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venerdì 6 gennaio 2023

Storia Culturale


 


Come veniva letta l'esistenza (12)

Il lungo cammino per l'affermarsi ell' Io

Nel Cinquecento la cultura, fortemente condizionata dalle religioni,  addivenne in linea generale che fra anima e corpo esisteva unità. Montaigne (1533-1592) filosofo del Rinascimento francese, è noto per aver reso popolare il saggio come genere letterario. E' noto inoltre per la fusione di aneddoti casuali e autobiografia, attraverso le intuizioni intellettuali, ed affrontò il problema in questi termini:

   "Il corpo ha una grande parte nella nostra esistenza, vi tiene un gran posto. Quelli che vogliono dividere le nostre due parti principali e separarle l'una dall'altra, hanno torto. Viceversa, si deve ricombinarle e ricongiungerle. Bisogna ordinarte all'anima di non tirarsi da parte, di intrattenersi a parte, di disprezzare e abbandonare il corpo ( come non saprebbe farlo se non per qualche inganno di finzione)  ma di ricongiungersi a lui, di abbracciarlo, vezzegiarlo, assisterlo, controllarlo, consigliarlo, raddrizzarlo e ricondurlo quando si fuorbia, sposarlo insomma e servirlo da marito; affinché le loro opere non paiano diverse e contrastanti, ma anzi concordi e uniformi".

  L'unità di anima e corpo conduceva ad un Io che comunque restava misterioso. Quell'Io suggeriva certamente l'individualità e l'unicità di ciascun essere umano. Ma in molte altre figure del Rinascimento le perplessità continuiarono a permanere.

  Il rabbino Simone Luzzatto (1583-1663) sulla percezione della complessa questione mosse una forte critica agli stereotipi etnici del tempo: se è così difficile definire i moti interni di una sola persona -evidenziò-  quanto più difficile è determinare quelli di una intera nazione?. E fu quello il tempo in cui nacque la Psicologia.

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