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lunedì 23 settembre 2024

Scrivono e dicono


Azar Nafisi
 (nt. Teheran nel 1948), E’ scrittrice e anglista iraniana, residente negli Stati Uniti d'America dal 1997. E’ cittadina statunitense dal 2008. E’ stata in carcere nel suo Paese dopo la salita al potere di Komeini.

Frasi estrapolate da un lungo articolo

sul Corriere della Sera

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Cosi vede l’Iran degli ayatollah

circa la cultura e la democrazia

1)  «La letteratura dice la verità, per questo è sovversiva, è potente: spaventa i regimi, che si fondano sulla bugia». 

2)  « Ho imparato  che la letteratura poteva portare il mondo intero nella mia cameretta a Teheran: i libri fanno questo, travalicano le barriere di spazio, tempo, etnia, religione, genere e rendono gli autori e gli scrittori parte di una stessa comunità, degli “estranei intimi”»

3) «In Iran subito dopo aver buttato giù le statue dei reali, il regime ha buttato giù quelle dei poeti. Ma quella poesia è la nostra cultura, la nostra identità, non le leggi che la Repubblica islamica ha spacciato all’Occidente come parte della nostra tradizione. Leggi che permettono di fare sposare bambine di 9 anni, di lapidare le prostitute e le adultere, di affittare una donna per 5 minuti o per 99 anni». 

4) « Gli scrittori sono sentinelle, profeti di libertà, costringono a pensare. Dicono il vero, anche quando disturba, e non solo i regimi».

 5) «La democrazia è fragile, oggi in Occidente in troppi la danno per scontata e dimenticano quante vite si sono sacrificate per raggiungerla. È il rischio che corre l’America di oggi, il non voler affrontare temi scomodi, disturbanti, ma è la vita in sé che è disturbante e le coscienze dormienti, l’atrofia del sentire sono il vero pericolo: è quando si dimentica la strada fatta per raggiungere la democrazia che l’autocrazia può diventare seducente».

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