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venerdì 10 ottobre 2014

ll Sinodo della Chiesa sulla famiglia. Gli schieramenti sono due, ma non vanno interpretati come se si trattasse di una assemblea parlamentare

A sentire padre Lombardi, che giornalmente informa i giornalisti su ciò che viene discusso in Aula fra i partecipanti al Sinodo sui temi della famiglia, già la discussione è molto avanzata.
Nulla di sconvolgente è avvenuto all’interno dell’assise vaticana riguardo ai temi “caldi” come è l’accesso ai sacramenti per le persone in situazioni ‘irregolari’ che la stampa dell’Occidente ritiene punto nodale del Sinodo 2014.
L’assemblea rimane  divisa nelle solite due correnti: da un lato, chi afferma l’impossibilità dell’ammissione ai sacramenti nel caso esistesse un legame matrimoniale valido. Quindi fedeltà alla dottrina e alla indissolubilità del matrimonio come proposto da Cristo. 
Dall’altro, chi vede nella chiave della misericordia l’approccio giusto per affrontare e “fare discernimento” su certe situazioni vissute dai fedeli. Non si nega la dottrina, ma si cerca di venire incontro alle esigenze concrete attraverso una pastorale che non sia “repressiva”, ma “colma di misericordia”.
Il Sinodo non è un dibattito parlamentare, pertanto non si può parlare di una maggioranza o una minoranza nei due fronti. “Nel Sinodo non si fa la conta – ha sottolineato padre Lombardi – tantomeno pensiamo di dividere i ‘freddi dai caldi’, i ‘duri dai buoni’.
Il Sinodo fa un suo cammino, le persone si incontrano, parlano, procedono nell’approfondimento, nella conoscenza vicendevole”.
I due poli si sono trovati infatti d’accordo sulla necessità di adottare un “atteggiamento di rispetto” per persone come i divorziati risposati, perché spesso “vivono situazioni di disagio o ingiustizia sociale, soffrono in silenzio e cercano in molti casi, attraverso un percorso graduale, di arrivare a partecipare più pienamente alla vita ecclesiale”.
Si vuole, praticamente, salvare la dottrina, ma partire dalle singole persone, dalle loro necessità, sofferenze, urgenze. Ci si trova di fronte all’interrogativo posto duemila anni orsono da Cristo: “Quando ti cade il bue o il figlio nel pozzo il giorno di sabato cosa fai? La legge del sabato c’è, la rispetto, ma ho dei casi che impongono il mio intervento. Ci sono persone che hanno bisogno di me”.
Pertanto si devono dare risposte a “persone concrete che sono in condizioni di gravità e urgenza”.

E' stato proposto che spetti al vescovo decidere quali richieste di verifica di nullità trattare per  via amministrativa. Nel caso di un matrimonio certamente nullo, pur non avendo alcuna prova, né testimoniale né documentale, ma solo l’attestazione a voce di uno o entrambi i contraenti che il vescovo riconosce come “credibili” (li conosce, sa che non hanno interesse a dire il falso), allora egli può dichiarare il vincolo inesistente. In ogni caso “si tratta sempre di vedere se il matrimonio c’è o non c’è. Il problema è sì adottare procedure, ma che non vadano contro l’attestazione della realtà”.
In concomitanza al Sinodo, lavora poi la Commissione per la riforma del processo matrimoniale canonico. Essa “lavora con il Sinodo, ma indipendentemente dal Sinodo”. Prima dell’avvio dell’assemblea i membri si sono incontrati per la prima riunione, altre dieci sono programmate dal 19 ottobre in poi.

Tra gli argomenti affrontati in conferenza stampa anche il riferimento alle possibilità di divorzio previste dalle Chiese ortodosse. “Se n’é parlato spesso. Il problema è capire cosa succede nelle Chiese orientali. Solo il primo matrimonio è il vero matrimonio, il mysterion, le altre sono unioni accolte, accompagnate benedette per la pace delle persone, ma non sono considerate un vero matrimonio”. Inoltre, è stato spiegato in Sala stampa  “è difficile fare accostamenti tra dottrina e prassi canonica, e quindi che il matrimonio della chiesa latina possa trovare qualche continuazione in altri tipi di unione sul modello delle chiese ortodosse. Il Sinodo lo ha preso in considerazione e qualcuno l’ha ipotizzato, ma la vedo una via difficile”.

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