A sentire padre Lombardi,
che giornalmente informa i giornalisti su ciò che viene discusso in Aula fra i
partecipanti al Sinodo sui temi della famiglia, già la discussione è molto
avanzata.
Nulla di sconvolgente è avvenuto all’interno dell’assise vaticana riguardo ai temi “caldi” come è l’accesso ai sacramenti per le
persone in situazioni ‘irregolari’ che la stampa dell’Occidente ritiene punto
nodale del Sinodo 2014.
L’assemblea rimane divisa nelle solite due correnti: da un lato,
chi afferma l’impossibilità dell’ammissione ai sacramenti nel caso esistesse un
legame matrimoniale valido. Quindi fedeltà alla dottrina e alla indissolubilità
del matrimonio come proposto da Cristo.
Dall’altro, chi vede nella chiave della
misericordia l’approccio giusto per affrontare e “fare discernimento” su certe
situazioni vissute dai fedeli. Non si nega la dottrina, ma si cerca di venire
incontro alle esigenze concrete attraverso una pastorale che non sia
“repressiva”, ma “colma di misericordia”.
Il Sinodo non è un dibattito parlamentare, pertanto
non si può parlare di una maggioranza o una minoranza nei due fronti. “Nel
Sinodo non si fa la conta – ha sottolineato padre Lombardi – tantomeno pensiamo
di dividere i ‘freddi dai caldi’, i ‘duri dai buoni’.
Il Sinodo fa un suo cammino, le persone si incontrano,
parlano, procedono nell’approfondimento, nella conoscenza vicendevole”.
I due poli si sono trovati infatti d’accordo sulla
necessità di adottare un “atteggiamento di rispetto” per persone come i
divorziati risposati, perché spesso “vivono situazioni di disagio o ingiustizia
sociale, soffrono in silenzio e cercano in molti casi, attraverso un percorso
graduale, di arrivare a partecipare più pienamente alla vita ecclesiale”.
Si vuole, praticamente, salvare la dottrina, ma
partire dalle singole persone, dalle loro necessità, sofferenze, urgenze. Ci si
trova di fronte all’interrogativo posto duemila anni orsono da Cristo: “Quando
ti cade il bue o il figlio nel pozzo il giorno di sabato cosa fai? La legge del
sabato c’è, la rispetto, ma ho dei casi che impongono il mio intervento. Ci
sono persone che hanno bisogno di me”.
Pertanto si devono dare risposte a “persone concrete
che sono in condizioni di gravità e urgenza”.
E' stato proposto che spetti al vescovo decidere quali
richieste di verifica di nullità trattare per via amministrativa. Nel caso di un matrimonio
certamente nullo, pur non avendo alcuna prova, né testimoniale né documentale,
ma solo l’attestazione a voce di uno o entrambi i contraenti che il vescovo
riconosce come “credibili” (li conosce, sa che non hanno interesse a dire il
falso), allora egli può dichiarare il vincolo inesistente. In ogni caso “si
tratta sempre di vedere se il matrimonio c’è o non c’è. Il problema è sì
adottare procedure, ma che non vadano contro l’attestazione della realtà”.
In concomitanza al Sinodo, lavora poi la Commissione
per la riforma del processo matrimoniale canonico. Essa “lavora con il Sinodo,
ma indipendentemente dal Sinodo”. Prima dell’avvio dell’assemblea i membri si sono
incontrati per la prima riunione, altre dieci sono programmate dal 19 ottobre
in poi.
Tra gli argomenti affrontati in conferenza stampa
anche il riferimento alle possibilità di divorzio previste dalle Chiese
ortodosse. “Se n’é parlato spesso. Il problema è capire cosa succede nelle
Chiese orientali. Solo il primo matrimonio è il vero matrimonio, il mysterion,
le altre sono unioni accolte, accompagnate benedette per la pace delle persone,
ma non sono considerate un vero matrimonio”. Inoltre, è stato spiegato in Sala
stampa “è difficile fare accostamenti
tra dottrina e prassi canonica, e quindi che il matrimonio della chiesa latina
possa trovare qualche continuazione in altri tipi di unione sul modello delle
chiese ortodosse. Il Sinodo lo ha preso in considerazione e qualcuno l’ha
ipotizzato, ma la vedo una via difficile”.
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