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domenica 13 marzo 2022

Arbëresh di Sicilia. Immagini degli anni trenta/quaranta (del Novecento)

L'immagine -anni quaranta del Novecento- si riferisce a Piana degli Albanesi

Nella vita di relazione cittadina si parla generalmente
l'arbëreshe.
Le donne indossano -nelle feste- diffusamente
splendidi costumi e nei circoli e locali pubblici
si ignora completamente la parlata siciliana.

  C'è una Sicilia albanese, si leggeva sui libri di geografia degli anni cinquanta/sessanta del Novecento. 

  Per quanto possiamo constatare oggi noi che viviamo in uno di quelle realtà ritenute allora "arbëresh" non è più così. 

  Non è sicuramente più così a Contessa Entellina dove nessun ragazzo parla più l'albanese. Nè serve a contrastare quanto diciamo il tentativo -ormai tardivo- di inserire toponomastica o iniziative specifiche in direzione di una presunta vocazione turistica;  sappiamo tutti bene che queste spinte ormai non raccolgono più alcun entusiasmo localmente. 

  Sappiamo peraltro che ormai da più decenni -o forse da qualche secolo-  l'arbëreshe è stato archiviato sia a Palazzo Adriano che a Mezzojuso. 

  Resta ormai da coltivare, se mai esistono veri politici e veri uomini di cultura intenzionati a farlo con apprezzamenti, simpatia e sostegni pure economici, per il fine della salvaguardia, quanto coralmente e con impegno collettivo e spontaneità fanno gli abitanti di Piana degli Albanesi e di Santa Cristina Gela.

  Sciupare soldi altrove per una finta salvaguardia, se siamo sinceri, dobbiamo ammettere che serve a poco; significa semplicemente spreco di denaro pubblico.

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