna ascoltare il mondo, altrimenti il mondo non ci ascolterà: anche questo è stato detto al sinodo.
Ieri, secondo le sintesi fornite alla stampa, c’è stato chi ha tuonato contro «la dittatura del pensiero unico», mettendo in guardia dai «controvalori che distorcono la visione del matrimonio come unione tra uomo e donna».
In realtà nessuno vuole indebolire il vincolo matrimoniale e togliere l’indissolubilità, dice l’arcivescovo Victor Manuel Fernández, rettore della Pontificia università cattolica argentina. La bellezza del matrimonio cristiano va anzi mostrata sempre di più e sempre meglio, ma c’è un «realismo comprensivo» che deve accompagnare le sofferenze di tutti, «anche se ci sporchiamo un po’», perché «il maestro Gesù era vicino a tutti». 

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