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domenica 1 settembre 2024

Agricoltura. In ottica giuridica, economica e sociale (9)

 Obiettivo di qualunque agricoltore e’ di ottimizzare la redditività dei propri campi, della propria azienda agricola. A chi decide di volersi dedicare ad una coltura viene spiegato che e’ tempo prioritariamente di fare proprie le nuove tecniche che andranno applicate all’intero ciclo vegetativo e produttivo delle piante, che si tratti di vigna, oliveto, frutteto etc.

 Gestione tecnica dell’impianto e conduzione economica vanno combinate in vista di perseguire e raggiungere, in prospettiva, i sempre auspicati risultati di buona gestione. Dedicarsi all’agricoltura dei nostri giorni esige ovviamente un approccio molto diverso da quello usato un cinquantennio fa. E per questa ragione sul blog, richiamando la Storia come riferimento di partenza proveremo ad approcciare i problemi della nuova agricoltura sia con le metodiche della tecnica agraria dei nostri giorni che con la logica delle scienze e tecniche economiche e gestionali. Ma ci piacerà sempre, come e’ abitudine di questo blog, incorniciare il tutto in quadri storici, giuridici e sociologici.

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Affrontiamo intanto l’olivo, tratteremo in seguito dell’uva e  della frutta

 Gli archeologi riferiscono che già nel 3000 a.C nelle isole dell’Egeo venivano curate le piante dell’olivo, ma curiosamente non al fine alimentare umano ma per l’illuminazione serale degli ambienti. Omero, nell’Odissea lascia intendere che l’olivo era una pianta spontanea della quale si poteva ben mangiare il frutto. Nel IV secolo a.C. pare che l’olivo si era diffuso un po’ ovunque nel bacino mediterraneo (cfr. Solone, il fondatore della democrazia greca, morto nel 560 a.C. a Cipro). Oltre ai greci i promotori della diffusione delle piante di olivo nel bacino mediterraneo furono i Fenici.

Stando a quanto riportano i testi di archeologia pure gli etruschi, già nel VII sec. a.C. esportavano olio non tanto per uso alimentare quanto per ungersi, lavarsi, profumarsi ed anche per illuminare le serate trascorse in casa. Sono tanti gli autori romani che magnificano gli uliveti, da Varrone a Orazio, già abbastanza diffusi nelle aree della Sabina, del Sannio, della Massapia, della Peucezia (in Puglia) etc.

Non sono trascorsi secoli e già Plinio ci fa sapere che nel secolo precedente la nascita di Cristo la coltura dell’olivo era estesamente diffusa in tutta Italia. Da allora tutte le dominazioni arrivate in Italia ci hanno lasciato testimonianze su come migliorare gli impianti di olivi/ulivi sul piano della resa.

 (Segue)

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