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domenica 1 settembre 2024

La domenica: serve anche per riflettere

Riflessioni non rituali

 Ho letto da qualche parte che occorre sviluppare e vivere secondo una cultura mite, nel senso che occorre  sempre fare spazio all'intelligenza e alla libertà altrui e conseguentemente costruire rapporti umani positivi, ovviamente mai violenti.

 31 maggio del 2016, nel corso di una
processione religiosa a Corleone
#. #. # 
Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è
mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia
con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo
bisogno di uomini e di donne di amore, non
di uomini e donne di onore; di servizio, non
di sopraffazione
(
papa Francesco, omelia del 15
settembre 2018
)






La frase inevitabilmente per chi possiede una certa età e vive nell'area del corleonese non può che rievocare come nei decenni trascorsi non era improbabile imbattersi in personaggi che "mafiosi" erano, o ostentavano "volutamente" atteggiamenti mafiosi. La cosa ancora più strana è che in terra di Sicilia degli anni andati, tanto strana quella realtà non appariva ed, infatti  potevano capitare personaggi con stridenti contraddizioni in quanto professavano due professioni -inconciliabili-: esercitavano, almeno nel linguaggio e negli atteggiamenti, la professione del mafioso e dichiaravano contestualmente la professione religiosa.

 Quello delle ambiguità dei comportamenti umani non è un fatto di semplici sensazioni che poteva constatare chi decenni fa viveva nell'area del corleonese o chi legge il libro di Anton Blok relativo allo stile di vita e di relazioni sul territorio contessioto sin dall'inizio dell'età contemporanea. La geografia della violenza, commessa addirittura con giustificazione ammantata di religione, ai nostri giorni la troviamo (o ritroviamo come accade da sempre in più parti del pianeta) in Palestina e in più paesi del medio oriente.

 Una carrellata su quegli stili di vita fondati sulla violenza proveremo a tratteggiarla periodicamente su alcune pagine del blog.

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Una riflessione di Sergio Zavoli

che si interroga su dove fosse Dio ad Auschwitz, a Dachau, a Treblinka

Dopo la tragedia delle Torri Gemelle…da quel momento prende corpo, si protrae ed è tuttora in atto la forma più alta di pericolo che l’Occidente abbia conosciuto dalla fine del secondo conflitto mondiale; quando non solo nella filosofia, ma anche nel pensiero civile e religioso si torno’ a parlare  dell’assenza di Dio, addirittura della sua morte. Dov’era Dio ad Auschwitz, a Dachau, a Treblinka?

Non c’era, proclamavano i fautori di una teologia temeraria, chi portava all’estremo  la solitudine di quanti erano già alle prese con il disincanto e la delusione. Ma altri spiriti facevano propria la risposta  di Elie Wiesel, lo scrittore ebreo che racconta in una pagina de La notte l’esecuzione in un lager nazista di tre prigionieri condannati a morire impiccati, e uno dei tre, un bambino, agonizza a lungo. Wiesel scrive di aver sentito la domanda: “Dov’è dunque Dio?”, e dentro di sé una voce che rispondeva: “E’ lì, appeso a quella forca”.

Chi era Sergio Zavoli?

Giornalista e scrittore (Ravenna 1923 - Roma 2020). Dal 1947 alla Rai come giornalista radiofonico, realizzò con C. Zavattini un nuovo genere di documentari, detti all'italiana, basato su storie riprese nel loro stesso ambiente sonoro e non ricostruite in studio. Condirettore del Telegiornale, direttore del GR1 (1976) e presidente della RAI (1980-86). Direttore de Il Mattino di Napoli (1993-94), ha collaborato come opinionista a varie riviste (OggiEpocaJesus). Senatore della Repubblica dal 2001 al 2018, nel 2009 è stato eletto presidente della commissione parlamentare per la vigilanza sulla RAI. Attento alle problematiche morali e sociali dell'età contemporanea, ha scritto vari saggi

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Spazio alla Storia

EVOCAZIONI STORICHE: Il Calendario

   All’origine del Cristianesimo, la comunità cristiana ricordava, celebrava, solo la domenica, primo giorno della settimana. Veniva celebrata la memoria, il ricordo della morte e della resurrezione di Gesù Cristo, sostanzialmente la Pasqua settimanale.

  Nei giorni feriali, durante i quali nella chiesa antica non si celebrava l’Eucarestia, si celebrava nella preghiera delle ore la Pasqua quotidiana, il ricordo della morte e della risurrezione di Gesù Cristo. Evento questo della morte e resurrezione di Cristo che fornisce -stando alla Chiesa- l’immagine di Dio. 

  Stando alla lettera agli Efesini Cristo e’ immagine di Dio e nello stesso tempo e’ immagine originaria dell’uomo. E se non è la rappresentazione nell’eterna infinita’, e’ l’immagine in cui ha voluto rappresentare se stesso fra gli uomini.

  Da quella crocifissione non sono gli uomini che si fanno un’immagine di Dio, e’ Dio stesso che mostra la sua immagine. Non si tratta per l’umanità di avere una foto di Dio, ma e’ Egli che mostra la sua immagine. 


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