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giovedì 28 aprile 2022

Gianluca Mercuri: Giuliano Amato sull'Ucraina

Stralcio Corriere della Sera

Giuliano Amato è uno dei molti leader europei — praticamente tutti — che avevano creduto nella possibilità di dialogare con Putin.

 «Oggi vedo questo Putin irriconoscibile, gonfio, che dice delle cose deliranti e compie azioni terribili. Mi ricordo quando nel giugno del 2000 il neopresidente della Federazione russa mi venne a trovare a Palazzo Chigi: era giovane e parlava degli interessi comuni che avremmo dovuto valorizzare per organizzarci insieme. Ecco, quell’opportunità è andata perduta. Lui ora sta sbagliando tutto e trovo intollerabile qualsiasi tentativo di giustificazione. Ma io avverto il peso di un fallimento europeo e dell’intero Occidente».

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Putin «sta sbagliando tutto, «qualsiasi tentativo di giustificazione è intollerabile». E però: c’è «un fallimento europeo e dell’intero Occidente».

Vale la pena parlarne, mentre Putin invade, bombarda e uccide? Con queste premesse sì, con questa chiarezza certo. Amato fa una distinzione netta: è stato giusto allargare a Est l’Unione europea, è stato sbagliato allargare a Est la Nato, allargarla così tanto, «fino ai confini».

Lo spiega così: «L’Ue non poteva lasciare fuori Paesi che facevano parte della storia dell’Europa. Come si fa a escludere la Polonia? Le ballate di Chopin sono un nostro patrimonio. In Lettonia è stato scritto Il Gattopardo».

Al tempo stesso, «alla metà degli anni Duemila non era più pensabile un rapporto tra la Nato e la Russia modellato sul rapporto tra la Nato e l’Unione Sovietica. Una volta terminata la guerra fredda, era necessario identificare gli interessi comuni tra europei e russi. E visto che loro erano alla ricerca di una collocazione, bisognava creare un sistema di sicurezza e di difesa comune fondato sugli interessi vitali di europei, russi e americani». Cosa lo impedì? «Diffidenze di ordine politico, sia in Europa che in America. E diffidenze militari nell’organizzare la difesa in modo diverso dall’assetto lungamente sperimentato. Quindi l’errore non fu ampliare i margini dell’Unione fino alla Russia come fece Romano Prodi. Al contrario, l’errore fu essere rimasti chiusi in noi stessi. E aver portato la vecchia Nato ai confini

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