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domenica 13 marzo 2022

Forti con i deboli. La logica della forza e della violenza

Galleria Nazionale di Arte Moderna:
La battaglia di Dogali di Michele Cammarano

Pure gli uomini disarmati sanno difendersi!

Di paesi forti che invadono paesi più deboli, nell'Ottocento c'eravamo pure noi italiani.

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Putin oggi schiera migliaia di carri armati, aerei e armamenti più o meno moderni contro un popolo (l'ucraino) che -nei fatti- risulta sostanzialmente disarmato contro una grande (o media, come scrivono alcuni) potenza quale è la Russia.

Eppure quel popolo resiste, sta resistendo. La sua forza reale è la difesa della propria terra, della propria gente. Della propria Patria, come si diceva molti anni fa.

Un popolo tenace, quello ucraino, come lo sono tutti i popoli minacciati da invasori più forti.

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Noi italiani di guerre contro i paesi più deboli ne abbiamo condotte, nel passato. Nonostante fossimo giudicati (teoricamente) forti, addirittura una delle nascenti potenze europee, di legnate a casa ne abbiamo portate abbastanza, in termini di uomini, soldati, tutti mandati al massacro.

 Leggendo sui giornali e guardando in tv su come sta eroicamente reagendo il popolo ucraino non può che venire in mente l'eroica resistenza degli abissini (oggi etiopi) negli anni ottanta dell'Ottocento quando una (presunta) potenza europea, l'Italia, si è avventata  in Africa Orientale (Eritrea-Abissinia) contro un popolo armato di bastoni e lance. Eppure ...

L'immagine accanto ricalca "La battaglia di Dogali",  fu combattuta il 26 gennaio 1887 in Eritrea tra le truppe del Regno d'Italia e le forze sostanzialmente disarmate dell'Impero etiope durante la prima fase del colonialismo italiano...

La lenta penetrazione italiana condusse le truppe coloniali ad occupare la città di Saati, a poco meno di 30km da Massaua; fu qui che il 25 gennaio 1887 le truppe del Regno d’Italia si scontrarono con le forze del Ras etiope Alula Engida.

Nella battaglia di Dogali persero la vita oltre 400 uomini dell'esercito italiano. Le conseguenze di quella sconfitta furono drastiche per l’allora governo italiano guidato da Depretis; il ministro degli Esteri Robilant si dimise, il governo cadde e la competenza sull’Eritrea passò dal ministero degli Esteri a quello della Guerra. Ma i  tentativi di espansione italiana non si fermarono. Solo nel 1896, con l'ulteriore sconfitta di Adua, l’imperialismo e l'espansionismo italiano in Etiopia subì una pesante battuta d’arresto.

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Conclusione: non basta avere una superiorità militare se si vuole sottomettere un popolo. Putin non si attendeva la resistenza della gente ucraina. Probabilmente prevarrà, ma dovrà pur chiedersi se ne valeva la pena e se non fosse stato preferibile rendersi amici gli ucraini con politiche pacifiche.

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